Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

martedì 31 gennaio 2012

Non succede mai niente (IV)


Quando c'è il merito c'è tutto


Il Presidente Mario Monti dovrebbe cacciare il viceministro Martone. Non tanto per via che dopo avere detto quello che ha detto si è scoperto che è raccomandato. Figuriamoci: la raccomandazione e l'Italia sono la stessa cosa. Quanto perché è un dilettante che non si è fatto raccomandare con le dovute cautele. Una persona perbene, oggi, si fa raccomandare a incrocio, vale a dire che baratta le conoscenze del proprio padre con le conoscenze del padre di qualche persona fidata.


Come si dice? Onore al merito? O il merito è una questione d'onore? Non mi ricordo



SATIRA DA MORI' DA I' RIDERE. Domando allo stimabile Senesi Vauro: rispetto alle secondo lui (anche secondo me) riprovevoli posizioni filoisraeliane e filosioniste, cosa differenzia la deputatessa PDL ed editorialista del Giornale diretto da Alessandro Sallusti, Fiamma Nirenstein, dal suo collega di lavoro in tv e vicedirettore nella carta stampata, Marco Travaglio? Il ben noto giornalista giudiziario, ad esempio, secondo il giornalista Paolo Barnard (che a sua volta ha una posizione politica che non mi piace, specie negli ultimi tempi, nei quali tende assai al complottismo, ma che tuttavia non è stato querelato  per diffamazione a mezzo stampa da Marco  Travaglio), dice questo:

Israele non sta attaccando i civili palestinesi. Israele sta combattendo un’organizzazione terroristica come Hamas che, essa sì, attacca civili israeliani ”.

Fiamma Nirenstein, scrive cose così, come quelle sotto, in un articolo che ha questo titolo Guantanamo, il carcere che ha salvato l’Occidente (clic),  uscito sul Giornale, dal quale del resto proviene Marco Travaglio:

" È facile essere contro la tortura dopo tanti secoli di orrori, dopo che, dagli eretici alle streghe o semplicemente ai nemici, i diversi inquisitori hanno estratto così tante false ammissioni. La giurisprudenza moderna che discende dalla Convenzione di Ginevra, che regola fra l’altro la questione dei prigionieri nei conflitti, ha dunque proibito di farne uso. Ma questo è il vecchio scenario in cui i soldati catturati, deposte le armi, divengono docili prigionieri in attesa della pace. Guardiamo invece alla contemporanea guerra del terrorismo islamico, in cui alcuni uomini di Al Qaida non depongono mai l’arma principale, quella del fanatismo. Essi continuano fino alla fine la loro guerra, anche in detenzione, e sono ben allenati a affrontare la tortura e la morte. Proviamo a immaginare di avere catturato un terrorista che ha appena compiuto una strage. Egli stesso annuncia un nuovo attentato. Potrebbe essere proprio quello all’autobus che porta tuo figlio. Come estrargli la giusta informazione per fermare la strage? E come impedire che il terrorista continui nella sua guerra? "

Mah. Che vi devo dire?


Protesta di un detenuto in attesa di giudizio

Abbiamo un ministro della giustizia che sulle carceri la pensa come Fëdor Michajlovič Dostoevskij, che un paese civile non può avere carceri incivili.  E abbiamo Antonio di Pietro, proprietario della ditta Italia dei Valori (mobiliari e immobiliari), all'opposizione. la Lega Nord allo sfascio. Berlusconi fisso in tribunale. Il comico in declino Beppe Grillo ancora fuori dal parlamento. Napolitano Presidente della Repubblica, con consiglieri i suoi vecchi amici riformisti Emanuele Macaluso e Alfredo Reichlin. Cosa si può volere di più dalla politica?


disegno di Gerry Turano


Oggi inauguro questa rubrica giocosa. Partecipate numerosi. Chi indovina vince una paper ella.

" ...il web è un contenitore senza fine né inizio, ricettacolo di impunità, di pornografia, a volte di violenza e di truffe, spesso di vuote chiacchiere. Ma è anche sapere, occasione di scambio, strumento di civiltà e di conoscenza. Sta soprattutto a noi, ai cosiddetti intellettuali, dare il buon esempio, per fare del web un’arma pacifica, di tolleranza, di apertura verso l’esterno, sempre di più "




A me gli spettacoli di Romeo Castellucci e della Societs Raffaello Sanzio non sono mai piaciuti. Tanti anni fa, ad una recita romana di uno dei suoi soliti spettacoli provocatori lirici spirituali, alla battuta dell'attore “ siamo tutti angeli “ o qualcosa del genere, una spiritosa persona del pubblico, regista ricercativo a sua volta, si alzò gridando: QUA SIAMO TUTTI COMPAGNI! Ci fu una risata generale. Parte del pubblico probabilmente pensò che si trattava di una trovata registica.  Lo spettacolo andò avanti. Noi continuammo a ridere tra i denti, di più fuori (dai denti e dal teatro).  Ciò non significa che io non debba difendere il diritto di Castellucci di fare il teatro come più gli garba, e quello del pubblico di andarlo a vedere. Io non ci vado.

Insomma, considero orribile e a dir poco reazionario l'atteggiamento protestatario di certi politici e di certi credenti (che in ogni caso portano acqua con le orecchie alla compagnia teatrale di Castellucci, mettendola al centro del dibattito sul novativo teatrale, fatto che, come ho già detto, secondo me non merita, ma per ragioni di estetica teatrale, no di blasfemia). Però... C'è un però grosso come un pianeta: come si comporteranno gli intellettuali, mettiamo il sostenitore della Stato di Israele Gad Lerner, che lunedì scorso ha ospitato in studio il regista e la direttrice del teatro, Andrée Ruth Shammah, a sua volta legittima sostenitrice dello Stato di Israele, quando nella stessa situazione si troverà qualche artista considerato inopportuno da frange estremiste della comunità ebraica? Si avrà per esempio diritto (esteticamente non si potrebbe parimenti, ma tant'è) di fare uno spettacolo sulla carneficina di Stato, con la registrazione del martire pacifista  Vittorio Arrigoni che accusa lo Stato di Israele di essere criminale (secondo me abbastanza a  torto, o meglio, non completamente a ragione), e che invita Roberto Saviano, tutt'ora taciturno,  a prenderne le distanze, e che sullo sfondo di una foto di uno dei padri fondatori getta qualche cosa di liquido che evoca la merda?


