Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

martedì 30 novembre 2010

Ricchezza mezza bellezza: una rivoluzione dolce per Mario Monicelli


Mario Monicelli è uscito di scena in modo assai  elegante, non solo  per lo sciagurato volo, ma perché, oltre al suo bel cinema, lascia  negli italiani perbene il dubbio che essi non siano così perbene come vogliono far credere. Monicelli ha detto pochi mesi fa  che gli italiani  si debbono ribellare, fare una vera e propria rivoluzione, come non ce n’è mai state in Italia. Ma gli italiani  questa rivoluzione non la faranno, nemmeno gli italiani giovani, che  rimarranno sui loro freddi  scalini a farsi le canne o a corteggiarsi o a immaginare fughe (fighe?) all’estero, in attesa che qualche parente li sistemi in qualche modo, magari lasciandoli eredi di qualche cosa acquisito nei decenni fintogloriosi del boom, dei quali, del resto, il maestro Monicelli ci ha lasciato ritratti impietosi. 

Ci è da sperare (che brutta parola, lo diceva anche Monicelli!) almeno nei più disparati, giovani o meno? Macché: i disparati di solito fanno un po’ di casino, se trovano il modo di riunirsi, ma poi, di fronte a un bel piatto di pastasciutta, magnéno.

E allora? Saranno ancora una volta i benestanti a fare una finta rivoluzione? Possibile che gli italiani, almeno quelli più in difficoltà, diciamo quelli nati dal 1960 in poi, non si rifiutino, in blocco, di pagare i debiti fatti dai loro smargiassi genitori o nonni, i quali,  vivendo per decenni al di sopra delle loro possibilità, hanno lasciato alle generazioni future un debito  impossibile da ripianare, se non mettendo le mani in tasca a chi si è arricchito davvero?

Vediamo come. Si dice che l’Italia sia campione nel risparmio, che  la ricchezza in possesso delle famiglie è 5-6 volte superiore al debito dello Stato, cioè di tutti noi. Ma quante e quali famiglie? Penso che la vera ricchezza, diciamo il 90% di essa, è in mano a non più del 10% delle famiglie. E penso che debbano essere loro a pagare, senza nulla  chiedere in cambio se non la rispettabilità dovuta a chi fa un gesto magnanimo. Ci vuole una tassa patrimoniale. Ma non si tratta di fare  una patrimoniale così, all’acqua di rose. No! Qui ci vuole  qualche cosa di epocale, una strasuperpatrimoniale da 900-1000 miliardi di euro, che sono una cifra pazzesca, bisogna ammetterlo. Oh, intendiamoci, questi ricchi a cui spetta la salvezza dello Stato, questa tassa una tantum la possono pagare anche a rate, mica ci mettiamo a fare rastrellamenti di ori e preziosi casa per casa. Anzi, possono fare anche solo da garanti del debito, come del resto fanno già ora comprando i bot, ma questa volta senza riscuotere interessi sulla metà dei bot che si dovrebbero impegnare a comprare finché le casse dello Stato saranno riaccomodate, quando il paese avrà prodotto nuova ricchezza (della quale, del resto,   sempre ai ricchi, temo, spetterebbe la fetta più sostanziosa...). Si otterrebbero almeno tre risultati: 1) i ricchi tornerebbero a diventare in gran parte rispettabili borghesi, che ci tengono; 2) si potrebbe ricominciare a investire sul futuro di tutti, sulla ricerca in particolar modo, perché senza ricerca non c'è futuro alcuno; 3) l’Europa la smetterebbe di romperci il cazzo un giorno sì e un giorno no, come fa da venti anni. 

Facciamola questa patrimoniale, cominciamo perlomeno a discuterne. Lo dico anche a favore dei più ricchi, che a seguito di un fallimento dello Stato rischiano di ritrovarsi nella condizione di espatriare andando a ricongiungersi con parte dei loro beni, già da tempo sistemati oltreconfine. Lo dico soprattutto a favore dei ricchi nomenclati,  per tutelare il loro status, perché una cosa  è essere ricchi a casa propria, un’altra essere ricchi chissà in quali Antille  dove sei destinato a  non contare proprio nulla. 

E gli svantaggiati, i poveri? Ai poveri è chiesto solo di rifiutarsi di pagare debiti che non hanno fatto, dai quali non hanno goduto granché benefici nemmeno le loro famiglie di provenienza. Il maestro Monicelli sarebbe contento pure lui di questa rivoluzione dolce, dolce come lui.

venerdì 26 novembre 2010

Nineddoche 112



Spesso la gente mi chiede quali sono i miei hobbies, cosa faccio per divertimento. Non riesco mai a pensare a nulla. Mi prendono dei grossi sensi di colpa all'idea di fare una vacanza; e mi sento molto a disagio se sto facendo qualcosa che non sia il mio lavoro. Il lavoro è vita per me, è l"unica ragione di vita; e in più ho anche la fede quasi religiosa che essere utili è tutto. Mi capita qualche volta di trovarmi a contatto con gente triste che mi chiede: "Per cosa vivo, quale è la mia ragione di vita?". La risposta "Lavoro" non va sempre bene. E allora rispondo prontamente, anche se un po" sentenziosamente: "Essere utili; se tu soltanto potessi credere in quest'ideale, se tutti potessero, allora nessuno, dalla regina alla più umile donna di fatica, avrebbe mai la sensazione di vivere per nulla". (Laurence Olivier, confessione di un peccatore )

Nineddoche 123

American Gothic is a painting by Grant Wood (grazie a GS)
Come qualcuno già sa, mi sono permesso di inventare alla bellemmeglio una figura retorica giocattolo, la nineddoche, che descrive l’atteggiamento positivo di chi  piglia il nulla per il tutto:  nella letteratura, nell’arte in generale,  ma pure nella vita. Nella breve raccolta di facezie a sfondo pensativo vorrei ospitare questa sintesi del Contadino della sua terra, da qualche giorno gradito ospite del blog, sempre che lui sia d’accordo:

Mia moglie dice sempre: " Statti seduto, non fare niente...ch'è meglio per tutti quanti “.

mercoledì 24 novembre 2010

Libertà all'osso all'osso

petrolini nerone

A volte, frequentando i blog, che sarebbero le piazze di ora, si ha l'impressione che la libertà serva solo a dire VIVA ai propri, ABBASSO agli avversari e CORNUTO all'arbitro. Il dubbio che viene è che la libertà ridotta così all'osso all'osso non sia un granché da difendere. E che avrà vita facile qualunque smargiasso che, in nome della salvezza dello  STATO,  proporrà di restringere per un po’ le libertà individuali. D'altra parte quel giorno l'arbitro non ci sarà più... si tratterà solo di dire ancora meglio ABBASSO agli avversari e ancora meglio VIVA al proprio idolo. E CORNUTO a noi stessi davanti allo specchio...

lunedì 22 novembre 2010

Impaurismo civile


Una volta, sarà stato 3 o 4.000 giorni fa,  fui ingiustamente incarcerato per sedici (16) ore. Mi furono  sufficienti a poter capire che il carcere è anche una sorta  di speciale fabbrica dove si produce paura, che i detenuti, nei quali la si immette in quantità copiosa, hanno l’incarico, secondo me studiato a tavolino da chissà quale Grande  o piccola Fratelleria, di diffondere nella società una volta usciti. Perché la società che hanno inventato loro, i Grandi e piccoli fratelli, quella che gli scrittori impegnati chiamano anche  realtà, è fondata evidentemente sul sentimento di paura: paura di essere aggrediti, paura dei diversi, paura di non farcela economicamente, paura di avere un’ignoranza di pessima qualità a confronto di quella ultima uscita appena acquistata dai vicini, paura di non essere vincenti, paura finanche di dichiarare un amore. En passant osservo che se fossimo un paese davvero  civile impediremmo certa industriosità, certi commerci,  e ci occuperemmo di carceri assai di più di quanto facciamo (e di campi di detenzione lager denominati CIE). Non foss’altro per furbizia, dato che con l’aria che tira il carcere e il lager  potrebbero rivelarsi meno distanti dalle nostre prospettive di quanto si immagini comunemente. Vi metto paura?!

