Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

sabato 31 dicembre 2011

Ulti Mora

 Ora ho capito a che servivano quei cerotti. Comunque si rassicuri, neanche quell'altro è arrivato a 120 anni.



Dice che Lele Mora ha provato a suicidarsi applicandosi dei cerotti sul naso e sulla bocca, ma è stato prontamente salvato da una guardia carceraria. Povero Lele, è confuso. Il suicidio gli sarebbe di sicuro venuto bene se ci avesse provato gettandosi nel vuoto che egli stesso contiene, e che da sempre lo circonda.

La palingenesi secondo Lele e i suoi adepti


Buon anno a quasi tutti.

Post a cura di Larry Svizzero. Auguri a cura di tutta la famiglia. 

martedì 20 dicembre 2011

Quando si dice lo sport più bello del mondo

Ripubblico un vecchio post. Ci sta.

venerdì 24 giugno 2011


Calcio, fiction e scommesse

sceneggiatori che festeggiano

Come alcuni sanno, faccio parte di un’Accademia di pensatori buontemponi cospiratori, l’Accademia degli Inaffidabili, che per rispetto della prassi comune si riunisce assolitamente in segreto, in Firenze, via Ricasoli 4 giallo. Che si fa? Nulla, si cazzeggia da professionisti. Ieri sera la discussione è finita sul calcioscommesse. L’esperto di marciume sportivo si è espresso meglio che poteva. Ha detto che si ricordava di  una prima pagina del Financial Times:  la  fotonotizia era su Cannavaro e l’Italia fuori, fatto che a lui pareva inusuale, anche perché il giorno prima non c’era neanche un rigo sulla Francia fuori. Del resto, garantisce lui,  praticamente mai il giornalone in prima pagina devia dai temi politico-finanziari.  Ma  a quel punto, riimmergendosi in una faccenda dolorosa evidentemente rimossa,  ha cominciato a bestemmiare in sanscrito, come fa quando è veramente arrabbiato. Dopo un po’ s’è ricalmato. Ha detto che aveva avuto ragione il Financial  a sospettare il plagio. Ha detto, infatti,  che lui lo scorso anno aveva scritto una sceneggiatura di fantasia su un campionato di calcio, lavorandoci mesi, ambientata in un paese corrotto come mettiamo la Bulgaria, rifacendosi ai film di pugilato americani, quelli dove sempre si raccontava del campione che sottostava ai ricatti dei boss mafiosi, e che alla fine, pur controvoglia, finiva la sua carriera perdendo un incontro che avrebbe potuto vincere facilmente. Ha detto che la partita dell’Italia con la Slovacchia troppo somigliò alla sua descrizione della partita decisiva immaginata nel corrotto campionato bulgaro. Ha detto  che dopo quella cazzo di partita, nessuno  gli ha comprato la storia di immaginazione per trarne un fiction. Quando si dice gli scherzi che fa la realtà...

S’è messo a ridere, ha detto che il gol della sicurezza azzurra, quello sloveno del 3 a 1, non è in nessun modo credibile, non era possibile neanche immaginarlo in una sceneggiatura di fiction, è un goal che non si vede neanche ai campetti. Ha detto che un risentimento sciatico non impedisce al portiere più forte del mondo di parlare coi giornalisti per 10 giorni, né di assistere i propri compagni dalla panchina nella partita Italia - Nuova Zelanda. Ha detto che se giocatori e allenatore continuavano ad accusarsi l’un l’altro, di aver avuto PAURA, se ne facevano accorgere... che potrebbero aver interpretato abusivamente una sceneggiatura di fiction della quale non detenevano i diritti. ECCHECAZZO! Ci domandava, a noialtri soci anziani,  se non sia il caso di intentare alla Federcalcio una causa per abuso di copyright.


mogli di ladri di sceneggiature che festeggiano


Alla fine il socio esperto di marciume sportivo, che è uno nella stessa condizione economica del conte Mascetti,   s’è messo invece a piangere per il mancato guadagno. Esausto ha cominciato a inneggiare in aramaico, come fa quando intravede una via d'uscita. Ha cominciato  a immaginare una sceneggiatura di fiction delirante dove uno scrittore rapinato di un lavoro già pronto si vendica  scrivendo una controsceneggiatura sui ladri di sceneggiature....  Ma era l’ora di andare a dormire, l’abbiamo lasciato a cospirare ed esultare  da solo, con la cresta appoggiata sul tavolo.


