Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

giovedì 23 febbraio 2012

Carmelo Bene, A NOI! A CHIIIII?! Ma mi faccia il piacere...


 Che cos'è il teatro

Il giornale glialtrionline sta facendo una campagna a favore (speriamo) di Carmelo Bene. C'è un appello a Vendola perché si compri la casa... penso per farci un vittoriale gestito dalle vestali della cultura Bene comune... quanto di più contrario allo stile e alla poetica del maestro... Bah, penso non sarebbe stato d'accordo neanche lui.

Il problema, secondo me, lo scrissi qualche settimana fa, sarebbe quello di dedicare a Carmelo Bene intere stagioni teatrali. Ripeto, potrebbero farlo a turno i maggiori stabili, almeno quelli diretti da artisti sensibili come Ronconi, Martone, Cecchi, Lavia. In ogni caso il problema sarebbe quello di far parlare il teatro, perché è all'interno di questa disciplina artistica che Bene si è espresso. Bene. Invece si parla solo della persona, delle sue apparizioni (?) televisive, del suo chiacchiericcio (compresa la sua non imprescindibile produzione di letteratura, teatrale e non). Succede perché dominare bene la materia di cui si occupava Bene bene è un casino forte, bisognerebbe essere maestri, o predisposti a dialogare coi maestri, almeno disposti a divenire spettatori postumi di un maestro. Invece... Vedere che l'appello a favore di Carmelo Bene porta come prima firma quella di Maurizio Costanzo, fa sinceramente cascare le braccia. Non tanto perché Costanzo sia un idiota, figuriamoci: Costanzo è un intellettuale raffinatissimo e coltissimo, ma non in grado di inesistere, almeno no di fronte a un'inesistenza di tale portata. Insomma, la mia impressione è che lo si piglia per la coda, forse addirittura per l'ombra della coda, quella dello showman dannunziano che Bene non è stato affatto, o che è stato solo per capriccio. Lo si fa, in definitiva, per pareggiarsi a lui, per innalzare sé stessi, in modo assolutamente sacrilego, abbassando lui... per farne carne da macello intellettual-giornalistico. E' brutto, perché il corpo di Bene non avvenne nell'attualità e nel mondano, avvenne nel teatro, che a troppi si è fatto misterioso, anche a troppi teatranti, che non a caso tacciono.

Chi sa il teatro, sa bene che Bene fu un grande innovatore del linguaggio, ma lo fu sopra di tutto perché applicò i principi dei grandi maestri del novecento che lo avevano preceduto, rimischiandoli, espellendo dai loro sistemi ciò che in scena non reggeva, l'epicismo Brechtiano, per esempio, certo formalismo Stanislaschiano, certi riduzionismi realsocialisteggianti o antropologizzanti. Si attenne più di tutto alla lezione di Nietzsche (prima di tutto quello ancora filologo della nascita della tragedia), Artaud, Mejerchol'd e Brecht. Fece a pezzi il feticismo attoriale, facendosi a sua volta attore feticcio, assai beffardamente (come fa, assai più pigro, Carlo Cecchi). Fece sopra di tutto a pezzi il feticismo testuale della nuova tradizione di regia critica, quella imperante in Italia, quella dei Visconti, Strehler, Ronconi ecc: fece di Shakespeare quel che più gli garbava, e non mise mai in scena un contemporaneo, neanche Beckett (figuriamoci il pessimo drammaturgo Brecht, del quale, tuttavia, Bene apprezzava assai gli scritti teatrali, che sono formidabili)

Chi sa il teatro sa che Bene non fu una meteora solitaria, ma uno dei componenti di un folto gruppo di artisti - vanno nominati almeno Leo de Berardinis, Perla Peragallo, Carlo Quartucci, Remondi e Caporossi - che a partire dagli anni sessanta cercò di combattere contro i burini a vento del teatro borghese italiano, quello che a tutt'oggi, purtroppo, ci propinano i teatri italiani: trombonismo attoriale e teatro pedagogico (oggi sotto forma di teatro civile...). Per cui gli italiani sanno leggere un'opera teatrale solo in due modi: la bravura degli attori e il messaggio. Bravi vengono in genere considerati gli attori che gigioneggiano in scena, quelli che fanno i gargarismi vocali, che ornano le parole della propria parte di trovate retoriche: vanno per la maggiore gli attori birignao, anche i comici birignao, finanche i giornalisti birignao (sono stati in tournée, negli ultimi anni, gli spettacoli di Roberto Saviano, Marco Travaglio, Massimo Fini, Corrado Augias, Oliviero Beha ecc) . Bravi vengono poi considerati i guitti, come è sempre stato, a partire da Dario Fo e Giorgio Albertazzi, che CB disprezzava (entrambi). Se tu ti in Italia ti sottrai a questo tipo di lettura,  come attore, sei nei guai. E questo è il motivo per cui attori forse un po' più onesti, ma onetamente mediocri, si sono rifugiati nel campo del messaggio, nel teatro da oratorio municipalistico,  da élite socialcivilistaindignata. E' così che attori che altrimenti sarebbero stati da seconda fila, come Paolini, Ovadia, Celestini sono riusciti a scavalcare, del tutto arbitrariamente, loro coetanei che non si sono piegati a essere ne attori gigioni birignao né attori socialimpegnati, per esempio Danio Manfredini, Claudio Morganti, Alfonso Santagata e Antonio Rezza, impegnati sì, ma a fare spettacoli che rispettino le stupefacenti innovazioni introdotte nella tradizione teatrale da tanti maestri del novecento, Carmelo Bene tra questi, rivoluzionando il teatro occidentale, che da 25 secoli si poggiava sui del resto solidi principi aristotelici.

Finale. Angela Azzaro, in un suo articolo sempre su glialtrionline, in gran parte condivisibile, dice che Carmelo Bene non si può dire che fosse di sinistra, perché non stava dalla parte degli operai. Non so, io sono strano, figlio di un operaio che si è massacrato con le miniere prima e con le fabbriche tessili poi, ma penso uguale a CB: quando chiude una miniera bisogna festeggiare, no protestare! Dice anche, la Azzaro,  immagino provocatoriamente, che Carmelo Bene lo possono usare tutti, quindi anche CasaPound - che se lo sta lentamente divorando, usandolo come vessillo, seppure solo per un giorno, al posto dell'altrettanto divorato Ezra Pound -. Non va bene, Azzaro, è nella logica appena descritta, umanizzare l'inumano, o il sovrumano, o il sottoumano; voler ridurre all'utilitaristico ciò che non è ad esso riducibile; al senso ciò che si significa solo come macchina di distruzione del sesno; all'io ciò che non è io... Oppure, peggio che mai, vuol dire spiritualizzare Carmelo Bene, renderlo simbolo di rinascita spirituale. Al contrario fu un artista concreto, direi quasi materiale, e che solo una pernacchietta avrebbe dedicato a questi nuovi fascisti, dei quali, io la penso così, non si sentiva affatto il bisogno in questo nuovo millennio, fascisti che come quelli del millennio vecchio credono, obbediscono, combattono... (penso anche che non si senta il bisogno di nuovi comunisti...)