La paura è un prodotto che tira, perché  L’IMPAURISMO con il quale i grandi e piccoli fratelli ai vertici della piramide ci governano non finisce mai  Ma noi, che siamo almeno un po’ smagati, bisogna opporsi e sottrarsi alle loro furberie oppressive con la forza della Classe [nel senso dell’eleganza].  Il verbo governare, del resto,  lo usano più appropriatamente  gli “ stupidi “ contadini, ma riferito alle loro bestie, inispecie ai maiali. E noi bestie non siamo mica... e loro la Classe dei contadini se la sognano

Blablaistico dire che contro la criminalità, in tutte le sue forme, bisogna impegnarsi più che si può, nel senso della magistratura e delle forze di polizia; in questo momento sopra di tutto contro i reati di corruzione familistica economico-finanziaria, che rendono impossibile una reale competizione sociale, l’emergere di soggettività e di qualità in qualsiasi campo. Ma la famiglia, in Italia, vienghi purtroppo prima di tutto: la propria famiglia! E chissenefrega se si ottengono benefici a danno delle altre, di famiglie, che  a loro volta... vedrai... ottengono benefici a danno della nostra... In Italia sarebbe meglio dire la famghiglia?

Come mai, stando così le cose, in fatto di criminalità l’intelligenza nazionale non si concentra sui problemi primari, e si concentra al contrario su problemi in qualche modo secondari? Non è che si può sospettare, come fanno i più deboli tra noi, per di più in maniera sconclusionata,  che l’intelligenza nostrana agisce in modo da spostare l’attenzione dai problemi veri perché è al soldo dei potentati? Non è che certi problemi si amplificano non per coscienziosità ma per sostanziale collusione, volontaria o, viene da sperare,  più spesso involontaria? E' d’uopo la citazione da " a ciascuno il suo " di Leonardo Sciascia: " quando si cominciano a combattere le mafie vernacole vuol dire che già se ne è stabilita una in lingua... " E' uguale a ora: si combattono (?), peraltro a parole, e coi migliori ministri dell'interno di sempre... le mafie vernacole per coprire quelle in lingua.  Le mafie vernacole  dei malamente nascosti negli scantinati, i quali, curiosamente, vengono sorpresi nei loro luridi rifugi nello stesso tempo in cui li si descrive nascosti in luridi rifugi.

Vi maraviglierà sapere che in Italia non c’è nessuna emergenza criminalità, in senso stretto di violenza sulla persona, fatta salva la regione Calabria, dove il tasso di omicidi è doppio rispetto alla media europea, ma più basso assai di certe regioni ungheresi e finlandesi.  Il tasso di omicidi in Campania, per dire, nella gomorresca Campania,  è in linea con la norma europea. Però  il tasso complessivo italiano, in termini di omicidi, è quasi dimezzato, sempre rispetto alla media europea. Se poi si pigliano a confronto lameriche, salta agli occhi che il dato yankee dei delitti violenti è pari almeno a 5 volte i delitti europei, in alcuni Stati 10, 20, 30 volte. Infatti le loro carceri, a proporzioni fatte,  contengono 5 volte più detenuti che in Italia, costituendo peraltro un ottimo comparto dell'occupazione e dell'economia, essendo anche private.  Circa l’artre 'meriche,  'nortre, vienghi a sapere - perché le cose, si viadi o si arriesti,  si vienghino a sapere sempre - che il proiettato nel sol dell’avvenir Venezuela ha tasso di omicidi anche 100 volte superiori alla Campania, e in generale circa 50 volte superiori che da noi:  in  Italia   avvengono  700 omicidi all’anno, per una popolazione di 60 milioni di persone,  contro i 16.000 del Venezuela nel 2009, che ha una popolazione di 28 milioni di persone. Si legge  che in Venezuela scherzano dicendosi che sarebbe meno pericoloso vivere in Iraq o in Afghanistan...

Vienghi da dimandarsi: a chi giova di preciso diffondere il panico? Ad alcuni  partiti di sicuro... specie del nord est, dove la vita sarebbe forse impossibile senza  queste forme di consolazione...  Ma più  in generale, l’atteggiamento amplificativo falsario, vienghi utile a ‘o sistema editoriale, che deve vendere tutti i giorni... Vienghi da dimandarsi perché alcuni  scrittori, appiccicati alla realtà come le cozze agli scogli, vienghino celebrati in quanto praticanti dell’IMPAURISMO DEL TERZO TIPO, in quanto diffondenti a piene mani  dati impauristici conformemente ai bisogni di ‘o sistema di dominio,  che infatti, guarda caso,  li premia facendoli articolare in  prime pagine,  facendo loro sontuose promozioni,  invitandoli ovunquessia, producendo loro costosissimi programmi tv,  li premia financo con le candidature ai premi internazionali fondati da inventori di micidiali armi. C’è addirittura chi chiede per loro la nomina di senatore a vita. E del loro cavallo no?

Ps: la mia è naturalmente invidia: vorrei io essere contemporaneamente a foglio paga di Berlusconi e De Benedetti, e adesso pure Murdoch,  e di chissà chi altro! Vorrei io essere inneggiato come il salvatore della patria da moderne destre  fatte da vecchi fascisti e vecchie sinistre fatte da moderni comunisti! Eccome se vorrei! Mafforseancheno!

domenica 21 novembre 2010

Epistola terza agli editori



Da un po’ di tempo penso che anche voi  editori siete bottegai come gli altri, senza offesa parlando. Fingendo di aprirvi allo sperminato popolo degli scrittori, con la vostra lotteria fantasmagorica per esordienti,  fate in realtà opera di raffinato marketing. Sembrate dire:  dai, vedrai che ti pubblichiamo, ma nel frattempo tieniti in allenamento  e compra i libri che stampiamo.  


Libri non ne compro! Anzi, aveva ragione Massimo Troisi, alla cui regola mi attengo scrupolosamente non solo in fatto di letteratura, quando diceva: “ io non  leggo mai, non leggo libri, cose, perché... che comincio a leggere mo’ che so’ grande?... che i libri so’ milioni,  milioni... non li raggiungo mai! Avete capito? Perché io so’ uno a leggere, loro so’ milioni a scrivere... so’ milioni di persone... tatata!... mentre ne  leggo uno n’hanno scritti già milioni!... allora dico: che me n’importa a me! “  

PIU’  EDITORI PER TUTTI!


Le vie del signore sono finite di Massimo Troisi
http://www.youtube.com/watch?v=6N3WnPSKjL0

sabato 20 novembre 2010

Una vita da Me(ri)diano

francis bacon non so il titolo
Dietro la guerra santa praticata da tanti intellettuali della regola ortodossa  contro Berlusconi politico [quello editore che a sua volta santifica loro facendoli giocare me(ri)diani a sansiro va bene...] si nasconde una verità torbida: il neoliberismo, se non ci fosse Berlusconi, sarebbe una cosa buona, in ogni caso inevitabile, come quello che praticheranno presto i governanti che piacciono a loro, che già del resto lo praticarono quando fu il loro turno. Invece il neoliberismo farà schifo fino all'orlo della criminalità anche dopo Berlusconi, che è solo un pietoso uomo di spettacolo, oramai inutile anche come intrattenitore del pur paziente pubblico dell' ospizio comunale.

venerdì 19 novembre 2010

Sul teatro ancora (che palle!), in risposta ai detrattori del post precedente, in particolare al simpatico Johnny Doe

quadro di balthus che non so il titolo

Caro Johnny, nell’arte di torteggiare sta raggiungendo vette sempre più inimmaginabili. Però se ne fa accorgere che incorna  un personaggio, che sta dalla parte del torto per avere più ragione degli altri. Infatti ci parla del teatroprepizzeria del sincronico, dimenticando suoi idoli nel diacronico, come Carmelo Bene, del quale ho visto più che sentito dire. Il diacronico, però, in quanto tempo non riducibile agli interessi di Stato, è sempre attorno a noi. Per chi vuole oltrepassarne le porte l’ingresso è libero, naturalmente a suo rischio e pericolo, come stava scritto su avvisi appesi agli  alberi nel periglioso tragitto tra la città e l’immediata periferia dove si trovava il Globe di Shakespeare. 
théâtre des bouffes du nord di peter brook

Nel diacronico, Johnny, attuttoggi, le può capitare di incontrare artisti di grande calibro, ciò che rende il teatro [quello astratto che si fa, che è il contrario di quello concreto che non si va a vedere...], paragonabile, se mi permette il confronto,  alle sue migliori corse di cavalli, anche quelle che Woody Allen dovrebbe infilare nella breve lista delle cose per cui vale la pena non morire ancora. Parlo per esempio di Carlo Cecchi, Antonio Rezza, Danio Manfredini, Claudio Morganti, Alfonso Santagata, Arturo Cirillo; poi ci sarebbero certi russi... e c’è Peter Brook. Nell’inattuale immediato della mia memoria rifaccio il nome di Carmelo Bene, ma aggiungo subito Eduardo De Filippo, Tadeusz Kantor, Leo e Perla, Roberto Benigni del Cioni Mario, Victor Cavallo, Andrea Cambi, tutti artisti che hanno lasciato assolutamente incompiuto il loro lavoro, e dunque a noi una fantastica eredità.
benigni cioni mario