Link articolo del Corriere 

Da Repubblica:  Tra le squadre più citate dall'associazione asiatica c'è l'Albinoleffe, protagonista nel dicembre del 2010 della maxipuntata. Per la partita contro il Piacenza si muovono sei milioni e mezzo di euro solo in Inghilterra. La gara terminerà 3 a 3.

Di curiosa abbondanza di 3 a 3 sparlai qui, giorni orsono.

giovedì 15 dicembre 2011

San Lorenzo si dissocia dall'iniziativa di solidarietà del sindaco Renzi

 Delegazione umanitaria che cerca di convincere i negri circa il fatto che non si è trattato di un episodio di razzismo

Grave atto di insubordinazione dei commercianti del mercato di san Lorenzo di Firenze, che ieri si sono dissociati dalla esemplare iniziativa di solidarietà del Sinda'o  'nnovativo Matteo Renzi che invitava i commercianti cittadini a tenere le saracinesche abbassate da mezzogiorno a mezzogiorno e dieci, ben cinque minuti a negro, e hanno invece chiuso tutto il giorno

Aggiornamento:

Siccome Firenze non è una città razzista, andate a leggere i commenti ai post di Matteo Renzi su facebook

mercoledì 14 dicembre 2011

Cinque minuti a negro

 fiorentino affranto ripreso durante i dieci minuti di sospensione

Oggi a Firenze, a seguito della vile uccisione di due giovani senegalesi da parte di uno squilibrato aderente all'associazione di benefattori   Casa Pound, l'Amministrazione comunale ha  dichiarato il lutto cittadino. Tutte le attività - tutte! -  si fermeranno da mezzogiorno a mezzogiorno e dieci. Così, una volta per sempre, si smetterà di dire che anche nelle grandi città c'è rischio razzismo, a  partire dalla civilissima Firenze. 

Con questo gran gesto il Sinda'o novativo Matteo Renzi mette a tacere tutti quelli che lo considerano  un populista di destra, ma, sopra di tutto, quelli che lo considerano un cretino.

Nella foto,  Ignavia, di Achille Alberti.

Link Luigi Manconi


Link Gad Lerner 

Link Adriano Sofri

mercoledì 7 dicembre 2011

Roberto Saviano e la legalizzazione de 'O sistema farmaceutico

 Affollato congresso di impauristi TQ

Lo scrittore di paura internazionale Roberto Saviano, pensa ancora una volta alla realtà e al suo pubblico (nel senso che deve vendergli qualcosa a ogni stagione commerciale), lanciando il messaggio populista: "Non si può contrastare il narcotraffico senza politiche di legalizzazione. In questo modo si sottraggono le droghe al mercato illecito per esser affidate al sistema delle farmacie". AZZ!

A parte il fatto che secondo me, in termini di legalità, non si sa se fa più danni il mondo farmaceutico o quello mafioso. Ma, superando il facile paradosso, mettiamola a questa maniera: ci sono i malamente delle mafie o no? Se ci sono, e sono potenti come dicono gli scrittori impegnati a incidere sulla realtà (così impegnati che ci hanno poco tempo per documentarsi, studiare e riflettere), gli è un casino. Perché queste mafie, dicono questi scrittori qui, fanno volumi d'affari mostruosi da anni; quindi, sempre secondo gli scrittori impegnati - che per la fretta di incidere citano poco le fonti - manovrerebbero centinaia di miliardi di euro all'anno, pari e più del  PIL di intere nazioni. Mmhhh... Mi torna poco...
Mettiamo che questo PIL delle mafie sia 200 miliardi di dollari, qualcosa come 140 miliardi di euro, 9% circa del PIL italiano; sarebbe pari alla somma del PIL di intere nazioni, per es. Lussemburgo, 41, Slovenia, 56, Malta, 10, Lituania, 56, Lettonia 32;   il che vorrebbe anche dire che le mafie sarebbero detentrici di gran parte del cosiddetto risparmio delle FAMIGLIE italiane, perché facendo utili facili in quella misura da almeno 50 anni, dove volete che siano finiti i soldi se non in risparmio, BTP, azioni, titoli, terreni, immobili? Per non dire che le mafie  sono proprietari di imprese industriali, commerciali, e turistiche. Per non dire che controllano il sistema delle professioni, perché sempre loro sarebbero a distribuire le parcelle più attraenti... Per non dire che l'intreccio economia sana economia mafiosa è oramai inestricabile. Per non dire dell'intreccio coi partiti e con il clero. Per non dire che se una parte così' consistente di PIL e di risparmio è in mano alla malavita, vuol dire che la malavita fornisce almeno parte del reddito di milioni e milioni di famiglie di povera gente... milioni di famiglie... i cui componenti dovrebbero adeguarsi tutto a un tratto a diventare farmacisti... La vedo dura.

