Credo sia la tenuta regolamentare da giovane scrittore italiano
Oggi credo di aver almeno in parte capito perché Goffredo Fofi lo scorso maggio, nella rubrica che teneva sull'Unità, scrisse quell'articolo molto duro con i giovani scrittori, domandandosi retoricamente se sono di destra (clic per leggere l'intero articolo).
Goffredo Fofi (dato che ci sono gli dico anche che è stato eccessivo a togliere il saluto ad Alfonso Berardinelli perché scrive sul Foglio)
Fofi, in quell'articolo severissimo, faceva delle analisi sui giovani (credo di rientrarci anche io, per poco, ma ci rientro) che mi sento di condividere, anche se scrivendo questo, prevedo, mi attirerò ulteriori offese di seminatore d'odio e qui e là. Dice sostanzialmente il decano della critica militante, dei giovani in generale:
- Senz’altro progetto che quello del privilegio per pochi e per i loro complici e servi e oggi, quel che è peggio, senz’alcuna preoccupazione per il futuro comune.
- Non è difficile distinguere all’interno di una generazione la destra, la sinistra e gli ignavi – questi ultimi “zona grigia” per eccellenza. massa più o meno supina o invadente, maggioranza silenziosa ieri, maggioranza chiassosa oggi nell’illusione che le dà il mercato di essere “protagonista” per il tramite del consumo.
Degli intellettuali e degli scrittori giovani, in particolare i secondi, dice questo:
- vedono che uno dei pochi modi per farsi strada è quello di inserirsi nei meccanismo della produzione di merci culturali o artistiche, dove persone non più intelligenti e dotate di loro hanno conquistato rapidamente fama e denaro.
- I giovani con ambizioni di scrittori sono oggi (chissà per quanto ancora) molto corteggiati e corrotti dal mercato, dalla “produzione”. Gli editori se li contendono e il risultato è l’invasione di merci ripetitive, scadenti, conformiste. Il flusso della merce impone superficialità e astuzia nella scelta degli stili e degli argomenti, gli editor spingono i migliori ad accettare la logica dei peggiori...
- Anche in letteratura domina “la destra”, e possiamo tranquillamente considerare i giovani scrittori come un altro dei tanti fenomeni “di destra” di questa Italia, visto che accettano questo stato delle cose e vi cercano il loro bene, il loro posto al sole. Non sempre è “giovane” chi afferma di esserlo e c’è oggi una gioventù scrivente e servile che è, benché perlopiù fatta da ignavi, perfettamente “di destra”.
Ora, Christian Raimo, che mi sembra si dichiari cattolico, la parola ignavia dovrebbe conoscerla molto bene. Ma fa finta di no. Almeno oggi, in una lunga articolessa uscita sul blog della casa editrice Minimun Fax (clic), Minima & Moralia, blog dal quale, curiosamente, appena dopo la vergognosa campagna che mi ha eletto... unico seminatore d'odio nelle patrie lettere, risulto interdetto. Per cui commento l'articolo di Raimo da qui, anche se mi sarebbe più comodo da lì, e sarebbe anche più serio... Ma, lo dico alle poche persone che mi seguono, non sono stato interdetto dai redattori di quel bel blog letterario. No, no, figuriamoci! Me lo dicono anche per mail che non ci pensano proprio a censurarmi, sopra di tutto se i miei commenti non sono offensivi. Infatti sono interdetto dal sistema, che mi ha oramai riconosciuto come spazzatura, e neanche i volenterosi e valorosi intellettuali di quella casa editrice possono farci nulla. In ogni caso, di essere spazzatura per il sistema lo so da sempre, quindi ci ho fatto l'abitudine a essere isolato, e non mi fa né caldo né freddo (almeno finché non mi vienghino a acchiappa' fino all'uscio di casa recando seco la forza pubbri'a... a que' punto potrei valuta' di fa' l'abiurativo)
Raimo dice e qui e là che l'hanno convocato a una riunione di grande editoria dove boss della Mondadori servivano il tè in livrea (la livrea ce l'avevano penso i boss) e camerieri potentissimi discorrevano del futuro del libro alla luce delle tecnologie e delle nuove forme di diffusione. Più o meno dev'essere andata così.
Raimo dice che mentre lemme lemme si recavano al grande albergo 5 stelle con il collega Nicola Lagioia, si domandavano come mai proprio loro avevano invitato a una riunione di gente così importante che doveva riflettere sui problemi universali dell'editoria. Non se ne faceva una ragione. Ma invece, leggendo l'articolo si capisce il perché. Si capisce nel senso che lo capisco io, perché Raimo - per via che oggi è colpito dall'ignavia stagionale, che di solito va via in due o tre giorni anche senza pigliare medicine, basta stare protetti al caldo sotto le coperte - da solo non ci arriva. Infatti, a un certo punto dice: " qual è il motivo, dicevo, per cui ho deciso di pubblicare con Einaudi? Dirlo è semplice: è che ci sono persone come Paola Gallo o Marco Peano, che mi stanno aiutando a diventare uno scrittore migliore ".
Raimo dice e qui e là che l'hanno convocato a una riunione di grande editoria dove boss della Mondadori servivano il tè in livrea (la livrea ce l'avevano penso i boss) e camerieri potentissimi discorrevano del futuro del libro alla luce delle tecnologie e delle nuove forme di diffusione. Più o meno dev'essere andata così.
Raimo dice che mentre lemme lemme si recavano al grande albergo 5 stelle con il collega Nicola Lagioia, si domandavano come mai proprio loro avevano invitato a una riunione di gente così importante che doveva riflettere sui problemi universali dell'editoria. Non se ne faceva una ragione. Ma invece, leggendo l'articolo si capisce il perché. Si capisce nel senso che lo capisco io, perché Raimo - per via che oggi è colpito dall'ignavia stagionale, che di solito va via in due o tre giorni anche senza pigliare medicine, basta stare protetti al caldo sotto le coperte - da solo non ci arriva. Infatti, a un certo punto dice: " qual è il motivo, dicevo, per cui ho deciso di pubblicare con Einaudi? Dirlo è semplice: è che ci sono persone come Paola Gallo o Marco Peano, che mi stanno aiutando a diventare uno scrittore migliore ".