Certo, Johnny, se parliamo del teatro di Stato, beh, ci ha ragione lei, anzi, ci avevano ragione Carmelo Bene ed Eduardo De Filippo, che chiedevano l’azzeramento delle sovvenzioni al teatro e la chiusura del ministero preposto (saranno stati fascisti?). Perché lo facevano? Non piacevano loro i soldi, non gli servivano per i loro spettacoli? Tutt’altro: Eduardo scriveva e metteva in scena commedie con un sacco di attori da pagare; Bene faceva anche lunghe prove e allestiva spettacoli con scenografie a volte  imperiose. Ma sapevano che la macchina di finanziamento statale riduce tutto al pastone indigesto prepizzeria, che anche la pizzeria poi non scherza nell’indigestivo... E volevano che lo Stato detassasse il teatro, in modo da poter vivere sia degli incassi del botteghino sia di risorse che le istituzioni culturali più importanti mettono lo stesso in campo a favore dell’arte teatrale, per esempio la biennale di Venezia, per la quale lo stesso Bene realizzò un clamoroso e costosissimo non spettacolo insieme a Pierre Klossowski (ne parlerò), di quelli che immagino a lei, Johnny, sarebbero molto garbati, di quelli comodi di cui sparlare, insomma, che non vanno mai in scena, che sono ancora meglio di quelli che che non si vanno a vedere ai fini della sparlatura medesima. Da notare, visto che ci siamo, che i disegni che Klossowski realizzò per lo spettacolo che non andò mai in scena, sono oggi contesi tra la Biennale e gli eredi di Bene: me li sento negli orecchi certi quisquillii   negli uffici di unoollaltro professionista salentino, i parenticomesidiceserpentistretti, a disquisire dell’arte dell’artista polacco parigino Pierre Klossowski... uno che nel suo castello, ereditato si dice dal fratello ricco, il pittore Balthus (Balthasar Kłossowski de Rola), pare avesse messo tanti tanti cartoni sul pavimento perché mai più voleva avere contatti con la terra...  Il contadino della sua terra, a proposito,   potrebbe forse allestirci un dialoco in salentino elecante sull’immaginata fesseria?

Insomma, Johnny, il teatro andrebbe riportato alle origini moderne, quelle del melodramma, dove i soldi per produrre costosissimi marchingegni canori, magari  di Gioacchino Rossini, venivano dai soci del teatro, cosiddetti palchettisti, maanche e soprattutto, dalle case da gioco appiccicate ai teatri, dove ora sono i cosiddetti ridotti, dove  i maschi si rifugiavano a recita finita, come ora in pizzeria, attesi forse anche da signore pocomorali che non si interessavano al teatro (come invece le ragazzeosignoredifamigliaperbene che facevano talvolta sesso irregolare nei palchi, coperte dai loro lecché a guardia  fòra dall’uscio), e che  lascerebbero pensare a una  archetipa pratica setteottocentesca del bunga bunga.  Oggi invece i biglietti non coprono neanche il 10% dei bilanci dei teatri, le case da gioco sono considerate immorali peggio del bunga bunga suddetto che invece io tenderei a trovare simpatico... infine  le pizzerie non sponsorizzano i teatri, forse perché,  come ha detto giustamente Roberto Saviano l’altra sera, appartengono alla mafia, che non ci ha nemmeno la sensibilità di finanziare gli artisti più poveri almeno un pasto... e quindi va combattuta e sterminata.
carlo cecchi in " sik sik " di eduardo de filippo

Per finire, Johnny, perché bisogna finire, le dico che secondo me il teatro è l’unica cosa che merita di esistere, non fosse altro perché se praticato come si deve porta il torto alle sue vette supreme. Parlo del teatro post Beckett, mica del teatro (s)consolatorio e scodinzolatorio che c’è in giro. Ci tornerò, perché a me il teatro mi piacerebbe, se ce ne fosse: il teatro, diceva Ennio Flaiano, è la vera piazza di un paese.
carlo cecchi e valerio binasco finale di partita di samuel beckett

 claudio morganti ultimo nastro di krapp di samuel beckett

 alfonso santagata

 
danio manfredini


antonio rezza 

Ps per Johnny: non sono un turista modello, si capisce, quindi può darsi che sia stato distratto, ma tra le testimonianze della nostra  civiltà ho visitato talvolta templi, tombe, chiese e teatri ancora vivi: ippodromi neanche uno (sempre pe' limitismi mii) .

giovedì 18 novembre 2010

Una gioventù poco vivace

gladiatore moribondo museo capitolino


Dicono che i giovani sono poco vivaci. Può darsi,  ma secondo me è un bene, è segno di evoluzione, e anche di buona educazione: al giorno di oggi non  c’è  proprio   nulla  di  male  a  non  essere  tanto vivi!  Anzi...   L'educazione è il miglior preparativo per la vecchiaia, disse  il  filosofo Aristotele.  Ma  ancora  di  più  per  la  morte,  dico  io:  vuoi  mettere   l’educazione  di  un  moribondo rispetto  a  un  vivo! Un moribondo mi sta lì buono, fermo, immacolato, non rompe le palle a nessuno. Un morto ancora meglio... dal punto di vista dell’educazione, non c’è paragone: uno  vivo prima   o  poi  una  gaffe  la  fa. Ma  un  moribondo, un morto  è   difficile  che   perdano la  loro   raffinatezza.  Non  c’è  gara  tra   la classe  di  un  vivo  e  di un morto.  Dal  punto  di  vista dell’eleganza  sociale  è  meglio  essere    morti!   Però  anche essere  vivi  può essere   una  gran  testimonianza di educazione. Ci  pensate  se  Aristotele   fosse  vivo oggi!   Sarebbe  un  fenomeno:  l’uomo  educato   più  vecchio  mai  vissuto  al  mondo!

Omaggio a immondizie riunite (e alla sacralità del teatro)

Commento apparso recentemente su Nazione Indiana:

" posso dire questo. a me il teatro mi fa cagare. cioè è proprio insopportabile, una cosa morta, retorica, penosa, tutte robe fatte per quei finti registi romani che sperano di scoparsi le “attrici” giovani, o gli attori ecc. vabbè… invece ieri sera sono andato a vedere Trappola per topi di agatha christie fatta dai miei alunni di saronno. era stupendo. erano negati. pronunciavano tutto sbagliato con l’accento lombardo. dicevano quèsto trè béne e distruggevano finalmente tutto (il teatro). per non parlare delle pronunce inglesi… poi c’erano degli applausi assurdi dei parenti che non c’entravano niente. era veramente un disastro. soprattutto quando alla fine hanno fatto salire sul palco i professori che li avevano aiutati. è stato un happening magnifico, una vera opera d’arte. e tutti aderivamo alla retorica del teatro, all’idea media dell’attore e dello spettatore. eravamo geniali ".

Ps: il breve commento, pur nella sua furia inconoclasta, non ci va tanto lontano dal teatro come dovrebbe essere e come per fortuna qualche volta è: tragicomico. Mi spiegherò meglio in seguito

Ps2: immondizie riunite fa parte di una scuderia di straordinari commentatori di blog letterari primari, coordinati da Sergiomaria Cerruti, che saluto dicendogli che non la pigliasse come una leccatura: non ne sono mai stato capace, mannaggi' a me!


La foto è relativa a un frammento dello spettacolo " La classe morta " di Tadeusz Kantor, con lo stesso Kantor in scena come direttore

mercoledì 17 novembre 2010

No finanziamenti alla cultura no party

prova d'orchestra di Federico Fellini

Il concetto di cultura che si è affermato sempre di più come dogma in questo paese, soprattutto nella sinistra, in fondo in fondo non è così indiscutibilmente bello, né neutro, né obbligatoriamente buono, come capiremmo bene se le indagini su Angelo Balducci, ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici ora agli arresti,  si orientassero anche a scoprire il perché e il percome alla fine alla fine la CRICCA ha le mani in pasta con il cosiddetto cinema d'autore. Non succederà, i magistrati troveranno marginali e non sussistenti, come in effetti è,  le ipotesi di reato circa le pratiche della CRICCA DEL CINEMINO. Ma, giusto per dare un'idea e per aiutare la riflessione circa l'uso del danaro pubblico a fini di produzione di cultura,  faccio un elenco dei nomi e dei fatti venuti fuori e pubblicati dai giornali.