Però la soluzione per CasaPound ce l'ho io, suggeritami dallo stesso Bene (di bene non ce n'è mai abbastanza): si chiamino CasaGiorgioAlbertazzi, che lui sì è vicino alla loro parte politica. In subordine, CasaDarioFo, che anche lui fu da giovane... e poi, destra, sinistra, non contano mica più... In questo senso, potrebbero addirittura chiamarsi CasaCacciari.


Caro Nichi, salviamo la casa di Carmelo Bene (clic)

Un mese con Carmelo Bene. Corpo e voce contro la sobrietà. Di Angela Azzaro (clic)


Giusto per dire, non del tutto fuori luogo. Ieri lasciai un commento all'articolo di Angela Azzaro. Risulta ancora in attesa di approvazione...


Larry Massino
il 23 feb 2012
alle 18:47
Il tuo commento è in attesa di approvazione.
Bisognerebbe parlarne tanto, di Carmelo Bene, almeno per sottrarlo allo sciacallaggio. Non sono infatti d’accordo con l’articolista sul fatto che lo possono usare tutti. Almeno nel senso che capito bene, Bene, magari spiegato dal punto di vista del teatro (dove fu un grandissimo) e non dal punto di vista della tv e del gioirnalismo, con rispetto parlando, diverrebbe più chiaro chi lo può usare e chi no. No di certo chi fa battaglie retrograde in nome del valore della patria, della forza, dell’identità. Ci ho fatto un post che mi permetto di linkare.
http://accademia-inaffidabili.blogspot.com/2012/02/carmelo-bene-noi-chiiiii-ma-mi-faccia.html

Oggi si capisce meglio perché. Infatti, nello stesso sito, c'è una lunga intervista autocelebrativa a Maurizio Costanzo, su Carmelo Bene...

Intervista a Maurizio Costanzo su glialtrionline (clic)

Post in divenire, ultimo aggiornamento  il 24 febbraio alle 15.00

Nineddoche 12

Jaroslav Hasek

Si dice meglio di niente, ma si dovrebbe dire meglio di tutto, perché le peggio nefandezze, i peggio massacri di povera gente, si son sempre fatti in nome del tutto. Infatti, i regimi assassini si chiamano totalitari, non nullalitari...








lunedì 20 febbraio 2012

Sanremo è finito? Manco per nulla: l'anno prossimo ce ne sarà uno ancora peggiore.

Il re degli oclocrati (seminatore d'odio?) dedica una canzone a Larry Massino

Su Gli Altri Online, a firma   Lanfranco Caminiti, una abbastanza condivisibile riflessione sul Festival di Sanremo (clic), specialmente nella parte che riguarda il  pensiero a girandola di Eugenio Scalfari.

Ps: dicessero quello che vogliono, ma Chiara Civello e Nina Zilli sono due grandi interpreti, quasi al livello di Gigliola Cinquietti e Mina. Anche Arisa, è una grande, ché al fine di affermare la sua raffinata estetica (non solo musicale), si è permessa il lusso di passare da idiota per un intero paese.

giovedì 16 febbraio 2012

Persuasori Palesi: il debito pubblico, il default, la Grecia...

 Scienziati al lavoro in segrete basi scientifico-militari

Non sono specialista in nulla, figuriamoci in economia. Ma nella pregiata Accademia di cui faccio parte, anche se raramente con diritto di parola (per questo mi sfogo qui...), c'è gente che se n'intende parecchio. Per dire, che la soluzione del debito europeo è quella di attribuire alla BCE il debito pubblico concordato e ritenuto congruo nel rapporto con il PIL, in Accademia si dice da anni. In ogni caso da parecchio prima che lo suggerissero al governo tedesco i pregiatissimi saggi nominati dalla Merkel (la quale,  ribadisco, non è bella quanto Rosy Bindi, ma più bella di Marina Berlusconi è anche lei). In numeri, si dovrebbe fare così: secondo il trattato di Maastricht, i paesi dell'eurozona debbono contenere il rapporto debito PIL entro il 60%, anche se ora è già più alto anche per la virtuosa Germania. Ebbene, quel 60% di debito che è considerato una soglia tollerabile, dovrebbe essere garantito dalla Banca Centrale, con un tasso di interesse uguale per tutti, tra 1% e 2%, diciamo 1,5%. Il resto, gli Stati malandrini, se lo giocherebbero sul cosiddetto mercato. Per l'Italia, che paga interessi sul debito del 4% circa - sull'intera massa del debito di circa 1900 miliardi di euro - si tratterebbe di un risparmio di almeno 30 miliardi annui, che non sono pochi pochi (sufficienti per introdurre un salario di cittadinanza e un welfare al femminile, che consenta alle donne di avere figli senza il cappio alla gola dei d(on)atori di lavoro (clic, anche  Rosalia Porcaro è brava brava... peccato si veda poco). Se a questa misura, si aggiungesse una misura normale per i governi di centrodestra (ché, si sa,  l’Europa grazie addio la governeranno loro all'infinito... magari travestiti da centrosinistri, come Blair,  Prodi o  D’Alema), quella della riduzione della spesa pubblica tipo di un miserabile 5%, si libererebbero risorse per altri 40 miliardi di euro. Tra parentesi, il danno maggiore che hanno fatto i governi di centrodestra negli ultimi dieci anni, mi si dice di dire,  è quello di aver aumentato di brutto la spesa pubblica, a favore di politiche clientelari al limite della legge, invece di diminuirla, compito che in questa nazione a rovescio spetta ai governi di centrosinistra... che fossi in loro, a questo punto, mi rifiuterei di vincere le elezioni... come del resto pare abbia capito bene l'ottimo Bersani, perché le conquiste, un popolo sconclusionato come il nostro, può farle solo con la sinistra forte! All'opposizione... il problema, l'ha capito Bersani, è solo quello di fare opposizione a gente seria a sua volta, e  a sua volta sconclusionata: sconclusionata, ma seria. Perché se la sinistra, pur questa sinistra putativa, va al governo, tutti si mettono a pugolare voglio questo voglio questo. Ma dall'opposizione, cosa puoi fare per i tuoi elettori? Se fai qualche conquista, è grasso che cola... No per avercela sempre con Giuliano Ferrara, che comunque, stanotte dalla Berlinguer, ha pronunciato parole ferocemente giuste, facendo risultare Marco Travaglio per quello che è, un giustizialista interessato solo alla propria verità giornalistica (ribadisco, quasi un ossimoro) e alla propria carriera speriamo limitata il prima possibile da un aumento del tasso di saggezza dei lettori che pensano di essere di sinistra, o, in subordine,  riportata nei binari più propri di bravo editorialista di destra.

