Che cos'è il teatro
Il giornale glialtrionline sta facendo una campagna a favore (speriamo) di Carmelo Bene. C'è un appello a Vendola perché si compri la casa... penso per farci un vittoriale gestito dalle vestali della cultura Bene comune... quanto di più contrario allo stile e alla poetica del maestro... Bah, penso non sarebbe stato d'accordo neanche lui.
Il problema, secondo me, lo scrissi qualche settimana fa, sarebbe quello di dedicare a Carmelo Bene intere stagioni teatrali. Ripeto, potrebbero farlo a turno i maggiori stabili, almeno quelli diretti da artisti sensibili come Ronconi, Martone, Cecchi, Lavia. In ogni caso il problema sarebbe quello di far parlare il teatro, perché è all'interno di questa disciplina artistica che Bene si è espresso. Bene. Invece si parla solo della persona, delle sue apparizioni (?) televisive, del suo chiacchiericcio (compresa la sua non imprescindibile produzione di letteratura, teatrale e non). Succede perché dominare bene la materia di cui si occupava Bene bene è un casino forte, bisognerebbe essere maestri, o predisposti a dialogare coi maestri, almeno disposti a divenire spettatori postumi di un maestro. Invece... Vedere che l'appello a favore di Carmelo Bene porta come prima firma quella di Maurizio Costanzo, fa sinceramente cascare le braccia. Non tanto perché Costanzo sia un idiota, figuriamoci: Costanzo è un intellettuale raffinatissimo e coltissimo, ma non in grado di inesistere, almeno no di fronte a un'inesistenza di tale portata. Insomma, la mia impressione è che lo si piglia per la coda, forse addirittura per l'ombra della coda, quella dello showman dannunziano che Bene non è stato affatto, o che è stato solo per capriccio. Lo si fa, in definitiva, per pareggiarsi a lui, per innalzare sé stessi, in modo assolutamente sacrilego, abbassando lui... per farne carne da macello intellettual-giornalistico. E' brutto, perché il corpo di Bene non avvenne nell'attualità e nel mondano, avvenne nel teatro, che a troppi si è fatto misterioso, anche a troppi teatranti, che non a caso tacciono.
Chi sa il teatro, sa bene che Bene fu un grande innovatore del linguaggio, ma lo fu sopra di tutto perché applicò i principi dei grandi maestri del novecento che lo avevano preceduto, rimischiandoli, espellendo dai loro sistemi ciò che in scena non reggeva, l'epicismo Brechtiano, per esempio, certo formalismo Stanislaschiano, certi riduzionismi realsocialisteggianti o antropologizzanti. Si attenne più di tutto alla lezione di Nietzsche (prima di tutto quello ancora filologo della nascita della tragedia), Artaud, Mejerchol'd e Brecht. Fece a pezzi il feticismo attoriale, facendosi a sua volta attore feticcio, assai beffardamente (come fa, assai più pigro, Carlo Cecchi). Fece sopra di tutto a pezzi il feticismo testuale della nuova tradizione di regia critica, quella imperante in Italia, quella dei Visconti, Strehler, Ronconi ecc: fece di Shakespeare quel che più gli garbava, e non mise mai in scena un contemporaneo, neanche Beckett (figuriamoci il pessimo drammaturgo Brecht, del quale, tuttavia, Bene apprezzava assai gli scritti teatrali, che sono formidabili)
Chi sa il teatro sa che Bene non fu una meteora solitaria, ma uno dei componenti di un folto gruppo di artisti - vanno nominati almeno Leo de Berardinis, Perla Peragallo, Carlo Quartucci, Remondi e Caporossi - che a partire dagli anni sessanta cercò di combattere contro i burini a vento del teatro borghese italiano, quello che a tutt'oggi, purtroppo, ci propinano i teatri italiani: trombonismo attoriale e teatro pedagogico (oggi sotto forma di teatro civile...). Per cui gli italiani sanno leggere un'opera teatrale solo in due modi: la bravura degli attori e il messaggio. Bravi vengono in genere considerati gli attori che gigioneggiano in scena, quelli che fanno i gargarismi vocali, che ornano le parole della propria parte di trovate retoriche: vanno per la maggiore gli attori birignao, anche i comici birignao, finanche i giornalisti birignao (sono stati in tournée, negli ultimi anni, gli spettacoli di Roberto Saviano, Marco Travaglio, Massimo Fini, Corrado Augias, Oliviero Beha ecc) . Bravi vengono poi considerati i guitti, come è sempre stato, a partire da Dario Fo e Giorgio Albertazzi, che CB disprezzava (entrambi). Se tu ti in Italia ti sottrai a questo tipo di lettura, come attore, sei nei guai. E questo è il motivo per cui attori forse un po' più onesti, ma onetamente mediocri, si sono rifugiati nel campo del messaggio, nel teatro da oratorio municipalistico, da élite socialcivilistaindignata. E' così che attori che altrimenti sarebbero stati da seconda fila, come Paolini, Ovadia, Celestini sono riusciti a scavalcare, del tutto arbitrariamente, loro coetanei che non si sono piegati a essere ne attori gigioni birignao né attori socialimpegnati, per esempio Danio Manfredini, Claudio Morganti, Alfonso Santagata e Antonio Rezza, impegnati sì, ma a fare spettacoli che rispettino le stupefacenti innovazioni introdotte nella tradizione teatrale da tanti maestri del novecento, Carmelo Bene tra questi, rivoluzionando il teatro occidentale, che da 25 secoli si poggiava sui del resto solidi principi aristotelici.
