Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

domenica 20 febbraio 2011

In giro " sempre gli stessi cani e con gli stessi guinzagli... " (Miguel de Unamuno)


Leggete questo strepitoso articolo che il filosofo spagnolo Miguel de Unamuno, del quale mai lessi una riga invano, scrisse a fine '800, pubblicato dal quotidiano La Stampa (spero si possa linkare senza incorrere nella persecuzione dei gendarmi).

16 commenti:

  1. nulla da aggiungere, Larry, ha già detto tutto perfettamente lui...

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  2. Larry, a proposito di gioventù: quando Kostja grida "ci vogliono forme nuove", quel grido è universale. In tutte le epoche e in tutte le realtà la gioventù può comprendere e appropriarsi di quel grido perché guarda al futuro. Quando de Unamuro usa la metafora del germoglio, la terra e il mondo rurale per raccontarmi un'epoca, le sue parole, la sua retorica mi suonano vecchie e polverose, lucide e giuste per raccontare la sua realtà. Meno per svelare la nostra, anche se, all'apparenza tutto sembra tornare. Quando poi, la Stampa titola l'articolo parafrasando la frase di Brecht "benedetto il paese che non ha bisogno di eroi", quando poi nelle parole di de Unamuro si fa appello proprio alla retorica dell'eroe ("Sappiamo forse riconoscere il nuovo germoglio? Ci manca quello che Carlyle definiva l’eroismo di un popolo, il saper riconoscere i suoi eroi."), bè allora mi arrabbio. Non so se te ne sei accorto ma la Sinistra che tanto ami sta cavalcando proprio quest'onda. E i giovani che dovranno salvarci dal tiranno, possono avere anche tredici anni. Carne da macello diceva Falstaff. E io, dopo aver vomitato, concordo con lui.
    GS

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  3. de Unamuno, e non de Unamuro.
    Pardon
    GS

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  4. @GS

    prima di tutto il mio aver cara la sinistra è pura accademia, per via che io, da socialista libertario e liberale, avendo più cara la sorte del singolo che dell'intera umanità, sarei più di destra che di sinistra. ma in questo preciso paese essere di destra significa stare dalla parte degli oppressori delle libertà individiali, clero e padroni. quanto al meschino e patetico tredicenne sai bene che concordo pienamente, perché considero il suo mandante, il giustizialsavianismo(che è una branca del finanziardebenedettismo), più nocivo del berlusconismo medesimo. veniamo al filosofo spagnolo. dici che è conservatore? può darsi, ma ciò non toglie nulla alla bellezza delle sue parole. nei prossimi giorni, del resti, posterò ancora su De Unamuno, si può continuare a discuterne se ti va. in forma di delicato invito e non di sfida mi piacerebbe anche tu introdussi nella discussine nomi di pensatori che ti garbano di più.

    ps: concordo anche sulle forme nuove, ma forma non vuol dire faccio comemipareamme pervia che son ggiovane. come Kostja, che più di tutto, mi pare di ricordare, desiderava fama e successo. le forme nuove di ora sarebbero invece quelle che riuscissero a criminalizzare tali sciagure dell'umanità.

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  5. Contadino della sua terra20 febbraio 2011 alle ore 19:33