Christia Raimo e Nicola Lagioia sorpresi dal flash appena prima di andare alla riunione con i boss dell'editoria italiana
Oh, ci siamo arrivati. Avete visto che aveva ragione Fofi? Questo giovani scrittori - nemmeno quelli che hanno doti intellettuali importanti, almeno così si dice - non si rendono conto che vengono usati da 'O Sistema per portare a fondo le loro strategie commerciali. Alla massa sempre crescente di scrittori che preme alle loro porte, adesso gli editori vogliono far credere che i servizi editoriali sono necessari, assolutamente fondamentali per diventare scrittori autorevoli e affermarsi. Certo, lo sanno anche loro che sarebbe più comodo e redditizio vendere i propri libri su Amazon o in qualunque altra vetrina virtuale. Ma affermano, diciamo meglio contrabbandano, gli editori maggiori (e minori...) che solo attraverso i loro servizi, in particolare nel caso dei grandi editori, si diventa scrittori: solo i grandi editori sanno valorizzare uno scrittore, questo è il teorema che deve passare. Io penso invece che è il contrario (vi prego di credere che non ne faccio una questione personale: io, pressato da parenti e conoscenti, ho mandato un testo breve a 4 editori piccoli - no a Minimun Fax! - che nemmeno mi hanno risposto; l'ho mandato anche a un editore grande, che molto cortesemente mi ha risposto, ed è la Giunti di Firenze). Del resto gli editori, prevedo di nuovo, ben presto venderanno servizi agli aspiranti scrittori, senza nessuna vergogna (e faranno bene!). A maggior ragione e costo lo faranno se i giovani scrittori più qualificati intellettualmente e più impegnati intellettualmente continueranno a legittimarli e a far loro gratuita propaganda. Gratuita per modo di dire, diciamocelo senza ipocrisia, perché verranno o furono ricompensati attraverso i normali contratti editoriali. Almeno così pare fare Einaudi. Certo, anche in base al merito, perché Raimo scrive bene, lo sappiamo tutti; non quanto il suo collega di scuderia Nicola Lagioia, ma scrive bene. L'importante, sembra pensare la casa editrice Einaudi, è che gli scrittori ammessi al catalogo istruiscano a dovere gli scrittori meno dotati intellettualmente. E, sopra di tutto, gli aspiranti scrittori che attualmente, gioco forza, sono loro ammiratori e pendono dalle loro labbra: " qual è il motivo, dicevo, per cui ho deciso di pubblicare con Einaudi? Dirlo è semplice: è che ci sono persone come Paola Gallo o Marco Peano, che mi stanno aiutando a diventare uno scrittore migliore ".
Per concludere, non bastava che pubblicassero con Berlusconi per fare resistenza e critica dall'interno... ora fanno anche pubblicità all'ottimo funzionamento delle industrie di... Berlusconi. Vabbè, loro dicono che è normale. Che in ogni caso loro sono impegnati nelle migliori iniziative sociali, dalla generazione di scrittori TQ al teatro Valle (secondo me, lo sa chi segue questo blog, esempi di involuzione culturale). Ma se poi arriva uno autorevole come Goffredo Fofi a dire provocatoriamente che gli scrittori giovani sono di destra, almeno nel senso che pensano solo ai fatti propri e a farsi una posizione, mica si devono troppo arrabbiare.
Non lavorerò mai! Gridava l'adolescente Arthur Rimbaud. Anche l'attore poeta Victor Cavallo gridava così. Anzi, no, il gioioso e disperato Cavallo gridava esattamente così: Non lavorerò mai! Con voi... Non lavorerò mai con voi...
Victor Cavallo
Post e autore del post in fase di correzione. Parola d'ordine: Ah, Basaglia! Seconda parola d'ordine: Bau!
Vialetto di casa della prossima residenza di Larry
Su Alfabeta 2 c'è una bella riflessione di Giorgio Mascitelli sulla questione editoria se(r)viziosa (clic)
dato che ci sono, oramai è il 12 febbraio, metto il commento che avevo lasciato su Alfabeta 2 intorno al giorno 8 febbraio. Anche loro devono avere un problema di SISTEMA, un problema di sistema grosso, ché i miei commenti non passano da tempo...
Bell'articolo, su cui riflettere a lungo (per sottrarsi alle grinfie degli industriali della carta stampata). Il dubbio che gli editori tendano a farsi grossi abbassando il livello degli scrittori editati, era venuto anche a me. E andrà sempre peggio, almeno a leggere questo articolo: a qualcuno si dirà che è giusto che paghi i servizi; ad altri che ringrazino iddio di essere pubblicati. Insomma, gli editori non cacceranno un euro... nemmeno quelli grandi, e guadagneranno a prescindere.
Mi permetto di lasciare il link a un mio modesto pezzo, che guarda la questione da un'altra angolatura, quella del collaborazionismo (parola forte, mi rendo conto, ma quando ci vuole ci vuole)
http://www.youtube.com/watch?v=dKebxe8xtHQ
RispondiEliminailMatt., con sentiti saluti da re Ato (Boldon) II di Trinidad e Tobago
da voi, tra voi, fra voi, su voi, in voi....
RispondiEliminapure per voi andava bene....
:-)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaContadino, va bene anche sotto di voi, sopra di voi, affianco a voi, in obliquo a voi, in ellissi a voi... No a Voi Voi! A loro! Insomma, essendosi espressi in modo sufficientemente confuso, ci siamo perfettamente capiti.
RispondiEliminaD'altra parte, Rimbaud si rifugiò nella più civile Africa, che è grande e può accogliere anche qualcuno di noialtri (mi sa che il compagno Matt è già lì, più o meno). Oppure c'è di sicuro posto dov'è andato Victor: sono certo che gli hanno fatto la grazia di non mandarlo in paradiso, anche se lo meritava; ma il paradiso, diceva un altro antico inaffidabile, Mark Twain, è noiso. Diceva esattamente così, Twain: " il paradiso lo preferirei per il clima, l'inferno per la compagnia ".
