Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

mercoledì 12 giugno 2013

La prevedibile fine di TQ mestamente annunciata da Vincenzo Ostuni





Ai funerali non ci vado quasi mai. Mi innervosisce il fatto che quando un parente del morto ti  annuncia  che quello lì è morto, sembra sempre dica che... non è proprio morto morto... non può essere... magari resuscita... Sai quando uno ti dice ieri stava bene, sembra vivo, è mancato all'improvviso? Invece poi vai lì e vedi che non sta per niente bene, non sembra affatto vivo, non è mancato, niente fa pensare che possa resuscitare: è proprio morto morto (quasi sempre, era marcio da mò...). D'altra parte Gottfried Benn esprimeva un concetto del genere: stiamo attenti a dire che uno è vivo... il fatto che uno sia nato non vuol per niente dire che è vivo... (era Gottfried Benn a dirlo? E del resto: è morto Gottfried Benn? Bah, io non sono suo parente, ma mi viene da dire che non è morto morto, che di un poeta come Benn qualcosa è rimasto... ci sta che resusciti...).

Negli scorsi giorni è apparso nel sito di Alfabeta2 appunto un articolo di Vincenzo Ostuni sulla morte della Generazione TQ (qui), intellettuali Trenta Quarantenni che si erano autodefiniti in maniera sinistramente sindacal-burocratica: lavoratori della conoscenza. Ora, non per dire l'avevo detto... che era nato ma non era vivo... che vivacchiava... Però, la disfatta di quella iniziativa di un gruppo di nuovi ostacolatori letterari (i cosiddetti critici), che sostanzialmente volevano pigliare il posto di quelli vecchi, era del tutto prevedibile, e da me prevista subito, sia discutendo su vari siti con vari osserva tori e prot agonisti (forse con lo stesso Ostuni), sia attraverso alcuni articoli su questo blog, a sua volta nato ma non vivo.

Prima di tutto, a scanso di equivoci, voglio dire che Vincenzo Ostuni è uno che mi sta simpatico: mi sta simpatico perché per quanto ho potuto vedere io è uno di spirito, che se capita si fa canzonare anche da chi non conta nulla come me, come successe qualche tempo fa quando sembrava viva Nazione Indiana (una prece), senza fare troppo l'offeso lei non sa chi sono io. Mi sta simpatico, Ostuni, anche perché ha mandato in libreria il romanzo di Emanuele Trevi, Qualcosa di scritto, di cui era curatore, credo, con un per me magnifico refuso, Massino invece di Massimo (pag 152, prima edizione terza ristampa). E più di tutto mi sta simpatico perché ho da poco spedito un romanzo alla casa editrice nella quale lavora.

Però, anche il parente Ostuni fa l'errore affettivo di dire che il suo parente TQ non è... dice infatti anche lui che il mancato langue... cioè che non è morto morto:

Va detto: Generazione TQ, che oggi langue, è stata il tentativo meno fallito di articolare proposte collettive radicali – di stampo grosso modo marxiano – e di uscir fuori dal pelago d’irrilevanza, o d’ignavia che ha impeciato gli intellettuali di quella generazione. TQ ha lasciato documenti e forse qualche eredità; eppure ha finito di funzionare. Non perché le sue proposte non siano state realizzate; ma perché neppure sono state ascoltate: le parti con cui TQ avrebbe potuto dialogare le hanno opposto un muro di disinteresse

E soprattutto dice, come dicono tutti: ci sta che resusciti...:

“ Forse dovremmo scioglierci e accostarci, come singoli, ai pochi barlumi che si apprezzano in giro, nei teatri occupati, nei movimenti politici. E ricominciare, novecentescamente da soli o in gruppi sparuti, a lanciare ormai flebili urletti d’allarme. Forse invece no: forse è ancora possibile e utile una voce radicale collettiva e qualificata, più omogenea e agguerrita di TQ. Le due chance sono separate da un crinale strettissimo, e alcuni di noi lo percorrono senza realmente decidere da che parte discendere “.

Vabbè, non la sto a fare tanto lunga... Detto in due righe, prima di lasciarvi a un articolo pubblicato in rete (o un lungo commento pubblicato su un esimio blog letterario, ai piedi di un articolo di qualcuno di peso, non ricordo) scritto lì per lì quando TQ pareva esser nato, vi dico perché non poteva diventare vivo: era un iniziativa dichiaratamente fatta per aumentare la visibilità (fa abbastanza ridere che il falstaffiano Andrea Cortellessa chieda più visibilità...) dei suoi promotori, per ottenere ulteriori spazi su tv, stampa, assessorati, eventualmente ministeri (si espressero fortemente a favore della nomina di un certo ministro, secondo loro er mejo der bigoncio, al posto di quello che fu effettivamente nominato, secondo loro 'na chiavica -  pigiare qui per leggere articolo e non credere ai propri occhi). Niente di generale, dunque, solo ambizioni personali appena appena imbellettate con la cipria del supposto interesse generale (i beni comuni e quelle minchiate lì). Nel testo che segue spiego meglio (penso); comincia con un riferimento a Goffredo Fofi, che pochi giorni prima si era espresso (qui) con un articolo molto severo contro questi e altri scrittori impegnati, nel quale li collocava politicamente a destra (curiosamente assai,  perché alcuni dei TQ collaborano stabilmente alla sua rivista Lo Straniero).