Come fare ad abbassare tutto in una volta il debito pubblico, secondo l'opinione degli esimii accademici miei colleghi,  l'avevo spiegato alla bellèmeglio qui (clic), non sto a ripetermi: si tratta di una superpatrimoniale, tra l'altro richiesta fino a pochi mesi fa dalla stessa grande  borghesia italiana, quella che edita i grandi giornali, rimasta per ora stranamente inascoltata dagli stessi rappresentanti della borghesia, che se ne fregano della disponibilità dei ricchi di sacrificarsi, e chiedono, alla grande, solo  sacrifici ai poveri... Boh, 'un c'è modo capi' nulla, pe' forza scrivo così arzigogolato.

Ma volevo dire la mia sulla Grecia, sul perché la cinica Europa (parola greca...) non è intervenuta subito, risparmiandosi tante grane e risparmiando tanti pubblici danari;   e tarda a tutt'ora a intervenire, vieppiù  aggravando i costi di un inevitabile salvataggio. La mia opinione è che la narrazione di una Grecia con le pezze al culo (ma non è completamente vero, se sono veri i numeri diffusi  circa la ricchezza del paese, che risulta avere un reddito procapite a tutt'oggi più alto di quello italiano (avevo fatto confusione tra dollari ed euro: in realtà il PIL pro capite dei greci è ora leggermente inferiore a quello degli italiani)) è un formidabile spot pubblicitario che serve a ricattare i poveri e la piccola borghesia dei paesi trainanti (Germania, Francia e Italia). Mi scuso per la digressione,  ma non posso fare a meno di scrivere che, visto come stanno le cose, la ghigna delle signore Merkel e Lagarde, i greci hanno piuttosto le pazze al culo...

Lo scopo del ritardo nell'intervento è persuadere, in modo  del tutto palese, i cittadini dei paesi considerati ricchi ad accettare qualunque misura restrittiva sarà decisa da chi fa gli interessi della grande borghesia, quella che allafineallafine guadagna anche dalla crisi, se non altro acquistando debito pubblico a interessi alti, come è il caso dell'Italia (ma pare ci sia modo fare assai di peggio, a breve, investendo nei mercati finanziari, semplicemente sfruttando il terrore con cui fuggono gli investitori meno accorti, o meno potenti,  terrori a volte indotti dalla somma di commenti impauristici indelicatamente  spalmati da autorevoli  opinionisti sul deretano di chi si fida ciecamente di loro, pur sapendo che a esser ciechi, secondo i precetti che ci davano i preti da bambini, si fa peccato  e si diventa segaioli... o legaioli, ora non mi ricordo...). Adesso, lo sapete tutti,  c'è anche un caso di pura patafisica finanziaria,  quello delle banche che prendono danari in  prestito dalla Banca Centrale Europea diretta da Mario Draghi, a un tasso dell'1%;  con gli stessissimi danari comprano titoli di Stato di paesi che pagano anche 20 volte tanto (Grecia e Portogallo), oppure almeno 4 volte tanto, l'Italia: questo è il motivo principale, del resto, per cui gli Stati, finché saranno in grado di pagare interessi alti sul proprio debito, non falliranno affatto, essendo utilissimi a ridistribuire la ricchezza, ma non in senso sociale, come sarebbe ovvio e auspicabile; anzi, al contrario, andando ad aumentare la quota  di ricchezza nelle mani delle fasce medio-alte della popolazione. Insomma, è tutta una campagna (im)mediatica: neanche questa volta fallisce nessuno: finirà che la fascia medio bassa della popolazione si impoverirà ulteriormente, a vantaggio della fascia medio-alta. Se non ci credete sudiatevi i numeri, lo dicono chiaramente: negli ultimi 20 anni la quota di profitto spettante al capitale, ovvero ai padroni che ora si chiamano investitori,  è aumentata vertiginosamente, a danno della quota spettante ai salari, che ora si chiamano lavoratori non rompessero troppo il cazzo coi diritti che porto tutto in Cina...

Capito, amici? La crisi gli è un gioco di ombrelli e culi (Altan sempre sia lodato).  Per un po' gli ombrelli, prodotti sempre più a punta da preparatissimi e meritevoli  ombrellai,  gireranno all'impazzata nell'aere, e i culi cercheranno il più possibile di ripararsi. Poi, piano piano che gli ombrellai piglieranno ancora meglio la mira, dotati come sono di sempre più aggiornate tecnologie militari, sulle quali non a caso investono e obbligano a investire anche in tempi di crisi, un maggior numero di ombrelli finirà in un maggior numero di culi. Quindi la crisi finirà quando gli ombrellai collocheranno a modino  tutti i nuovi  ombrelli prodotti. E lo sappiamo bene, dove li collocheranno...

Ps: da questa strampalata analisi si capisce meglio anche perché i banchieri e gli editori (di realtà) si dotano di scrittori capaci di inventare sempre più raffinate narrazioni impauristiche. Per intendersi bene, si capisce meglio perché un banchiere come Corrado Passera sia in consuetudine con lo scrittore di paura internazionale Roberto Saviano, tanto da usarlo come portavoce, per esempio  durante la recente intervista che il casertano, rivestito  a festa,  ha recentemente concesso a Daria Bignardi (ma nessuno ne parla, di questo strano rapporto tra Saviano e Passera, a parte quel raffinato monnezzaro che è Roberto D'Agostino; sempre per dire, in rete non si trova neanche il video dell'intervista di cui sopra...). E si  capisce meglio  anche perché il rassicurante Giuliano Ferrara è più a sinistra, nonostante tutto, dell'impaurista semplice Marco Travaglio. Chi non lo capisce è de coccio!

mercoledì 15 febbraio 2012

Sanremo primo giorno (l'Italia è sfatta, ora bisogna disfare gli italiani)

Rocco Papaleo For President: fatte le debite proporzioni, è il primo degno erede di Massimo Troisi

Celentano che se la piglia con i giornali cattolici che fanno politica, tutti i torti non ce li ha mica (in ogni caso, Prisencolinensinainciusol è ancora ol rait, 40 anni dopo...). Però, il prete all'occhiello del comico in declino, portato  a esempio di  virtute e canoscenza, politica non la fa? Celentano gli è distratto: a me mi pare che Don Gallo faccia solo politica (male almeno quanto gli altri). Mi sbaglierò... 