    Buona sera, signore Larry. Signora Guignol...permettetemi di dire una cosa a voi. Per me, se, mo, il signore che faceva il filosofo nell'800, leggeva quello che avete scritto, ed era uno che diceva le cose perchè ci credeva proprio, si andava a sbattere la testa vicino al muro. Perchè, sempre da come l'ho capito io, era proprio questo che lui non voleva e non li piaceva: che uno non poteva dire niente più. E' come se lui voleva dire che i giovani, che non è na cosa che dipende solo da quando uno è nato, devono fare ribello e devono dire no per mestiero. E' na lotta, proprio contr'a quelli che dicono le cose così bene che non li puoi rispondere. Immaginatevi na bella signora Guignol, come a voi, dell'800, che si leggeva un altro filosofo bravo del 600: si doveva stare zitta?...Spero che mi ho spiegato che cosa voglio dire...
    Per la storia dei bambini piccoli, signore Larry, io non lo so quant'anni tenete voi e l'altri amici, ma ve lo posso assicurare che ho conosciuto almeno a due signore che, dicono la gente, si sono vendute due o tre figli, quando io ero piccolo assai. Non lo so se è vero, però a una me la ricordo bene, mo saranno morte, non lo so....non si metteva a ridere mai. Io mi sono sempre immaginato che, se era vero, l'aveva fatto chè teneva l'altri figli che dovevano mangiare. Se la strada era sempre dritta e in pianura, tutti quanti sapevamo camminare bene; ma ci stanno pure l'incroci e li burroni che ti puoi fare male ancora di più....e che pensi che era meglio se non guidavi tu. I bambini piccoli ci stanno, non si possono togliere; ci sta chi li fa mettere na bella cintura che funziona col telecomando da lontano, ci sta chi li fa dire le poesie e ci sta pure chi li mette un telecomando nella mano, chè vuole vendere na machina. Tutti quanti si pensano che loro tengono ragione e che lo fanno per fare stare bene a l'altri. Li dobbiamo togliere la patente?...Meno male che io no li capisco bene ai filosofi e che non mi fanno stare zitto....che me n'importa a me se dico fesserie: non mi possono dire niente, chè se no uccidono la gioventù....

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  6. caro contadino, mi sei molto simpatico ed hai la mia stima, sicuro.
    capisco quello che mi hai detto, ma veramente non avrei molto altro da aggiungere all'articolo di Unamuno, bel nome davvero...
    sarà perchè ormai non sono una giovincella e je ne suis pas une femme à idées (parafrasando LFC), tra l'altro.
    posso solo essere d'accordo con l'analisi del filosofo, ed anche con la tua, contadino, che altro posso fare?
    eh sì, sono una commentatrice scarsa e scarna, pure.

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  7. Larry, col clero ci fanno lingua in bocca sia a destra che a sinistra così come i padroni li trovi in entrambi i bulacchi. In questo paese è doveroso stare oltre le parti che significa, più o meno, stare solo con sé stessi. Riguardo a de Unamuno non lo conosco, non ho elementi per dire che fosse un conservatore. Il mio era un giudizio nel merito di quello scritto. Tu dici che è bello. Io, di fronte a concetti inneggianti l'eroe, fuggo a gambe levate e mi chiedo perché la Stampa scriva "Il filosofo Miguel de Unamuno sferza la sua Spagna fine ’800 con pensieri più che mai attuali per l’Italia d’oggi: servono «germogli freschi» per rinnovare il rapporto tra «Cultura e Nazione»". E me lo chiedo stando nel mio tempo, Larry, dove intellettuali che rispondono al nome di Minchia 1 e 4 innalzano a pensiero filosofico le sparate dei loro figli o delle figlie degli amici proprio dopo una manifestazione dove si plaude alla gioventù militante e al suo discorso vecchio perché imbeccato da vecchi. Non so, Larry, a me pare che sia tutto collegato. E ci metto pure tutta la retorica risorgimentale dentro, che è vecchia, vecchia, vecchia e pericolosa con i suoi tamburini sardi che non sono un'invenzione letteraria. Carne da cannone, ti ho scritto dice Falstaff nell'Enrico IV. Carne da cannone diventa la gioventù se la intrappoli nella retorica dell'eroe. Riguardo ai miei filosofi di riferimento non ne ho. Mi sono gettata a capofitto su teatranti e scrittori. Riguardo alla ricerca di forme nuove io credo significhi stare dentro la propria arte e cercare uno stile, l'unico possibile che ti permetta di dire quello che hai da dire.
    GS

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  8. @GS

    sul clero che soffoca le libertà individuali, famo a capissi... anche sulla pietosa offerta politica, che comunque ritengo altro non sia che il frutto della pietosità del popolo i partiti rappresentano. sono perfettamente d'accordo, sulle forme nuove, su quanto scrivi alla fine del tuo ultimo. prendo anche atto che il testo di de Unamuno proprio non ti va giù, ma pazienza, mica è l'olio di ricino... solo che a questo punto mi domando perché è piaciuto così tanto a me, che schifo qualunque forma di eccesso di soggettivizzazione e dunque non sento affatto la mancanza di eroi (semmai di antieroi). elenco:

    Non ci sono correnti vive interne nella nostra vita intellettuale e morale; questo è un pantano di acqua stagnante, non una corrente sorgiva. Solo una sassata può agitare la superficie

    Ci saranno i giovani, ma la gioventù manca. E il punto è che l’Inquisizione latente e il formalismo senile la tengono repressa.

