Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

martedì 7 febbraio 2012

Epistola prima sulla libertà di espressione (Marco Rovelli difende il diritto di espressione. Di Romeo Castellucci)


 Il comunista semplice Larry cerca di convincere i coriacei intellettuali di sinistra italiani che se si comportano a questa maniera gli è troppo facile dimostrare che se l'accomadano a proprio favore, come di solito fanno gli egoisti liberisti che credono nel darwinismo sociale  (quelli più a destra, intendiamoci, quelli più a destra...)

Marco Rovelli, il 28 gennaio scorso,  nella rubrica che tiene sull'Unità,  ha scritto un accorato articolo a difesa di Romeo Castellucci (clic per leggere intero articolo). Giusto, l'ho difeso anche io, qui e altrove, il diritto di esprimersi di Castellucci (e di chiunque, purché senza infrangere la legge). Il giornalista cantante anarchico scrittore Rovelli, dice che non è giusto attaccare uno spettacolo  per cristianofobia, anche se ci si ritiene offesi nella propria sensibilità religiosa. Men che meno si deve  invocare la censura. Giusto di nuovo, ci mancherebbe. Anche se i religiosi che potrebbero ritenersi offesi nella propria sensibilità, in Italia e altrove, son tanti, davvero tanti. A volte, penso,  bisognerebbe rassegnarsi al fatto che il torto dei tanti ha diritto di prevalere sulla la ragione dei pochi. Non sempre, ma a volte...

Però lui, Marco Rovelli, la coscienza a posto a posto, in questo senso della difesa della libertà d'espressione, non ce l'ha mica. Lo sanno in molti, in questa non tanto piccola comunità letteraria virtuale, che proprio lui mi ha escluso (censurato) dal circolo dei commentatori dell'iniziativa editoriale di cui è socio redattore, Nazione Indiana, usando a pretesto che mi sarei permesso di usare il termine BECERO (qui la discussione, ai piedi di un articolo del sociologo quasi omonimo del nostro, Marco Revelli). Che è vero, usai, ma solo  per definire il suo modo di liquidare gli interlocutori, e di usare termini sconvenienti per denigrarli ulteriormente, come persone e come intellettuali, definendo le loro argomentazioni AD MINCHIAM, due volte (peraltro riferito al pensiero del vecchio comunista riformista Emanuele Macaluso, che fu anche ottimo direttore del giornale che gli dà la libertà di esprimersi, a Rovelli...) e FUFFA. 

Buffo, molto buffo. O Boffo, ora non ricordo la parola giusta: il mio metodo mnemonico è Fallaci. Riflettendoci, Boffo, penso sia la parola giusta, non a caso, esempio del nostro recente storico di vittima dei seminatori d'odio, e non seminatore di odio a sua volta... Infatti, tornando a me e Marco Rovelli, è successo che avendo io provato a difendere le mie ragioni intellettuali nei suoi confronti da questo piccolo blog, che in proporzione a nazione Indiana - considerato a torto o a ragione il più importante e autorevole d'Italia in fatto di letteratura - è una mosca (no una cacca di mosca, però, come alcuni vogliono far credere ulteriormente offendendo: semplicemente una mosca), mi sono trovato INFANGATO addirittura dalle colonne di un giornale nazionale come l'Unità (al cui confronto, il mio blog, è una lucciola; ma no un blog  che piglia la lucciola per la lanterna; semplicemente una lucciola). 

Tanta, credetemi, fu la sorpresa di trovarmi infangato dalle sacre colonne dell'Unità (articolo ripreso e amplificato da Nazione Indiana, che aggiunse una bella foto di vomitata alle parole di Rovelli qui,  già di per sé violente e insultanti nei miei confronti, nella home page del blog letterario più cliccato d'Italia,  blog  dove fui identificato e processato, senza alcun diritto di difesa...), giornale che fin dalla mia infanzia consideravo il deposito più prezioso delle verità ultime, come mi aveva insegnato mio padre, comunista semplice come me (enfatizzo un po' per dare colore al pezzo). Anche il padre avrebbe sofferto tanto a leggere che il proprio figlio, educato bene, almeno alla causa politica, veniva definito seminatore d'odio,  di fatto unico seminatore d'odio nella folta comunità letteraria virtuale della nazione (che non è così lontana da quella reale, se si analizza un po', essendo che gli scrittori più importanti, negli ultimi anni, escono da attività di palestra su internet; un esempio per tutti è Roberto Saviano, per altro l'inventore del concetto di macchina del fango, scrittore che si è fatto le ossa proprio nella importante palestra Nazione Indiana, della quale risultava redattore fino a pochi mesi fa). 

Son buffi, questi intellettuali di ora. O Boffi... nel senso che, magari  a loro insaputa, si rifanno al famoso metodo che porta il nome del celebre giornalista cattolico. Infangate infangate, qualcosa resterà.  Augghe a tutti gli indiani.

Ps: dato che sémo a parla' de catolichi, vojo pure da di' che più rabia de tuto me fano li ignavi.
Post e autore del post in fase correzionale.

Nessun commento:

Posta un commento

Non sono consentiti i reati