Continuo a non capire chi obblighi certi artisti supremi a occuparsi di politica, ché quando lo fanno non vanno oltre il qualunquismo (comunque peggio dell'esaltazioone di casa Savoia, penosamente e pazientemente sorbita lo scorso anno,  non c'è verso fare; neanche può vincere una canzone più insulsa di quella dell'anno scorso). Il fatto è che facendo i finti tonti si aggiunge caos a caos, che si tende ad aumentare la sfiducia verso le istituzioni, a partire dalla Corte Costituzionale. Mi viene il dubbio che la società caos sia una SPA quotata in borsa, o tante società quotate in borsa,  borsa che guadagna in proporzione all'aumento del  tasso di sfiducia. Politicamente è una borsa socialista e nazionale, BORSA NERA, anzi NERISSIMA... la cantante, sempre  bravina, è invece Dolcenera, il cui nome spero non alluda alla politica (ma, visti i tempi, il dubbio è bene avercelo...). Infatti, gratta gratta, sono tutti socialisti. E ti viene da tirare un sospiro di sollievo. Ma gratti ancora di più e li scopri nazionalisti, terribilmente nazionalisti,  a volte, e auguriamoci non tragicamente, perché la somma di socialismo e nazionalismo  fa 4 precisi... Comunque sia,  al di là dell'arte retorica, il mio è solo un dubbio, perché non sono dietrologo (ma neanche appianologo...). Forse la cosa è più semplice: ci sta che si mettano dalla parte dei burini, i protagonisti dello showbusiness (compresi gli showriters...), perché i burini comprano un po' di tutto, invece i non burini non comprano un cazzo, né vanno ai concerti, al cinema, a teatro, in libreria... (apriamolo il dibattito: che cazzo fanno i non burini?)

Il festival in generale, senza dubbio alcuno,  l'ha vinto la immensa  classe di Rocco Papaleo (non burino).  Il modesto festival canoro, invece,  mi sa che l'ha vinto Pierdavide Carone, il ragazzino diretto da Lucio Dalla. Però io ci ho una certa età, e gli preferisco  la tardona   Chiara Civello. Sfortuna per lei... infatti, se la preferisco io... agli italiani che votano, in media abbastanza burini,  non piacerà di sicuro...


martedì 14 febbraio 2012

Sgupp multiculturale: uomo milanese morde cane cileno

 Possibile che dopo tutti questi anni, a Milano non abbiano ancora insegnato ai ghisa come  spiegarsi bene coi forestieri?

Naturalmente auguro al vigile urbano milanese che ha ucciso un essere umano,  di essere capace di discolparsi del tutto, che i fatti si siano svolti come da lui raccontato. Però la dinamica dell'assassinio - vedremo se volontario o involontario - quella ricostruita dai giornali,  fa pensare male. La versione del vigile omicida sarebbe questa: " uno dei due uomini, quello che è riuscito a fuggire, mi aveva puntato un'arma contro ". Mah... Cerchiamo di capire meglio: siamo a Milano, zona affollata, attorno al parco Lambro; due vigili contro due fuggiaschi, prima in auto poi a piedi; l'auto dei vigili riesce a speronare l'auto dei fuggiaschi; questi ultimi scendono e si danno alla fuga a piedi, appunto nel parco; dopo non si sa quanto tempo di fuga a piedi, il fuggiasco riuscito poi  a dileguarsi avrebbe estratto un'arma brandendola contro un  vigile; il quale, a questo punto, a pochi metri di distanza, nonostante avesse un'arma puntata contro, ha estratto la pistola, l'ha caricata e ha sparato contro il fuggiasco; ma no quello armato, contro quello  disarmato... (del resto non è ancora chiaro se di fronte o alle spalle). Non solo, il fuggiasco armato, vedendo il compagno sparato, non spara a sua volta, ma, sempre brandendo la pistola,  fugge, senza che i due vigili, ormai armati e avendo già sparato, facciano nulla, tipo continuare a seguirlo,  sparare in aria, o,  successivamente, una volta accertato che il parco fosse deserto, sparare alle gambe del fuggitivo. 

Vabbè, sono cose che capitano... Gli era un delinquente, penserà la gente, così come titola il giornale Libero, almeno nella versine On Line alle ore 13.16 di oggi: " Vigile uccide un delinquente " (clic).  Intanto il vigile sparante, interrogato e in un primo momento indagato  per eccesso di difesa,  è ora  indagato per omicidio volontario. Vuol dire che per i magistrati la sua ricostruzione, effettivamente rocambolesca, non è risultata congrua. Anche a Libero ringambano un po' (irriferibile, secondo la mia sensibilità,  il titolo a metà mattinata; ma a inizio pomeriggio scrivono in un occhiello che sono spuntati testimoni a dire che i cileni non erano armati),  rendendo conto dell'incriminazione per omicidio volontario (ma non hanno dubbi sulla dinamica, tanto è vero che l'articolista con usa mai il condizionale, ma è sicuro che il fuggiasco armato abbia mirato ai vigili: " Uno dei due cileni ha estratto una pistola per puntarla contro gli agenti ". Il Giornale (clic) non vuole essere  da meno e, spara gnino,  non si mette nemmeno lui a sprecare condizionali:  " Il ghisa ha usato la pistola di servizio, una calibro 9 dopo che, davanti a lui, uno dei due fuggitivi, sceso dalla sua auto, ha estratto la sua arma, puntandogliela contro ". " Alessandro A. ha reagito e ha sparato per primo, colpendo però il complice del pistolero che si è inserito all’improvviso nella traiettoria del proiettile. L’altro balordo, quello armato, a quel punto ne ha approfittato per scappare, portandosi dietro la pistola. E ora Alessandro A. è indagato per eccesso colposo di legittima difesa ".  MMMHHHHHH. Questa legittima difesa puzza tanto di Charles Bronson... Vedremo. Il Giornale, ovvero lo  stesso articolista del Giornale On Line, mette in mostra doti divinatorie: " Che stramazza al suolo (il proiettile gli ha perforato il torace ed è uscito dalla schiena) mentre l’altro fugge attraverso il parco ". Noi comuni mortali (speriamo per cause naturali), per conoscere la dinamica dell'omicidio dovremo invece aspettare l'autopsia)

Ma il punto, seppur tragico,  non è quanto detto finora: non stiamo a fare i formali,  in fondo il condizionale è un verbo che sbagliamo tutti, che notoriamente fa disaffezionare i lettori e abbassare le vendite. Il punto è che alcuni politici di destra stanno approfittando di questo fatto per mettere sotto accusa la giunta di centrosinistra. Il leghista Matteo Salvini pare abbia dichiarato che questi sono gli effetti del buonismo: “ Chi semina buonismo, raccoglie violenza ” (dal fatto Quotidiano clic). Un altro politico milanese  dell'opposizione dice anche peggio. Sul  giornale Libero On Line - testata  in altri frangenti assolutamente garantista... -,  alle ore 13.28 appaiono commenti di questo tipo all'articolo in questione (clic):

" 12| Postato da Satanasso | 14/02/2012 alle 09.25

Magistrati / giudici maiali...