Rosanna Thau,   moglie di Angelo Balducci, orbita produttori cinema d'autore, produttrice cinematografica e fantastica autrice della storica e significativa frase intercettata: " ANCHE SE I FILM VANNO MALE NON SI PERDE NIENTE! ", film ovviamente finanziati dal Ministero e a volte interpretati dal Figlio Lorenzo Balducci  (la frase, modificata nell'oggetto, potrebbe fare da epigrafe a qualunque impresa dei capitalisti liberisti italiani: " Se Alitalia va male non si perde niente! " " Se Telecom va male non si perde niente! " " Se il Ponte va male non si perde niente! ", anzi, una volta inseriti nelle cricche si guadagna per forza...);

Lorenzo Balducci attore in fulminante carriera figlio di... neanche a dirlo Angelo Balducci e Rosanna Thau;

Vanessa Pascucci - moglie del mitico Diego Anemone, quello che paga  tangenti con classe funambolica, di tacco, tipo gli appartamenti fronte colosseo ai ministri a loro insaputa - orbita produttori cinema d'autore e anche socia della Rosanna Thau;


Andrea Occhipinti, proprietario di Lucky Red, uno dei più prestigiosi marchi coi quali il cinema d'autore circola in Italia almeno da un ventennio; amoreggia con Angelo Balducci via sms, risulta essere beneficiato da finanziamenti ministeriali e Rai Fiction alle sue produzioni;

Pupi Avati, che si è affrettato a dire che Lorenzo Balducci è uno bravo che lavora per meriti suoi... e che comunque lo conosceva poco, avendolo diretto solo in un film dove aveva solo una particina. A differenza della figlia Mariantonia Avati... che invece l'ha diretto da protagonista nel film " Anime ", finanziato dal ministero e prodotto dallo zio Antonio Avati insieme a Rosanna Thau, madre di Lorenzo Balducci; il regista Pupi Avati, pescato anche nella lista Anemone, sostiene di non aver ricevuto favori, e noi gli crediamo perché il suo cinema ci piace pure;

Gaetano Blandini, potentissimo ex direttore generale del ministero dei Beni culturali addetto al settore Cinema, che gestiva i circa 50 milioni che lo Stato destina al cinema di qualità; ora direttore generale di SIAE, la ricca società degli autori, nella quale si è rifugiato pare per sfuggire se possibile all'inchiesta Balducci-Anemone, della cui SIAE anche ce ne sarebbe da dire in merito alla circolazione di danaro....

Giancarlo Leone, megadirigente Rai oggi vice direttore generale ed ex direttore della potentissima Rai Fiction;

Angelo Barbagallo, storico coproduttore dei film di Moretti e suo ex socio, produttore di fiction prodotte dai Rai del cui cast ha fatto parte Lorenzo Balducci, che Barbagallo sostiene non sia stato raccomandato da Giancarlo Leone, come risulta da un'intercettazione, ma soltanto segnalato per un provino (che andò bene guarda caso);

Lorenzo Renzi, attore tv abbastanza noto, ma in questo caso amico di Lorenzo Balducci e addetto alla fornitura giovani compagnie ad Angelo Balducci;

Giulio Violati, proprietario a metà con Vanessa Pascucci in Anemone di Italian Dreams Factory (Idf), noto agli addetti ai lavori per essere il marito dell'attrice Maria Grazia Cucinotta, a sua volta produttrice cinematografica per esempio di " Viola di Mare ", sfortunato film al botteghino, ma finanziato dal ministero, come si è scordato di dire il generale Vincenzo Mollica nella lunga intervista alla Cucinotta stessa su questa maraviglia di produzione, andata in onda al Tg1 e presumo in altri programmi di approfondimento della rete ammiraglia;

Anna Falchi, la bella attrice ex fidanzata di un noto furbetto, che produce insieme al fratello, film di giovani registi interpretati guarda caso da Lorenzo Balducci e distribuiti da Lucky Red di Occhipinti, quasi interamente finanziati guarda caso dal ministero;

Patrizio La bella, attore giovane nel giro di amicizie di Lorenzo Balducci, spia per conto di Anemone circa un articolo che Fabrizio Gatti, del quale era conoscente, stava scrivendo per l'Espresso proprio sulla cricca.

Da notare che il presidente associazione produttori cinematografici italiani, Riccardo Tozzi, proprietario di Cattleya Film, altro storico marchio del cinema d'autore, aveva annunciato di voler difendere il sistema di finanziamenti pubblici e lo stesso Gaetano Blandini dal massacro mediatico, sostenendo che senza finanziamenti non si sarebbero fatti né il Divo né Gomorra. Poi non so come è andato avanti, e neanche mi interessa troppo.

Da non notare la presenza doppiovelata del Vaticano, sempre sul pezzo  quando si tratta di orientare le coscienze degli italiani, che sostiene il lavoro artistico di Pupi Avati e di altri moderati del cinema, e con le quali gerarchie Angelo Balducci, uno dei capi della cricca secondo la magistratura, ha avuto intensi rapporti in quanto Gentiluomo di Sua Santità e consultore del dicastero vaticano delle Missioni.

Che dire? Tante facce di questo elenco andrebbero viste almeno in foto, nell'ottica grottesca della commedia all'italiana, per farsi almeno quattro risate. Per esempio le facce di Gaetano Bandini e Salvo Nastasi, i distributori di soldi pubblici a teatro e cinema negli ultimi anni, in quanto capi degli uffici preposti a decidere dei finanziamenti (suggerisco anche la foto del sottoposto di Angelo Balducci, Fabio de Santis. Si trova tutto in google immagini).

Con le informazioni mi fermo qui, anche perché fare nomi e cognomi alla Travaglio è sgradevolissimo per la mia coscienza: ora capisco perché il Robespierre nostrano guadagna tanto, tanto da non saperlo nemmeno lui, come dichiarò serenamente al programma  Hanno 0. A questo punto non posso fare a meno di notare - a sostegno della mia dolorosa tesi contro i finanziamenti pubblici alla cultura - che se tutto questo viene fuori, quanto invece rimane sommerso circa le ruffianerie contenute nei soldi pubblici in circolazione in ambito culturale? In ogni caso si deve per forza sospettare qualunque tipo di malaffare sapendo che anche il miglior cinema italiano, se si esclude Sky e solo un po' De Laurentis che fa solo prodotti commercialissimi, è interamente prodotto coi soldi del Ministero e delle varie agenzie di cinema regionali, che complessivamente mettono in campo meno di 60-70 milioni l'anno (che non sono pochi!), il resto viene da Rai e Mediaset. Capitali a rischio zero, prima si fanno i contratti di vendita dei diritti poi si gira, prima soldi poi film, prima vedere soldi poi vedere cammello... Capito perché se si vuol fare cinema in Italia è meglio avere amici nella politica o, in subordine, avere sostegno " morale " dal mondo Cattolico Vaticano? Ma  c'è una cosa che non capisco: ai sostenitori politici e " morali " cosa si deve dare in cambio?

PS: Riguardo al cinema un'altra cosa non posso fare a meno di trattare: le storie. Sono strane, a volte troppo strane, quasi impossibili da decifrare, come se fossero scritte in codice, come se fossero condizionate, se non commissionate, se non direttamente scritte da quelle entità nascoste di cui parla da qualche tempo San Wolter già protettore della cultura (ma la modica entità non è reato...), come se certe storie contenessero messaggi... Inutile approfondire, perché prove non se troverebbero, si entrerebbe nell'esoterismo dietrologico, tornerebbero fuori la P2, Gelli, l'Opus Dei, lo IOR, i servizi segreti deviati giù giù fino ai complotti delle giovani marmotte... Però certe coincidenze inquietano. Poche sere fa, per esempio, vedevo con mio moglie un gradevole film con Paolo Bonolis, Elena Santarelli, Stefania Rocca e Sergio Rubini, " Commedia sexi " di Paolo D'Alatri, regista spesso giustamente celebrato come fra i più bravi del nostro cinema giovane. Il film è del 2006. E' la storia di un potente politico che si barcamena tra famiglia e amante, storia perfetta, direi, per mandare messaggi (si dice, no, il film contiene messaggi? Soprattutto la sinistra e i cattolici si interessano ai contenuti, ai messaggi, appunto). A un certo punto il politico regala all'amante un attico nel centro di Roma. Siamo nel bel salone, si intravvede una grande terrazza. Mia moglie esclama: " vuoi scommettere che si vede il Colosseo? ". Oh, non ci crederete, sequenza successiva in terrazza, preciso il Colosseo, stessa vista del noto appartamento del ministro Scajola, probabilmente stesso palazzo. Strano, no?! Mia moglie, che non ha mai letto i giornali in vita sua, e quindi non è disinformata, mi deride...

martedì 16 novembre 2010

La situazione politica in Italia è grave ma non è seria (Ennio Flaiano)

Dogville

Il problema è sempre lo stesso, nella modernità (che tra parentesi sarebbe finita da un pezzo): c’è una parte più avveduta della popolazione che vuole insegnare alla maggioranza gretta come si vive. Ma la maggioranza gretta non gliene può fregare di meno di pedagogia, legalità, cultura, solidarietà: si interessa di famiglia, di famiglia, di famiglia, nelle sue varie declinazione, dal gruppetto di amici alla cosca mafiosa. Il presidente alto, infatti, che non è l'idiota che vuol sembrare, promette da sempre agli italiani le tre uniche cose che ad essi interessano: pane, fica e lavoro. Poi una la tiene per sé, indovinate quale, ma, sondaggi alla mano, fa dire a tutti i telegiornali che due terzi del programma sono stati realizzati...