Mi risulta che il nulla, al contrario del senso, e del bene... non ha mai fatto male  a nessuno



Aspettando Godot. In un articolo, il critico Vivian Mercier scrisse che Beckett "ha realizzato il teoricamente impossibile, un'opera in cui non succede nulla, ma che tiene incollati gli spettatori ai loro posti. In più, considerando che il secondo atto è una ripresa leggermente differente del primo, ha scritto un'opera in cui non succede nulla, due volte." Hai detto nulla!  Che genio che era Beckett.

E poi,  il nulla è parte non còlta del senso, nient'altro.



Scrittori giovani  schierati a difesa dell'autorevolezza critica


Potrebbe essere che certi letterati si sentono sempre attaccati perché sono in guerra permanente?

Giorgio Manganelli in articolo su potere e vilipendio nota che la parola infangare è di ambito militare: “ infatti neanche mamma esercito puoi insultare: più esattamente, ogni tentativo di dar osservazioni anche moderatamente eccitate rientrano nel verbo “infangare”, che pare specifico dell’esercito, così che, anche a provarcisi, è praticamente impossibile infangare qualsiasi altra cosa “.





Chomsky: “ una lingua è un dialetto con un passaporto e un esercito



Giornalista dell'Unità che per prudenza si colloca al centro della corrente


La mamma degli infangatori, notoriamente,  è sempre incinta.
Dice che ce l'ho con l'Unità. Per forza. Se ancora negli articoli di quel giornale si definisce Elemire Zolla intellettuale di destra (clic)... Praticamente consegnandolo legato mani e piedi allo spritualismo che fa da piattaforma estetica e ideologica ai nuovi fascisti. Per via del suo interesse per Tolkien, al quale Zolla fece la prefazione nel lontano 1969.

Ad ogni modo, Zolla, il grande studioso e intellettuale Zolla, la pensava così:

" Oggi mi sento libero, persino esultante perché sono scomparse le due forze che mi avrebbero volentieri chiuso in un campo di concentramento: nel 1945 ebbi la gioia di veder crollare il fascismo e ora di vedere svanire l' Unione Sovietica e il comunismo. Una volta sciolto, lascio i vecchi istituti politici azzuffarsi nel combattimento e ne distolgo lo sguardo? "

Passo tratto da un articolo commemorativo di Cesare Medail sul Corriere della Sera (clic), giornale (di destra?) sul quale Zolla scrisse a lungo.

Insomma, L'Unità, se vuole denunciare gli intellettuali di destra, non farebbe meglio a cercare tra gli intellettuali che razzolano attorno al PD e che a volte pubblicano sull'Unità, o vengono celebrati o intervistati o recensiti sull'Unità?  Tanti scrittori giovani, per esempio, che Goffredo Fofi (a proposito, ce l'ho con l'unità anche perchè non trovo più i magnifici pezzi di Fofi, che la domenica centellinavo qui l'archivio che consiglio a tutti di frequentare, ché ci sono articoli sia belli che bellissimi; invece che non pubblichino più i pezzi di Vincenzo Cerami non me ne frega nulla),  ha definito poco tempo fa, proprio dalle pagine dell'Unità, di destra? L'articolo aveva per titolo proprio questo:

I giovani scrittori sono di destra? (clic)




Rigore, secondo la notoria definizione di un grande  maestro di filosofia, il serbo Vujadin Boškov, è quando l'arbitro fischia. Ma poesia, quand' è? Secondo me, poesia è quando un essere umano emoziona un altro essere umano.



Post e autore del post in fase di correzione (Ah, Basaglia!) Hanno collaborato il cuginetto umorista in erba  Larry Svizzero e il critico letterario italo portoghese Larry Giuseppe Do Santos

mercoledì 25 gennaio 2012

Nuovi fascisti e vecchi tradizionalisti, Forza Nuova e CasaPound, Romeo Castellucci e Carmelo Bene

Essere o non essere fascisti?

Forza Nuova e Militia Christi? 20 persone? Di 20 persone parlano i giornali... o di 100 persone presenti alla messa tradizionalista celebrata dal padre lefebvriano don Floriano Abrahamowicz.  Mah! Nun me fa parlà... il Corriere la mette così:

Momenti di tensione in via Pier Lombardo a Milano, quando una ventina di militanti di Forza nuova ha provato a raggiungere il teatro Franco Parenti. I forzanovisti sono stati immediatamente circondati da polizia e carabinieri che presidiano in massa l'intera zona del teatro e quando si sono seduti per terra sono stati sollevati di peso e portati in via Svetonio dove intorno alle 20.15 sono stati identificati. Nel frattempo si è conclusa la funzione religiosa celebrata nella vicina piazzale Libia dal padre lefebvriano don Floriano Abrahamowicz a cui hanno partecipando un centinaio di integralisti cattolici provenienti dal Veneto e da Roma e legati in particolari ai movimenti Christus, Militia Christi, Italia Cristiana e Fondazione Lepanto.

Comunque... Il teatro era pieno. La stampa e la TV parlano finalmente di teatro. Come minimo c'è da auguararsi che gli imbecilli piglino di mira altri spettacoli...

Piuttosto, segnalo una cosa davvero grave per il nostro teatro: i fascisti nuovi di CasaPound si stanno sempre più impossessando della memoria di Carmelo Bene, meditando addirittura di passare dal nome CasaPound (per via che la figlia del poeta si è inviperita e li ha portati in tribunale) a CasaBene, con il consenso, a  quanto pare,  della sorella del grande leccese. Ciò avviene perché c'è un vuoto culturale enorme, nel senso che le istituzioni teatrali non si sono occupate, in questi anni, di nutrire la memoria degli spettatori e dei cittadini (ma direi anche dei teatranti, che probabilmente Bene lo trovano ingombrante, visto quello che producono, dal teatro civile alle nuove drammaturgie, che di nuovo purtroppo non hanno assolutamente nulla). Insomma, bisogna che le grandi istituzioni, i grandi teatri, si impegnino affinché il vuoto diventi pieno, per esempio intitolando un'intera stagione a Carmelo Bene, la prossima. Potrebbero cominciare i teatri diretti da Mario Martone, Gabriele Lavia, Luca Ronconi e Carlo Cecchi.