Rassegnamoci, Saviano, non impuntiamoci: se legalizzano le droghe - cosa che del resto, per verificarsi, deve abbattere numerosissime barriere, forse foraggiate dalle mafie stesse – in ultima analisi i malamente si metteranno a fare i malamente in altri settori, per primo quello delle scommesse, facile facile, settore nel quale a truccare i risultati, in qualunque sport, non ci vuole nulla e si rischia pochissimo (nel calcio, per esempio, non se ne vedono troppi di 3 a 3? La Ferrari non perse un titolo, ritenuto già in tasca, all'ultimissimo minuto? L'Italia calcistica, detentrice del titolo,  non fu mala mente eliminata al primo turno allo scorso mondiale).

Insomma, Saviano e suoi discepoli,  un certo grado di criminalità, nei paesi occidentali, è fisiologico, inutile dire... Ad ogni modo in Italia tutti gli indici di criminalità sono piuttosto bassi, se confrontati coi principali paesi occidentali: anche qui bisogna mettersi l'anima in pace, non diventeremo mai evoluti come gli americani, che che ne dica la narratologia impauristica. Certo, si può tentare di essere virtuosi al massimo,  ridurre a zero  l'incidenza della criminalità (ma resterebbe la piaga corruzione, praticamente legale... perché i taliani senza non sanno vivere...). Certo,   si possono arrestare i malamente delle mafie, come avviene con preoccupante regolarità a tot al giorno da un certo numero di anni (8 pericolosi mafiosi al giorno, propagandava la Lega del miglior ministro dell'interno degli ultimi 150 anni...), ma il problema della presenza criminale resterà inalterato, perché appena uno viene arrestato subito viene sostituito da un altro e così via (c'è chi sostiene che gli arresti avvengono con regolarità perché i clan vincenti mettono parte dei perdenti a disposizione delle forse dell'ordine). 

L'unico modo che gli Stati hanno per ridurre drasticamente la criminalità, storicamente parlando, è renderne legale l'oggetto, su questo ha ragione Roberto Saviano.  Ma una volta resa legale una certa forma di criminalità se ne fuoriusce subito un'altra, ancora illegale, e non si finisce mai... Meglio lasciare tutto come sta - ché del resto le mafie, storicamente parlando, le producono gli Stati, evidentemente perché esse sono ad essi funzionali...  

Meglio lasciare tutto come sta, anche sulla droga: mafia da una parte e farmacie da quell'altra,  se no c'è il caso di peggiorare... e di creare incertezza, che destabilizza i cittadini onesti. 
 
I savianisti, essendo tifosi sfegatati,  ciò non possono capirlo. Ma l'intelligente  Saviano?

Ps: stando come stanno le cose, è piuttosto  il caso di fare appelli alla responsabilità delle mafie perché non facciano fallire lo Stato che tanto bene taglieggiano, forse per conto dello stesso Stato (un casino, l'Italia): MAFIOSI, NON FATE SCHERZI, COMPRATE BTP!

Ps2: rallegramenti a Rodolfo (Carlo, non so so perché avevo scritto il figlio)  De Benedetti, i suoi dipendenti  Concita de Gregorio e Roberto Saviano si giocano sul filo di lana la prestigiosa candidatura ad allenatore della squadra di indignazione acrobatica che parteciperà alle prossime olimpiadi.  

giovedì 1 dicembre 2011

L'alfabetismo in arrivo è peggio dell'analfabetismo di ritorno

 Altro che cervelli in fuga... bisogna ma combattere la piaga dei cervelli che restano!

Questi che la realtà e qui e là, quando essa non coincide con le loro stizzite teorie, dànno di barta  (si dice a Firenze per dire che dànno in escandescenza). Come Tullio De Mauro, che è un'autorità riconosciuta del mondo della scuola e degli studi sul linguaggio - mi sembra sia  stato anche ministro dell'istruzione, nonché traduttore del corso di linguistica generale di de Saussure.