    Si dice che, qua e là, ci siano germi vivi e fecondi, mezzi nascosti, ma il terreno è così pressato e compatto che i teneri germogli dei semi profondi non riescono a rompere lo strato superficiale della crosta, non ce la fanno a rompere il ghiaccio.

    Accanto a questa deformazione nei confronti della gioventù, si trova un superstizioso servilismo verso gli incensati.

    Quanti giovani morti nel fiore di questa società, che ha occhi solo per il trito e ritrito, cieca verso quello che si sta facendo! Giudica morti tutti quelli che non si sono iscritti in una delle tante massonerie, quella bianca, quella nera, grigia, rossa, blu...

    I giovani tardano a lasciare i lembi della gonna materna, a separarsi dalla placenta familiare e, quando lo fanno, disperdono le loro forze nella ricerca di un padrino che li guidi in questa savana agghiacciante. Per sfuggire all’eliminazione, mettono in atto tutte le loro facoltà camaleontiche sino a prendere il colore grigio scuro e sbiadito dell’ambiente circostante, e ci riescono.

    E ci prescrivono la dieta come ricetta. E attenzione a dire la verità! Quello che la dichiara virilmente, senza ambasce né circonlocuzioni, viene accusato di pessimismo dagli spiriti fragili e scettici. Si vuole continuare la ridicola commedia di un popolo che finge di ingannarsi riguardo al proprio stato.

    vetustocrazia

    Gli stessi giovani invecchiano o, meglio, si invecchiano subito, si formalizzano, si istupidiscono, si incasellano e fanno quadrato e, diventando disciplinati come un turacciolo, possono entrare come pedoni nella nostra scacchiera spagnola e, se si comportano da bravi bambini, diventare alfieri.

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  9. segue da sopra

    Gli stessi giovani invecchiano o, meglio, si invecchiano subito, si formalizzano, si istupidiscono, si incasellano e fanno quadrato e, diventando disciplinati come un turacciolo, possono entrare come pedoni nella nostra scacchiera spagnola e, se si comportano da bravi bambini, diventare alfieri.

    Gli stessi giovani invecchiano o, meglio, si invecchiano subito, si formalizzano, si istupidiscono, si incasellano e fanno quadrato e, diventando disciplinati come un turacciolo, possono entrare come pedoni nella nostra scacchiera spagnola e, se si comportano da bravi bambini, diventare alfieri.

    Gli stessi giovani invecchiano o, meglio, si invecchiano subito, si formalizzano, si istupidiscono, si incasellano e fanno quadrato e, diventando disciplinati come un turacciolo, possono entrare come pedoni nella nostra scacchiera spagnola e, se si comportano da bravi bambini, diventare alfieri.
    Gli stessi giovani invecchiano o, meglio, si invecchiano subito, si formalizzano, si istupidiscono, si incasellano e fanno quadrato e, diventando disciplinati come un turacciolo, possono entrare come pedoni nella nostra scacchiera spagnola e, se si comportano da bravi bambini, diventare alfieri.

    Gli stessi giovani invecchiano o, meglio, si invecchiano subito, si formalizzano, si istupidiscono, si incasellano e fanno quadrato e, diventando disciplinati come un turacciolo, possono entrare come pedoni nella nostra scacchiera spagnola e, se si comportano da bravi bambini, diventare alfieri.

    Estesa alle relazioni sessuali, la nostra asocialità fomenta la brutalità maschilista

    l’opacità di ingegno, digiuno di nutrimento sostanzioso, ci conduce a divertirci con la barzelletta da taverna

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  10. Contadino della sua terra21 febbraio 2011 alle ore 00:49

    Ah, voi così mi rispondete, signora Guignol?.....E io mi vado a sbattere la testa vicino al muro...Piano però, che da poco l'abbiamo pittato nuovo.
    Che un bel ricordo vi faccia dormire bene e sognare che domani sarà speciale.