Link:

Corriere della Sera su CasaPound - Carmelo Bene:

Romagnanoi su prima Castellucci a Milano:

Romagnanoi su messa lefreviana davanti al teatro:


Quattro imbecilli e fascisti avrebbero cercato di impedire l'ingresso al teatro (averne!):


La versione del Giornale:


La versione dell'indignata speciale Conchita de Gregorio, dal blog Lipperatura:


La versione di Romeo Castellucci, dal sito Doppiozero:

http://www.doppiozero.com/materiali/scene/oltre-l%E2%80%99osceno-intervista-romeo-castellucci

La versione di Repubblica e Corriere

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/messa-in-strada-o-messa-in-scena-e-finita-a-castellucci-tarallucci-modesta-protesta-34756.htm


Lo scrittore Tiziano Scarpa arriva al punto: non è sicuro che uscire dal campo della finzione faccia così bene al teatro. Clic

Sull'Unità intervengono la figlia di Carmelo Bene, Salome, e la moglie, Raffaella Baracchi, naturalmente contro l'utilizzo del nome. Clic

lunedì 23 gennaio 2012

I FURBETTI DELL'INCHIOSTRINO: Gian Paolo Serino esagera o cosa?

L'archispettore del popolo, Gianni Biondillo (a destra) e il Procuratore Generale  Marco Rovelli, nella nuova versione di un successo degli anni '70


Che il clima è da guerra civile (in), non c'è bisogno che ve lo dica io. Lasciando da parte la vergognosa campagna di stampa contro i seminatori d'odio, dove faccio la parte di protagonista assoluto, voglio oggi segnalare che sul nuovo bel Sito di informazione  e critica letteraria diretto da  Gian Paolo Serino, Satisfiction,  c'è una nuova rubrica intitolata I FURBETTI DELL'INCHIOSTRINO. L'intenzione è buona, intendiamoci, ma asseconda fortemente il clima guerra civile, anche nel mondo letterario.

La rubrica (clic) iniziò segnalando ai lettori che una certa giornalista del Corriere della Sera aveva recensito il libro del suo direttore. Non si dovrebbe fare... Mi permisi di interloquire con Serino stesso, incontrato per caso in Facebook – che, per inciso, non frequento né so usare - durante una ricerca. Gli dissi così:

Serino, mi dispiace dirlo, ma l'articolo è sbagliato. O meglio, dice cose vere, ma in una forma sbagliata. Dice il vero ma non il giusto, se mi è consentito ricorrere a Shakespeare. Non ce ne frega nulla, infatti, che una recensisca il proprio direttore, perché non sarebbe cambiato nulla se avesse recensito il direttore di un altro giornale, magari incrociandosi con una sua amica che avrebbe poi recensito il suo. L'Italia è questa roba qui, inutile farsi il sangue amaro più di tanto; e in più, farne un caso singolo, una somma di casi singoli, è puro giustizialismo. Se proprio uno non può fare a meno di invocare una pericolosissima rivoluzione etica (in ogni caso, servono secoli), bisogna che si sforzi di andare a cercare l'origine del problema, che sta nel familismo, assolutamente imbattibile, ad ogni livello della scala sociale: noi tutti troviamo normale proteggere prima di tutto i nostri cari, e non ce ne frega nulla se ciò danneggia altri. Di questo si tratta, non di mafia. Diventa mafia quando di mezzo c'è la costrizione. Ma finché uno si prostituisce spontaneamente...

Di mafia aveva parlato lo stesso Serino citando un passo di Giovanni Falcone, il cui giudizio ugualmente reputo eccessivo, specialmente in Italia:

La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio che inizia dai nostri atteggiamenti più piccoli e quotidiani.

Vabbè, Serino continua per la sua strada, segnalando giustamente che questo recensisce quello e quello recensisce quell'altro, in un coacervo inestricabile di microconflitti di interesse (che sopra di tutto se osservati da  sinistra, procurano dolore, tanto dolore). Dove continuo a non essere d'accordo è nello sparare ad altezza d'uomo, in questo caso di donna, a fini, potrebbe sembrare, di regolamento di conti (a meno che non si tratti di fascistoide  Fallocritica, nella quale è esperto anche il suo collega Massimiliano Parente, che sempre sullo stesso soggetto si espresse...). Nell'articolo di ieri, infatti, Serino se la piglia con la pur antipaticissima penna di Gilda Policastro (per altro mia nemica intima, se così posso esprimermi, in varie recenti discussioni). Parlando dell'inserto letterario del Corriere della Sera, descrivendone gli interessanti contenuti e invitando a comprarlo, Serino scrive così (clic):

Unico neo l’articolo di Gilda Policastro che cerca di riscattarsi dall’articolo marchetta che ha scritto sul numero 8 de “La Lettura”: un elogio sperticato al nuovo saggio del Professor Guido Mazzoni. Mazzoli è nel comitato direttivo di “Allegoria”, rivista di teoria e critica letteraria a cui collabora proprio la Policastro! Sempre meglio del caso “Baresani- Di Piazza”. Almeno Gilda Policastro il suo vero e unico “Manifesto” se lo porta nell’etimo greco-latino del cognome: donna “dai molti accampamenti” (poli castro).

