Naomi Watts e Sean Penn alla fine di uno sfiancante confronto culturale (dal film 21 grammi)
Christian Raimo, uno dei componenti più autorevoli della generazione TQ, neo direttore dell'inserto culturale del nuovo quotidiano Pubblico, è uno che all'integerrimità morale ci tiene, lo sanno tutti, e lo dice bene nell'articolo dove spiega che il suo comportamento, da direttore, non sarà come quello di tanti che sfruttano i collaboratori e fanno pastette (qui). Nell'intervista che ha rilasciato ad Affari Italiani (clic) c'è scritto tra l'altro così: < Nella scelta dei collaboratori, Raimo sta "pescando" dal suo ambiente. " Cito solo alcune firme che avremo: Nicola Lagioia, Francesco Pacifico, Marco Mancassola, Giorgio Fontana, mia sorella Veronica (scrittrice, ndr), Daniela Ranieri, Carolina Cutolo e Antonella Lattanzi " >. Ora, a parte il " mia sorella Veronica ", che potrebbe essere il titolo di un prossimo film iconoclastico di Nanni Moretti: chi ha scritto la prima importante recensione dell'atteso romanzo di Raimo, Il peso della grazia, uscita su Repubblica lo scorso 21 settembre, un giorno prima dell'uscita in edicola del decisivo inserto culturale del quotidiano Pubblico diretto da Raimo? Antonella Lattanzi, che tra l'altro risulta essere giovane scrittrice edita da Einaudi, la stessa casa editrice che manda in libreria Raimo. Che dire? Questi scribacchini mestieranti (fin qui si può!) andassero tutti a pigliarsela in der... si potrà? Naturalmente non riferito alle persone, che non sta bene, ma alle loro sempre meno trasparenti azioni nel campo della produzione culturale italiana.
Post del critico ufficiale del blog, Larry Francisco Romero Do Santos Viendallumèr
Caro Larry Francisco Romero Do Santos Viendallumèr, poiché la considero, elettivamente, il mio "critico ufficiale" preferito, e poiché mi preme che lei rimanga a piede libero, in modo da poter continuare a redigere le sue note sul porchevole litterario e lipperario italiota, mi permetto di darle un consiglio: eviti di qualificare gli *oggetti* della sua attenzione riflessiva come "scribacchini mestieranti", in quanto questi "scribacchini mestieranti" sono carsicamente e rizomaticamente vendicativi e lei, continuando a chiamarli "scribacchini mestieranti", si espone alla rappresaglia e rischia di ritrovarsi bersaglio della congerie di aspiranti "scribacchini mestieranti" che sempre profluviano, in alonato coro plaudente, intorno a ogni "scribacchino mestierante" che si rispetti. Volendo, potrebbe optare per un "mestieranti scribacchini", tanto, si sa, gli "scribacchini mestieranti" non brillano certo per l'amplitudine del vocabolario e del lessico, entrambi pari alla striminzita appendice foruncolosa che chiamano impropriamente "etica".
RispondiEliminaSua Giggia Marluzza, la "mia sorella" di Giggi Marluzzo.
Larry, grazie dell'articolo. Vedo che c'entri sempre il punto. La recensione di Antonella Lattanzi era ben fatta o non lo era? Nel frattempo sono uscite altre 4 recensioni di gente che conosco, amici. Due semi stroncature (Andrea Scarabelli su Pulp e Daniele Giglioli sul Corriere), una molto perplessa (Cortellessa su La stampa), una buona con riserve (Carola Susani su Gli altri). Ho molti amici e conoscenti scrittori. Lavoro nell'editoria da quasi vent'anni. Perché non entrare nel merito dei testi? Io non ci tengo all'integrità morale, sarebbe eccessivo e ognuno regoli i propri conti con la sua coscienza, ma all'onestà intellettuale sì e alla competenza professionale.
RispondiEliminaLarry, grazie dell'articolo. Vedo che c'entri sempre il punto. La recensione di Antonella Lattanzi era ben fatta o non lo era? Nel frattempo sono uscite altre 4 recensioni di gente che conosco, amici. Due semi stroncature (Andrea Scarabelli su Pulp e Daniele Giglioli sul Corriere), una molto perplessa (Cortellessa su La stampa), una buona con riserve (Carola Susani su Gli altri). Ho molti amici e conoscenti scrittori. Lavoro nell'editoria da quasi vent'anni. Perché non entrare nel merito dei testi? Io non ci tengo all'integrità morale, sarebbe eccessivo e ognuno regoli i propri conti con la sua coscienza, ma all'onestà intellettuale sì e alla competenza professionale.