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  11. Larry, su questo ti do ragione: non è olio di ricino. A te piace (piace, piace, piace, piace, piace). Io mi sono fermata a questo:

    "Sappiamo forse riconoscere il nuovo germoglio? Ci manca quello che Carlyle definiva l’eroismo di un popolo, il saper riconoscere i suoi eroi."

    Sono andata pure a ricercare le parole di Galileo di Brecht:
    "Sventurata la terra che ha bisogno di eroi"
    Poi ho riletto il titolo della Stampa:
    "Maledetto il paese che non ha bisogno di giovani"

    Sventurata la terra che ha bisogno di eroi...Maledetto il paese che non ha bisogno di giovani...

    Questo non è un appello a una gioventù eroica?

    Comunque, per non ripetermi come un disco rotto, e a proposito di pensatori accolgo il tuo invito e rilancio Manifesto per un teatro clandestino di Antonio Neiwiller (dedicato a Tadeusz Kantor). Non lo posto perché è lungo e non voglio prendere spazio senza il tuo consenso.
    ciao
    GS

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  12. Hai ragione sugli eroi, te l'avevo già detto. Anche su Antonio, che ho conosciuto, non benissimo, ma diciamo che provengo dal suo istesimo milieu: era una gran bella persona e un grandissimo artista (Per farti un poco schiattare ti confido che anche Kantor, ho conosciuto, da piccolino... che ai tempi della classe morta cacciava dalle prove i lavoratori del teatro a seconda delle facce che avevano...). Tanti altri belli e per fortuna poco eroici, ci ha dato il teatro. Anche per questo fa un poco poco incazzare lo stato dell'arte teatrale attuale, parecchio trombona e miserabilmente civile.

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  13. GS, certo che lo potevi postare (poi magari mi dici com'è che ti trovi a razzolare tra questi magnifici rifiuti)

    Antonio Neiwiller (maggio 1993)
    Per un teatro clandestino
    dedicato a T. Kantor

    E’ tempo di mettersi in ascolto.
    E’ tempo di fare silenzio dentro di se.
    E’ tempo di essere mobili e leggeri,
    di alleggerirsi per mettersi in cammino.
    E’ tempo di convivere con le macerie e
    l’orrore, per trovare un senso.
    Tra non molto, anche i mediocri lo diranno.
    Ma io parlo di strade più impervie,
    di impegni più rischiosi,
    di atti meditati in solitudine.
    L’unica morale possibile
    è quella che puoi trovare, giorno per giorno,
    nel tuo luogo aperto-appartato.
    Che senso ha se tu solo ti salvi.
    Bisogna poter contemplare,
    ma essere anche in viaggio.
    Bisogna essere attenti,
    mobili,
    spregiudicati e ispirati.
    Un nomadismo,
    una condizione,
    un’avventura,
    un processo di liberazione,
    una fatica,
    un dolore,
    per comunicare tra le macerie.
    Bisogna usare tutti i mezzi disponibili,
    per trovare la morale profonda
    della propria arte.
    Luoghi visibili
    e luoghi invisibili,
    luoghi reali
    e luoghi immaginari
    popoleranno il nostro cammino.
    Ma la merce è merce,
    e la sua legge sarà
    sempre pronta a cancellare
    il lavoro di
    chi ha trovato radici e
    guarda lontano.
    Il passato e il futuro
    non esistono nell’eterno presente
    del consumo.
    Questo è uno degli orrori,
    con il quale da tempo conviviamo
    e al quale non abbiamo ancora
    dato una risposta adeguata.
    Bisogna liberarsi dall’oppressione
    e riconciliarsi con il mistero.
    Due sono le strade da percorrere,
    due sono le forze da far coesistere.
    La politica da sola è cieca.
    Il mistero, che è muto,
    da solo diventa sordo.
    Un’arte clandestina
    per mantenersi aperti,
    essere in viaggio ma
    lasciare tracce,
    edificare luoghi,
    unirsi a viaggiatori inquieti.
    E se a qualcuno verrà in mente,
    un giorno, di fare la mappa
    di questo itinerario,
    di ripercorrere i luoghi,
    di esaminare le tracce,
    mi auguro che sarà solo
    per trovare un nuovo inizio.
    E’ tempo che esca dal tempo astratto
    del mercato, per ricostruire il tempo umano dell’espressione necessaria.
    Bisogna inventare.
    Una stalla può diventare
    un tempio e
    restare magnificamente una stalla.
    Ne’ un Dio
    ne’ un’idea,
    potranno salvarci
    ma solo una relazione vitale.
    Ci vuole
    un altro sguardo
    per dare senso a ciò
    che barbaramente muore ogni giorno
    omologandosi.
    E’ come dice un maestro:
    “tutto ricordare e tutto dimenticare”.