Al di là del comportamento della raccontessina, anche secondo me stigmatizzabile, si può arrivare a tanto? Non era già troppo l'articolo dello scrittore Gianni Biondillo su Nazione Indiana, considerato il più autorevole blog letterario italiano, che per rinforzare la polemica nei confronti dell'aristocratica e disprezzante  critica scrittrice - secondo la quale, va detto,  chi non ha il dottorato vale meno di zero e i critici sono superiori agli scrittori -  titolò l'articolo La Gilda del Romano (Luperini), a torto o a ragione considerato uno dei più autorevoli critici letterari italiani, mettendoci pure due foto affiancate, una della bella ragazza e una dell'attempato ma affascinante professore, affiancamento che secondo alcuni aveva un preciso significato allusivo (però, va detto, la Policastro è ritratta in piedi). Mai che il sagace Biondillo abbia scritto circa i suoi amici la Helena del Roberto, come feci invece io, in un'infuocata discussione sempre su Nazione Indiana (clic per leggere), dicendo che era indecente che lo scrittore recensisse la sua editing in Mondadori (non di più, appena indecente). Ma tant'è... Siamo alla guerra per bande. Ci credo che la preparatissima Policastro è avvelenata e minacci querele a destra e sinistra! (una tempo fa al Serino medesimo, sul vecchio Satisfiction, io presente) Fra poco, prevedo, a me...


Ps:  che dire su l'Unità, sulla quale ritornerò a incazzatura passata, che in uno scambio di mail con un caporedattore mi liquida dicendo sostanzialmente che non sembra  ci siano i termini per una diffamazione a mezzo stampa, visto che il nostro collaboratore non la cita mai apertamente (mi dice poi di scrivere una lettera al direttore, cosa che naturalmente farò fare dal mio legale). Peccato che l'articolo del loro collaboratore che ha dato il via a una infangatoria caccia all'uomo (IO!) fosse completamente falso, come falso era l'articolo di Alesassandro Bertante dal quale prendeva spunto, uscito sul Fatto Quotidiano, dal quale giornale, però, io non mi aspetto nulla, quindi quello che viene di buono è benvenuto, il resto pazienza. Falsi, tutti falsi i contenuti dell'articolo da loro pubblicato, come ho certinosamente dimostrato al simpatico caporedattore del giornale fondato da Gramsci che mi ha concesso attenzione. Già, il problema della verità è un problema secondario nel giornalismo italiano, che come sapete reputo il mestiere più antico del mondo, a questo punto Unità compresa: dispiace per i giornalisti che ci lavorano, ma confermo la mia opinione che  stando così le cose prima chiude meglio è, anche per il PD.

Il dottor Marco Rovelli cerca di guarire Larry Massino, colpito da una misteriosa malattia che gli fa seminare odio

Post e autore del post in fase di correzione

domenica 22 gennaio 2012

Borsino icone: Marco Travaglio benino. Saviano in ribasso.


Questo fu uno dei primi critici negativi dell'opera di Roberto Saviano


L'emozione è forte, ho appena letto un articolo difendibile di Marco Travaglio (clic qui), giornalista del quale mantengo tuttavia una pessima opinione, perché messa sulla bilancia la sua produzione continuo a pensare che sia un giornalista di destra populista giudiziaria manettara, o, se vi piace di più, di sinistra populista giudiziaria manettara: sempre lì si finisce, ai prodromi di un nuovo fascismo, al quale forse avvento contribuiscono in tanti, dal proprietario della ditta  Italia dei Valori mobiliari e immobiliari, Antonio  Di Pietro, al comico in declino Beppe Grillo, proprietario del Movimento 5 stelle, allo scrittore impaurista  e giudice supremo Roberto Saviano, che invita i suoi seguaci a ritenere COLPEVOLE un accusato anche se prosciolto dal tribunale (tra parentesi, non glielo hanno detto che negli Stati Uniti il numero di reati è altissimo, così come il numero dei detenuti, corrispondente a circa cinque volte di più dell'Italia? E che  il tasso di omicidi, pur radicalmente abbassato negli ultimi dieci anni, è ancora almeno cinque volte più alto di quello dell'Italia e almeno quattro volte quello della sua travagliata Campania?). 

Torniamo a Travaglio, che corregge il tiro: vuole sì tutti in galera, ma solo quelli che ci devono stare (dice per esempio che per gli extracomunitari è già previsto lo sconto di pena di due anni con rimpatrio forzato, ma la norma non viene applicata);  chiede siano abrogate le leggi vergogna - quelle che riempiono le carceri di poveretti, anche piccoli consumatori di stupefacenti - da quella appunto sul possesso di stupefacenti, alla Cirielli sui recidivi, che contemporaneamente fa sconti per i reati dei quali in genere si macchiano i politici. Ripeto, l'articolo è da leggere, ancora di più, immagino, i commenti dei lettori.

Ps: finalmente non ha parlato  di letteratura, della quale si intende poco. Di questo voglio ringraziare Roberto Saviano, anche se,  nella lunga intervista concessa  a Daria Bignardi,  ha incredibilmente sparlato di chi lo crititica (come faceva Berlusconi, uguale uguale), ma senza fare neanche un nome, direi in maniera omertosa. Boh, magari è la volta buona che gli verrà in mente di confrontrsi in uno studio TV con uno dei suoi critici, per esempio il rispettabile sociologo Alessandro Dal Lago. Debbo anche notare che lo scrittore casertano ha pubblicamente dichiarato di essere a contatto con numerosi ministri (perché?), e di essere a servizio politico di Corrado Passera (vuol dire che presto lo sarà il gruppo Repubblica Espressso...), spiegando bene che l'ex banchiere adesso ministro primario del governo del Professssor Monti  entrerà in politica con un suo partito sul modello della CDU tedesca, un partito che sarà conservatore e  cattolico (liberista ed economicista, aggiungo io). Curiosamente nessuno ne parla. Nemmeno nessuno parla dello sperticato elogio di Monti fatto da Saviano e Jovanotti nell'anteprima del programma le Invasioni Barbariche, i quali hanno dimenticato di dire che  questo è un governo di emergenza nazionale, in quanto tale provvisorio, perché privo del necessario passaggio elettorale. Boh, abbastanza inquietante: se la democrazia non gli garba più lo dicessero, facendo legittima propaganda ai governi non eletti.