Se il vigile urbano fosse stato di origine sudamericana,araba o est europeo, il giudice-maiale lo avrebbe scagionato subito.

5 | Postato da bellissimo | 14/02/2012 alle 11.12  
" SPARATORIA A MILANO
Mi dispiace tanto per la vittima,ma io comincio a contare lo stesso.Allora,si dice che gli immigrati siano 5 milioni,quindi adesso saranno 4.999.999. Sarà lunga, ma con un tantino di buona volontà ce la faremo! "

Vale la pena segnalare anche alcuni commentatori sul fatto Quotidiano,  ore 13.37,  la cui linea editoriale è decisamente giustizialista. A fronte di commenti secondo me  equilibrati:

Sparare ad una persona disarmata in fuga  da una decina di metri non nobilita, non esiste ovviamente altra arma, non mi stupirei che che sia stato giustiziato alle spalle. 
ci sono commenti di questo tono:

Imparziale 19 ore fa

Già fioccano i commenti di sospetto . Quel vigile ha fatto bene , punto . Nessuno ha detto a quei tizi di andare a fare risse e sparatorie in giro per le strade di Milano , ne tantomeno dopo l'episodio del vigile brutalmente assassinato . Cosa doveva fare questo vigile , rischiare la vita come quel povero signore cinese ridotto in fin di vita per uno sguardo . La prossima volta ci penseranno due volte prima di delinquere e prima di estrarre un'arma . Che siano bianchi verdi gialli rossi buddisti musulmani campani lombardi o veneti non importa , stiamo arrivando ad un punto di non sopportazione , si criminalizza chi evade ( giustamente direi ) e quasi si giustifica chi rapina e scippa . Un peso e una misura ci vuole . L'altro complice con l'arma alla sbarra per direttissima .
Per finire, segnalo che l'unico articolo critico e decente, sulla stampa nazionale, l'ho trovato sul Manifesto (clic), che solo per questo merita di sopravvivere (insomma,  almeno finché lo Stato finanzierà l'editoria, cosa per me non scontata, e nemmeno giusta, penalizzare testate come Il Manifesto è puro esercizio liberticida). Ciò non vuol dire che non ci siano altre testate non giustizialista, vuol dire solo che tra le testate che ho visitato io, studiandoci per un paio d'ore, tendono tutte a dare credito alla versione ufficiale, cioè quella del corpo dei vigili urbani (Corriere e Unità compresi)

Insomma, sono abbastanza certo che ci sarà un processo, che alla fine vedrà assolto il vigile, con il tripudio del pubblico in aula, come fu pochi mesi fa il caso del tabaccaio, sempre milanese, che aveva ucciso un rapinatore in fuga, sparandogli alle spalle per strada, a notevole distanza. Ciò vuol dire che per superare la  barbarie giustizialista, della quale ognuno di noi potrà in qualunque momento diventare vittima,  ci vorranno decenni, sempre che si cominci a lavorare subito (ovviamente dopo che ci si sarà ben bene indignati per i manifesti pubblicitari con le donne gnude... se rimane energia...). 

Adesso, ore 19.07, su Corriere e Unità appaiono ricostruzioni sostanzialmente corrette. Libero continua  a titolare " Vigile uccide delinquente e viene indagato per omicidio "



sabato 11 febbraio 2012

Nome in codice di Roberto Saviano: ctrl + c ctrl + v

Leggete qua, poi mi dite (clic).


Gli è distratto, mannaggia a lui, si scorda sempre di citare le fonti. Anche 'O sistema editoriale che lo pubblica senza accorgersene, che Roberto Saviano ha copiato, è distratto... Comunque, come giornalista è 'na chiavica senzameno da cacciare fuori dall'ordine, ma come lettore di poesie è eccellente, perché legge anche in polacco... 


Antenato di Roberto Saviano

venerdì 10 febbraio 2012

Il Papa, Il Fatto Quotidiano, il complotto: scupp!

Vaticanista del Fatto Quotidiano

Lo scupp del Fatto Quotidiano, ancora una  volta dimostra che i ragazzini che per noia lo comprano, o che si sono abbonati a questa nuova salvifica iniziativa editoriale assegnandogli credibilità, garantiranno un radioso futuro al paese, ribellandosi come i valorosi tunisini, e imitandoli, prendendo un barcone e attraccando all'estero...   Che poi, a pensare a questi esemplari di italiano, vien da pensare davvero che il sottosegretario Martone, la figlia della ministra  Fornero, o chi altri, davvero fanno carriera per i loro meriti... Mah, questa Italia qui da qualunque parte la pigli... Vien voglia di pensare che prima schianta e meglio è!