RispondiEliminaCaro Larry,
RispondiEliminanon ci tengo alla integrità morale, ognuno se la veda con la propria coscienza. Ci tengo all'onestà intellettuale. Negli stessi giorni della recensione di Lattanzi sono uscite altre 4 recensioni di amici-conoscenti (lavoro nell'editoria da vent'anni, conoscosco un mucchio di gente personalmente): due semistroncature, Giglioli sul corsera, Scarabelli su Pulp, una roba molto perplessa (Cortellessa su Tuttolibri), una buona con riserve (Susani su Gli altri). Perché non giudicare la competenza professionale e la qualità di questi testi invece di insinuare un impastettamento che non c'è. Perché non leggere e citare i testi invece di stroncarli un po' a buffo? Perché ci vuole un po' di tempo? Perché se lei mi facesse una stroncatura qualificata, probabilmente diventeremmo amici: chi mi corregge anche duramente mi fa un gran regalo. Se si limita a buttare la frecciate, finiace per confermare dei pregiudizi che pascono bene, lontani dall'analisi.
Non so, prima mi sa dà del lui, poi del lei. Sicché, per non sbagliare tono della contromissiva, uso gli Essi, e penso di fare c'entro. Io sono uno all'antica, Raimo, non ci posso fare nulla, e non posso in alcun modo considerare il LORO comportamento e le LORO parole in termini di onestà intellettuale. NOI, in Portogallo, le recensioni scritte dagli amici le consideriamo promozione, che tanto più ci insolentisce quanto più è reciproca. Infine, e in breve, se l'analisi è quella rancida che fanno LORO, meglio per me starne il più possibile lontano: so che negli ultimi anni vanno sempre più di moda gli aromi forti, specie quelli che un tempo piacevano solo alle mosche; certo, ne sarei attratto anch'io, che nonostante tutto non ho mai fatto resistanza totale al progresso e alle novità che esso si porta seco; ma alla mia età tocca starsene lontani lo stesso, perché si rischia lo svenimento (e lo sfinimento). Mi stessero bene.
RispondiEliminaLarry Francisco Romero Do Santos Viendallumèr
Perché si dovrebbe leggere il libro di uno che scrive una perla come questa?
RispondiElimina*Vedo che c'entri sempre il punto.*
Alla "grazia" preferirò sempre la "graziella": pesa di meno ed è molto più ecologica, in tutti i sensi: soprattutto "ecologia dello spirito", in questo caso.
Giggia Marluzza
Giggia Mar(l)uzza, ti ricordi quando un attimo prima ch'io mettessi la freccia coll'anulare, in sella alla graziella, entrammo in quel Punto senza uscirne per oltre un anno? Che bei raccordi!
RispondiEliminaCiao Larry!
(http://www.ilpost.it/2012/09/25/il-documento-di-70-scrittori-contro-carofiglio/ ci stanno tutti quanti, nobbele sdobbele soprannobbeli - cmq, in sintesi, Carofiglio è fuori ma la sua reazione è speqqulare all' agit-arsi sbracato 'e sti guagliuni della provincia di Brindisi, ama [A Mio Avviso])
ilMatt: mi svegliai di soprassalto nel primo sonn'i(n)fero e come un pesce-letto...
W IL CONSOLIDATO FISCALE! DeLa PAPPONE!
Disapprovo Larry, disapprovo! :) ;)
RispondiEliminalMtt
Ho letto alcune pagine del libro.
RispondiEliminaIn verità, più che letto dovrei dire che ho annusato.
Era tale l'afrore di calzini non cambiati da mesi, che ho dovuto smettere subito per evitare di rimanere asfissiato.
Sì, penso proprio che si tratti di un libro scritto coi piedi.
Alan Fard
Alan Fard, io per decidere se comprarlo o no aspetto la recensione qualificata di Valter Veltroni (o di uno della sua scuderia, tipo uno dei due scrittori dei taccagni pratesi, che risparmiano anche sui cognomi, Nesi e Vero Nesi). Però penso sia vero che c'è comicità, nel romanzo, tanto è vero che l'autore è un fine umorista, perché qui si lamenta della sciatteria dello zio Francisco (che, assicuro, non è moralista), invitandolo a entare semmai nel merito della recensione della sua collega di scuderia Einaudi (e collaboratrice di Orwell, inserto culturale di Pubblico) Antonella Lattanzi, quando ha assunto la direzione di Orwell stesso facendo un decalogo di regole di condotta morale, la prima delle quali è, non scherzo: " No alle marchette, di nessun tipo, mai, senza eccezioni " http://pubblicogiornale.it/cultura-2/ne-marchette-ne-esclusive-proposta-per-un-decalogo/ quando lo sanno anche i sassi che le recensioni immediate escono su pressione degli uffici stampa delle case editrici, e, in questo caso, si capisce forse meglio perché è scritta dalla Lattanzi, cosa che franco Cordelli, sul Corriere di domenica scorsa, finge invece di non capire http://archiviostorico.corriere.it/2012/settembre/30/carta_bollata_sosti...
RispondiEliminaPerò la battuta più bella del comico Christian Raimo, evidentemente amante dei paradossi, è che per diventare " probabilmente " suoi amici bisogna fargli una stroncatura qualificata... Mi raccomando, aspiranti suoi stroncatori, qualificata...