Però poi Rimbaud ha lavorato ... come schiavista o giù di lì.
RispondiEliminaCavallo non lo so, ma sono d'accordo con lui. Io co' ccerta ggente nun ce vojo lavora'.
A me questa roba di Fofi, non so, non mi sconFofira. Insomma chi se ne frega se i giovani de sinistra fanno quelli de destra? Non è la dimostrazione che sta roba ormai è obsoleta?
Fofi era quello che in una vecchia introduzione (1979)al Tallone di Ferro di London, lamentava che il vecchio Jack, dopo aver servito la causa socialista, si era involuto in opere razziste sempre più scadenti ... tipo il Vagabondo delle stelle, che alla faccia sua, è un capolavoro.
E beh, certo, tutto quello che all'epoca non era peana della rivoluzione era involuto ...
Io, se trovassi un giovane scrittore di destra (ma veramente di destra) bravo, lo leggerei con gran piacere.
No, non è Saviano.
Saviano è giovane ... più o meno di destra ... ma non è ...insomma fa, più o meno, c****e.
Raimo, prima di essere de sinistra, è scrittore (o almeno je piacerebbe) e gli scrittori vogliono una sola cosa: successo. E basta. Fanculo alla destra e alla sinistra.
Poi c'è chi accetta il compromesso (e magari non combina un c***o lo stesso) e chi dice no, sperando nella gloria postuma: gli scrittori (bravi o pessimi) possono essere fessi fino a questo punto.
Massimo la butti giù troppo dura. Eddai! Rimbaud era quasi fidanzato con un negro... Che doveva fare?! Viaaaa....
RispondiEliminaQuanto a Fofi, io ho avuto la fortuna di forrmare le mie opinioni sulla letteratura mediante la lettura dei testi (pochi, Ahimé, troppo pochi). Quando è stata la volta della critica mi sono rivolto ai critici scrittori come Manganelli, Blanchot, Barthes, se vuoi Chiaromonte e Garboli. Mai frequentato troppo la critica militante (e qui un po' mi pento). Ma visto che di scrittori militanti stiamo a parlare, ho citato Goffredo Fofi, una persona che non sempre apprezzo, come quando elogia Roberto Saviano (e quando toglie il saluto a Berardinelli); la sua distinzione destra sinistra ignavia, tuttavia, mi convince abbastanza, la trovo semplice e sufficientemente descrittiva, come una formula matematica.
Resta il fatto che gli scrittori (maschi) vogliono la gloria, le copertine su Vanity Fair, farsi qualche studentessa, scrivere sull'Unità e la Repubblica, andare dalla Dandini e dalla Bignardi, farsi qualche studentessa, tenere seminari di scrittura creativa, attuare installazioni di arte concettual-visiva, farsi qualche studentessa, entrare nella giuria dello Strega, diventare amici della Lipperini, farsi qualche studentessa (senza dirlo alla Lipperini), creare un lit blog da 3000000 visite mensili, farsi abbracciare da Philip Roth, farsi qualche studentessa, tornare dalla Dandini, tornare dalla Bignardi, fare un'inchiesta giornalistica per l'Unità sulle Favelas di Garbagnate e poi scriverci un romanzo, farsi qualche studentessa ...
RispondiEliminaSono le normali aspirazioni di un giovane TQ.
Perché negargliele?
io voglio ballare con Lucrezia Lante della rovere
Eliminaio ho tenuto sta fortuna di essere nato imparato, a non sapere scrivere. così è inutile andare a scuola da mastro einaudo, o dalla gnora garzanta. mi sto a pelare patate nell'esercizio mio, sulla seggiola, che meglio di così non credo mi serva non saper scrivere. dopo è troppo, pare brutto.
RispondiEliminaperò è grave quello che sta succedendo. mi sembra che altrove qualche mese ora sono la Policastro parlò di koiné di questa casa editrice, koiné di quell'altra casa editrice evvia. mi sembra che alla fine questo deve essere il discorso. che se una volta c'erano i canoni ora ci sono i cannoni.
i canoni non sono stronzate, lo sappiamo tutti, scandiscono il tempo come i vecchi pendoli a muro o gli orologi della comunione, e funzionano finché li guardiamo, anche (e soprattutto meglio) se li sfottiamo, li dimentichiamo, non li rispettiamo ("guardiamo" al paese mio vuole dire sia "guardare" che "guard i are", che è fare la guardia). se nessuno li guardasse più, sarebbe un bel casino....e forse non andrebbe bene, non sarebbe "naturale".
se però oggi ci vogliono costringere a guardiare i cannoni (e noi siamo pacifisti, e di sinistra) che non segnano manco l'ora "vera", ma l'ora che scendono le bancarelle del MERCATO, allora qui ci resta poco altro che piangere: cioè scrivere. ognuno a modo suo, e tante belle cose a tutti.
ps: al mercato ogni tanto è pure bene farcisi un giro, sennò passi per snob.
Io trovo normalissimo, Massimo, che tanti si comportino così traballantemente; ma penso sia la dimostrazione più chiara del loro scarso talento, scarsità che per qualche verso li giustifica di ogni malefatta (ma sarebbe vero anche il contrario). Però, malefatta dopo malefatta, eticamente parlando, si finisce per riconoscersi nell'etica del padre di Grace in Dogville... Almeno parlare bisogna, Massimo, se no gonfia gonfia... poi uno scoppia.