Ahimé, gli italiani dai politici vogliono solo protezione e aiuti per la propria famiglia, facendo pressione sui singoli in modo indecoroso, visto coi miei occhi per anni, anche sul più inutile dei consiglieri circoscrizionali (questo fu il motivo per cui furono tolte le preferenze, che a quei tempi avvantaggiavano i partiti più clientelari, specie il quasi delinquenziale PSI). L’unico modo per migliorare un po’ le cose sarebbe separare con la forza politici e cittadini. Quest’ultimi, però, troverebbero sempre il modo di avvicinarli per via indiretta, attraverso il clero, per esempio.

Penso che non c’è nulla da fare, gli italiani hanno votato B perché gli piace, perché non li fa vergognare quando, praticamente tutti i giorni, debbono andare a chiedere un favore a un politico (primo sport nazionale, altro che calcio!). Adesso lo voteranno di meno perché i clienti odiano di essere troppo sotto gli occhi di tutti: clienti sì, corrotti e corruttori, ma hanno il capriccio di voler camminare a testa alta… Resta che una volta fatto fuori B, vedrete, gli italiani andranno incontro a gente con gli stessi valori, appena appena più presentabile. Per fortuna i partiti europeisti (di cui il PD fa parte) hanno capito l’andazzo e se ne fregano degli elettori: la commissione se la eleggono da soli, come il capo della BCE e chissà cos’altro. La democrazia è in scadenza, cari figliuoli, quello che ne rimarrà è la sua versione oligarchica, contrapposta a quella becera e populista, ba B e B, a Di Pietro, al comico in declino Beppe Grillo. 


Vi do un consiglio aggratisse: se volete contare qualcosa iscrivetevi alle logge massoniche, purché abbiate abbastanza senso umoristico, per via delle liturgie, e se vi pigliano (per quanto ne  so io  la gente un po' colta la pigliano). Del resto ci troverete tanti dei migliori esperti di qualsiasi disciplina, e ne rimarrete piacevolmente sorpresi. Altrimenti rassegnatevi a non contare un beneamato come ho fatto io:  non è poi così male.

Per concludere, credo sia meglio limitarsi a produrre o consumare bellezza, ché anche lei è una gran cosa, lasciando perdere la politica, la quale pure sta inguaiata per conto suo e non ha alcun bisogno del nostro sciagurato apporto… E santissimiddio qualche volta ridiamo, con qualunque pretesto, pure di noi stessi.

No cultura no party




[Secondo Hitler] “ è perciò necessario favorire in ogni modo la cultura, attraverso la ricostruzione di una comunità nazionale e la repressione di ogni elemento disgregatore “  

Nazismo e cultura, p 218
autore Lionel Richard
Garzanti 1982

lunedì 15 novembre 2010

Corso di scrittura negativa


Nel 2013, se il 2013 ci sarà,  gli accademici inaffidabili hanno  in programma di aprire una scuola per disimparare di tutto. Anche robe facili tipo disimparare a prendere i colpi di fulmine o andare in bicicletta, che per chi sta in città soprattutto sono cose perigliose.

In questa piccola piazza frequentata più che altro da persone interessate ai fatti dello spirito, volevo anticipare i corsi per disimparare  a fare arte, soprattutto a far teatro e a scrivere. Affrettatevi a iscrivervi.

Ps:  per il corso di scrittura negativa i posti sono limitati. Chi potrà dimostrare la  frequentazione continuativa di una primaria scuola di scrittura avrà diritto al 15% di sconto.

sabato 13 novembre 2010

Racing Post o Bukowski alle corse

Bukowski

Carlo - che sarebbe un mio amico contadino geograficamente campigiano, nei pressi del pratese e del fiorentino, che gli féciano fa' l'attore a Roma perché i sua vendèttano la tèra 'n Campi Bisenzio (Champs sur le Bisance) e gli  andièdero sottoposti  'n fabbri'a a Pra'o - lo chiamò un regista basilare pe' fare un film che si girava a Los Angeles, ollivudde precisa. Due mesi di lavorativo intensivo. Du' palle, perché quelli de' cinema non lo invitònno mai  alle serate  pe' via che lo considerònno rozzo. Ma lui tanto rozzo non era, perché s'era 'struito fin da bambino sotto le querce di confine de' podere in mezzadria a leggere  poeti i cui libri, dice lui medesimo,  comprava all'edi'ola de' centro paese. Leggeva a voce alta come santagostino, in particolare rivolto al suo cavallo che una volta gli tirò un cazzotto pe' rabbia. Carlo, per questa sua qualità di dicitore poetico, si guadagnò presto l'attenzione della contessina figlia dei proprietari del podere, via via una magnifica accoglienza nei salotti culturali  delle virago in Firenze, infine la fama di primo imbroccatore  sempre in Firenze, dove ammaliava  le ameri'anine decantando loro poesia nel loro stesso idioma. Le faceva ridere parecchio le ameri'anine, sicché della cricca degli attori toscani novativi era più o meno l'unico a trombare. Un giorno che èrino su i' sètte a ollivudde - quanto  gli è noioso i' sètte! - si era finalmente all'ultimo giorno di lavorazione. Mentre aspettava i' trucco il campigiano  vide una bella ameri'anona mora, le sapeva riconoscere,  e gli si mise a dire certe poesie erotiche di Verlaine. Lei le si divertì. Glièra un'attraice di importanza notevole ma Carlo dice che non lo sapeva de' jètte sètte. Fissònno: " lurido vengo a pigliatti stasera 'n arbergo, fatti trova' pulito! " Così tradotto in campigiano simultaneo da Carlo.   In Inglese suonerebbe immagino così: “ You, dirty man, I'll come to pick you up tonight from the hotel, I hope to find  you clean! “  Carlo a fine giratura del film, saltò anche i' brindisi rituale e  andò filato nel grande albergo di ollivudde  a fare  i' bagno nella vasca piena di schiuma come fanno gli attori apposta pe' non fassi vede' gnudi. Poi si improfumò e si vesti. Si mise anche i' foulard, mi pare  di seta rosso, che si fece imprestare da Ben. Scendiede e si recò a i' barre nella hall, in improbabile attesa. Lo si poteva osservare un po' nervoso co' i' solito gin tonic in mano, che le ragazze belle della truppe lo pigliarono ancora più in giro de' solito pevvia dell'acqua di colonia che s'era dato bondantemente. Senonché a un certo punto l'altoparlante disse, da sé, senza pigliare ordini da nessuno come fanno gli orgogliosi quando gliènno orgogliosi d'origine: “ Mr Carlo is waited outside, mr Carlo is waited outside! “ Tutti zitti! Carlo finì di bevere il drink, con calma, guardò soprattutto le ragazze più specchiose, senza dire nulla, loro non dissero nulla nemmeno loro. Saspens,   lui rigirò la testa verso i' bancone, appoggiò il bicchiere a braccio distensivo, che lui dice che in uno che beve denota più classe del braccio piegativo, infine si incamminò lèntico  verso i sortitivo, facendo ben suonare gli stivaletti di coccodrillo sul pavimento della broadway della hall libera come il viale dei film western prima del duello finale. Fuori c'era una limousine scoperta  con dentro la sua amica attraice notevole mora, Bukowsky e fidanzata a sua volta attraice bionda. Da fòri Carlo gni disse: " vu c'avete stile! " Salì a bordo con eleganza, senza voltarsi indietro, ma quando partirono urlò: " bucaiole! " E Buk anche si mise a urlare a tutte le ragazze de' tragitto che basseggiavano su i' bulevarde: " bucaiole!  "  S'intendèttano subito. Buk gni disse a Carlo: " You have your style, you too " " Tu c'hai i' tu stile anche te! ".