Ps: starebbe a dire che il qualificato Raimo stronca da tempo i superflui libri di Valter Veltroni perché ambisce alla sua amicizia?
Non saranno certamente giudizi ostuneggianti come quelli di Giggia Marluzza e Alan Fard a tenermi lontano dalla lettura del buon Raimo in versione supercorallina. Niente affatto. Posso ben sospettare, del resto, guardando unicamente alla sostanza del loro eloquio, che questi due criticonzoli siano molto semplicemente delle creature sottoboschive astiose e prevenute nei confronti del nostro, nonché sostanzialmente incapaci di cogliere la grandezza proprio là dove si annida e non chiede altro che di essere colta. Magari, e ci scommetterei l'ultimo centesimo, trattasi di due noti rosiconi ai quali il Comitato Centrale TQista ha rifiutato la tessera o, peggio ancora, due scrittoressini che, senza averne i titoli, aspiravano a far parte della grande famiglia dei minimifaxisti. Pensa un po' te che roba, e che pretese...
RispondiEliminaE no, carini, non ci siamo: accecati da manifesto livore, vi sfugge il nocciolo della questione, non avete capito proprio niente, non *c’entrate il punto* come suol dirsi. Che è questo: il nostro non va letto *mai*, a prescindere, soprattutto quando si presenta in abiti dimessi e in guisa narratoriale, perché ha già dato il meglio di sé in versione versicolare, altro che la brodaglia proseggiante rifilata allo struzzo come diversivo, per riempire i vuoti tra una rima e l’altra e distogliere l’attenzione dal vero focus motorio della sua ispirazione e del suo orizzonte creativo. E infatti, un autore capace di esteriorizzare una strofa come questa:
***Qui all’ora di cena, le attrici svengono,
come in un teatro moscovita
riempito di gas narcotico.
Tramonti senza albe:
un film su cui puntelli con due chiodi
arrugginiti la pellicola nella bobina.
Un fermo immagine che è come
immortalare i morti.***
è un genio, uno che non ha più bisogno di scrivere altro, uno che non ha più bisogno di scrivere e basta. E a che pro, quando basterebbe una sola sua virgola, sia pure non c’entrata ma rigorosamente all’ora di cena, a spazzare via per sempre interi cataloghi di inutile poesiume italiota? E perché continuare ancora a leggerlo, poi, dopo avere respirato, anche solo per un attimo, l’ebbrezza narcotica di un tramonto senza albe in un teatro moscovita? Dopo essersi assopiti davanti a tanta altezza nervina, morti tra i morti ma immortali?
Lalo Cura
Senta, Lalo delle mie scarabattole, va bene tutto ma sottoboschiva astiosa e scrittoressina va a dirlo a sua nonna in tanga sulle spiagge di Valparaíso, altrimenti se mi capita a tiro la Cura adatta gliela do io, mi creda.
EliminaGiggia Marluzza
Sì, penso anch'io che Raimo sia un comico di assoluto valore, al quale non si può che augurare un radioso futuro in quel campo. E poi è romano, chi sa mai che il bagaglino non riapra i battenti e lui possa c'entrare finalmente un ruolo all'altezza delle sue notevoli possibilità.
RispondiEliminaAlan Fard
OT
RispondiEliminaHo letto mo mo su Repubblica una intervista di qualche giorno fa in cui l'IMPAURISTA NAZIONALE (cit. ;) definisce "emergenza nazionale" i rapporti mafia-politica (azz! 'o vero faje Robbe'?!?). Eppure, nell'unico libro (un fantasy, i cinesi volano!) che ha scritto finora, pubblicato nel 2006, l'argomento è completamente assente. Non un rigo, uno solo, su un politico suo concittadino che i pentiti hanno definito "referente nazionale dei clan casalesi" e la Cassazione "socialmente pericoloso". Ci spiegherà questa clamorosa omissione, prima o poi, l'IMPAURISTA NAZIONALE?
(che prosa Chiara Amena tengo alle cuattro di note... :P :/)
ilPizzinoDelloMatt. (o ilMattinoDellePizzerie): LM, sei mai stato a Cosenza? Cosenza esiste?
Boh, veramente chissenefrega di isso: speriamo li mericani se lo tengano loro. L'altra sera, dopo tanto tempo, sono riuscito a vedere una puntata di che tempo che fa, perché volevo ascoltare Bertolucci; ma solo perché non c'era l'impaurista...
RispondiEliminaLa Calabria l'ho frequentata andandoci in vacanza numerose volte, ma ora che mi ci fai pensare ho visto Reggio, Catanzaro, Crotone, Lamezia, Vibo ecc, ma Cosenza non l'ho vista (polèssere che non esista davvero, e solo per questo, dunque, noi maginifici dovremmo considerarla la più bella città della Calabria). Statti bene più che puoi.
Il Cromosoma Raimo. Malattia che prende tutti quelli che traducono David Foster Wallace? Dopo Nesi Raimo e poi chi altro? Sarà il caso di fare delle analisi - qualificate - per vedere se è possibile c'entrare una terapia?
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