Ps: il borsino delle icone è una straordinaria idea di Sergio Maria Cerruti proprietario della scuderia Immondizie Riunite.

giovedì 19 gennaio 2012

No giustizia no party (il giudice supremo Saviano vuole Cosentino in galera)

 Militante scocciato che chiede a Roberto Saviano di dire una cosa di sinistra

Secondo un articolo del Post, circola molto in rete il video di una conversazione tra Luciana Littizzetto ed Emma Bonino (clic qui per vedere).  La Bonino, non solo a mio avviso  uno dei migliori elementi della classe politica europea, comincia dicendo, letteralmente: " 17.000 persone in carcerazione preventiva sono uno schiaffo alla giustizia del paese, al senso di giustizia del paese ". Sulla negazione dei radicali all'arresto del deputato  Cosentino, la Bonino dice che la  attenta lettura delle carte non giustificava la privazione della sua libertà. Ma dice una cosa ancora più interessante: l'unica volta che i radicali hanno votato contro l'arresto, durante questa legislatura, è stato appunto nel caso Cosentino; negli altri tre casi hanno votato a favore (anche se in due casi sono stati i deputati anche PD a salvare i parlamentari Angelucci e Mantovano). Nel caso Alfonso Papa, arrestato e rimasto a lungo in cella, ci informa la Bonino che  dopo la scarcerazione sono  arrivate in parlamento carte a dire che altre carte, quelle arrivate dalla magistratura napoletana per convincere i deputati a concedere l'arresto di un loro collega, non potranno essere utilizzate nel processo (una bella stortura giuridica). 

Roberto Saviano, invece, non si sa se in base alla lettura delle carte o in base a cosa altro, ritiene che Cosentino andava arrestato, tanto da aver stigmatizzato i leghisti (non presenti ieri al consiglio comunale di Milano, dove si è consegnata la cittadinanza onoraria allo scrittore anticamorra, che fu decisa dall'amministrazione  di Letizia Moratti, nella quale era presente la Lega Nord) con le seguenti parole: «Non è che tutti hanno condiviso - ha detto Saviano durante il suo intervento - la scelta di farmi diventare milanese. Quando ho letto il comunicato di un dirigente della Lega che diceva che non avrebbe partecipato alla cerimonia non mi sono stupito, mi è parso un gesto coerente. Lo ringrazio, perché quando si difende Cosentino è molto difficile stare qui»

Premesso che metterei sotto processo  la Lega Nord - per ogni reato commesso dai loro componenti più scalmanati, e anche, spesso, dai loro dirigenti -  le cose non stanno come dice Saviano, nemmeno questa volta. Votare contro l'arresto non significa impedire di processare Cosentino; in termini giuridici  e costituzionali significa non ravvisare gli estremi per fargli aspettare la sentenza in carcere. Ma Saviano lo vuole in galera... Potrebbe farne un prodotto editoriale ESCLUSIVO, chiamarlo IN GALERA!, come gridava Bracardi,  e lanciarlo così:  QUELLI CHE SAVIANO VUOLE IN GALERA NEL 2012! Penso che venderebbe. Magari i suoi editori mi rubano l'idea senza darmi un franco. Potrebbe diventare un classico, come il calendario di frate indovino.

Riuscirà mai Roberto Saviano a dire una parola garantista, magari a favore di un carcerato ingiustamente?

Dice: ce l'hai con Saviano... No, non è così. Ce l'ho con quello che scrive, è diverso. Ce l'ho con quello che scrive perché è quasi sempre traballante: o dal punto di vista letterario, o da quello giudiziario, o da quello politico, o da quello delle verità (le sue fonti sono spesso assai dubbie, non sto a fare elenchi). Da quello che scrive io l'associo ad Antonio di Pietro, un politico che deve la sua fortuna alle manette e ai metodi inquisitori, che rappresenta oggi il populismo giudiziario, quanto di più lontano possa esserci dalla sinistra (infatti è un uomo di destra), che dev'essere prima di tutto difesa dei deboli contro i forti. E non c'è niente di più debole di un imputato, che colpevole lo deve risultare dal dibattimento, no dalle impressioni giornalistiche. 

Quello che mi secca di più, da artista, è che questo giovane - secondo me sfortunato più per la immeritata fama (si paga cara, in genere) che per le minacce camorristiche -  si permetta di fare la morale agli scrittori, dicendo loro dagli schermi della TV che la debbono smettere di occuparsi di fatti di immaginazione e debbono occuparsi della realtà. Giusto per dire, l'ultima volta che vennero fatti appelli di questo genere dagli scrittori fu nella Russia staliniana; ne seguirono  isolamento,  purghe, imprigionamenti e  fucilazioni.

Post e autore del post (che non vede forza pubblica  sul vialetto di casa) in fase correzione




lunedì 16 gennaio 2012

Carlo Fruttero


Non si è spento, né ci ha lasciato, né se n'è andato, né ci ha dato addio, né ha fatto il grande salto, né  è volato in cielo, né ha lasciato la scena: è proprio morto.

Ho vissuto senza aspettarmi molto, anzi senza aspettarmi niente. E se ti convinci che non ci sono speranze e che il mondo è impazzito, da quel momento in poi puoi vivere benissimo. Scherzi, ridi, conversi, perché quel problema lì lo hai chiuso. Non ci puoi fare niente e allora ti resta tutto il bello della vita

Clic qui per leggere l'intera intervista di Antonio Gnoli a Carlo Fruttero, uscita su Repubblica il 16 aprile 2010, in occasione del libro di memorie retribuite, come lo stesso Fruttero amava ricordare,  Mutandine di Chiffon

domenica 15 gennaio 2012

Esperimenti di nuova democrazia giudiziaria in Nazione Indiana

 Simpatico momento di pausa durante la riunione in corso della Suprema Corte Indiana. Al centro il  riservato Presidente della Corte (dovrebbe essere Helena Janeczek)

Nella riserva di democrazia culturale evoluta  Nazione Indiana, si sta svolgendo un processo dove mi fanno l'onore di essere  l'unico imputato. Il post si chiama, assai carinamente, Seminatori d'odio, e si trova facendo clic qui. Mi sembra di aver capito che in quella salvifica Nazione, secondo le sempre più novative e fantasmagoriche concezioni  giudiziarie, il diritto dell'imputato è limitato, essendo che quello che dice il procuratore è la VERITA'. Questo, del resto,  è più o meno l'insegnamento di uno dei loro principali guru, Roberto Saviano, che spesso si appoggia sul DOGMA  " come dimostra l'inchiesta "... Ma una volta, cari indiani, quando c'erano le leggi vecchie, e quando gli intellettuali  leggevano  Kafka e Dostoevskij (e Foucault), l'inchiesta non dimostrava un bel nulla...