Vecchio testo, giugno 2011, appena corretto per l'esistenza duratura del blog:

Fofi è un vecchio arnese, sarà almeno un ON (Ottanta Novanta), ma ne dimostra CC (Cento Centonovanta, indistintamente): non ha certo partecipato all’adunata. Quindi immagino abbia letto le dichiarazioni d’intenti contenute in numerose interviste rilasciate ai giornali padronali da alcuni importanti camerati TQ, all’insegna del (D)Io (Letteratura) Patria e (reddito di capo) Famiglia! Oppure: Scrivere, Asserire, Dibattere!

Fofi fa certo parte di un manipolo di disfattisti che secondo sacrosante logiche cameratesche va annientato, quantomeno sottoposto a cura rieducativa a base di colpi di Manganelli [questo non per dire che Manganelli, Giorgio,  non va bene, che io lo adoro, che quando lo incontretti tanta fu la gioiezza che ne parletti a tutti per anni, tanto da imporlo come cura deducativa a numerosi amichi mii esageratamente intellettivi, anche im portanti artisti teatrivi che all'epoca mi toccava di frequentare, i quali non solo lui ignoravano (ignoravano anche Simenon, per esempio, che proprio disprezzavano, così, per sentito dire, o per giusto odio del pessimo attore Gini Cervi che interpretò Maigret in bianco e nero, nella tv della loro infanzia e adolescenza; ma, ancora più ig nobilmente, ignoravano  gli scritti est etici di B. Brecht); quindi ben venga Manganelli, solo che non va bene, secondo me, l'uso che alcuni ne fanno, di fatto degradondandolo alle proprie mo teste o immo teste capacità di com prendonio].

Rimane che le dichiarazioni di intenti contenute nel manifesto dei TQ (Tali e Quali quelli delle generazioni precedenti) (qui i manifesti e l'appello iniziale uscito sul Sole 24 Ore)  non sono state altro che patetiche rivendicazioni di superiorità scrittoria sui PQ (Para Quli) delle generazioni precedenti, o penose rivendicazione di maggiori spazi, invocanti attenzione nei propri confronti da parte di programmi televisivi, giornali e istituzioni politiche come i pessimi assessorati alla cultura.

Perciò ha sostanzialmente ragione Fofi a definire di destra i protagonisti di questa iniziativa. Nel linguaggio politico, lo sanno tutti, quando le rivendicazioni e le lotte sono fatte per migliorare la condizione lavorativa e sociale di tutti i soggetti in campo, sacrificando anche un po’ dei propri eventuali privilegi, si tratta di qualcosa di sinistra. Quando, invece, si fanno battaglie minoritarie per migliorare la propria condizione lavorativa o sociale, ovviamente  a danno di quella di qualcun altro, allora si tratta di qualcosa di destra. Più o meno. Si tratta di ABC. E quindi, il movimento intellettuale letterario TQ, esprimendosi come si è espresso, c’è poco da fare, è un movimento culturale di destra. Non a caso è cooptativo e impoetico, non a caso le prime dichiarazioni di intenti partirono dalle colonne del giornale di Confindustria, Il Sole 24 ore su di loro.

Noto infine la limitazione geografica: trattasi di TQ romani, per di più Roma centro. Bisognerebbe almeno allargare a TQ Roma Garbatella, TQ Roma Tartufello, TQ Roma Dragona, TQ Roma Settebagni ecc Ma alla fine allargare all’inverosimile le cellule TQ alle province, alle regioni e alle macroregioni, che poi si dividerebbero di nuovo in microcellule TQ di paese, di quartiere, di condominio, di cortile e di corte. Dimodoché, se per esempio la Tv dovesse dare spazio a uno qualsiasi dei TQ, mettersi tutti a far caciara, attaccarsi alla par condicio, pretendere uguale spazio per ognuno, che un’intervista da Marzullo non sia negata più a nessuno. Dacché ancora in democrazia siamo, e la democrazia ci ha questo di bello, che è stronza alla pari con tutti quanti.


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Questo un altro pezzo che stava nel mio archivio, non so se pubblicato da qualche parte (testo sempre un po' accivettato a fini di durata):

A me quando si fanno i raggruppamenti di individui di una particolare categoria, viene sempre in mente che siccome non riescono a sfangarla come individui, si organizzano in gruppo, sperando di ottenere ciò che si aspettavano come singoli. Naturalmente devono mettere in conto, gli individui, che organizzandosi in gruppo debbono rinunciare alla loro individualità e trasferirne i poteri alla nuova entità costituita; che poi, allafineallafine, vorrà dire trasferirla ai capi del gruppo, che se sono brave persone non ne approfitteranno, come potrebbero,  per favorire i loro interessi personali; ma se non sono brave persone sono cazzi (in Italia?). Del resto, anche a voler essere europei, permarrà sempre il dubbio che i capi del “ sindacato “ fregano. Per depotenziare il  rischio fregatura, penso, sarebbe il caso che certi gruppi non avessero testa, sopraditutto in termini di voce e volto. Invece...

