Siami (pl) tutti d’accordo che ora al governo stanno i pagliacci, che si fanno in quattro per sollazzarci, e invece ci immalinconiscono qualunque cosa facciano, perché nel fondo del loro cuore sono tristi tristi. Ci consoliamo vedendo che almeno divertono i bambini. Ma pure ci disperiamo ancora di più perché sappiamo che l’alternativa ai pagliacci non sono quelli copiosamente in campo come vermi su un cadavere, i satirici, i quali ci immalinconiscono senza nemmeno divertire i bambini. Del resto la centralità dei satirici, che mai ebbero nella storia, testimonia ancora una volta circa la decadenza della nostra epoca.
Semmai l'alternativa ai pagliacci sarebbero i comici, quelli veri, con un tragicomico in testa - uno come Petrolini, Totò, Eduardo, Tognazzi, Troisi - ruolo incresciosamente vacante per il momento. Purtroppo i comici sono rarissimi da trovare, anzi, per loro stessa natura, sono introvabili, si manifestano a piacere loro, se vogliono possono saltare l’epifania per intere generazioni, nascondendosi nei teatrini di provincia o anche peggio, non nascondendosi affatto, così sarà davvero impossibile stanarli. Io so che questa è la vera miseria della politica italiana, perché i comici saprebbero in poco tempo rimettere le cose a posto e restituire piano piano il potere ai politici ai quali di regola compete. I quali però, temo, in altrettanto poco tempo lo restituirebbero ai pagliacci e non si finisce mai...
Ps: agli invidiosi che mi rimproverano di parlare sempre delle stesse cose, canzonette e ridancerie, rispondo che partendo dall’arte popolana da qualche parte si arriva, ma partendo dalle elucubrazioni civilistiche dei blasonati mentali circolativi non si arriva proprio in nessun posto.
http://www.youtube.com/watch?v=gkrnK0igAP0
http://www.youtube.com/watch?v=gkrnK0igAP0
I comici non mettono i politici da nessuna parte, semmai, sono i politici che piazzano i comici. Comunque questo a me non interessa, come consegna. Mi piacerebbe semplicemente sentire la gente parlare qualcosa che non venga dalla televisione, quindi vorrei che la gente parlasse. parlasse. basta le chiacchiere. perché, televisivi o no, sempre una imposizione c'è. allora scegliamo la dittatura migliore. vabbè, ci sto, purché se lo dicano.
RispondiEliminaciao larry
Non so, daniz, la dittatura non mi garba. e poi, vuoi una dittatura ancora peggio di questa? a me, in generale, piacciono i cristi silenti, che quando parlano parlano poco e ammodo (leggiti o rileggiti il racconto testé suggerito). infine, sui comici ti sbagli: i politici piazzano i miserabili satirici; i comici non si fanno piazzare da nessuno.
RispondiEliminanon ti sarà sfuggita la frase di bukowski su democrazia/dittatura ''la differenza è che colla prima si perde tempo ad andare a votare''.
RispondiEliminacomunque per dittatura intendevo quella del linguaggio. più bello, ricco, immaginoso il nostro dialettale (come lingua) specie quello più più andante ormai. meno suggeritivo questo televisivo per sconcertanti ragioni. ma il linguaggio sempre un fottimento è. se uno se ne accorge, allora Parla. può parlare anche poco, come i cristi silenti e certo è meglio, non è mai piacevole sentire rumori.
sui comici, intendevo dire che non spostano di un quadratino i dadi della politica.
mi piacerebbe, comunque, vedere che cavolo combini in scena. ma so che stai scrivendo lo strano caso dello scrittore ecc...
daniz non mi sfuggì... però anche io forse mi riferivo alla dittatura del linguaggio mediano... quanto alle mie scorribande comico teatrive, ti ringrazio per l'attenzione, come si dice, ma ora non è il momento, meglio dedicarsi al letterativo, ai numerosi tomi della mia omnia opera completa, della quale fa parte il da te citato lo strano caso dello scrittore che trovava rosy bindi più bella di marina berlusconi. eduardo diceva che con un pernacchio si può fare la rivoluzione
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=gkrnK0igAP0
io pure penso che il popolo in dialetto, una volta venuto in possesso della tènnica del pernacchio scientifico a seguito della gratuita consulenza di un comico, ha strumenti culturali in abbondanza per rapportarsi con il potere. strumenti che invece non ha lo spettatore dei satirici, veri complici delle malefatte dei potenti, non a caso potenti loro stessi, come si vede bene assurti, insieme ai giornalisti, a unica vera opposizione (attraverso la quale il potere peggiorerà sempre di più a danno del popolo dialettale).