Il seguente è il post autodifensivo,   ancora al vaglio della corte indiana; con  qualche estemporanea aggiunta appena fatta:

(secondo tentativo di autodifesa nel PROCESSO: ieri sera lo stesso testo non è passato, ma penso, come dice l'ottimo architetto Gianni Biondillo - al quale vanno anche i sinceri rallegramenti per aver vinto il Premio Scerbanenco -  che ci dà la possibilità di fare questo democratico confronto, sia una questione di apparati. Tecnici)

Per ora grazie alla direzione di Nazione Indiana per aver sbloccato il precedente  commento, rimasto però a bagnomaria per troppo tempo. Lo metto qui, se no al centro come era rimasto non lo legge nessuno ( rimango dimissionario, ma spero mi sia consentito commentare questo post, dove l’UNICO aggredito sono io):

" Giusto per dire chi è l’autore dell’enunciato ritenuto criminale da Marco Rovelli, enunciato estratto dalla discussione del primo link a fondo commento, nella quale Larry Massino non fu affatto fuori tema, e nella quale aveva capito benissimo che l’articolo era del sociologo Marco Revelli (tanto da opporgli un ragionamento di un suo pari per ” autorevolezza “, Emanuele Macaluso), ma dopo alcuni infruttuosi commenti, per niente fuori tema, cercò di sbrigarsela perché riteneva poco interessante discutere con Marco Rovelli, la cui enfasi No Tav – e movimentista in genere – ritiene politicamente immatura, diciamo così, in termini dogvelliani, alla Tom Edison Jr.

http://www.nazioneindiana.com/2011/07/03/la-ragione-dei-barbari/

Veniamo ora al procuratore @Rovelli:

ma davvero credi in quello che scrivi? Non ti ricordi di aver definito FUFFA ciò che avevo scritto io? E di aver definito ad minchiam il paragone di Emanuele Macaluso, una persona autorevole non meno del rispettabilissimo Professor Marco Revelli? Davvero andando a leggere il thread dall’inizio non si capisce che l’aggettivo BECERO era riferito al tuo disprezzante modo di argomentare e non al fatto che con te si può discutere in modo becero? Mi sa che non sei un uomo di mondo… se tu avessi fatto i normali tre anni di corso dagli ermeneuti di Cuneo non incorreresti in questi incresciosi incidenti interpretativi. Il fatto è che tu, come capita a tutti (a me quasi mai), ti stizzisci e aggredisci ad personam quando qualcuno difende posizioni che non ti garbano. Io in quel contesto difendevo la posizione della sinistra istituzionale, quella del PD, per intendersi bene, al quale partito si riferisce il giornale su cui hai pubblicato il tuo pessimo articolo (confermo quello che ho scritto ieri sul mio blog: dispiace per chi ci lavora, ma a questo punto prima chiude e meglio è anche per il PD). La cosa peggiore del tuo articolo è che hai ristretto il passaggio in modo davvero mal(destro). Il passo intero è il seguente:

" Non mi ero accorto che l’articolo era dell’esimio Accademico Marco Revelli. L’avevo banalmente confuso con Marco Rovelli. Con l’Accademico Revelli non mi va di polemizzare in modo becero, perché ha una posizione a mio avviso sbagliata, ma metterglisi contro vuol dire ponderare e ponderare, che ora, per quanto mi sforzi, non mi viene " (in corsivo neretto la parte omessa).

Aggiungo che c'è un altra incongruenza, nell'articolo diffamatorio nei miei confronti  pubblicato dall'Unità (la diffamazione a  mezzo stampa è a tutt'oggi un reato): Bertante scrive nel suo sgangherato articolo che si tratta di 50 commentatori dei blog letterari (falso!); tu, citandolo, dimentichi che lui si riferiva ai blog letterari, che peraltro elenca, e  scrivi che si tratta di " cinquantina  troll – disturbatori della comunicazione in rete – " (saranno di più, molti di più, ma io non lo so, perché internet mi interessa poco),  poi te la prendi con uno solo...  che però non è affatto un sabotatore, ma una persona che intende, in vari modi, fare critica dei processi culturali in corso. Insomma, volevi VENDICARTI  per le critiche che ti ho fatto dal mio blog, e per le critiche che faccio alle varie iniziative culturali della quali fai parte, da Generazione TQ alle Classifiche Dedalus. Questo è.

Larry Massino (no missino)


Link al post su antica  disputa tra  Marco Rovelli e Larry Massino, dove si espresse l'amico del contendente Marco Rovelli con il nick Vick La Rosa, che definì Larry Massino ANTROPOLOGICAMENTE INSOPPORTABILE (clic)

ULTIMORA: SPAL-TARANTO 0-0

venerdì 13 gennaio 2012

Che paese di poveracci!

Giornalisti e scrittori che analizzano i fatti rispettando la propria deontologia, e, sopra di tutto, il buon senso.

Non sto a dire che anche oggi si conferma l'assenza di razzismo in questo paese, nel quale i giornali on line stamattina riferivano che colpevoli per l'omicidio del povero vigile urbano di Milano, Niccolò Savarino, sarebbero due cittadini di etnia rom, uno italiano e uno tedesco. 

Sottolineare l'etnia a che pro? Quello di vendere qualche copia in più? Lo fanno, prevedibilmente, Il Giornale e Libero, sui quali - nonostante la notizia sia stata smentita dalla Magistratura, come peraltro riporta lo stesso Libero -  si è subito  scatenato l'odio dei lettori commentatori, che invocano come minimo la pulizia etnica... Ma  anche il Corriere della Sera rimarca sull'etnia... E anche l'Unità (che, dispiace per chi ci lavora, ma  prima chiude meglio è anche per il PD...)