Se sette italiani su dieci non capiscono la lingua, titola un'allarmata articolessa di Paolo di Stefano sul Corriere della sera (qui) sul peana lanciato dal linguista Tullio De Mauro
circa l'analfabetismo di ritorno (sempre meno preoccupante dell'alfabetismo in arrivo...). Poi il pregiato critico letterario spiega che non sanno leggere, gli italiani, generalizzando al massimo, ma in buona  sostanza intendendo indirettamente rammaricarsi del fatto che questi italiani qui non possono essere clienti degli editori che gli dànno lo stipendio (Di Stefano, si scherza! Io per altro come critico letterario la condivido quasi sempre, specie quando produce sintesi strepitose di questo tenore: " Mentre la Merini puntava tutto sull' ispirazione dall' alto, Saviano sembra scommettere sull' ispirazione dal basso, condannando gli altri veri scrittori alla sua stessa condanna: realtà e impegno. Come se bastasse un travaso acritico dal piano civile a quello estetico per fare vera letteratura. E come se l' etica non si trovasse altrove che nella realtà ". Ma in questo articolo sull'analfabetismo di ritorno mi sembra un po' svogliato, come avesse dovuto farlo per forza). Immagino.  Invece, io penso che se  sette italiani su dieci non capiscono la lingua vuol dire che è sbagliata la lingua, non che sono sbagliati gli italiani... Ovvero è sbagliata la  concezione normativa della lingua che hanno le massime autorità del mondo dell'istruzione. De Saussure, infatti, nel suo testo con il quale si fa convenzionalmente iniziare la linguistica come scienza moderna, dice espressamente che materia della disciplina è lo studio della lingua parlata (usata da persone vive), non l'imposizione di regole formali rigide attraverso la scuola, del resto a parlanti sempre prima formati dalla partecipazione alla vita sociale da soggetti riconosciuti (la soggettività sociale assegnata addirittura ai bambini è un'invenzione recente a fini di maggiori consumi; anche per maggiormente responsabilizzare gli adulti lavoratori, che se non fossero socialmente obbligati a venerare i bambini  farebbero forse più marachelle di quante ne fanno: come succedeva una volta...). A me sembra per esempio che i bambini, prima di andare a scuola a imparare con l'abbecedario, parlino benissimo, facendosi capire e ben dosando  elementi normativi appresi per emulazione (si dice così e si dice cosà, gli urlano in continuazione gli adulti, poco ascoltati...) coi naturali  elementi espressivi e descrittivi (creativi). Poi si sciupano...   Gli è strano... Sarebbe come se un bambino per strada sa giocare a pallone, poi più grandicello va al campo a giocare con la squadra e non sa più...

Io non ho mai incontrato una persona incapace di esprimersi. Come in teoria non c'è nessuno incapace di cantare, specie nell'Italia pizza e mandolino: e sarebbe bello, nella culla del canto e dell'arte,  vivere in città dove si comunica cantando... Come non ho mai incontrato nessuno incapace di esprimersi attraverso il proprio  corpo.  Ma ho incontrato tante umili persone che per avverse circostanze materiali non avevano potuto studiare. Ho incontrato anche giovani lavoratori sostanzialmente espulsi dal gioco dell'istruzione scolastica perché convinti, da insegnanti al limite della pratica criminale della propria professione, di essere incapaci di studiare (guarda caso tutte persone di fascia sociale medio bassa). Spiegavo loro che li avevano fregati. Erano miei amici  e mi facevano il favore - in un'epoca nella quale ancora non si erano espressi a pieno i trans, mischiando tutto  e attenuando di molto l'omofobia - di non considerarmi finocchio, a quei tempi  massima infamia, a causa del fatto  che avevo sempre libri in mano, più che altro di letteratura, anche quando si giocava a carte e sul tavolo ingombravano. Mi riconoscevano addirittura autorità pensativa, come i popolani con Eduardo nel film  L'oro di Napoli, dove spiega le differenze tra pernacchio e pernacchia (clic), e mi scuso per il paragone... Ci rimanevano male, i miei amici,  quando capivano il ragionamento. Spiegavo loro che  non era vero, che nessuno è incapace di studiare, né di apprendere, che è anche meno faticoso studiare belli rivestiti in una bella biblioteca che faticare indossando stracci in un brutto cantiere... che era solo una questione di pratica e di allenamento, come fare sport, che non c'è nessuno zuccone di natura, che ognuno può godere dei benefici dell'apprendimento, o della semplice lettura a scopo di svago. Del resto erano (e sono) tutte persone capacissime nella vita di svolgere attività più o meno impegnative, da costruire case, a fabbricare capi d'abbigliamento, a riparare macchine ecc. In genere capaci di apprendere attraverso la scrittura per quanto riguardava i loro interessi, dal motore dell'auto ai campioni dello sport. Qualcuno cominciò a leggere facendosi consigliare da me. Io li indirizzavo secco su Dostoevskij: non s'è mai lamentato nessuno. Ogni tanto, ridendo,  arrivavano da me con uno nuovo da indottrinare: Larry, questo non ci crede, spiegagli che ci hanno preso per il culo!