Non la sto a fare lunga. Irono a cena all'ippodromo, che si vede gli pareva brutto al poeta non interpretare la sua notoria parte davanti a un europeo per lui importante dato che glièra protagonista de' film del regista basilare. Dice Carlo che a un certo punto Buk gli pareva Moravia, di cui  anche frequentava abitualmente il salotto romano, du' palle,  co' su' amici attori più intellettivi, prima d'andare 'n discoteca a 'mbroccare. Dice Carlo che Buk si lamentava pevvia che i su' compaesani ameri'ani non gli davan troppa 'onsiderazione. Che sì, guadagnava, vendeva, ma solo nella vecchia Europa lo 'onsideravano come artista di riputazione. Dopo parecchi ragionativi intellettuali Carlo gni disse, a i' poeta che lo aveva fatto  ridere e che diceva a tutte le donne dell'ippodromo Bucaiole, gnene disse Carlo, senza nessun riverimento,  gliene 'mportava 'na sega, tanto dopo sarebbe andato di sicuro a dagliene di Verlaine e Frost a casa dell'attraice notevole mora; gnene disse a Buk che non poteva chiedere anche i' riconoscimento nazionale cogli stendardi:  aveva fica, limousine, soldi, successo, cazzo voleva di più? Finì così, co' un proverbio contadino, che Buk lo ripetette anche quello tutta la sera insieme all'appellativo Bucaiole: " I understand, Buk, You want the bottle full  and your wife drunk! "  " Ho 'nteso, Buk, tu vòi la botte piena e la moglie bri'a! "


Madonna quanto rise Bukowski quella sera.



Dedicato a Loengrin, Alberto e Johnny

Verità giornalistica è un ossimoro?

I giornali servono a nascondere la verità il più possibile. Chi ha qualcosa da nascondere basta che controlli un po’ di stampa, perché con accordi incrociati con gli altri che hanno da nascondere e che posseggono a loro volta un po’ di stampa, riuscirà a nascondere gran parte delle sue malefatte. Anche a questo fine il sistema editoriale asseconda ricostruzione della realtà fantasiose che facciano presa sull’immaginario popolare, ma che sono lontane, lontanissime dalla verità da nascondere. Questo è il lavoro della stampa oggi: nascondere la verità. In Italia.
Ps: io Saviano non l’ho nominato. Però ieri l’altro è stato onorato, visto che ci tiene tanto all’onore, da un’intervista a 90 gradi fattagli dallo stessissimo direttore del sole24oresuddiloroglialtristianopurealfreddo. Qui  


Ps2: ne consegue che se un Diogene di ora si mette a cercare  la verità,  prima di accendere la lanterna di Diogene gli conviene  scorrere i giornali, giusto per escludere le bugie e risparmiare sul petrolio della lampada.

giovedì 11 novembre 2010

Ancora Ombrino. Loredana Lipperini è viva (e allatta insieme a noi!)


Come fu che Ombrino venne attenzionato,  dossierato, infangato e diffamato in poche decine di minuti il giorno 10 novembre 2010 tra le ore 15.00 e le ore 16.00.

Ombrino (

per chi vuole conoscere meglio) è un privilegiato, durante il giorno ci  ha da fare poco, giusto proiettarsi in qua e in là dove meglio gli pare a lui. Interessandosi per assoluta accidia del letterativo, senza avere più tanta voglia  di respirare la polvere dei libri, fa asettiche letture (e scritture) sullo schermo del suo computer, prima di tutto perché non ci vede più tanto e si può ingrandire i caratteri quanto vòle lui senza mettersi gli occhiali. Ombrino frequenta le piazze letterarie principali da qualche mese, che ognuno sa  quali sono: Nazione Indiana, Minima e Moralia, Lipperatura, Primo Amore, La Poesia e lo Spirito, Vibrisse, Satisfiction. Nonostante tutto frequenta anche il bel blog di Paolo Nori (fatti nostri!) Anche altri blog piccini ai quali si è via via affezionato o affeschifato. Oh, quante volte gli viene voglia di dire la sua a Ombrino. Perché alle volte legge delle cose che ci è da non credere. A malincuore il più delle volte riesce a  trattenersi. E dunque, a parte Nazione Indiana, dove commenta quotidianamente  ma senza affanno, avrà lasciato si e no 20 commenti in tutti gli altri blog messi insieme (quelli che lo permettono, naturalmente).

Si dà il caso che nella giornata d ieri Ombrino abbia commentato sia su Satisfiction che su Lipperatura, per via della quistione primaria di Vieni via con me, trasmissione che ha l’ingrato compito di risollevare le sorti morali del paese, ma  con un esercito pagato male e con armi culturali che sparano quasi sempre a salve, a volte addirittura a rinculo, ferendo anche gravemente chi le usa in buona fede.  Su Lipperatura lascetti questo intervento, di getto, forse sgrammaticato ma non sprammaticato:

«Chi ha letto ” Dialettica negativa ” sa che il lavoro di Saviano rende Sandokan più forte che mai, qualunque Sandokan possibile e immaginabile, magari nelle vesti buone del criminale pentito che vuol fare del bene alla società. Del resto è quello che chiede Saviano stesso a Sandokan Schiavone, come il convitato a Don Giovanni: PENTITI! Questo è uno degli effetti ” imprevisti ” di azioni nella prassi sbagliate. Le questioni di giustizia, se no è un casino, vanno lasciate in mano alla magistratura, no agli eroi, menochemeno agli eroi di carta. Ma su questo aspettiamo l’annunciato incontro tra Saviano e Dal Lago in una delle prossime puntate del programma. Ps: è vergognoso anche che si usi Falcone come stampella delle proprie vanità intellettuali, per non dire del vomitevole attacco a Sciascia. Vedrete, finiranno per criminalizzare chiunque abbia da ridire sulle loro prassi, e, semmai, sui loro risultati artistici, modesti, anche se contenuti in grandi numeri di ascolto televisivo (ma anche il mio gatto e il solo Benigni avrebbero fatto quell’ascolto, magari alzando pure il livello artistico)».
Postato mercoledì, 10 novembre 2010 alle 3:03 pm da Larry Massino

Poco dopo rispondette Lipperini in persona:

«Spavento condiviso, Alessandra.
(a proposito di spaventi: Larry Massino, il giorno che avrà un po’ di tempo - magari sottraendolo a quello che impiega a concepire geniali battute come quella sulle senzatette - mi spiega come si concilia l’aggettivo “modesti” con “grandi numeri di ascolto televisivo”)».
Postato mercoledì, 10 novembre 2010 alle 3:17 pm da lalipperini

Per educazione ricevuta nei migliori college del regno rispondei alla Lipperini:

«@Lippperini
mi scuso prima di tutto per il mio modesto umorismo, magari mi faccia sapere in privato quali e quante penitenze debbo fare per redimermi, se sono bastevoli le penitenze o se devo intraprendere qualche cammino spirituale più serio, se devo fare qualche pellegrinaggio a piedi scalzi, sottopormi a fustigazione, a qualche salasso o digiuno o quello che vuole Lei. Poi mi congratulo vivissimo sempre con Lei: se non capisce la differenza tra risultati numerici (enormi) e risultati artistici (modesti) questo va tutto a suo vantaggio, della sua copiosa audience e dei suoi numerosi incarichi professionali».Postato mercoledì, 10 novembre 2010 alle 3:40 pm da Larry Massino».