Mi riferisco a questo gruppo di scrittori che si fa chiamare TQ (TQ dicono che sta per Trenta-Quarantenni, ma secondo me è il compromesso tra Trenta-Quarantenni, Tarantino Quentin e l’ oramai mortissimo  magazine  letterario d’oltralpe Tel Quel, a suo tempo influente assai negli affari letterativi). Tralasciamo che vogliono incidere sulla realtà, cioè su qualcosa che altro non è che racconto di realtà, qualcosa che i loro racconti, piaccia o no, contribuiscono a costruire, a danno della vita vera delle città e dei paesi, e sopraditutto delle persone che ci vivono e che non leggono i romanzi, né  vanno al cinema d’essai a disperarsi per le peripezie esistenziali degli architetti.  Che cosa vogliono davvero, questi TQ? Vogliono avere di più di quello che hanno,  questo è chiaro. In particolare, pare che vogliano più visibilità in Rai e più ascolto dagli assessorati alla cultura. Sul primo punto, un programma Rai, non è chiaro se vogliono che Gigi Marzullo li chiami a parlare di libri nelle sue copiose rubriche notturne o se vogliono un programma tutto per loro editori minori, condotto dalla spazioso critico TQ Andrea Cortellessa, dato che i programmi di riferimento della sinistra culturale sono abbastanza ingolfati da autori ed editori maggiori, a partire da Mondadori (mi riferisco naturalmente a Fazio e Dandini, che visto quello che guadagnano non è troppo cattivo storpiarne deficentemente i nomi in Sazio e Dindini). Comunque, in Rai possono appoggiarsi all’ex scrittore Giorgio Van Straten, che sta nel consiglio d’amministrazione per volere del patrono della cultura Walter Veltroni, e che sarà sicuramente comprensivo. Però, non potrebbe venirgli il dubbio, agli scrittori bravi TQ, che la rai è sostanzialmente in mano ai politici (adesso e per diversi anni ancora alle destre) e che se si fanno gli spazi per un gruppo minoritario di scrittori  e ostacolatori letterari (critici)  da loro considerati bravi, la destra ne approfitterà, a mò di rappresaglia, per dare spazio a scrittori e ostacolatori letterari di nessuna bravura, in quantità magari cento volte superiore? Lo stesso, in linea generale, non potrebbe succedere con gli assessorati?

Tornando seri, se fossero persone intelligenti (nota di ora: naturalmente intelligenti lo sono tutti, ma dovrebbe trattarsi di un'intelligenza capace di afferrare lo spirito dei tempi torbidi che stiamo subendo tutti senza fiatare, l'intelligenza che ebbero i nostri migliori maestri, da Landolfi a  Gadda appunto a Manganelli; per non dire l'immor(t)ale Carmelo Bene, o il superbo Carlo Cecchi), questi TQ, chiederebbero alla Rai di disoccuparsi completamente di libri e di cosiddetta cultura; così come chiederebbero la soppressione degli assessorati alla cultura, che essendo in mano ai mediocri politici locali agiscono a danno di qualunque qualunque virgulto artistico espressivo (per forza...). Secondo me, se fossero i cervelloni che dicono di essere, dovrebbero anche darsi da fare per  inventare parole nuove per sostituire quelle vecchie: la parola cultura, per esempio, oggi davvero usuratissima. Così come, pur sapendo di rimetterci,  almeno in un primo momento, dovrebbero lottare perché lo Stato e le pubbliche amministrazioni locali eliminino totalmente i finanziamenti alla cultura.  D’altra parte ci sono tanti scrittori, nel rassemblablamento: agli artisti le cose che  riescono meglio non sono quelle a rovescio?


Mi pare infine giusto lottare per ottenere posti da menestrello anche per le nuove generazioni. Si potrebbe sfilare con a capo il capace  critico Andrea Cortellessa (alla cui persona  rinnovo   ovviamente le congratulazioni  per via che ospita con ampio  merito, nella parte est del suo corpo,   il più esteso  parco nazionale della letteratura d’Europa, aperto tutti i giorni  con onorario continuato), sotto lo slogan “per descrivere un paese grande, non ci vuole un menestrello grande, ma un grande menestrello “ e chiedere la fondazione immediata del ministero alla finzione pubblica



Messaggio personale a Vincenzo Ostuni.

Mi viene il dubbio, caro Vincenzo, che tu non condivida del tutto le idee contenute nei libri che amorevolmente prepari per appagare la nostra ingordigia (tuttavia calante). Emanuele Trevi, per esempio, scrive subito all'inizio, a pag 30 di Qualcosa di scritto, impietosamente: non intendo affatto trasformare lo spettro di P.P.P. in un'insulsa metafora da terza pagina, affermando che questo spettro eserciti, o abbia esercitato, una qualche influenza sulla  " cultura "  o sulla  " società "  italiana. Tra l'altro " cultura " e " società " esulano totalmente dai miei interessi; la loro natura di convenzioni sostanzialmente ipocrite, mi fa sospettare che in realtà non interessino davvero a nessuno – tanto meno a coloro che, in mancanza di meglio, se ne riempiono la bocca. Padre Jouet, l'inventore delle Anime del Purgatorio, non avrebbe mai sragionato al punto di affermare che i suoi spettri fossero in grado di spaventare ed ammonire la Chiesa, o la comunità dei cattolici. Non funziona così. L'azione degli spettri è efficace in quanto si rivolge al singolo, alla sua debolezza e alla sua solitudine.