RispondiEliminaPer altro verso, io sono uno pacifico, che si fa fregare da tutti, quasi in maniera masochistica (nella mia non breve carriera artistica ho subito dal plagio al pestaggio al furto alla calunnia, reati che mi hanno fatto danni gravissimi; ma insomma, mi dispiace più per loro, che falsifica falsifica hanno oggi in tanti casi difficoltà addirittura a stare in piedi, e sono ancora giovanissimi... certo, non giovani come me...). A me basterebbe non si appropriassero delle poche anime decenti che ci sono in circolazione, anche perché di solito non lo fanno a favore delle anime decenti, ma per adoperarli come cuscinetto pneumatico. Insomma, per salire loro, lo fanno. Se non lo hai visto te lo dico io: Roberto Saviano si è messo, l'altra sera, a spiegare al suo pubblico perché le poesie di Wislawa Szymborska sono belle. Invece di leggerle, o meglio, di farle leggere a qualche bravo attore/ice, si è messo a spiegarle... a un certo punto si è rammaricato, e ha detto la battuta comica più bella dell'ancora breve 2012: " non ci riesco a spiegarvela, ve la devo leggere... " ha anche detto che la traduzione è MAGISTRALE, come se lui leggesse la Wislawa Szymborska in polacco e fosse in grado di distinguere una traduzione dal polacco ordinaria da una traduzione dal polacco magistrale (mia moglie, che di testi e traduzioni si occupa da una vita, era allibita, ma si è messa a ridere anche lei). Senza contare che nessuno certifica o verifica né la sua competenza poetica né la sua competenza circa la scienza della traduzione. De 'O scrittore casertano... Capì?
Larry, paventi, mi pare d'aver capito, la mancanza cronica di un vero senso critico, cioé di un qualcuno che possa dire alla merda che è merda e magari spiegandolo dettagliatamente ... e ancora magari dalla Bignardi.
RispondiEliminaSarebbe bellissimo e io appoggio incondizionatamente ogni tuo tentativo in tal senso.
La smania di successo (perché di questo si tratta e a nulla valgono tutte le incrostazioni ideologiche con cui tizio e caio cercano di glassare il candito) porta a fare malefatte, di cui nemmanco si sentono colpevoli.
Non c'è nessuno, nel desolante paesaggio cul-turale, che dica a Saviano che lui, semplicemente, è un portavoce del nulla. Ci stanno le copie vendute, ci sta la massoneria e compagnia cantando.
Io lo vorrei scardinare il carrozzone, ma il carrozzone, si sa, va avanti da sé, con le regine i suoi fanti e i suoi re ...
Saviano parla della Szymborska a cazzo? E' logico, lui è l'estensione engagée della Bignardi.
E' la vedette di debordiana memoria che spiega l'esistente a beneplacito dell'esistente.
Putroppo tutto è sporco, ormai, e le anime decenti devono fare vita appartata ... se si nasce in Polonia si può sperare che la tua anima (grazie anche a traduzioni MAGISTRALI) arrivi anche in queste lande desolate.
Altrimenti ... l'isolamento.
Di tutto il secondo novecento italiano e anche del primo scorcio del dumila, rimmarrà solo Fantozzi. E loro lo sanno. E se non lo sanno lo sannneranno.
Cito la Bignardi spesso, perché lei mi fa accapponare i capelli ... mi suscita un senso di irritazione che non riesco a tenere a freno. Mia moglie si incazza con me perché ogni volta che intercettiamo nello zapping le Invasioni barbariche a me scappa una bestemmia ...
Trovo la sua trasmissione emblematica. IL peggio delle chiacchiere insulse da ombrellone o da cena a casa dell'architetto Stamminchia... Una tale ostentazione di piccola borghesia ha qualcosa di profondamente osceno e persino Porta a Porta non raggiunge quei livelli ... scusa lo sproloquio.
Massimo, sproloquia quanto vuoi, figurati... A me no, Bignardi, Dandini, Fazio, divertono abbastanza, e anche saviano, a sto punto: li uso come riferimento negativo.
RispondiEliminaIl problema non è la mancanza di senso critico, massimo. Magari, osse solo quello! Qui il problema è la mancanza di preparazione, di umiltà, di senso delle proporzionbi, di poesia, di amore. Siamo diventati un vero Stato di propaganda: manco nel fascismo era così. Io ho ragione perché pubblico, perché ci ho il dottorato, perché ho 100 milioni di cazzo di amici su Facebook, perché vendo, perché mi dànno i premi, perché mi hanno selezionato, perché questo o quello mi fanno l'onore... Ma neanche nel feudalesimo si poteva ragionare così! Cosa c'è da salvare? Poco, nemmeno sé stessi. E questa, alla fine alla fine, è la vera fortuna.
Ps: comunque io scappo prima possibile. Lo so che l'estero mica c'è, ma intanto non conosco le magagne, e prima di conoscerle tutte... e poi fo sempre in tempo a cambiare estero una volta scoperto che quell'estero lì non mi garba: ve n'ènno tanti, di esteri... un'altra via di fuga, ci sarebbe, produrre l'estero dentro se stessi, e vivere all'estero anche se questi bucaiòli ci confinano in una sola via.
E comunque Saviano NON aveva il diritto di leggere al Szymborska. Anche se, in questo modo, magari, qualcuno si incuriosisce e comincia il viaggio ...
RispondiEliminaIo per esempio (esempio negativo) poco più di un anno fa mi sono lasciato convincere dalla Bignardi ... c'era Aldo Nove che presentava il suo La vita oscena ... raccontava le sue disgrazie familiari ... in un modo ... siccome io con le disgrazie familiari non resisto ... e poi lui era così umile, così modesto ... avevano intervistato anche la fidanzata ... attrice ... insomma, ho comprato il libro.
Ecco, cosa intendo con il pericolo della Bignardi ... propugna merda con quel suo modo piemontese, semplice, come la compagna di liceo che ti vorresti scopare e se a lei piacciono i Pooh, improvvisamente li adori anche tooh ...
Mai fidarsi delle donne che sembrano intelligenti.
Stato di propaganda = Società dello Spettacolo. Tutto torna.
RispondiEliminaFuggire va bene. L'estero dentro sé stessi ancora meglio. Debord ha scelto la via estrema, ma lui era estremo.
Per noi c'è Internet, finché dura.
Non c'è più onore. Nel feudalesimo c'era.
L'è 'na Vita Agra, via.
Quasi quasi mi rileggo il Lucianone.
A questo punto sono destinato al Premio Nobel.
RispondiEliminaQuanto sborsano gli scandinavi?
(Però mi pare che lo assegnano se stai già con l'urna cinenaria accanto al letto. Vabbuò, quant'è è, tanto l'ammontare me lo smonto in un quattroequattrodue)
ilMatt.: Didì, Vavà, Pelé site 'a guallera 'e Cané!