Poi Daniele Marotta che mi accusebbe sostanzialmente di essere colluso con la mafia:

«E’ chiaro Larry Massimo che l’appello di Saviano a Schiavone è di pentirsi alla magistratura e quindi di cambiare fronte, e non a Saviano stesso o all’opinione pubblica. Qui esiste un conflitto secco tra civiltà dell’umanità e parassite forze della morte. Non voglio sempre fare il bacchettone ma, in questo caso o se non si sta con gli umani, anche non volendo, facciamo un favore ai disumani. Gli eroi di carta purtroppo poi si beccano proiettili veri. Facciamo così Larry Massimo, alla prossima persona ammazzata per essersi opposta a una mafia, ci troviamo e andiamo al funerale insieme, e parliamo, che dici?»
Postato mercoledì, 10 novembre 2010 alle 3:42 pm da Daniele Marotta

E’ chiaro che fubbi  attenzionato. A questo punto, è normale,  partettano le calunnie da un corvo anonimo:

«Larry Massino è un troll, già bannato da parecchi blog. Non rispondetegli e passate avanti».
Postato mercoledì, 10 novembre 2010 alle 3:45 pm da Unochesa

Dopo subitaneo ancora Lipperini:

«Grazie, mi stanno dicendo la stessa cosa via mail :) Provvedo».
Postato mercoledì, 10 novembre 2010 alle 3:47 pm da lalipperini

Di nuovo io (ma il commento vienghi trattenuto qualche decina di minuti nel limbo “ In attesa di approvazione “):

«Solo per dire che non sono un troll né sono stato mai bannato da nessuna parte. Ho opinioni che a molti non piacciono, ma sono solo opinioni. Mi domando con che faccia fate le battaglie per la libertà di informazione, quando censurate, o peggio lo infangate, calunniando (” è un troll ” ” mi stanno dicendo la stessa cosa per mail ” ” provvedo “), chiunque non la pensi come voi. Boh».
Postato mercoledì, 10 novembre 2010 alle 3:59 pm da Larry Massino

Da questo momento in poi vengo vivaddio ignorato. Ci sono abituato all’ignonimia, non è male. Del resto alla gente piace stare al sole per poi potersi indignare delle scottature.

Come sapete, il mio nome linkato rimanda al mio piccolo blog, che dalle 16.00 di ieri  ha  aumentato il numero delle visite (a fine giornata aveva quasi quintuplicato la media dei contatti, anche a causa di un link che mette un  mio cugino su  un sito umoristico primario:  ringrazio tutti).

Mi dicono che potrei querelare, perché la calunnia e la diffamazione in questo sciaguratissmo ma civile paese, che secondo i parrucconi delle accademie dovrebbe essere la patria del diritto, sono ancora  un reato. Macchissenefrega. Giudecheranno i lettori  se questi comportamenti sono compatibili con le battaglie di libertanza e civilanza  di cui le persone come Lipperini si sono fatte paladini negli ultimi anni, occupando il centro della scena informativa, temo non gratuitamente come il benefattore Benigni (che se vende uno show del genere a Sky, e non capisco perché non lo fa, lo pagano almeno il doppio dei 250.000 che ha dovuto  immollare alla causa gomorristica, magari appena appena seccato, anche se  non lo dà a vedere perché è un signore).

Quello che invece non posso far passare alla maestra bacchettatrice è l’estrapolazione del “ senzatette “ usato appropriatissimamente nel suo contesto originale e usato senza nessun altra intenzione se non quella di giocare con l’assonanza senzatetto-senzatette, categorie delle quali mi premeva accomunare le infelicità, pur se di qualità diversa, in un intervento critico apparso ieri sia su Satisfiction che sul mio blog. L’intenzione dispregiativa verso le donne invece ce la mette Lipperini, in modo a mio avviso scorrettissimo, perché non si può   estrapolare da una discussione per riportare,  a fini denigrativi, nella propria. Vorrei però far notare a tutti che nel suo contesto completo  la parola appare correttamente usata a fini di calembour, mi dice chi pratica la retorica per motivi lavorativi, perizia professionale che, bisogna essere onesti,  non si può certo pretendere da chi si occupa di critica letteraria civile.  

Ma il punto è un altro,  spero non me ne voglia nessuno per un  mio rigurgito di vanità. Il punto è che nessuna Lipperini, il cui livello di umorismo è inferiore a quello del grasso per parafanghi, può dare a me lezioni etiche circa l’uso distorto che si fa dell’umorismo in questo paese, abbassandolo quasi sempre a clava apriaudience e spianasuccessi (del grave problema della fama nel mondo mi sono occupato già, e me ne occuperò di nuovo tutte le volte che lo riterrò necessario).

Me medesimo posso vantare proverbiali   insuccessi in quasi tutto l'arco dello scibile artistico,  ma mai quanto nella pratica teatrale della comicità, nella quale si usano i corpi e i suoni, maanche, fatalmente, articolazioni sonore  significanti con più o meno precise intenzioni denotative, le cosiddette parole. Il mio teatro comico è sempre stato difficile, tanto che mi ha messo nella traiettoria di tanti tanti  comici italiani, anche i più geniali e poetici; tra essi alcuni divi nazionali e internazionali dell'attuale, alcuni  altri sotterrati semisconosciuti al cimitero (un bacio: ci ritroveremo! E spero non interpretiate il saluto come  una minaccia). La mia è stata una  comicità tra le più complicate (in)disponibili su piazza. La parte letteraria, quando non scritta direttamente sul corpo dell’attore, faceva riferimento alla letteratura più complicata, da Cervantes a Flaubert a  Kafka a Joyce a Beckett, facendo ridere il pubblico inconsapevole (che altrimenti si sarebbe culturalmente  rifiutato: che diamine!). La parte fisica, quella teatrale vera e propria, è sempre stata così lontana dalle pratiche mediane da avermi messo in contrasto finanche  con gli attori, i quali temevano e temono di allontanarsi troppo dal pubblico che gli (s)fama. Ricordo che ancora pochi anni fa uno degli ultimi geniali  tragicomici si maravigliava come un bimbo del funzionamento davanti alla prova del palcoscenico di certi meccanismi che  invece a tavolino gli sembravano assolutamente folli: non ci credeva proprio!  A cena mi diceva che aveva imparato a modulare la comicità fino al pianto, che decideva secondo il suo stato d’animo, con lo stesso brano, se far ridere o far piangere il pubblico (questo fanno i veri comici!) Certi impresari, nonostante riempissimo i teatri,  non ci pagarono. Ma dal punto di vista artistico ricevemmo copiosi  riconoscimenti e imbarazzanti complimenti. Da un comico-fantasista enorme, il seguente: «finalmente si ride con roba non banale e si vede qualcosa di creativo!». Il regista  teatrale oggi più in vetrina tra i giovani mi fece sapere che assistendo a un nostro spettacolo aveva capito tutto del teatro, come un’illuminazione, e del resto l’anno successivo cercò di capire ancora meglio mettendosi in discussione, utilizzando i miei stessissimi attori e buttandosi nel mio stesso genere, da lui lontanissimo per preparazione (ma non per sensibilità, credo). Ma il complimento che mi fece più piacere fu quello a una prima, a spettacolo appena finito, ancora durante gli applausi, da parte della figlia di Paolo Panelli, un DIO della comicità, che mi abbracciò cercando di trasmettermi l’emozione che secondo lei avrebbe provato il suo stesso padre assistendo allo spettacolo.

Dichiaro infine non spentaneamente che se vivessimo davvero in un paese civile Maurizio Milani sarebbe considerato  il primo umorista e Antonio Rezza sarebbe considerato  il primo comico. Bustric sarebbe come minimo  ministro con portafoglio alla fantasia. 

Bustric


PS (Polizia di Stato): se ci sono errori gravi di battitura pazientate: non ci ho voglia di redimermi.

ps (polizia di svago): signora Loredana Lipperini, penso che lei mi abbia deliberatamente provocato perché voleva ottenere un ritratto letterario come quello che avevo dedicato alla castellana di Nazione Indiana (la quale pur a malincuore apprezzò!). Invece io, Lipperini,  non l'apprezzo ancora quanto l' eterea entità del sito rivale,  che del resto mi sento di rispettare di più in quanto anche romanzattrice;  ma pure, lo può ben immaginare, la stimo, altrimenti non avrei impiegato tutto questo
tempo appresso a lei.























mercoledì 10 novembre 2010

Anche Sciascia?

Leonardo Sciascia e Paolo Borsellino

L'infangamento di Sciascia gli si ritorcerà contro, per tanti motivi, il primo dei quali è che era un grande scrittore e pensatore.  Ma poi, era uno simpatico, e quando un uomo con la simpatia incontra un uomo con la superbia, l'uomo con la superbia è un uomo morto.

martedì 9 novembre 2010

Bisogna diffidare degli infelici (Roberto Benigni)



Madonnina Santa,  Benigni (un genio!)  è uno che fa carezze a tutti, ieri sera anche a Sandokan Schiavone di Casaldiprincipe - invitandolo  secondo me giustamente a scrivere un libro, che tanto  peggio di quelli che si scrivono in Italia non potrà  essere. D’altra parte, se il più grande editore è quello che è, sarebbe normalissimo se Sandokan fosse in vetta alle classifiche di vendita libraria (magari venderebbe tanto anche taroccato, a favore dei bisognosi venditori ambulanti più o meno extracomunitari).