Testo e autore del testo in fase di correzione.

martedì 21 maggio 2013

La grandissima Rita Bernardini dà una lezione a Roberto Saviano (tempo perso)



Faccio peccato se mi domando come sarebbe stato trattato il caso Tortora dal  " garantista " Robero Saviano?


QUI  lettera di Rita Bernardini a Roberto Saviano,  e risposta

lunedì 22 aprile 2013

Lettera riaperta a Pierluigi Bersani

Mario Pachi. In fondo " groppone " Carlo Monni. Scena del film Berlinguer ti voglio bene (1977)


Questo post l'avevo pubblicato un paio di anni fa. Mi sembra si  approprinqui  ancora.

Mi scuserà Bersani, al quale, lui lo sa, voglio bene e mando spesso messaggi dai Blog, anche per conto della meravigliosa Accademia di cui faccio parte, per esempio circa il concepimento di una BANCA DEI SALARIATI, o tipo fare il prossimo programma elettorale con un unico punto: ridurre del 15% pensioni e stipendi pubblici nella fascia più alta, quel 30% di privilegiati che se magnano il 60% del reddito disponibile, 'tacci loro. Elezioni vinte di sicuro e conti rimessi in ordine, anche per garantire un salario minimo a tutti i maggiorenni italiani.  Ma non è questo il punto. Il punto è l'azione politica.  Noi della nostra ACCADEMIA DEGLI INAFFIDABILI, che  siamo costretti ad agire nell'ombra per via della resistenza, sappiamo che dietro la sua faccia rassicurante, segretario,  c'è un vero leader che ha  un  bel progetto per salvare il paese, e che solo per prudenza mostra in pubblico un modesto profilo.

Lo sappiamo, Bersani,   dentro di lei c'è un combattente  forte e coraggioso che sta preparando la svolta immobilista. Infatti, nella nostra sede clandestina di via Ricasoli 4 a Firenze   ci prepariamo all'evento studiando tutti i possibili contraccolpi: si informi nei blog nei quali  do conto  quotidianamente da diversi mesi. Noi, segretario, siamo pronti e in armi, cervelli lucidati bene  e tutto, fermi come sassi. Il cambiamento è nell'aria, si sente: basta l'accensione dell'interruttore, che le ci dia i' via, basta le  ce lo urli dagli schermi tv, una sera quarsiasi al TG3: COMPAGNI, CONSERVAZIONE!!!  E noi si parte! Nel senso... si rimane fermi immobilizzati come siamo ora e i' governo è nostro!!! Siamo 'n tanti, Bersani, che s'aspetta i' momento.  Siamo io, i' Cioni, Bozzone, Buio, Renzone, i' Casaglieri, Morando, Mivio, Parisino, Vladimiro, Don Valdemaro, Dinamo, Gnorante, Ester, Marta, Wanda, i' Martini, Rina, Moreno, Fabiana e una sua amica, Furio, Silvia la trans, Marottone, Rosadoni, Santino i' Playboy di Saint Moritz e quasi tutti gli stornellatori in ottava. Segretario... basta che le ci dia i' via, e noi si parte, nel senso che si riman fermi come statue: CONSERVAZIONE!!!

martedì 16 aprile 2013

Risultati Inaffidabilarie

Risultato certificato. Hanno votato tutti gli aventi diritto.

1) Fulvio Abbate (clic qui per dichiarazione di accettazione della candidatura)

2) Paolo Poli


3) Rosalia Porcaro



4) Carlo Cecchi



5) Giampaolo Rugarli (qui Rugarli su Leonardo Sciascia)



6) Rosa Matteucci





7) Antonio Rezza



8) Mario Perniola



9) Leo Bassi








Larry Massino ringrazia tutti, ma si è ritirato dopo i risultati del primo turno.






martedì 5 marzo 2013

A pensar male di Grillo e Casaleggio si fa peccato o ci s'azzecca?



Essendo di carattere tendenzialmente autodistruttivo, per farmi del male da solo seguo da diversi anni l'evoluzione del pianeta Beppe Grillo, così, anche per capire dove vogliono andare a parare. Il blog beppegrillo.it, detta in sintesi, è un ricovero di repressi fanatici idolatri che fanno a gara a esaltare le gesta di BEPPE, in gran parte qualunquisti, privi delle minime basi di cultura politica, per non dire della loro mancanza di dominio delle più elementari leggi di convivenza. Ognuno di loro, in una qualunque sezione di partito, verrebbe isolato alla prima partecipazione (ovvio che ce l'hanno coi partiti...). Se appare qualcuno in possesso di facoltà mentali e di un minimo fattore di spirito critico viene immediatamente bollato come nemico del popolo e cacciato, impedendogli di far valere le proprie ragioni (dannato-bannato). Per qualche giorno ho fatto io stesso questa esperienza, negli scorsi mesi, ritenendomi in diritto di far parte di un movimento, ma esigendo analisi un minimo fondate, e contestando la furia incensatoria di gran parte dei commentatori che per dar ragione al capo non esitano a diffamare, calunniare, finanche incitare alla violenza e minacciare, amplificando la perfidia di quel giustizialismo giornalistico che è il vero volto della nuova destra, rappresentato più di tutto da un altro loro guru: Marco Travaglio (che però, va onestamente ammesso, non ha mai nascosto di essere manettaro e di destra).


