Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

venerdì 17 settembre 2010

Applausi

Una notizia mi aveva colpito qualche anno fa. Avevo letto che in una grande piazza di un paese arabo, o mediorientale, forse l’Iran,  più di 10.000 (diecimila) persone avevano partecipato, in assoluto silenzio, per ore, a una lettura in versi fatta dal maggior poeta iraniano a voce nuda. Mi ero meravigliato, tanto, della forza di un simile evento artistico. Ma, ripensandoci stamattina, mi sono detto: coglione, non è possibile portare la voce nuda a diecimila persone. Vi assicuro, un po' di esperienza di voce a teatro ce l'ho: non è possibile, massimo qualche centinaio! Allora che ci facevano tutte quelle persone? La risposta che mi do adesso, che tento di darmi,  è che ascoltavano il silenzio, le voci del silenzio, almeno si predisponevano a farlo, forse  sapendo che l'emozione poetica sta anche e più  nel silenzio, nei suoni appena percepiti, che nelle parole, soprattutto nei loro contenuti.

Quando ancora imberbe, me medesimo, praticavo l'arte dello spettatore a teatro (anche allo stadio andavo, non crediate...), mi infastidivano gli applausi, anche le grida dei tifosi allo stadio, dai quali mi tenevo a distanza di (in)sicurezza. Non sapevo perché. Forse ho cominciato a comprenderlo quando mi sono trovato dall'altra parte, pur rimanendo devoto agli attori avversi agli applausi, pur avendo follemente immaginato di imporre al pubblico, alla fine dei miei spettacoli, una sorta di divieto all’applauso. Un comico a me caro, per esempio, li fermava, infastidito, dicendo al pubblico: «gli applausi ce li fate dopo, all'uscita, direttamente in faccia!» (Chiedeva anche se c'era qualche ragazza disposta a fare all'amore con lui, mai appagato, ma è un altro discorso).

Penso ai patiboli, agli applausi della folla  che coprivano le grida dei condannati, ma soprattutto, credo,  scacciavano il salire dell'emozione nei corpi dei singoli spettatori. Anche a teatro, come altrove, stamattina ne sono certo, gli applausi servono al pubblico, al popolo,  per scacciare il demone, per scacciare quel brivido emotivo che lo ha scosso nell'anima, il cui problematico contenuto di vita lo inquieta più di ogni altra cosa: il popolo vuole emozioni facili, religioni facili, rivoluzioni facili, tutto facile vuole il popolo.

Gli applausi servono agli individui che compongono la folla, il pubblico, il popolo, per dimenticare le possibilità che si hanno, gratis e senza ANTENNA PARABOLICA, di cambiare livello di percezione, di passare dalla realtà al reale, di reclamare e produrre realtà supplementari, che stanno a miliardi dentro e fuori ognuno di noi.

Gli applausi contribuiscono ad anestetizzarci, per farci uscire  puliti da qualunque esperienza di vita, pronti a ripiombare nell'insoddisfazione quotidiana. Pronti a partecipare, semmai, al vigliacco gioco dell'indignazione periodica, che è l’altra faccia dell’applauso, non a caso tra le poche  azioni concesse al popolo dai gestori del carnevale.

Un  individuo che applaude da solo lo riteniamo tutti un idiota, ci suscita derisione, compassione e pietà. Lo stesso sarebbe  se ci sforzassimo di considerare un pubblico come corpo unico, diciamo come unità sociale?

Come folla, pubblico, popolo, dovremmo qualche volta provare ad accogliere l’emozione in assoluto silenzio, giusto per vedere che effetto che fa.

11 commenti:

  1. Un post da applausi (sghignazzo)



    P.

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  2. Applaudono a tutto...anche ai funerali...come al vaudeville..