Però, diamine, Benigni  proprio con gli infelici se la doveva prendere? Ci saranno rimasti male Veltroni e il   PD... Più di tutto ci è rimasto male, direi impietrito, l’infelice certificato Roberto Saviano, che stava fisso come un baccalà vicino al comico  nell’inquadratura,  senza ridere se non qualche volta nervosamente, fuori tempo, danneggiando non di poco lo sketch...

E comunque Benigni doveva essere coerente con la sua capovolta visione  degli strati sociali, cantare finalmente la tarantella degli infelici, invitando i disgraziati di spirito  a unirsi ai disgraziati di fatto, magari i poveri, i malati, i disoccupati, i senzatetto (e le infelicissime senzatette?),  a ballare per strada. Ballata  che si poteva far scrivere da un infelice  autorevole e ortodosso del caravanserraglio poetico, che so, il superbo Aldo Busi; ma anche da Saviano stesso, che a questo punto, vanità per vanità,  può pure prendersi licenze poetiche: non lo ferma più nessuno. 

roberto benigni (sulla canna carlo monni)

PS: a ogni modo, Benigni non ha ravanato: vuol dire che nonostante le tante facezie ruffianesche, non gli stanno tanto simpatici né Fazio né Saviano. Se lo show fosse stato di Aldo Busi, avrebbe ravanato regolare, anzi, in nome del vecchio precetto al quale si attiene, ama e fa quel che vuoi, ci si sarebbe anche appartato dietro un cespuglio (ma non avrebbero combinato niente, perché ci avrebbero trovato nascosto Umberto  Bossi).

lunedì 8 novembre 2010

Papponi gonfiati

Anna Magnani in " Bellissima "
La predisposizione a vendere la dignità (e il corpo che ci sta appiccicato come una zecca) è assai nota nel carattere degli italiani, che quando non possono vendere se stessi cercano di vendere i loro figli (“Bellissima” di Visconti è del 1951), come avviene sotto gli occhi di tutti alla tv da anni anche in questo nuovo millennio, senza che nessuno protesti minimamente, nonostante leggi severissime vietino il lavoro dei bambini, anche nello spettacolo. 

Il filosofo cinico Stracquadanio, del resto, il parlamentare italiano che ha il coraggio di predicare le virtù della prostituzione in politica, può dire quello che dice perché quello che avviene veramente nel jettesette dei poteri è peggio, molto peggio di un semplice meretricio. Non so cosa, ma potrebbe trattarsi di sacrificio, di ritualità rigenerative che comportano il rischio per la sopravvivenza (bunga bunga massonico esoterico?), di pratiche magiche, i cui risultati i nostri maggiori eroi del popolo del bunga bunga dicono serenamente di voler estendere a tutti, annullando il cancro in tre anni e portando la vita media a 120 anni (o ani?). Il meretricio, insomma, potrebbe essere una versione di copertura di pratiche di ascesa sociale fondate su qualche sorta di riti magici, nelle quali si è disposti a mettere  in gioco la propria stessa vita. Do you know l’eroe popolare Corona?

Signori e signore, il filosofo cinico Stracquadanio potrebbe essere che non è così deficiente come vuol far sembrare. Se magari lo conoscessimo scopriremmo che è un conversatore amabile, colto, sensibile. Potrebbe essere che da ultimo arrivato a corte gli è stato assegnato un compito ingrato, quello di   ridurre tutto alla materialità; che lui esegue suo malgrado  perché sporcarsi con gli escrementi fa parte del suo mestiere, come pure ridurre tutto alla più vecchia e elementare forma di scambio, denaro-corpo, che alla fine alla fine non scandalizza nessuno. 

Riepilogo: nessuno di noi è però così cretino da non immaginare che parole così pesanti avranno una risonanza nazionale e internazionale, e che saranno dannose per la nostra reputazione per via del velo moralistico che amiamo far indossare all’intera società (altro che burqa!). E dunque domandiamoci cosa nascondono, le parole del filosofo cinico Stacquadanio, non cosa spiegano. Quello che spiegano l’avevamo capito da tempo, siamo nati imparati, come si dice… E temo siano parole dette proprio perché le sapevamo già, solo per venire incontro alla nostra vanità intellettuale, che ci mette da sempre assolutamente al di sotto dei cretini (il tragico e ridicolo protagonista del film “ la cena dei cretini “, detto en passant, siami [pl] sicuri che non ci somigli? Non somiglia a Stracquadanio, a B. stesso?).

domenica 7 novembre 2010

Accademici inaffidabili

Faccio parte dell’ Accademia degli inaffidabili leggeri, di rito Buthaniano, derivante dalla recente scissione dall’Accademia degli affidabili pesanti di rito ortodosso. Ci si riunisce ogni giorno, di notte,  e si parla a lungo dei temi che ognuno propone, per ora con massima libertà. I miei temi non vengono presi tanto sul serio, ma non me ne dispiaccio troppo, in ogni caso ora è meglio di prima della scissione, quando venivo sistematicamente escluso da tutti gli affidabili pesanti, che non limitandosi a insultarmi e diffamarmi, a segnalarmi negativamente ai loro limitrofi, a partire da amici e parenti, arrivarono perfino a picchiarmi, farmi arrestare e incarcerare  (purtroppo non scherzo!).  Che si fa all’Accademia? Mah, nulla, ci si vede, così... si cospira, in segreto, via Ricasoli 4, come si  fa a  Firenze da sempre.  La scorsa notte, per esempio,   si  è discusso sull’adesione unilaterale e spontanea alla vaga proposta di rifondazione del Granducato di Toscana, recentemente formulata dal nobile di antico lignaggio, il giovane Costantino, che si proporrebbe ovviamente come nuovo Granduca.  Quando è stato il mio turno  mi sono dichiarato d’accordo, ma ho posto due pregiudiziali: la prima di lasciare Prato alla Padania, senza se e senza ma; la seconda di lottare nell’ombra per imporre al Granduca, quando sarà,  Maurizio Milani come Segretario di Stato. Già, Maurizio Milani, il più poetico dei comici italiani, che nei suoi due minuti demoliva qualunque populismo e peronismo possibili e immaginabili: epurato,   sacrificato all’estetica del  popolo, appunto, il popolo peronista, fascista, purtroppo anche di sinistra, che sarebbe meglio dire peperonista, il quale, pare,  Milani non lo digeriva appunto all’ora della cena domenicale di CHE TEMPIO CHE FA,  popolo peperonista che  cambiava infatti canale quando Milani appariva nella trasmissione  dell’IMPERATORE DEGLI  AFFIDABILI PESANTI Fabio Fazio. 

 
                  Maurizio Milani

sabato 6 novembre 2010

Combattere la realtà

"Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta."

(Buckminster Fuller, un inventore mattoide, quello a cui viene generalmente attribuita la cupola geodetica)

giovedì 4 novembre 2010

Futuro

"I'm part of an organization that predicts the future. And we have  found that the best way to predict the future, is to invent it."
 
-    The Well Manicured Man from "The X-Files".

Giornalismo

Mark Twain scrisse a un giornale, che aveva pubblicato un articolo sulla sua morte, il seguente biglietto: " notizia mia morte fortemente esagerata! "

Il mio barbiere lo sa

Il Barpiero Sepastiano, uno parecchio dritto che parla una lingua abruzzese pugliese molto più bella di quella che  riesco a riportare,  stamani m’ha fregato! Per ringraziarmi e farmi sapere che ha  letto un certo libro che gli avevo regalato, sapete che m’ha detto tutto d’un fiato? " Maèstre Lèrre, lu futur, pévvia che lu procett’no chilli ka tèncono la kepa cumm’avvoi, nun vène riale!  Isso vène rialtà, no riale, tèmp posticc, manépuleto, ‘nvénteto, cumm’a lu passat, tèmp procettato la vòta soia da chilli ka fanno li storichi e li scenziat alla corte di ki accùmanna!  Lu solo tèmp ka sfiugg a lu controll di chilli ka procèttino,  è lu tèmp  presento. Lu  presento è lu  tèmp inattualo ka sugnava lu filosofe Nicci ‘mico vostr, in particulér lu presento teatralo, nelli rari casi dell'artist ka  vann ‘n gopp a lu palcusciuenec pe’ èsse’ iss stéss l’avveniment e no pe’ ripresentare lo avveniment. In kisto seconto caso, Lèrre, li attori cià portino allu massimo arrètr ‘n du tèmp, li più fètenti  abbasc a lu ottocent, ka era nu sèculo annuioso, nu vi facéte 'ncannare talla propacanta... Ma noio, Lèrre mio, io e voio, toppiamo vivare lu tèmp rialo ka  avvièno o lu tèmp ‘nvénteto ka ci rappresentino killi ka accumannano?  "