La tecnica con cui si agisce è quella di estendere il contenuto degli enunciati dei loro tribuni riconosciuti. Esempio: Travaglio scrive che l'Ilva ha finanziato il Partito Democratico per 98.000 euro? Vero, si trattò di un finanziamento per una  campagna elettorale di Bersani, assolutamente legale, anche se forse sconveniente, almeno alla luce dei successivi fatti. Lui, Travaglio, non si sognerebbe mai di scrivere che è una tangente; si limita a farlo intendere, perché sa che si beccherebbe una querela, ma forse anche perché sa che il lavoro sporco lo fanno i commentatori della libera rete, anche direttamente nel portale del Fatto Quotidiano (e qui può sorgere il dubbio che gli stessi giornali, al giorno di oggi,  fomentino la discussione attraverso i cosiddetti influencers, soggetti più o meno pagati che hanno in rete il compito di orientare l'opinione pubblica a favore di un qualsiasi contenuto o brand, che agiscono nell'anonimato, abbastanza al riparo dalla legge contro la diffamazione, e possono scrivere quello che un giornale, a rigore, non può scrivere). Ben presto Grillo in persona, in un post, o in un comizio, o in una dichiarazione alla stampa dirà: " Bersani ha preso 98.000 euro dall'ILVA ", facendo pure intendere che non solo piglia le tangenti, ma le piglia  dalle industrie che provocano tumori, e che dunque è doppiamente criminale. Il mantra si diffonderà in tutti i rivoli della rete, senza del resto che Bersani sporga querela (mi domando perché).



Ancora: si scopre che un incensurato imprenditore piemontese, successivamente indagato per mafia, era stato contattato da un sostenitore di Fassino durante le scorse primarie a Torino? Allora Fassino è in combutta con la ndrangheta. Crocetta è alleato con l'UDC? Allora è con Cuffaro ed è sostenuto dalla mafia. Ecc ecc.


Ad ogni modo non era questo che volevo dire, almeno non solo questo. La questione che mi interessa di più, stamattina, è capire se i diarchi Grillo e Casaleggio hanno interessi economici dei quali non siamo a conoscenza, se guadagnano con la politica partendo dal marketing.


Vediamo. Si sa che Grillo è assolutamente contrario a rendere trasparenti e pubblici i redditi delle singole persone (fece una violenta campagna contro il ministro Vincenzo Visco, quando durante il secondo governo Prodi provò a introdurre questa cosa, anche secondo me piuttosto liberticida). Ma si sa anche che l'ultimo suo reddito conosciuto, mi sembra risalente al 2006, a blog già in piena attività, fu di oltre 4.000.000 (quattro milioni) di euro, tra i politici secondo solo all'altro intrattenitore maschilista e omofobo, ancora più anziano di lui. Insomma, è opinione comune, in rete, che il reddito di Grillo sia di molto aumentato proprio da quando ha aperto il blog (che il suo assistito " attira di più " da quanto c'è il blog mi sembra lo dica anche il suo agente Marangoni, ma non vado a ricercarmi l'intervista). Così, a occhio, non penso ciò sia dovuto alla vendita di libri e dvd nel blog, né alla pubblicità da poco copiosamente  inserita. Secondo me Grillo e Casaleggio vendono altri servizi. Non faccio dietrologia, intendiamoci, mi limito ad analizzare i fatti dei quali sono a conoscenza, da tutti verificabili.

Tempo fa, fu pubblicato sul blog di Grillo un post nientemeno che dell'ex parlamentare Willer Bordon (
pigiare qui per leggere), un girandolaio di prima specie. Merita riportare la sua carriera politica, da Wikipedia:

"Già sindaco di Muggia (TS), è stato eletto per la prima volta alla Camera dei deputati nel 1987 per il Partito Comunista Italiano, poi iscritto contemporaneamente al Partito Radicale. È anche stato un esponente del Partito Democratico della Sinistra, nato dalla trasformazione del PCI. Nel 1993, con Ferdinando Adornato, uscì dal PDS per aderire al nuovo partito politico di centro-sinistra Alleanza Democratica, fondato da Mario Segni. Dopo che nel corso del tempo AD si disfece, Bordon ne rimase a capo, per poi farla confluire nel 1996 in Unione Democratica. Nel frattempo fu sottosegretario ai Beni Culturali durante il governo Prodi I, Ministro dei Lavori Pubblici durante il governo D'Alema II e Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio durante il Governo Amato II. Bordon nel 1998 partecipò anche alla fondazione dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, e nel 1999 de I Democratici. Confluì insieme a I Democratici ne La Margherita: nel 2001 venne eletto al Senato ed è stato capogruppo del suo partito per la XIV legislatura. Alle elezioni politiche del 2006 è stato rieletto al Senato. Nel settembre del 2007 lascia la Margherita e con il senatore Roberto Manzione fonda una nuova Unione Democratica, in protesta contro il Partito Democratico da loro considerato sommatoria di partiti. Due mesi dopo il suo partito avvia una collaborazione stretta con i Liberal Democratici di Lamberto Dini e altri fuoriusciti della Margherita. Il 25 novembre 2007, firmando un "contratto con gli Italiani" a Crozza Italia su LA7, ha promesso che il 16 gennaio 2008, giorno del suo compleanno, si sarebbe dimesso da senatore. In tale data, infatti, Bordon ha presentato le sue dimissioni al Presidente del Senato in carica, Franco Marini. « Il mio non è un atto di rassegnazione, né tantomeno un gesto aventiniano, ma un atto forte di testimonianza di chi sente il dovere di difendere le istituzioni dalla deriva di sfiducia che investe la politica». Alle successive elezioni politiche del 2008, presenta il suo movimento, unito ai Consumatori Uniti di Bruno De Vita, ottenendo lo 0,25% dei voti".

Va ricordato, già che ci siamo, che in seguito emerse che Bordon fu uno dei parlamentari contattati dall'opposizione per convincerli a far cadere il governo Prodi, pare anche comprando alcuni deputati (è di questi giorni la notizia che B. è stato incriminato con l'accusa di aver corrotto il senatore De Gregorio con 3 milioni di euro; B. si difende con le unghie e con i denti, sostenendo che gliene ha dato solo uno); emersero alcune intercettazioni telefoniche, nelle quali si brigava per offrire lavoro alla moglie di  Bordon (
pigiare), attrice,   in una fiction RAI,  e si insinuò che questo sarebbe stato il modo per convincere Bordon stesso a passare nel centrodestra (pigiare  pigiare anche qui). Soliti intrugli all'italiana, ma niente di penalmente rilevante. Bordon, che pure era stato intercettato mentre parlava con il direttore di Rai Fiction per perorare la causa della fiction in questione, a rischio chiusura, si difese dicendo che mai aveva fatto mancare il suo voto di fiducia al governo Prodi. Però, cazzo, appare chiaro che uno così è l'ultimo che ti aspetti di trovare in un movimento di puristi della politica come quello in questione. Il post di Bordon, udite udite, era nientemeno che contro la casta, e cercava di lanciare un libro dello stesso dal titolo Manifesto per l'abolizione dei partiti politici sulle orme del noto articolo di Simone Weil (pigiando qui si può leggere il testo della Weil, in un'edizione tradotta non so quanto affidabile; pigiando qua  in francese). Naturalmente furono in molti a indignarsi, fra i grillologyani. Allora lo staff del blog (una specie di invisibile cerchio magico, di cui tutti conoscono l'esistenza, ma nessuno sa da chi è composto esattamente, da chi è diretto e in base a quali regole agisce) fece intendere che le idee di Bordon non sono le idee del movimento, che Bordon aveva comprato lo spazio per pubblicizzare l'uscita del suo libro, o l'aveva fatto l'editore (almeno io la intesi così). Ad ogni modo nel blog di libri se ne pubblicizzano parecchi, anche a seguito di post autopropagandistici. Di solitosi tratta di testi antisistema o antiprogresso, ad ogni modo anti qualcosa, di autori come Paolo Becchi, Massimo Fini, Ida Magli, quest'ultima, stimata antropologa, da anni editorialista del Giornale, in versione patriottica antieuropeista (ha un blog che si chiama Italiani Liberi; suo, da Grillo,  il post antieuropeo il giorno delle elezioni, pigiare qui per leggere).