Massimo, te lo dico in amicizia, la frase finale vagamente misogina, potevi risparmiartela. E poi, si può fare tutto questo ambaraban perché ti hai accattato il libro di Novi? Io fino a un certo punto non leggevo i contemporanei italiani, per principio. Dopo ho cominciato, per via che mi interessava lavorare sulla lingua (e, perché no, sul pensiero). C'è tanto, da leggere. Rugarli si era già detto, ma pure Lodoli, Montesano, Ferrante, Cavazzoni, Celati e tanti altri (Frasca, mi sembra un altro), anche meno roboanti. Qui si sta parlando solo degli scrittori che nascondono la loro legittima ambizione personale dietro maschere di impegno sociale sempre più (de)cadenti. Ma d'altra parte, al sociale, di questi scrittori qua, gli importa qualcosa?
RispondiEliminaMatt, il Nobel non lo danno ai ragazzi.
Massino (tra parentesi, si dice Massìno, vero?) - lei mi è fonte di ispirazione, costantemente. E lo dico senza il minimo sarcasmo, e torno al "lei" non per ristabilire una distanza, al contrario, ma perché mi sembra che in questo caso ci stia meglio.
RispondiEliminaUn giorno però mi spiegherà perché il Valle Occupato è a suo avviso un esempio di involuzione culturale. Non intendo far polemica, ma cercare solamente di capire, dal momento che su questo e altro rifletto ormai da mesi. Perché non dedica all'argomento un post specifico? (Al solo Valle escludendo i TQ, che mi sembra vi si apparentino in modo marginale; mi sembra soprattutto che nessuno di loro sia mai stato effettivamente un occupante.) E se capita qui a Roma, magari con la Russità, perché un bel giorno non ci andiamo insieme? Abbracci.
Rita, a Roma ci verrei volentieri a vivere (rigorosamente in centro, ma le gite mi garbano poco. Ancora meno mi garba andare a teatro, sopra di tutto quello impegnato: mi garba ridere, a teatro, però sono uno di risata difficile (e la russità ancora peggio). Penso si rida un po' agli spettacoli di Antonio Rezza, di Morganti ( sono sicuro che il suo Woyzeck è fenomenale, però ce l'ho con lui perché a fare il Capitano poteva chiamare me, invece lo fa lui medesimo...), di Antonio Cirillo (la sua ereditiera fu una lezione di umorismo teatrale per chicche e sia), di Carlo Cecchi (che fa ridere con qualunque cosa, ma la sua interpretazione del Sik Sik di Eduardo è da antologia), di Danio Manfredini (tra l'altro, uno dei maestri di Antonio Albanese, mi risulta, del quale maestro il popolare comico recitò a lungo una riduzione di un personaggio che sta in Tre studi per una crocefissione, denominandolo Epifanio), di Alfonso Santagata, di Roberto Abbiati, di Marina Confalone, di Marco Messeri, di Lunetta Savino, di Emanuela Grimalda, di Antonio Cosentino, di Bustric, di Maria Cassi (ora tutti tutti, quelli che conosco io, non li sto a elencare; sono del resto sicuro sicuro che ce ne sono di più giovani che non conosco, a loro volta sfortunati per via che va di moda l'impegno...). Anche la farsa, andrei a vedere, fatta da chiunque, sopra di tutto attori anziani amareggiati(in questo senso le consiglio la lettura di Recita dell'attore Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto di Gianni Celati, una parte sta anche in Gogol libri). Insomma, se fossimo insieme a Roma, e al Valle dessero questa roba qui, perché non andarci?
RispondiEliminaSul Valle pensavo anche io di esprimermi, tanto, oramai, me li sono fatti tutti nemici per la pelle, quelli dell'arte sociale... Però gia lo feci, per esempio qui.
http://accademia-inaffidabili.blogspot.com/2011/10/la-felicita-non-guarda-in-faccia.html
La saluto, Rita, abbracciandola a mia volta.
Mi cospargo il capo di cenere. Il post in questione mi era sfuggito. Corro subito a leggerlo. E a parte ciò, solidarizzo a prescindere con l'escluso e il bandito, sempre.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminalarry
RispondiEliminasaresti un ottimo critico teatrale, ci hai mai pensato?
maria.m
ps. hai visto la gazzarra indegna inscenata dai leghisti, coadiuvati dall'italia dei valori, per il cosiddetto decreto svuota carceri?
@Rita
RispondiEliminagrazie anche del solidarizzo a prescindere
@Maria
grazie, sei carina come sempre, ma da ottimo penso che verrei meglio come cuoco, secondo come buffone, terzo come ingrassatore di ragazze a rischio anoressia, da intrattenere seralmente in trattorie fuori porta (un mestiere che mi ha insegnato Carlo Monni, con il quale potrei anche fondare una Company in questo senso. Una Company, in perdita, beninteso, perché eserciteremmo il mestiere aggratisse, magari riservandosi purte il piacere di pagare il conto, con l'unico interesse che sia a lui che a me non piace mangiare soli, e piace più di tutto vedere le donne mangiare). Certo, farei bene anche il critico teatrale. Ma a che serve farlo bene se a teatro non ci va più nessuno e quei pochi che ci vanno non leggono le recensioni? (come i lettori...)
Quanto alla gazzarra, sarei felice se Di Pietro venisse sconfessato come alleato del PD, dell'area di centrosinistra in generale, e si alleasse con la Lega, sulle cui posizioni sta velocemente convergendo anche il comico in declino. Ciao Maria.
"Tranne forse gli animali delle favole di La Fontaine, nessuno è mai stato bravo come gl'italiani nell'arte d'inventare nobili pretesti per eludere i propri doveri e fare i propri comodi"
RispondiEliminahttp://accademia-inaffidabili.blogspot.com/2012/01/carlo-fruttero.html?showComment=1328778316013#c8292205849295359349
ilMatt., giostraio (di) getto natissimo
Larry, ti rispondo telegraficamente.
RispondiEliminaAnche se magari come San Paolo non volevi delle risposte.