Ad ogni modo, ho le prove che c’ è un complotto per sgonfiare le gomme a Maurizio Milani. I fatti sono questi. A proposito di schiantare (dalle risate) ero in aereo sulla linea diretta Firenze – Scandicci Castelpulci (dove fu a lungo albergato Dino Campana, che oggi accetterebbe di uscire, come gli proponevano i proprietari nonostante fosse un buon cliente, invece di restare a felicemente morire lì; accetterebbe a  condizione che lo facessero scrivere su un quotidiano tipo quello sopra, dove si può scrivere di tutto). Com’è come non è, sul lato finestrino c’era Romina Power, sempre bellissima;  sul lato corridoio una vecchia zia di Davide Bowie che già dalle prime operazioni di imbarco  stava in trattativa per la tessera del partito radicale transanazionale con Marco Pannella, che la pressava dal sedile della fila successiva, tirando calcetti allo schienale e nocchini goliardici direttamente sulla sua testa: si capiva che avevano fatto amicizia fin dalle prime operazioni d’imbarco: you know Porta Pia? I have legalized Aborto, you know? Divorzio! I  have invented the pittoresk expression of strage di legality. I supported amnistia. Le ripeteva il gagliardo Giacinto  ridendo. I don’t know, ripeteva la vecchina, la quale, va detto, petava abbastanza rumorosa, alzando di tanto in tanto appena appena la mela lato corridoio, e voltandosi verso di me dicendo I'm sorry. Mi sono trattenuto, ma mi è venuto   voglia di dirle don't trouble, non c’è di che, I thought it was the horse, come pare abbia detto anni addietro un importante politico italiano  durante una visita alla regina d’Inghilterra che si scusava, appunto, I'm sorry, per il rumoroso peto di un cavallo del corteo di cui facevano parte. I don’t know, I don’t know. Thou did strike fame? I don't understand. What  Torta Pia? Ahhh!!!  E poi, mi pare d’aver capito, ma può darsi abbia capito male perché questa l’ha detta  voltando la testa verso Pannella dal lato opposto al mio: anywhere, priests and oxen from your! You understand?  Insomma, preti e buoi dei paesi tuoi, voleva dire. Le risate…  Marcone rideva di continuo.  Io stavo in mezzo, abbastanza imbarazzato perché Romina, sempre gentile e sorridente, mi sembrava che mi facesse piedino, facendomi vieppiù arrossire. Ma sarà stato tutto frutto della mia immaginazione malata, che stavo  andando appunto recandomi a curare.  A un certo punto a Marco Giacinto sono cadute le matite. La hostess, una ragazza di Chiesanova, sempre di Scandicci,  con il contratto in scadenza, le ha pazientemente raccolte; poi, con sufficiente grazia beffarda,  ha domandato  serissima  ai due vecchietti se avevano bisogno di cambiare  il pannolone: pannolone wath is this?  I don’t know, ha risposto la prima; il secondo ha riso e ha cominciato a discorrere di Porta Pia con la ragazza, cercando di venderle la tessera del partito trans spaziale. Io nel frattempo dicevo a Romina che doveva fare qualcosa per noi italiani che l’aveva visto anche lei in che condizioni ci si era ridotti.  In modo piuttosto formale ho cominciato a dirle, addirle, una parola: gentilissima signora Romina Power, mi scusi se sono qui a ricordarle che l'Italia per lei ha fatto tanto. Come extracomunitaria, voglio dire, è stata accolta bene, per esempio nessuno le ha chiesto di sottomettersi a vessatorie code in questura per il rinnovo settimanale del permesso di soggiorno e nessuna ronda estetico-patriottica-celtico-romana l'ha mai neanche un po' bastonata, nonostante lei abbia fatto soffrire davvero troppi uomini della meravigliosa e virile stirpe, per via dell'arbitrario innamoramento per il signor Al Bano. Il paese, cara Romina,  le ha dato tranquillità, fama e felicità, gratis, senza mai chiederle nulla. Ma ora è venuto finalmente il momento di ricambiare.  Non titubi, Romina Afroditea. Del resto verrà ricompensata in vari modi per il notevole gesto patriottico. Avrà letto che faccio parte di una prestigiosa Accademia?! La farei nominare socia a honorem. Lei sorrideva, a sua volta  formale: mi deve aver preso per uno dei soliti umoristi che c’è in giro, questi umoristi extracomunitari che rubano il lavoro ai nostri, magari dicendo le battute che i nostri, viziati dal calduccio che dà la società dei consumi,  non vogliono più dire; umoristi in miseria completa,  che importunano la gente ai semafori e ai ristoranti  barzelletta barzelletta. Ma io, duro, le ho detto senza infingimenti che dopo tutto quello che s’era fatto per lei di accoglierla con tanta benevolenza, lei non poteva ora sottrarsi a dare un aiutino a noi. Non la sto a raccontare completa, la perorazione,  per non annoiare. A un certo punto ci si dev’essere addormentati tutti. Ci siamo svegliati di schianto per via che dal principio dell’aereo uno steward malefico berciava: TERAPIA, TERAPIA, TERAPIA!!!

Ps: i tre ometti del sedile davanti a noi non si sono mai voltati. Ma mentre avveniva tutto quanto descritto, si mettevano d‘accordo per agire nel parcheggio dell’aeroporto, appena atterrati. Insomma, tramavano per forare le gomme dell’auto a Maurizio Milani, notoriamente pigro e probabilmente finanche accidioso, peraltro  seduto nell’ultima fila e destinato a scendere per ultimo dall’aereo. 

Post di Larry Satasecca (ambasciatore e portarisata dell'Accademia)

martedì 7 febbraio 2012

Epistola prima sulla libertà di espressione (Marco Rovelli difende il diritto di espressione. Di Romeo Castellucci)


 Il comunista semplice Larry cerca di convincere i coriacei intellettuali di sinistra italiani che se si comportano a questa maniera gli è troppo facile dimostrare che se l'accomadano a proprio favore, come di solito fanno gli egoisti liberisti che credono nel darwinismo sociale  (quelli più a destra, intendiamoci, quelli più a destra...)

Marco Rovelli, il 28 gennaio scorso,  nella rubrica che tiene sull'Unità,  ha scritto un accorato articolo a difesa di Romeo Castellucci (clic per leggere intero articolo). Giusto, l'ho difeso anche io, qui e altrove, il diritto di esprimersi di Castellucci (e di chiunque, purché senza infrangere la legge). Il giornalista cantante anarchico scrittore Rovelli, dice che non è giusto attaccare uno spettacolo  per cristianofobia, anche se ci si ritiene offesi nella propria sensibilità religiosa. Men che meno si deve  invocare la censura. Giusto di nuovo, ci mancherebbe. Anche se i religiosi che potrebbero ritenersi offesi nella propria sensibilità, in Italia e altrove, son tanti, davvero tanti. A volte, penso,  bisognerebbe rassegnarsi al fatto che il torto dei tanti ha diritto di prevalere sulla la ragione dei pochi. Non sempre, ma a volte...

Però lui, Marco Rovelli, la coscienza a posto a posto, in questo senso della difesa della libertà d'espressione, non ce l'ha mica. Lo sanno in molti, in questa non tanto piccola comunità letteraria virtuale, che proprio lui mi ha escluso (censurato) dal circolo dei commentatori dell'iniziativa editoriale di cui è socio redattore, Nazione Indiana, usando a pretesto che mi sarei permesso di usare il termine BECERO (qui la discussione, ai piedi di un articolo del sociologo quasi omonimo del nostro, Marco Revelli). Che è vero, usai, ma solo  per definire il suo modo di liquidare gli interlocutori, e di usare termini sconvenienti per denigrarli ulteriormente, come persone e come intellettuali, definendo le loro argomentazioni AD MINCHIAM, due volte (peraltro riferito al pensiero del vecchio comunista riformista Emanuele Macaluso, che fu anche ottimo direttore del giornale che gli dà la libertà di esprimersi, a Rovelli...) e FUFFA. 

