Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

lunedì 28 marzo 2011

Si fanno certi sogni... La sinistra culturale



Stanotte ho sognato che gli uomini politici che si definiscono di sinistra o progressisti - così, per tentare di imparentarsi di nuovo con gli italiani che vanno o non vanno alle urne - di punto in bianco, tutti insieme, si sono decisi a prendere le distanze da chi, senza nessun mandato, pretende di rappresentare la bandiera della sinistra politica nella cosiddetta società, a partire dal gruppo editoriale di De Benedetti, compresi i suoi fanti e autori protetti. Ma, più in generale, si sono decisi a prendere le distanze da tutti i componenti dell'immondo sistema (im)mediatico, dai facitori di elementari facezie umoristiche, a quelli di filmini non sempre sopra alla qualità del  filmino girato per ricordo della comunione, a quelli del tartufesco mondo della canzoneria sedicentesi autoriale, a quelli fabbricanti romanzerie anticamorristiche, se possibile più indigeste della camorra stessa almeno agli elettori, i quali, in particolare nelle regioni mafiose, da quando c'è in giro lo scrittore de paura internazionale, votano di più, assai di più, i partiti di destra, guardacaso quelli storicamente più vicini agli interessi delle mafie.
Della paladina del popolo che investe il suo danaro in finanziarie criminali che offrono rendite inverosimili ne parlo un'altra volta. C'è da mettersi le mani nei capelli... Per questo Saviano non se ne occuperà mai. E temo, per lo stesso motivo,  nemmeno Bersani.
Ps: a scanso di equivoci, dichiaro spontaneamente che Alessandro Sallusti è secondo me uno degli esseri più brutti mai apparsi al mondo, uno dei più spregevoli,  il peggior giornalista che si possa immaginare, la peggiore coscienza apparsa in questo paese nella cosiddetta seconda Repubblica, marchio abbastanza redditizio che Carlo De Benedetti non a caso avrebbe voluto  annettere al suo gruppo industriale, prima che lo facesse il suo più diretto concorrente.

mercoledì 16 marzo 2011

La prepotenza della borghesia è solo un felice ricordo (Vincenzo Cerami)


Vincenzo Cerami l’ha fatta grossa. L’ho sorpreso qualche giorno fa a fare gli esteriorismi sui in pubblico, precisamente sull’Unità, qui, giornale che una volta era più istituzionale e non permetteva che certe maleducazioni venissero fatte in faccia ai propri (e)lettori. Di che si tratta? Nulla, sul piano dei contenuti l’antico allievo di Pasolini  fa un discorso sacrosanto sulla purezza degli artisti, novero al quale lui stesso, però, non appartiene più da tanto tempo, essendo già stato ministro ombra di sua Entità Veltroni, nonché sceneggiatore al soldo di varie produzioni filmiche di carattere meramente industriale e commerciale, a partire dall’orribile Pinocchio di Roberto Benigni, di cui è stato fino a poco tempo fa fornitore abituale di onesti luoghi comuni alla portata dei ragazzini, gli unici in grado di sopportare  il fetore proveniente  dell’odierna offerta cinematografica (se è per questo, a proposito di purezza dell’arte,  Cerami è anco  inventore dei manuali d’amore di Giovanni Veronesi). In buona sostanza, Cerami se la piglia con gli artisti che per andare incontro al vil danaro e al demoniaco successo  tradiscono il dono della creatività che Dio ha fatto loro. Di chi parla? Non fa nomi. Ma è chiaro come il sole che scrive a qualcuno di preciso, fregandosene del fatto che le poste hanno negli ultimi anni di molto migliorato il servizio e fregandosene di disorientare gli onesti lettori di un giornale di tanta tradizione. Insomma, vista anche la non più giovane età dello scrivente, si tratta di pannoloni sporchi, che secondo il precetto popolare si dovrebbero lavare... lo dico perché secondo me anche comportamenti kamikaze come questo, compiuti dai più alti generali dell'armata della cultura,  sono indice del degrado del nostro civile convivere, sorta di esibizione di macchine del fango esclusive, letteralmente esclusive perché non riguardano la totalità dei lettori ma solo una piccola parte in grado di interpretare il codice adoperato; macchine del fango per raffinati  amatori, bolidi non alla portata di tutte le tasche, esibiti fondamentalmente per sfoggiare il proprio prestigio sociale.

A proposito di macchine esclusive e di prestigio sociale, auguri al film del figlio di Cerami, Matteo, naturalmente regista cinematografico per meriti sui propri. E, dato che ci sono, auguri anticipati anche al bel film della figlia di Veltroni, ormai prossima al diploma e al debutto di sicuro successo nel magico mondo del cinematografo.

martedì 8 marzo 2011

La novella del merito


C’era una volta quelli che decidevano il merito da attribuire a ogni persona meritevole,  esseri irrimediabilmente a posto sui cui gropponi gravava il peso della selezione sociale. Risalire a chi aveva scelto essi stessi come distributori di merito altrui è piuttosto complicato, ma basti dire che a suo tempo già si discusse invano circa il  come mai coloro che li avevano scelti come loro successori erano stati scelti e così via.