1) Davvero sei bannato da minimaetmoralia.it? Quando è successo? Io non sapevo niente.
2) Voglio il successo? Credo di sì, ma un particolare tipo di successo. Non voglio la visibilità, non mi interessano i soldi se non quelli che mi fanno campare (e più o meno ce li ho), non voglio frequentare i giri bene, non mi piace rimorchiare le studentesse. Sarebbero tutte aspirazioni legittime ma non sono le mie. La mia è di scrivere il meglio possibile.
Quando mandai le prime 100 pagine del romanzo che sto ultimando alle case editrici (piccole e grandi) mi risposero in molte (Guanda, Ponte alle Grazie, Transeuropa, Rizzoli, Einaudi, Mondadori...) che l'avrebbero fatto. Ho deciso in base a quello che mi hanno detto gli editor sulla pagina. Paola Gallo mi ha detto le cose più critiche e analitiche sul libro, mi ha detto in sostanza che c'era un'idea di base che secondo lei non mi avrebbe portato molto lontano. Aveva ragione e mi sono fidato. Ho riscritto completamente quelle 100 pagine, e il libro per quattro anni. Quando dico che devo ringraziare lei, è perché è stata capace di criticarmi oltre che di apprezzare il mio lavoro. Ha speso del tempo e un'intelligenza, anche altri (Vincenzo Ostuni, Michele Rossi, Antonio Franchini, per es.) l'hanno fatto ma mi hanno convinto meno.
3)Non so se i servizi editoriali siano necessari per tutti gli scrittori. A me servono. E ho avuto centinaia di rapporti con le persone con cui ho fatto editing ai loro testi che mi hanno ringraziato. Gli ultimi a un bellissimo laboratorio teatrale di Veronica Cruciani al Valle. Cinque giorni, gratis, e senza pubblicità; lo cito adesso perché è stata un'esperienza talmente positiva dal punto di vista professionale e umano, che ti faccio capire quelli che sono i miei desideri principali. Le relazioni umane. Leggere e scrivere e aiutare a scrivere e essere aituato a scrivere dei bei testi.
4) Odio la pubblicità, sono d'accordo con Godard che la pubblicità è il fascismo contemporaneo. Se mi becchi a fare autopromozione, schifami pure con veemenza, ti ringrazierò.
5) Il Valle e TQ sono esempi di involuzione culturale? Mi dispiace non sono d'accordo. Il Valle o TQ sono dei luoghi per discutere. Stamattina al Valle c'è una discussione sui "beni comuni" con persone da tutta Europa, l'anno scorso di venerdì mattina in nessun teatro di Roma accadeva questo, perché dovrei considerarla involuzione culturale?
6)Non sono giovane. Ho 36 anni. Non sono giovane, te lo assicuro.
7)Fofi ha la mia stima incondizionata per la sua storia e per quello che fa oggi. Ma non è un uomo che per esempio s'interroga sulla rete, sulle novità dell'industria editoriale, etc... Per cercare di mantenere una prospettiva etica nel proprio discorso culturale, per me è necessario.
8) Il Sistema non esiste. Oppure è il mondo. Queste sintesi sono da comunicati BR. Esistono tanti e molti diversi e alle volte terribili dispositivi di potere. E ognuno, Deleuze lo sapeva, ne ha uno di questi dispositivi. Io lo chiamo, da cattolico, "peccato originale". Se non lo avessi forse, non potrei essere salvato.
Christian, ci hai classe a intervenire, non posso fare a meno di scriverlo. Ti rispondo domani, perché come uno dei principali leaders dei commentatori oclocratici, ho dovere di attenermi allo sciopero che ha indetto per oggi Dinamo Seligneri a nome di tutta la categoria...
RispondiEliminahttp://ilpontelunare.blogspot.com/2012/02/il-10-febbraio-trolliamo-in-silenzio.html
@ Raimo
RispondiEliminaL'aspirazione a scrivere bene accomuna tutti gli scrittori.
Bisogna magari capire cosa significa "scrivere bene" e chi lo stabilisce e sulla base di quali criteri.
Il rischio dell'appiattimento su alcuni canoni "stilistici" "estetici" "etici" è molto forte e si è già in parte avverato.
Resta il fatto che, anche volendo, tutti questi rapporti con gli editor non sono possibili a chicche e ssia.
Devi essere dentro a un sistema di rapporti per cui trovi mille persone pronti a darti dritte aggratis.
Se io mando le prime 100 pagine di un mio romanzo alle varie case editrici per avere un parere, per potermi migliorare, per "scrivere bene" e sempre meglio, vengo completamente ignorato: e questo indipendentemente dalla qualità del mio testo. Io, se voglio un parere, devo pagare.
Senza nessuna garanzia.
In questo senso il Sistema c'è, eccome. E coincide, se non con il mondo, per lo meno con il paese.
Non dico che è giusto, non dico che è sbagliato.
Dico che è un piccolo sistema di potere.
Certo la possibilità di inserirsi, attraverso qualche maglia allargata del Sistema, c'è sempre. Però la rete è così vasta che per trovare maglie allargate occorre molto, troppo tempo. La vita è breve.
Comunque io sto scrivendo un romanzo ambientato nel futuro, tra una settantina di anni. Il capitalismo è crollato, gli Stati si sono rafforzati in senso autoritario, la terribile sovrappopolazione ha creato come tendenza di base un fortissimo sviluppo dell'omosessualità, a tal punto che gli eterossessuali sono in minoranza. Nel nord Italia comandano i cinesi, nel Sud i Russi, il popolo lavora, a rotazione, per mantenere le infrastrutture, come nella Cina di Mao. Trionfano le energie rinnovabili, ma il clima è ormai irreversibilmente mutato e, nonostante tutto ... ma mica posso raccontarlo tutto, insomma, è un misto tra un thriller e Tarkovskji ...
Se io mando le prime 100 pagine a chicche e ssia qualcuno mi risponde?
Non salta fuori qualcuno a dire che è roba di destra?