Buffo, molto buffo. O Boffo, ora non ricordo la parola giusta: il mio metodo mnemonico è Fallaci. Riflettendoci, Boffo, penso sia la parola giusta, non a caso, esempio del nostro recente storico di vittima dei seminatori d'odio, e non seminatore di odio a sua volta... Infatti, tornando a me e Marco Rovelli, è successo che avendo io provato a difendere le mie ragioni intellettuali nei suoi confronti da questo piccolo blog, che in proporzione a nazione Indiana - considerato a torto o a ragione il più importante e autorevole d'Italia in fatto di letteratura - è una mosca (no una cacca di mosca, però, come alcuni vogliono far credere ulteriormente offendendo: semplicemente una mosca), mi sono trovato INFANGATO addirittura dalle colonne di un giornale nazionale come l'Unità (al cui confronto, il mio blog, è una lucciola; ma no un blog  che piglia la lucciola per la lanterna; semplicemente una lucciola). 

Tanta, credetemi, fu la sorpresa di trovarmi infangato dalle sacre colonne dell'Unità (articolo ripreso e amplificato da Nazione Indiana, che aggiunse una bella foto di vomitata alle parole di Rovelli qui,  già di per sé violente e insultanti nei miei confronti, nella home page del blog letterario più cliccato d'Italia,  blog  dove fui identificato e processato, senza alcun diritto di difesa...), giornale che fin dalla mia infanzia consideravo il deposito più prezioso delle verità ultime, come mi aveva insegnato mio padre, comunista semplice come me (enfatizzo un po' per dare colore al pezzo). Anche il padre avrebbe sofferto tanto a leggere che il proprio figlio, educato bene, almeno alla causa politica, veniva definito seminatore d'odio,  di fatto unico seminatore d'odio nella folta comunità letteraria virtuale della nazione (che non è così lontana da quella reale, se si analizza un po', essendo che gli scrittori più importanti, negli ultimi anni, escono da attività di palestra su internet; un esempio per tutti è Roberto Saviano, per altro l'inventore del concetto di macchina del fango, scrittore che si è fatto le ossa proprio nella importante palestra Nazione Indiana, della quale risultava redattore fino a pochi mesi fa). 

Son buffi, questi intellettuali di ora. O Boffi... nel senso che, magari  a loro insaputa, si rifanno al famoso metodo che porta il nome del celebre giornalista cattolico. Infangate infangate, qualcosa resterà.  Augghe a tutti gli indiani.

Ps: dato che sémo a parla' de catolichi, vojo pure da di' che più rabia de tuto me fano li ignavi.
Post e autore del post in fase correzionale.

lunedì 6 febbraio 2012

Epistola prima a Christian Raimo (e ai giovani scrittori)

Credo sia la tenuta regolamentare da giovane scrittore italiano 

Oggi credo di aver almeno in parte capito perché Goffredo Fofi lo scorso maggio, nella rubrica che teneva sull'Unità,  scrisse quell'articolo molto duro con i giovani scrittori, domandandosi retoricamente se sono di destra (clic per leggere l'intero articolo).


Goffredo Fofi (dato che ci sono gli dico anche che è stato eccessivo a togliere il saluto ad Alfonso Berardinelli perché scrive sul Foglio)

Fofi, in quell'articolo severissimo, faceva delle analisi sui giovani (credo di rientrarci anche io, per poco, ma ci rientro) che  mi sento di condividere, anche se  scrivendo questo, prevedo,  mi attirerò ulteriori offese di seminatore d'odio e qui e là. Dice sostanzialmente il decano della critica militante, dei giovani in generale: 

- Senz’altro progetto che quello del privilegio per pochi e per i loro complici e servi e oggi, quel che è peggio, senz’alcuna preoccupazione per il futuro comune.

- Non è difficile distinguere all’interno di una generazione la destra, la sinistra e gli ignavi – questi ultimi “zona grigia” per eccellenza. massa più o meno supina o invadente, maggioranza silenziosa ieri, maggioranza chiassosa oggi nell’illusione che le dà il mercato di essere “protagonista” per il tramite del consumo.


Degli intellettuali e degli scrittori giovani, in particolare i secondi,  dice questo:


- vedono che uno dei pochi modi per farsi strada è quello di inserirsi nei meccanismo della produzione di merci culturali o artistiche, dove persone non più intelligenti e dotate di loro hanno conquistato rapidamente fama e denaro.

-  I giovani con ambizioni di scrittori sono oggi (chissà per quanto ancora) molto corteggiati e corrotti dal mercato, dalla “produzione”. Gli editori se li contendono e il risultato è l’invasione di merci ripetitive, scadenti, conformiste. Il flusso della merce impone superficialità e astuzia nella scelta degli stili e degli argomenti, gli editor spingono i migliori ad accettare la logica dei peggiori... 

- Anche in letteratura domina “la destra”, e possiamo tranquillamente considerare i giovani scrittori come un altro dei tanti fenomeni “di destra” di questa Italia, visto che accettano questo stato delle cose e vi cercano il loro bene, il loro posto al sole. Non sempre è “giovane” chi afferma di esserlo e c’è oggi una gioventù scrivente e servile che è, benché perlopiù fatta da ignavi, perfettamente “di destra”.


Ora, Christian Raimo, che mi sembra si dichiari cattolico, la parola ignavia dovrebbe conoscerla molto bene. Ma fa finta di no. Almeno oggi, in una lunga articolessa uscita sul blog della casa editrice  Minimun Fax (clic), Minima & Moralia, blog dal quale, curiosamente, appena dopo la vergognosa campagna che mi ha eletto... unico seminatore d'odio nelle patrie lettere, risulto interdetto. Per cui commento l'articolo di Raimo da qui, anche se mi sarebbe più comodo da lì, e sarebbe anche più serio... Ma, lo dico alle poche persone che mi seguono,  non sono stato interdetto dai redattori di quel bel blog letterario. No, no, figuriamoci! Me lo dicono anche per mail che non ci pensano proprio a censurarmi, sopra di tutto se i miei commenti non sono offensivi. Infatti sono interdetto dal sistema, che mi ha oramai riconosciuto come spazzatura, e neanche i volenterosi e valorosi intellettuali di quella casa editrice possono farci nulla. In ogni caso, di essere spazzatura per il sistema lo so da sempre, quindi ci ho fatto l'abitudine a essere isolato, e non mi fa né caldo  né freddo (almeno finché non mi vienghino a acchiappa' fino  all'uscio di casa recando seco la forza pubbri'a... a que' punto potrei valuta' di fa' l'abiurativo)

Raimo dice e qui e là che l'hanno convocato a una riunione di grande editoria dove boss della  Mondadori servivano il  tè in livrea (la livrea ce l'avevano penso i boss) e camerieri potentissimi discorrevano del futuro del libro alla luce delle tecnologie e delle nuove forme di diffusione. Più o meno dev'essere andata così.