Ho incontrato fior di appena alfabeti che sapevano cantare tutto il repertorio lirico italiano, altri che sapevano vagonate di poesia a memoria, a partire da Dante.  Tutte persone  che gli articoli di giornale non li capivano (secondo me si erano intestarditi a star lontano da gazzettieri, educati com'erano a star lontano da dulcamara e fanfaroni).  Né tanto meno sarebbe stati promossi applicando a rigore le teorie culturali di quelli come il Professor De Mauro, che invece di allargare la lingua in modo da farci entrare più parlanti possibile, la restringono alle sue norme, e pazienza se dentro ci sta solo un cittadino su dieci (se va bene). Sarà un caso, ma risulta che anche gran parte della ricchezza sta nelle mani di un cittadino su dieci, i quali, a me pure risulta, hanno interesse come minimo a mantenere le cose come stanno. Potrebbe anche essere  che tra questi uno su dieci ci sia almeno il 90% di classe dirigente (secondo me anche gran parte dei famigli dei professori italiani, per non dire i facitori della cosiddetta cultura).

Il fatto è che quelli come l'esimio Professor De Mauro gli italiani non li vogliono espressivi, ma sottomessi alle norme della lingua scritta, che sempre casualmente è quella che dominano loro, insieme a quattro gatti di docenti e giornalisti che attraverso questo capitale possesso si descrivono vicendevolmente al centro della società. E insieme a quelli che fanno da vero le sorti della società, dirigenti, industriali, professionisti, banchieri e politici. C'è, insomma, nell'atteggiamento finto neutrale e finto scientifico di De Mauro, un sentimento di superiorità antropologica, una vera e propria ideologia da far valere contro gli straccioni di italiani che non si sanno esprimere in straniero (la lingua italiana imposta dall'alto delle istituzioni alle popolazioni che si esprimevano e si esprimono benissimo nelle loro lingue, equivale a imporre la lingua dell'invasore).

Gli stessi tribunali - se ci capitate fateci caso – premiano gli imputati che si sanno esprimere nella lingua italiana scolastica dei giudici, e aggravano la posizioni di coloro che si  esprimono nel proprio idioma, che per forza contiene odio nei confronti dell'autorità e delle istituzioni, dalle quali si sentono oppressi, a partire dall'imposizione di una lingua impoverita a fini di comunicazione, con la quale non si può esprimere un cazzo.

Pur non essendo un esperto di nulla, figuriamoci di una materia ostica come la linguistica,  ho letto abbastanza per essermi fatto l'idea che la disciplina  è stata sfigurata dai suoi applicatori sociali, a parte forse certe esperienze di sociolinguistica in America, fatte sul campo da insegnanti militanti, dove però, temo, ancora impera il generativo (di fatto spiritualista) Noam Chomsky, contro le davvero belle teorie inclusive del materialista  William Labov, la sociolinguistica quantitativa-urbana, per esempio, tendente a considerare tutte le espressioni linguistiche di pari qualità, almeno  a fini espressivi e di giudizio sui quozienti intellettivi delle persone, in particolare degli studenti - i quali, detto fuori dai denti, non avrebbero nessun naturale obbligo di applicarsi nella lingua di comunicazione attraverso la quale si impongono socialmente i loro oppressori; certo, ce l'hanno se si vogliono fare spazio nella società nella quale le lingue di comunicazione sono inevitabilmente quelle dei dominanti; ma poi, questo spazio sociale, urbanamente e quantitativamente parlando, per gli oppressi o dominati c'è? 


Una esperta di linguistica,   pregiata inaffidabile mia collega di Accademia, che è stata una allieva del grande linguista e umanista rumeno  Eugenio  Coseriu, mi ricorda sempre che lui non finiva mai di ripetere che, come il clienteil parlante ha sempre ragione. Ma se il parlante ha sempre ragione, il torto chi ce l'ha?

Testo e autore del testo non corretti.