@Christian
RispondiEliminanon è bello tu scriva che non volevo risposte. Sai bene che non le mando a dire: ci siamo a volte scontrati su vari argomenti... Può darsi io abbia torto, nelle varie discussioni, ma non le mando a dire... Comunque, mettiamola che la frase infelice rappresenta un minimo sindacale di ironia che non deve essere negata a nessuno. Ti rispondo sintetico, punto per punto, anche se temo di andare lungo...
1) sono bannato da Minima & Moralia, nonostante una vostra gentile redattrice mi abbia per mail rassicurato che mai e poi mai... Altrimenti quanto qui scritto l'avrei messo paro paro lì. L'ostracismo è triplamente grave: primo perché da voi come altrove ho sempre mantenuto toni civili, anche se spesso esprimendo idee contrapposte a quelle del postante; secondo perché in questo momento, essendo risultato unico bersaglio di una vergognosa e infangante campagna stampa e web, promossa da scrittori della vostra generazioni, coi quali condividete varie iniziative, avrebbe fatto piacere avere spazi sui quali esprimersi, per non dire solidarietà; terzo perché fare LEGITTIMA censura quando in pubblico ci si mette la maschera dei più mejo democratici novativi, è francamente ridicolo.
2) Anche la mia aspirazione, ora, è scrivere meglio che so, né di più e né di meno. Ma il successo lo considero un evento negativo nella vita di un uomo occidentale, sopra di tutto nella vita di un artista occidentale. Parlo per esperienza personale, che mi ha fatto vedere da vicino involuzioni di livello acrobatico in persone che promettevano di ribaltare 'gnicosa (non fo nomi perché non sta bene). Intendimi bene, non è che si debba vivere da eremiti. Anzi. Penso si debba fare arte per il pubblico, no per risultare bellini nella propria cerchia... Io con il teatro ci ho provato tutta la ancora breve vita, facendo spettacoli del resto abbastanza difficili, ottenendo consensi sia dal pubblico che dalla critica, purtroppo abbastanza ostacolato da 'O Sistema culturale (credimi, non sono il solo. Per fare un esempio, domanda a Antonio Rezza, che è il maggior comico che ha espresso il teatro italiano negli ultimi venti anni, uno che all'estero rischierebbe di diventare un mito, come in Spagna il quasi italiano Leo Bassi. Ti dirà, immagino, che o ti pieghi ai bisogni del sistema politico editoriale, o ti stroncano).
Le tue convinzioni sulle qualità interne alle redazioni delle case editrici, Christian, confermano quanto ho sostenuto nell'articolo: tu sei un bravo scrittore, ma affermi serenamente che senza il loro aiuto non sei in grado di crescere (figuriamoci gli scrittori pessimi!). Si andrà sempre di più verso un'editoria che appiccicherà gli scritti internamente prodotti o producibili a personaggi vendibili. Questo è quello che sta avvenendo a livello industriale. Strano che non lo vediate, visto che ci state vicinissimi. A me, in ogni caso, non parrà il vero... l'evoluzione in senso antiumanistico potrebbe addirittura migliorarmi la vita, perché la mia aspirazione massima è quella di fare il Ghostwriter, o pubblicare testi da uomo senza volto, magari da ologramma. E si farà finita con questa farsa degli autori, che sono morti non solo perché lo disse Roland Barthes, ma perché non ci sono più nemmeno i lettori...
@Christian segue
RispondiElimina3) che ti ringrazino per le tue eccellenti competenze, Christian, io non ho dubbio. Ma tu sei una persona, no un'industria. Ti è chiara la differenza? Se noi tutti cercassimo di immaginare un futuro per l'editoria che prescinda dallo strapotere dei grandi gruppi, credi davvero che il tuo lavoro e le tue competenze verrebbero svalorizzati? Non si potrebbero creare delle possibilità di mercato (e di aumento delle libertà espressiva) se su Amazon, o dove altro, uscissero testi suggeriti e curati da Christian Raimo, che la gente sarebbe portata ad acquistare per via della tua credibilità? E in ogni caso, tu ammetti che ci sono scrittori che non necessitano di aggiustamenti editoriali. Ma loro, i maggiori curatori, la pensano come te? Non è forse vero che Gabriele Frasca, intervenendo brevemente su LPLC (clic) ha beffardamente rivelato che le case editrici maggiori gli chiedono di tagliare a più non posso, perché tanto, a chi interessa Flaubert? «C’è proprio bisogno di parlare tanto di Cervantes o di Flaubert?», mi fu chiesto giusto per darmi la dritta giusta http://www.leparoleelecose.it/?p=3204
Questi qua, questi benemeriti dell'editoria, secondo la tua entusiastica visione, uno come Simenon, per fare un unico clamoroso esempio, lo manderebbero direttamente in tipografia, magari con un romanzo al mese, come è stato nella realtà, o gli imporrebbero all'infinito di rivedere?
4)Odio chi non rispetta il Godard teorico. Però lui diceva anche che ama i produttori perché sanno che con i soldi si può produrre un film, ma anche comprare una Ferrari. E poi, per tutta la vita dice di aver cercato un produttore che lo mettesse a lavorare con un normale stipendio, ma che non l'ha mai trovato (nemmeno io). Tante altre cose, dice Godard, un patrimonio dell'umanità quanto Brecht (curiosamente le loro opere non erano granché, di loro rimarrà poco, ma i loro stupefacenti scritti estetici rimarranno).