Mi soffermo invece su un'affermazione contenuta nella pontificata odierna su Repubblica (qui) del grande inquisitore Roberto Saviano, che sembra aver  stabilito un nuovo fantastico reato, contiguità culturale con chi delinque. Evito di commentare il delirante articolo liberticida, se no mia  moglie dice che mi piace vincere facile. Dico solo che meno male questo paese è governato da gente che ha studiato legge, e non lettere. Perché se governassero quelli che hanno studiato lettere, come Roberto Saviano, si diventerebbe alla svelta una dittatura giudiziar-popolare, coi processi in piazza. E temo con le esecuzioni in piazza. Non so, uno così una volta veniva ben presto definito fascista e isolato. Ora ha milioni di seguaci e fa il guru nei giornali di sinistra. Per me gli ènno tutti ringrulliti.



Ps: per completezza dell'informazione, apprendo da qui (clic) che a Saviano  hanno recentemente dato la laurea honoris in giurisprudenza. Ma che abbiamo un'Università di merda, su misura per il paese di poveracci di cui sopra, per me  non è una scoperta di ora...

sabato 7 gennaio 2012

Alessandro Bertante e il pollaio oclocratico: non c'è niente di più plebeo che pigliarsela coi plebei

 plebe livorosa che si esercita nella bassa insinuazione

Insomma, non è che uno la mattina si alza e scrive quello che cazzo gli pare a lui! Esistono anche i fatti veri... Mi riferisco all'articolo insultante dello scrittore  Alessandro Bertante contro i commentatori dei blog letterari, uscito ieri sul supplemento letterario del Fatto Quotidiano.  

Come avevo previsto discorrendo con amici, si in fiamma la polemica contro i commentatori. Si in fiamma la polemica e si estraggono le armi pe santi, ricorrendo addirittura alla stampa nazionale (tricolore?) per ulteriormente attizzare la fiamma. Per rispondere bisogna per forza estrarre le armi pen santi.
 
Succede che per fatti mii - che non sto ora a rispiegare - da quasi due anni faccio commenti su alcuni blog letterari, più o meno gli stessi che elenca Bertante nel suo articolo (che chissà perché dimentica i civilissimi Minima & Moralia, La poesia e lo Spirito  e La dimora del tempo sospeso) . Non sono e non sono stato un commentatore pacifico, di quelli elogiativi per forza (che d'altra parte quasi sempre rendono ridicolo l'oggetto dei loro elogi, facendomi spesso pensare che  fanno ciò in modo malizioso, che alla fine alla fine  siano loro i veri troll). Per quanto mi riguarda ho cercato di esercitare, sempre nei limiti della buona educazione e di una certa leggerezza,  la libertà critica che dovrebbe, ribadisco dovrebbe, essere elemento fondante di ogni cultura (essa stessa  necessita per sua natura di essere sempre messa in discussione). Ho semplicemente esposto tesi avverse a quelle degli articolisti, non senza captare l'attenzione di persone per niente represse e per niente preconcette nei confronti di nulla. Quindi mi sento tirato in causa in prima persona.

Vediamo cosa dice esattamente lo scrittore e critico Alesandro Bertante. 

1) " Sono cinquanta, si conoscono tra loro e si odiano ". Sono invece molti di meno, del resto in gran parte spariti negli ultimi mesi, causa irrigidimento censorio da parte dei tenutari, che hanno cacciato anche meritevoli artisti come Sergio Maria Cerruti, ovvero il capo della scuderia Immondizie Riunite (su Nazione Indiana, dove tra l'altro era stato anche un articolista, vale a dire introdotto da un componente della tribù,  come usa lì, lo scrittore Gianni Biondillo, che tuttavia, nella fase della cacciata, non mosse un dito; fu invece causa delle mie dimissioni come commentatore, questa censura,  secondo me inaccettabile, stante la qualità intellettuale  degli  interventi satirici che indispettivano i componenti più impegnati della riserva, come Andrea Inglese e Marco Rovelli). O sono spariti causa  noia, perché gli articoli sono a mio modesto parere di molto peggiorati negli ultimi tempi, non  ne so spiegare la ragione.

2) " Insultano, minacciano, s’azzannano e soprattutto sono convinti che dietro ogni scelta editoriale ci sia il fiato nero di una consorteria di potenti a loro ostile ". A me non pare che le cose stiano così, che questa sia solo una generalizzazione, in quanto tale intellettualmente squalificata. Mi risulta invece che i commentatori qualche volta avversi agli articolisti tendano soltanto a mettere in discussione la fragile impalcatura del rito letterativo patrio, sulla quale questi portatori sani di cultura di cui Bertante fa evidentemente parte sembrano stare così bene (ma non così tanto, se ancora pochi mesi fa lo stesso Bertante, dopo essere stato escluso dalla cinquina dello Strega, dichiarava inviperito: «...In realtà i voti sono bloccati, sono controllati, e il premio, quindi, è assolutamente prevedibile. Se a brevissimo non si cambia il regolamento, magari con una rotazione dei 400 Amici della Domenica, andrà a finire sempre così. Purtroppo, un premio prevedibile non è un premio interessante. Lo Strega, invece, dovrebbe essere un premio in cui vengono premiati i libri»  forse convinto che  dietro ogni scelta editoriale ci sia il fiato nero di una consorteria di potenti a lui ostile... oppure ostile alle sue preferenze letterarie.