Finale. Angela Azzaro, in un suo articolo sempre su glialtrionline, in gran parte condivisibile, dice che Carmelo Bene non si può dire che fosse di sinistra, perché non stava dalla parte degli operai. Non so, io sono strano, figlio di un operaio che si è massacrato con le miniere prima e con le fabbriche tessili poi, ma penso uguale a CB: quando chiude una miniera bisogna festeggiare, no protestare! Dice anche, la Azzaro, immagino provocatoriamente, che Carmelo Bene lo possono usare tutti, quindi anche CasaPound - che se lo sta lentamente divorando, usandolo come vessillo, seppure solo per un giorno, al posto dell'altrettanto divorato Ezra Pound -. Non va bene, Azzaro, è nella logica appena descritta, umanizzare l'inumano, o il sovrumano, o il sottoumano; voler ridurre all'utilitaristico ciò che non è ad esso riducibile; al senso ciò che si significa solo come macchina di distruzione del sesno; all'io ciò che non è io... Oppure, peggio che mai, vuol dire spiritualizzare Carmelo Bene, renderlo simbolo di rinascita spirituale. Al contrario fu un artista concreto, direi quasi materiale, e che solo una pernacchietta avrebbe dedicato a questi nuovi fascisti, dei quali, io la penso così, non si sentiva affatto il bisogno in questo nuovo millennio, fascisti che come quelli del millennio vecchio credono, obbediscono, combattono... (penso anche che non si senta il bisogno di nuovi comunisti...)
Però la soluzione per CasaPound ce l'ho io, suggeritami dallo stesso Bene (di bene non ce n'è mai abbastanza): si chiamino CasaGiorgioAlbertazzi, che lui sì è vicino alla loro parte politica. In subordine, CasaDarioFo, che anche lui fu da giovane... e poi, destra, sinistra, non contano mica più... In questo senso, potrebbero addirittura chiamarsi CasaCacciari.
Giusto per dire, non del tutto fuori luogo. Ieri lasciai un commento all'articolo di Angela Azzaro. Risulta ancora in attesa di approvazione...
Il tuo commento è in attesa di approvazione.
Bisognerebbe parlarne tanto, di Carmelo Bene, almeno per sottrarlo allo sciacallaggio. Non sono infatti d’accordo con l’articolista sul fatto che lo possono usare tutti. Almeno nel senso che capito bene, Bene, magari spiegato dal punto di vista del teatro (dove fu un grandissimo) e non dal punto di vista della tv e del gioirnalismo, con rispetto parlando, diverrebbe più chiaro chi lo può usare e chi no. No di certo chi fa battaglie retrograde in nome del valore della patria, della forza, dell’identità. Ci ho fatto un post che mi permetto di linkare.
http://accademia-inaffidabili.blogspot.com/2012/02/carmelo-bene-noi-chiiiii-ma-mi-faccia.html
Oggi si capisce meglio perché. Infatti, nello stesso sito, c'è una lunga intervista autocelebrativa a Maurizio Costanzo, su Carmelo Bene...
Intervista a Maurizio Costanzo su glialtrionline (clic)
Post in divenire, ultimo aggiornamento il 24 febbraio alle 15.00
Caro Nichi, salviamo la casa di Carmelo Bene (clic)
Un mese con Carmelo Bene. Corpo e voce contro la sobrietà. Di Angela Azzaro (clic)
Giusto per dire, non del tutto fuori luogo. Ieri lasciai un commento all'articolo di Angela Azzaro. Risulta ancora in attesa di approvazione...
Il tuo commento è in attesa di approvazione.
Bisognerebbe parlarne tanto, di Carmelo Bene, almeno per sottrarlo allo sciacallaggio. Non sono infatti d’accordo con l’articolista sul fatto che lo possono usare tutti. Almeno nel senso che capito bene, Bene, magari spiegato dal punto di vista del teatro (dove fu un grandissimo) e non dal punto di vista della tv e del gioirnalismo, con rispetto parlando, diverrebbe più chiaro chi lo può usare e chi no. No di certo chi fa battaglie retrograde in nome del valore della patria, della forza, dell’identità. Ci ho fatto un post che mi permetto di linkare.
http://accademia-inaffidabili.blogspot.com/2012/02/carmelo-bene-noi-chiiiii-ma-mi-faccia.html
Oggi si capisce meglio perché. Infatti, nello stesso sito, c'è una lunga intervista autocelebrativa a Maurizio Costanzo, su Carmelo Bene...
Intervista a Maurizio Costanzo su glialtrionline (clic)
Post in divenire, ultimo aggiornamento il 24 febbraio alle 15.00
Ricordo che Bene, se non sbaglio, disprezzava chi reclamava il diritto al lavoro. Il concetto di lavoro era secondo lui, aberrante. Condivisibile, ma inattuabile,
RispondiEliminaD'accordissimo con te sulla divisione in attori birignao o socialimpegnati.
Celesitni e Paolini, men che mediocri in altri tempi, assurgono all'olimpo.
Antonio Rezza e Danio manfredini non li conosce quasi nessuno ...
Ma questa divisione birignao-socialimpegnata è proprio un retaggio italiota ... tutto quello che l'attendente al MinCulPop di turno non capisce, viene eclissato. Si chiama fascismo preventivo.
Devo confessare che, nonostante la veggenza sia il mio status naturale, stavolta non mi ero accorto della postilla finale all'articolo. Che dire? Se moderano o censurano un commento del genere, la visione si dà da sé, anche senza palla: toccato il fondo, hanno iniziato a scavare, e di buona lena...
RispondiEliminaVostra Damus