Primaditutto c’era una stranezza. Tra quelli che decidevano il merito non c’era neanche un povero. Poi la solita furberia maschile: poche donne...

La novella è finita. Veniamo al dunque. Che infatti, lo sapete  tutti, non riguarda il criterio di scelta dei meritevoli, che quelli è ovvio che si scelgono per intelligenza e percorsi formativi. Il problema è capire le ragioni di esclusione tra queste schiere di eccellenti. Il primo criterio di esclusione è senz’altro la poca soma uguaglianza con quelli della schiera dei meritevoli giudicanti. Poi si escludono le donne in gran quantità, come da tutti accettato, inspiegabilmente anche  dalle donne stesse, che altrimenti sarebbero non solo nel numero superiori ai maschi ovunque. Poi si escludono quelli troppo eccellenti, come è giusto che sia: li si esclude spesso anche includendoli in ambienti per loro tossici, cercando di limitare i danni della loro insana libertà creativa, che comunque, questo tipo di funambolo asociale, accidentàllui, più ostacoli trova più mègliora.  Poi si escludono quelli di dubbia etnia, non si sa mai: cosicché i meritevoli nostrani mai e poi mai si troveranno a dover competere con luridi meritevoli forèsti. Poi c’è il criterio dell’affidabilità: qui, pernonsbagliare, si fa come per la selezione dei carabinieri, si analizza bene la provenienza sociale, e ci si informa bene su almeno tre generazioni di avi affidabili, che vuol dire servili per chi non l’avesse ancora capito, ancora meglio se perunaragioneoperlaltra ricattabili. Poi si escludono quelli che non hanno alcuna protezione, perché, questo è il ragionamento, se certi meritevoli non ci hanno nessuno che li raccomanda una ragione ci sarà pure. Evvia evvia.

Conchiudo con una domanda. Gli eccellenti eccellenti, quelli che tra i meritevoli scartati  se la sono un po' cercata, crescono a costo di morire di gigantismo, a volte in povertà davanti agli uomini ma non importa... gli esclusi di talento normale, invece, una volta esclusi dalla giuria di quelli che attribuiscono il merito, magari dopo i ricorsi ai quali hanno diritto, che fine fanno?

giovedì 3 marzo 2011

Sulla scuola aveva ragione Pinocchio (Giorgio Manganelli)


Avevo archiviato un bell'articolo clic qui per leggere della studiosa Graziella Pulce, « Giorgio Manganelli: l’insegnamento come “problema” » dove ci sono citazioni dal sacro obliquo di questo tenore:

«Questa gigantesca istituzione contronatura [che] riesce a insegnare così poco, a parte il disgusto per tutto ciò che è bello, intelligente e umanamente persuasivo»

mercoledì 2 marzo 2011

Chiudo gli occhi e gli altri non mi vedono (mi sembra di Paul Klee): satirici e Tragicomici


Siami (pl)  tutti d’accordo che ora al governo stanno i pagliacci, che si fanno in quattro per sollazzarci, e invece ci immalinconiscono qualunque cosa facciano, perché nel fondo del loro cuore sono tristi tristi. Ci consoliamo vedendo che almeno divertono i bambini.  Ma pure ci disperiamo ancora di più perché sappiamo che l’alternativa ai pagliacci non sono quelli  copiosamente in campo come vermi su un cadavere, i satirici,   i quali  ci immalinconiscono senza nemmeno divertire i bambini. Del resto la centralità dei satirici, che mai ebbero nella storia,  testimonia ancora una volta circa la decadenza della nostra epoca. 

Semmai l'alternativa ai pagliacci sarebbero  i comici, quelli veri, con un  tragicomico in testa - uno come Petrolini, Totò, Eduardo, Tognazzi, Troisi - ruolo incresciosamente vacante per il momento. Purtroppo i comici  sono  rarissimi  da trovare, anzi, per loro stessa natura, sono introvabili, si manifestano a piacere loro, se vogliono possono saltare l’epifania per intere generazioni, nascondendosi nei teatrini di provincia o anche peggio, non nascondendosi affatto, così sarà davvero impossibile stanarli. Io so che  questa è la vera miseria della politica italiana, perché i comici saprebbero in poco tempo rimettere le cose a posto e restituire piano piano il potere ai politici ai quali di regola compete. I quali però, temo, in altrettanto poco tempo lo restituirebbero ai pagliacci e non si finisce mai...

Ps: agli invidiosi che  mi rimproverano di parlare sempre delle stesse cose, canzonette e ridancerie, rispondo  che partendo dall’arte popolana da qualche parte si arriva, ma partendo dalle elucubrazioni civilistiche dei blasonati mentali circolativi non si arriva proprio in nessun posto.

http://www.youtube.com/watch?v=gkrnK0igAP0