5) sul Valle e TQ mi sono già espresso a lungo (sul Valle anche in questo articolo http://accademia-inaffidabili.blogspot.com/2011/10/la-felicita-non-guarda-in-faccia.html), a volte pure in discussioni con te. Ad ogni modo, penso che di involuto ci sia prima di tutto il fare appello allo Stato, il chiedere protezione alla politica, che invece non può che ulteriormente nuocere alla produzione artistica (che è quella che interessa a me). Cultura bene comune, del resto, è uno slogan ipocrita, perché tende a rivendicare finanziamenti pubblici, destinati per sua natura a tutta la comunità, per produrre e diffondere la cosiddetta cultura a favore del pubblico borghese e piccolo borghese, del suo sistema di valori e di produzione di identità (se non di soggettività); per non dire a favore delle carriere di chi chi la promuove, questa cultura bene comune, che starebbe a dire cultura come servizio, mettiamo come l’acqua, ma l’acqua la vogliono tutti, invece questa cultura non la vogliono tutti, sopra di tutto non la vogliono i cittadini di fascia sociale medio bassa, che magari in un quartiere vorrebbero più asili nido… ancora una volta, insomma, in nome del progresso, se la pija in der c. la gente debole, che in conclusione finirà per odiarlo, questo cazzo di progresso (ma tanto, per gli intellettuali, c’è sempre una via d’uscita: la caduta dal pero…) . Vabbè, tanto i dittatori finiscono per amare la cultura lo stesso. Chiedere a Borges… (ad ogni modo, basta cliccare su Generazione TQ o su Teatro Valle Occupato, nelle etichette a fine articolo, per farsi un'idea più precisa di quello che penso su queste iniziative)
6) io ho più anni di te, Christian, ma sono giovane, te lo assicuro. E intendo restarlo… D'altra parte siamo destinati a durare sia per via che la scienza ne scopre sempre di nuove, sia perché ci affatichiamo meno di tanti altri, a vivere...
@Christian segue 2
RispondiElimina7) Fofi la mia stima non ce l’ha incondizionata, però quando si tratta di sapere cosa vuol dire essere intellettuali impegnati mi rivolgo a lui, a Silvano Agosti, no a Andrea Cortellessa o Andrea Inglese (che peraltro censura o fa censurare o permette che si censurino i miei interventi quando lo mettono in difficoltà argomentativa…). Io però sull’impegno degli intellettuali, sulla loro etica, mi sono fatto quest’idea qua: è impegnato e responsabile chi fa bene quello che sa fare bene, mi scuso per la tautologia, no chi parla di camorra (male! In favore di flash... Ma qui, vivaddio, siamo d’accordo) in romanzi artisticamente e cronachisticamente scadenti, romanzi al massimo epigoni di Curzio Malaparte, uno che è stato importante, per carità, ma che in questo momento non manca a nessuno, men che meno manca la letteratura che epicizza il narratore e tende a eroicizzarlo
Però, anche sull’esperienza del Valle, Goffredo Fofi si era chiaramente espresso contro qui http://www.unita.it/culture/i-soldi-pubblici-al-mondo-dell-arte-br-creano-vocazione-alla-prostituzione-1.310050,
e tu gli rispondesti abbastanza piccato qui http://www.unita.it/culture/fofi-il-valle-non-e-occupato-da-mediocri-i-di-c-raimo-i-1.310906.
8) Anche a me interessano le strutture di potere. Deleuze poco, anche se la mia copia di Mille Plateaux, acquistata direttamente in Francia numerosi anni fa, è del tutto rifinita. Il cattolicesimo mi interessa abbastanza, pur essendo io tendenzialmente gnostico, essendo pure un timido nicciano. Appunto, da Nietzsche ho imparato che la cultura, così come la si propaganda, tende ad abbassare i contenuti espressivi e ad innalzare socialmente i filistei (è una parola sua, di N) che se ne fanno paladini, pur non riconoscendo un rigurgito artistico se non dopo che esso si è affermato per altre vie (questo vuol dire, per esempio, riconoscere Luigi di Ruscio…). In questo senso, non ti viene il dubbio che quelli che descrivono le buone pratiche, nella cultura italiana, che si autodefiniscono come di maggior coscienza estetica e sociale, altro non fanno che descrivere i propri comportamenti e tentare di innalzarli, di valorizzarli se non monetizzarli? Da cattolico, non ti fa un po’ schifo? In ultimo, se vuoi insinuare che io stesso avvolgo un dispositivo di potere, dopo, quando faccio il bagno, controllo bene: così, da vestito, peraltro doppio per via del gelo, non mi pare.
Ps: ho visto che hai assegnato la palma d’oro di scrittore comico a Nori. Secondo me ti sbagli. Secondo me lo scrittore umorista più interessante rimane Giampaolo Rugarli. In subordine Gianni Celati (ma anche a rovescio va bene). Certo, vorrei essere io, che pure scrivo con vena umoristica novativa. Ma anche qui, temo che alle vette umoristiche di Nori non arriverei mai. Ho nei giorni scorsi scoperto che non solo andò a lavorare a Libero (un giornale peggio che fascista, secondo me), scelta professionale imbarazzante, della quale c'è poco da vantarsi, ma per certi versi difendibile, come io feci pubblicamente, nel senso che un lavoratore va a lavorare dove c’è lavoro… Però, ci vai, a Libero, se non hai scritto per Feltrinelli romanzerie militanti indignate sulle derive fasciste del vecchio regime democristiano. Mi riferisco a " Noi la farem vendetta ", sui crimini di Stato di Reggio Emilia. A quel punto ci vuol davvero tanto senso dell’umorismo, per andare a lavorare a Libero, davvero tanto. Oppure il senso dell’umorismo, come lo intendo io, è tutta un’altra cosa.
Disamina inappuntabile, Larry ... anzi, appuntabile solo per quanto riguarda Malaparte. Non dico che sia indispensabile, ma diciamo che un pochino se ne sente la mancanza.
RispondiEliminaResta il fatto che questi signori censurano senza sapere di censurare ... sarà colpa dei dispositivi di potere. Si attivano con un nonnulla ...
E saviani copincolla ...
Sulla cultura non si arriverà mai a capo. Prodotto borghese per borghesi o antiborghese per borghesi ... ma sempre loro sono i fruitori.
Sto leggendo Modesta proposta per prevenire di Giuseppe Berto. Un testo illuminante del 1971, scritto in una Italia un po' diversa ma sempre sé medesima ... ci scriverò un post, se riesco.
PS. Beato te che sei giovane ... io mi sento un ragazzino vecchio ...
si è qui alla bifora in trepid'ante attesa che il raimo scenda dall'ambone e ci illumini d'incenso
RispondiEliminanel fra & tempo mi dedico alla mia or'azione preferita: ber tante birre
Alì Ghieri
Ubi imperium comitatus, responsio cessat.
RispondiEliminaAlì Ghieri