Guardiamo adesso, brevemente, alla figura di Gianroberto Casaleggio, che lo scorso anno dovette render noto di essere il cofondatore del movimento, rivelandone la sostanziale opacità fin dalle prime gettate (prima, a quelli del blog-movimento che esprimevano dubbi, si rispondeva insolentiti che era il gestore tecnologico del blog e basta, che non aveva nessun ruolo politico). Casaleggio, secondo Wikipedia,  è fondatore e Presidente  della Casaleggio Associati srl, azienda derivata da una serie di avventure imprenditoriali all'interno della galassia Telecom (TELECOM!!! Sarà la stessa azienda di telefonia contro la quale Giuseppe Pietro Grillo ha fatto tante violente battaglie, per anni e anni, sul modello dell'ultima contro MPS?). La Casaleggio associati, se andate a vedere nel sito, vanta clienti tra le grosse multinazionali (è strano, no?). Negli ultimi anni è spesso venuta fuori questa cosa che questa azienda è specializzata nel marketing virale in rete, possiede cioè la capacità professionale di far lievitare l'interesse attorno a brands, partiti compresi, evidentemente (ma non può avere anche la capacità di far sminuire l'interesse? E se facesse questo, cosa che sono sicuro non fa, sarebbe legale?). Per quanto riguarda la politica, da quello che si può direttamente osservare frequentando la rete, si fa marketing virale applicando precise tecniche a partiti e movimenti,  o a  singoli politici, mediante l'uso dei cosiddetti influencers (la Casaleggio stessa spiega cosa sono, pigiare qui, L'influencer è un asset aziendale, senza l'influencer non si può vendere...), persone che inseriscono contenuti in rete solo con lo scopo di orienare le discussioni a favore del brand per cui lavorano, o contro... (per capire meglio basta guardare i commenti nei forum dei principali siti di informazione, a partire dal blog di Grillo, dove agiscono nickname che lavorano in questo senso). Beppe Grillo, in una recente intervista, ha detto che aveva presentato ad Antonio Di Pietro il guru della comunicazione Roberto Casaleggio, e che durante la cura del sito IDV da parte di quest'ultimo il partito aveva raddoppiato i voti. Dai bilanci dell'IDV, del resto, si sa che affidarsi all'agenzia marketing milaniana costa cifre quasi  a sei zeri. Sempre in casa IDV, la parlamentare europea Sonia Alfano (ma poi cacciata dal partito in circostanze piuttosto strane), eletta con un sacco di voti anche grazie al forte sostegno del blog di Beppe Grillo ( liberale, o faceva parte dei servizi a pagamento della Casaleggio Associati?), ha recentemente dichiarato che la sua caduta politica è stata fortemente condizionata dalla decisione di non affidarsi più, dopo l'elezione, alle cure di Casaleggio Associati, che per proseguire la collaborazione le chiedeva un milione di euro all'anno per la cura del sito. La Alfano non la fece nemmeno tanto lunga, né fece troppo la vittima di un meccanismo del quale si era  in un primo momento servita, ma con una sola dichiarazione, lo scorso settembre, si tolge parecchi sassolini dalle scarpe (è breve, si ascolta
pigiando qui), e disse giustamente che peraltro non disponeva affatto del milione all'anno che le veniva richiesto per la cura del sito.

Pigiando qua si legge  un bell'articolo che descrive  Gianrobert(spierre) Casaleggio e il suo trascorso politico.


E  il modesto attore satirico (satirico non vuol dire comico...)  Giuseppe Piero Grillo, come si è comportato in questi anni di leaderaggio semiclandestino? Secondo me da testimonial pubblicitario, come ai tempi dello yogurt (in quest senso non credo di essere io  a scoprire che fare il testimonial, non solo di prodotti commerciali, sia una delle normali vie, da parte di persone famose, per riconquistare popolarità o semplicemente per sbarcare il lunario quando la carriera è in declino). Si sa che tutto ciò che tocca Grillo, da un po' di anni a questa parte, diventa oro, sia nel mondo politico che in quello editoriale. Si pensi ai voti presi da Di Pietro stesso, De Magistris, Debora Serracchiani e la stessa Sonia Alfano, ma pure Tavolazzi e Favia (prima osannati poi scaricati nel monte del letame...), e in un primo momento anche Beppe Civati e Matteo Renzi, descritti come il PD giovane e buono, non corrotto e anticasta (ma durante le primarie sul candidato del centrosinistra alle elezioni, il giorno prima della sfida decisiva, apparve nel blog un post contro Matteo Renzi, pigiare, probabilmente diffamatorio, scritto da un certo Alessandro Maiorano, un impiegato del Comune di Firenze non nuovo alle crociate contro le pubbliche amministrazioni per cui lavora, spalleggiato da Forza Nuova,   
formazione politica di estrema destra, pigiare qui; del resto Maiorano aveva già fatto ricorso in Tribunale, nel 2009, contro il sindaco Matteo Renzi, per via che era stato trasferito, pigiare. Va detto, anche qui, che a oggi non si hanno notizie di querela da parte di Matteo Renzi contro Alessandro Maiorano).

Andando avanti nel descrivere le fortune ottenute dai contenuti sostenuti da Beppe Grillo,  si pensi anche al successo immediato del Fatto Quotidiano e di Servizio Pubblico (oggi fortemente sospetti di intelligence con il nemico da parte di tanti adepti, che non tollerano la pur minima critica), sostenuti quasi esclusivamente dal Blog di Grillo. La campagna di lancio del Fatto Quotidiano, in particolare, fu clamorosa: tutta all'interno del blog, dove giorno dopo giorno si rendicontava sull'incredibile numero di abbonati raggiunto ancor prima di aprire (abbonati pare oggi scomparsi, al pari degli acquirenti in edicola, ridottisi a meno di 50.000). Ma fu lo stesso per la campagna di autofinanziamento di Servizo Pubblico, che, anche se l'impresa era più facile, raggiunse in un battibaleno la cifra necessaria all'autoproduzione del 2011.