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  3. ho riflettuto spesso sulla natura dell'applauso, partendo però da una sensazione fissa che ho spessissimo provato davanti alle mani che battono: che sia una volgarità. e sia volgare nel suo essere gesto incondizionato. di essere imparato ad abitudine, per cucchiaiate. è un surrogato burino del pianto. uno sgravare il cuore. d'altronde c'è nonostante tutto, una grossa componente di protagonismo, ma è in secondo piano. quello che importa e che è stato efficacemente esposto è il suo carattere epurativo

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  4. A teatro l'applauso può anche avere valore *depurativo*; se dalla piccionaia arrivano fischi (e pomodori e carciofi e bucce di banane) ecco l'applauso reazionario della prima fila civile (e che non paga il biglietto) a depurare l'aere...

    Ho molta nostalgia delle frange spernacchianti.

    U.

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  5. Caro U, mai visto spernacchiare a teatro, neanche protestare un po'. Segno di decadenza, perché di spettacoli che lo meritavano ne ho visti parecchi. So che prima della " cultura dell'obbligo " succedeva di tutto. So che l'amico di Breton Jaques Vaché minacciò di sparare in sala durante una rappresentazione di Apollinaire che non gli piaceva. So che si tirava sul palco di tutto, quando ancora dominava la farsa, prima della mortifera prosa. So che durante la rappresentazione di uno spettacolo di una compagnia di avanguardia oggi di grido, alla battuta " siamo tutti Dio " con perfetto tempismo un amico mio si alzò in piedi e gridò: " Qua siamo tutti compagni! ". Nessuno sembrò stupirsi, forse pensarono si trattasse di una battuta dello spettacolo, detta da un attore messo dal regista in platea per fare più figura...

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  6. Sì Larry, l'applauso totalizzante gelatinoso segna sicuramente il passaggio irrimediabile dall'Arte alla Cultura dell'obbligo, dal Corpo alla Cerebralità su scala industriale, da Sciascia a Walterloo V., non ci resta che L'URLO.

    ps: nel calcio sopravvive l'applauso irrisorio all'arbitro, pena: l'ammonizione.

    U.

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  7. ...ops| non irrisorio ma derisorio.

    U.

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  8. (o alla ves-re, quando il sudaca alberto greco durante un cristo '63, ubriaco di teatro e suicida a momenti, lucida-mente -lo immagino, non lo penso- sottoforma di giovanni l'apostolo, dal palco pisciò in bocca all'ambasciatore argentino urlando viva artevivo abbasso argentina ;U ... jarry ma secondo te se un *matto a la greco* imbastisce una spernacchiata chenesò ad un celestini a caso, la prima fila, come ha veritieramente fantasticato U, scandolezzata non reagisce con un applauso come scrivono sui tabloid della coolture fragoroso vigorosissimo muscolare? - e tu ciàndresti? posdata: claro, il matto può anche farsi usare come oggetto contundente riservato agli ambasciatori della cultura obbligatoria in primafila ma sopra tutto, se non cade durante il lancio, deve suicidarsi dopo un paio di giorni *O* - buona giornata, giù da me)

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  9. (cazzarola, che bruttura! il rumore mi vince. sempre. e pensare che questo post, come l'ombrino in homepage, è un invito al silenzio... ombrino è una vera trappola per commentatori... va be' ti saluto alla neurodeliri m'aspettano :/ scusami pls j.l.harry! giù da me)

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  10. Giù da me, l'episodio di Greco l'avevo letto ma non lo ricordavo. Carmelo Bene l'ho visto, e ascoltato, mentre in teatro intimava a un certo critico di uscire, minacciando di non iniziare la recita. Un amico mio, prima di cominciare la recita, guardava in sala: se c'era qualcuno che non gli piaceva, di solito qualche amico con cui aveva screzi in corso per via di gioco e donne, non cominciava, obbligando altri amici a penosi interventi da buttafuori. Erano altri tempi, i Celestini avevano vita dura. Oggi, invece, hanno la polizia culturale dalla loro parte: se li spernacchi ti menano. L'unico sgarbo che gli puoi fare è applaudirli, con la massima serietà, fuori luogo e fuori tempo, di più di quanto meritino, sia a scena aperta che alla fine. Un attore, anche se vanesio e di pessima qualità, capisce quando lo si prende in giro...

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  11. ....con Celestini?...non è detto!

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