Raimo dice che mentre lemme lemme  si recavano al grande albergo 5 stelle con il collega Nicola Lagioia, si domandavano come mai proprio loro avevano invitato a una riunione di gente così importante che doveva riflettere sui problemi universali  dell'editoria. Non se ne faceva una ragione. Ma invece, leggendo l'articolo si capisce il perché. Si capisce nel senso che lo capisco io, perché Raimo - per via che oggi è colpito dall'ignavia stagionale, che di solito va via in due o tre giorni anche senza pigliare medicine, basta stare protetti al caldo sotto le coperte - da solo non ci arriva. Infatti, a un certo punto dice: " qual è il motivo, dicevo, per cui ho deciso di pubblicare con Einaudi? Dirlo è semplice: è che ci sono persone come Paola Gallo o Marco Peano, che mi stanno aiutando a diventare uno scrittore migliore ".





Christia Raimo e Nicola Lagioia sorpresi dal flash appena prima di andare alla riunione con i boss dell'editoria italiana 

Oh, ci siamo arrivati. Avete visto che aveva ragione Fofi? Questo giovani scrittori -  nemmeno quelli che hanno doti intellettuali importanti, almeno così si dice - non si rendono conto che vengono usati da 'O Sistema per portare a fondo le loro strategie commerciali. Alla massa sempre crescente di  scrittori che preme alle loro porte, adesso gli editori vogliono far credere   che i servizi editoriali sono necessari, assolutamente fondamentali per diventare scrittori autorevoli e affermarsi.  Certo, lo sanno anche loro che sarebbe più comodo e redditizio vendere i propri libri su Amazon o in qualunque altra vetrina virtuale. Ma affermano, diciamo meglio contrabbandano, gli editori maggiori (e minori...) che solo attraverso i loro servizi, in particolare nel caso dei grandi editori, si diventa scrittori:  solo i grandi editori sanno valorizzare uno scrittore, questo è il teorema che deve passare. Io penso invece che è il contrario (vi prego di credere che non ne faccio una questione personale: io, pressato da parenti e conoscenti, ho mandato un testo breve a 4 editori piccoli - no  a Minimun Fax! - che nemmeno mi hanno risposto; l'ho mandato anche a un editore grande, che molto cortesemente mi ha risposto, ed è la Giunti di Firenze). Del resto gli editori, prevedo di nuovo, ben presto venderanno servizi agli aspiranti scrittori, senza nessuna vergogna (e faranno bene!). A maggior ragione e costo lo faranno se i giovani scrittori più qualificati intellettualmente e più impegnati intellettualmente continueranno  a legittimarli e a far loro gratuita propaganda. Gratuita per modo di dire, diciamocelo senza ipocrisia, perché verranno o furono ricompensati attraverso i normali contratti editoriali.  Almeno così pare fare Einaudi. Certo, anche in base al merito, perché Raimo scrive bene, lo sappiamo tutti; non quanto il suo collega di scuderia Nicola Lagioia, ma scrive bene. L'importante, sembra pensare la casa editrice Einaudi, è che gli scrittori ammessi al catalogo istruiscano a dovere gli scrittori meno dotati intellettualmente. E, sopra di tutto, gli aspiranti scrittori che attualmente, gioco forza, sono loro ammiratori e pendono dalle loro labbra:  " qual è il motivo, dicevo, per cui ho deciso di pubblicare con Einaudi? Dirlo è semplice: è che ci sono persone come Paola Gallo o Marco Peano, che mi stanno aiutando a diventare uno scrittore migliore ".

Per concludere, non bastava che pubblicassero con Berlusconi per fare resistenza e critica dall'interno... ora fanno anche pubblicità all'ottimo funzionamento delle industrie di... Berlusconi. Vabbè, loro dicono che è normale. Che in ogni caso loro sono impegnati nelle migliori iniziative sociali, dalla generazione di scrittori TQ al teatro Valle (secondo me, lo sa chi segue questo blog, esempi di involuzione culturale). Ma se poi arriva uno autorevole come  Goffredo Fofi a dire provocatoriamente che  gli scrittori giovani sono di destra, almeno nel senso che pensano solo ai fatti propri e  a farsi una posizione, mica si devono troppo arrabbiare.

Non lavorerò mai! Gridava l'adolescente Arthur Rimbaud. Anche l'attore poeta Victor Cavallo gridava così. Anzi, no, il gioioso e disperato Cavallo gridava esattamente così: Non lavorerò mai! Con voi... Non lavorerò mai con voi...

Victor Cavallo

Post e autore del post in fase di correzione. Parola d'ordine:  Ah, Basaglia!  Seconda parola d'ordine: Bau!


 Vialetto di casa della prossima residenza di Larry


Su Alfabeta 2 c'è una bella riflessione di Giorgio Mascitelli sulla questione editoria  se(r)viziosa (clic)

dato che ci sono, oramai è il 12 febbraio, metto il commento che avevo lasciato su Alfabeta 2 intorno al giorno 8 febbraio. Anche loro devono avere un problema di SISTEMA, un problema di sistema grosso, ché i miei commenti non passano da tempo...

Bell'articolo, su cui riflettere a lungo (per sottrarsi alle grinfie degli industriali della carta stampata). Il dubbio che gli editori tendano a farsi grossi abbassando il livello degli scrittori editati, era venuto anche a me. E andrà sempre peggio, almeno a leggere questo articolo: a qualcuno si dirà che è giusto che paghi i servizi; ad altri che ringrazino iddio di essere pubblicati. Insomma, gli editori non cacceranno un euro... nemmeno quelli grandi, e guadagneranno a prescindere.
Mi permetto di lasciare il link a un mio modesto pezzo, che guarda la questione da un'altra angolatura, quella del collaborazionismo (parola forte, mi rendo conto, ma quando ci vuole ci vuole)

sabato 4 febbraio 2012

Ben Gazzarra

 
Yes, I’m blind. Not weak – sighted, not myopic. Blind.


 « Non penso mai a me stesso come regista, penso di essere uno dei peggiori registi esistenti. Io non conto, non faccio nulla. Sono responsabile del film nella misura in cui ne sono responsabili tutti gli altri. Per me i film hanno poca importanza. È la gente che è più importante »    (John Cassavetes)


Secondo me si ritrovano, anche con Peter Falk, e si rimettono a fare qualche cosa per divertirsi. Ad ogni modo, chi non ha visto i film della compagnia di amici e complici  John Cassavetes,  Peter Falk, Ben Gazzarra e Gena Rowlands,  fa bene a cercarli e vederseli. Secondo me.