Prima di venire al punto di questa abbastanza confusa e sintetica ricostruzione, c'è un'altra questione che mi preme segnalare: il legante più evidente tra Casaleggio, Grillo, Fatto Quotidiano e in particolare Marco Travaglio (editorialista del blog di Grillo fino a poco tempo fa, con frequenza settimanale), è la casa editrice Chiarelettere, editore di tutti e quattro i soggetti (possiede una sostanziosa quota del giornale, ed è anche editore di numerosi altri personaggi vicini ad esso o a Grillo, tra i quali  De Magistris, Massimo Fini, Loretta Napoleoni, Peter Gomez, Marco Lillo, Beatrice Borromeo, Gianni Barbacetto, Eugenio Benettazzo). Anche recentemente un libro in uscita da Chiarelettere è stato lanciato con un post dell'autore sul blog di Grillo, nel caso specifico il libro sul femminicidio del secondo me bravissimo Riccardo Iacona. Niente di irregolare, per carità, ma le tante coincidenze farebbero pensare quantomeno che gli interessi della casa editrici e di tanti suoi autori vanno a formare un groviglio che, volendosi attenere ai principi etici,  potrebbe definire numerosi conflitti di interesse.

Un altro collante del gruppo editoriale-politico, sono le violente campagne contro il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e, per estensione, il suo convinto europeismo, per non dire l'area politica di provenienza (il nemico principale di Grillo e del FQ, stranamente, non è più il PDL, ma il PD...). Detto en passant, sono convinto che l'antieuropeismo sarà l'approdo di tutto questo gruppo, antieuropeismo non solo liberale euroscettico (all'inglese, per intendersi, contro l'asse franco-tedesco), ma sempre più di marca populista e identitaria, fondato sulla sovranità politica e monetaria, del quale fanno testimonianza in Europa vari partiti e singoli politici collocabili nell'estrema destra. Il più pittoresco testimone di questo antieuropeismo, nel blog di Grillo, è   Eugenio Benettazzo, saggista economico e operatore di borsa indipendente.  Benettazzo è quel biondino  che qualche volta si vede in tv, anche chez Michele Santoro, che ha l'aspetto del predicatore, e che può essere confuso con un personaggio interpretato da Corrado Guzzanti. Leggete come inizia un suo recente post:  Se volete limitare i danni in questa fase epocale per il nostro paese, evitando di vivere i prossimi anni in piena depressione economica, allora non ci sono tante soluzioni, ma solo una: sospendere la democrazia per qualche anno e affidarci a un regime totalitario, decidete voi se preferite uno di sinistra o uno di destra. Tutto il resto sarà pura perdita di tempo, portando ad un aggravamento ulteriormente delle condizioni di salute della nazione (pigiare per leggere l'intero post).

Insomma, volendo deliberatamente pensare male, ma poco poco, in buona fede, solo a fini di azzeccamento: non è che questi qua, ognuno a loro modo, stanno facendo i propri interessi alla facciaccia degli interessi dei loro lettori e, soprattutto, dei loro elettori? Non è che i vari endorsement che si fanno reciprocamente (ultimo il clamoroso di Beppe Grillo a favore di Di Pietro nientedimeno che Presidente della Repubblica, peraltro nel momento peggiore della carriera politica dell'ex magistrato) stanno sul mercato, in questo speciale mercato parallelo di salvatori della patria? Volendo pensar ancora peggio, non è che dietro al mercato marketing-politico-editoriale ci sono soggetti che commissionano massicce campagne contro un contenuto-brand, invece che a favore? Per esempio contro grosse personalità politiche (primi fra tutti Giorgio Napolitano, Massimo D'Alema, Giuliano Amato per il gruppo politico-editoriale del quale stiamo parlando), vedi caso tutte europeiste e di area Partito Socialista Europeo? Non è che le campagne pesantemente diffamatorie  hanno come bersaglio vero  il riformismo socialista, e  che qualcuno ci guadagna a ostacolarlo, ritardarlo, annacquarlo, non solo in Italia? Vale la pena leggere, in questo senso, un articolo di autodifesa di Giuliano Amato (pigiare)

E quindi chiudo così, facendo un solo esempio concreto, tanto al resto ci arrivate da soli: sappiamo tutti che l'Euro, durante lo scorso anno, è stato difeso dagli attacchi degli speculatori dalla BCE, che ha sostenuto le banche per 1.000 miliardi di Euro, rimpinguandone le casse ormai a secco, molte delle quali, del resto, piene di fogli di carta dove c'è scritto che lo Stato italiano pagherà alla scadenza bla bla bla... Dato l'intervento non obbligatorio della BCE, ci rimettono gli speculatori. Ma siamo sicuri sicuri che questi signori, che guadagnerebbero decine se non centinaia di miliardi da una crisi dell'Euro, che è accelerabile con la crisi politica italiana, si rassegnino  a perdere e che se ne stiano buoni buoni a farsi spennare dalla BCE, invece di rivolgersi al mercato politico-editoriale per favorire i propri legittimi interessi?


Larry Massino (no missino)


PS: PEZZO E AUTORE DEL PEZZO IN FASE DI CORREZIONE.


PS2: PEZZO FINITO DI CORREGGERE ALLE 12.20 DEL 6 MARZO 2013; AUTORE DEL PEZZO ANCORA IN FASE DI CORREZIONE.