3)  " Da quasi un decennio questi cinquanta valorosi impediscono che nasca un serio dibattito letterario in rete, inquinando il lavoro di molte persone oneste e preparate (e penso a Nazione Indiana, Lipperatura, Vibrisse, Sul Romanzo, La parole e le cose, Satisfiction, Scrittori precari) che stanno faticosamente cercando di creare nuovi luoghi di autorevolezza critica ".  Quindi abbiamo capito di chi è la colpa, in Italia, se non c'è autorevolezza critica... Colpa dei commentatori nei blog...  In ogni caso non è dei letterati espressione di questi blog, che non vanno oltre la difesa di quanto producono loro, o loro numi (per non fare nomi Roberto Saviano, Wu Ming, Romano Luperini), oltre rivendicazioni di impegno sociale di impronta generazionale, specie gli autodefinitisi lavoratori e lavoratrici della conoscenza, quelli  della  generazione TQ; o a nuove epiche autolegittimanti che tendono a mettere in primo piano ciò che fornisce il mercato, narrative  nuove quanto il mio scroto, dagli stessi Wu Ming a Roberto Saviano; o da analisi di questo tipo,  di Daniele Giglioli  " come se fossimo così traumatizzati dall’assenza di traumi reali da doverci costringere a inseguirli ansiosamente in ogni situazione immaginaria possibile "... Io penso che la colpa della mancanza di autorevolezza critica sia da attribuire al fatto che c'è poca continuità con le vere voci critiche del recente passato, penso a Pampaloni, Garboli, Manganelli, altri potrebbero aggiungere  Fortini e Sanguineti; o alle non poche voci critiche presenti in ambito letterario,  Goffredo  Fofi, Gianni Celati, Alfonso Berardinelli Massimo Rizzante, Emanuele Trevi, Gabriele Frasca, per fare solo pochi nomi, che si esprimono in maniera calibratissima (temo non troppo a favore di Bertante e soci) sono sommerse dalle tante voci autocelebranti non per  caso allergiche al contraddittorio.

4) " In nome di una bizzarra interpretazione del concetto di libertà d’espressione, i cinquanta valorosi si distinguono per l’astio e per la spontanea tendenza alla bassa insinuazione, sempre riferita a questioni private dell’autore preso di mira. Difficile che parlino del contenuto, spesso lo ignorano apertamente, rivendicando questa loro scelta in modo sdegnoso ". Questo succede, ma spessissimo al contrario... vale a dire che i commentatori vengono infangati e calunniati dai tenutari. A me è successo con Loredana Lipperini, come già spiegai qui  nel blog clic;  del resto lo sanno tutti, in rete, che da un certo punto in poi ella censura le persone avverse alle sue tesi o a quelle degli scrittori per i quali parteggia (Wu Ming e nuovi epici). I commentatori astiosi ci sono, intendiamoci, ma non sono quelli abituali: fanno qualche commento e spariscono, perché in genere  trovano poca sponda.

5) " Ma ciònonostante s’esprimono con una violenza verbale sconcertante. I più cattivi e i più laidi sono anonimi, ovvero si nascondono sotto diverse e mutevoli identità, con le quali partecipano contemporaneamente al tafferuglio. Perché la rete è l’unico luogo del vivere civile dove l’insulto anonimo sia considerato sintomo – sgradevole ma certo dinamico – di democrazia e non un’infamia come da qualsiasi altra parte ". Non è vero nemmeno questo: ancora una volta posso testimoniare che l'insulto proviene più spesso da parte degli articolisti, o da loro fiancheggia tori. C'è poi un altro fenomeno, nelle discussioni che si generano nei litblog: quello dei commentatori più o meno fedeli alla linea che maltrattano i nuovi venuti; ce ne sono pure di quelli che arrivano improvvisamente, appunto inventando nomignoli, per insultare chi mantiene una posizione critica verso le tesi o le opere degli articolisti, come sempre più spesso avviene sul blog Le Parole e Le Cose  (ovviamente non per colpa dei gestori, anch'essi incapaci di gestire l'increscioso fenomeno).

6) " Per loro non esiste più nessun valore letterario condiviso ma solo mafie e raccomandazioni, favori e reciproci servilismi. Non esiste un canone estetico ma tutto è confuso in un calderone di provocazioni, ripicche e frustrazioni mai risolte. Si commuovono solo di fronte alla piattezza dell’orizzontalità, quella desolante mediocrità che ha concesso anche a loro di avere una voce. Ma sullo sfondo è facile riconoscere il ben noto linguaggio qualunquistico dell’Italia gretta e provinciale, quella deriva etica e civile che ci contraddistingue da anni e che è diventata oramai impossibile da sopportare ". Questa non la commento. Bertante sembra  riferirsi alle crescenti polemiche sul premio Dedalus, sempre più in difficoltà, del quale è anch'egli congiurato, le cui classifiche di qualità non vengono tenute in considerazione nemmeno dai blog letterari ai quali fanno in genere riferimento i grandi lettori. 

Per concludere (per ora): da commentare, siccome sono testardo, mi sono studiato la questione bene, prima di espormi e esprimermi sugli articoli; per questo ho girovagato a lungo negli archivi, cercato di capire chi si esprime, sia come post attore che come comment attore, e con quali intenti. Credo di aver acquisito una certa competenza in materia per affermare che non è vero quello che Bertante afferma con tanta sicurezza. No,  Bertante non dice la verità, come sa chiunque frequenti i sempre più afflosciati  blog 2.0. Non dire la verità, nel contesto di un supplemento letterario comunque prestigioso,  non foss'altro perché diretto da Riccardo Chiaberge, equivale a farsi grossi coi lettori distratti della stampa quotidiana dicendo bugie (a proposito di autorevolezza critica, se ci fosse un'etica condivisa dovrebbe anche equivalere a  tirarsi la zuppa sui piedi...). Secondo voi il disinteressato scrittore Bertante a quale scopo lo fa? E perché non ha aperto la discussione su un blog letterario, cioè in una  sua sede naturale?

Ps: "
concordo con Gilda Policastro qui sopra. mi preme aggiungere che la quantità di persone moleste, livori e demenzialità assortite che infestano lo spazio commenti di ogni post non fa molto bene a “le parole e le cose”. in sostanza, tutto questo pollaio oclocratico formatosi di recente rischia di distogliere l’interesse dagli interventi (di qualità molto alta, in genere). l’adozione della censura, applicata con senno, mi sembra solo da elogiare.


Testo e autore del testo in fase di correzione
  
Francesco Marotta ha detto la sua nel suo blog clic