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  14. Kantor aveva pure lui una faccia, con quel mento volitivo di Totò e il naso lungo e schiacciato di Alice the Goon! A questo magnifico rifiuto ci sono arrivata grazie ad alcune traduzioni sulla sua morte che dovetti fare per la tesi di un'amica. Al Manifesto invece mi ci portò la frase "che senso ha se tu solo ti salvi" che la mia insegnante di drammaturgia usò in un laboratorio. Le chiesi di chi fosse e il resto è il Manifesto. In tempi recenti ho visto qualche frammento di Neiwiller su youtube oltre ad aver saputo dopo che era il sindaco di Stromboli in Caro diario. Erano genti di grande umanità e generosità. Mannaggia a te, mannaggia che li hai visti dal vero!:-)
    Scion scion
    cià
    GS

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  15. Però sulla questione degli eroi bisogna intendersi bene. un conto sono quelli che propinano alla scola, tra i quali forse uno su mille ce la fa. un altro conto è il saper riconoscere un Neiweller quando se ne va in giro a spandere bellezza aggratisse. a questa seconda si riferisce De Unamuno, te lo assicuro. se ne vuoi la conferma se non vedo non credo, leggiti il suo lucidissimo vita di don chisciotte.

    Eppoi, certi eroi, o meglio antieroi, che l'arte ci fornisce, bisogna andarseli a cercare. come? io facevo così, per quello che riguarda il teatro: quando ne incontravo uno/a non mollavo la presa. se non potevo avere accesso direttamente all'opera, magari per distanze geografiche, mi rivolgevo a ciò che c'era di più vicino sulla piazza, cercavo articoli sui giornali e riviste, leggevo libri ecc. ma anche, quando stavano a portata di mano, andavo più volte a teatro a vedere lo stesso spettacolo, che è una cosa bella da fare vedere più volte gli spettacoli. a Neiwiller arrivai per caso prestissimo, organizzando rassegne teatrali ancora da minorenne. ricordo che il suo faust-petito, fine anni '70, mi impressionò parecchio, perché faceva ridere e disperare, alla Carlo Cecchi (che è un grandissimo a tutt'oggi), di cui Antonio era un po' epigono a quei tempi, non so quanto volontariamente. ma passando da certe chiavi, che comprendevano per esempio il solito Carmelo Bene, gli immensi Leo e Perla (che non durarono perché non potevano in alcun modo durare tanta era la disperazione comica), arrivai subito a Santagata e Morganti, Magazzini, Gaia Scienza, Victor Cavallo, Falso Movimento, Peter Brook, Kantor medesimo ecc, scansando tanto altro teatro che ritenevo noioso e superato, compreso quello del celebratissimo Ronconi, del quale, record italiano, non ho mai visto uno spettacolo, perché mi stava antipatico per via che imperversava e depredava risorse alla cazzo di cane nella mia città. Poi Danio Manfredini, Pippo del Bono, Marco Manchisi, Vincenza Modica, Enzo Moscato, Roberto Abbiati, Arturo Cirillo e pure lo abbastanza folle Massimiliano Civica, o li medesimi folli Antonio Rezza e Fulvia Mastrella. Altri non li elenco perché si fa pe' capissi. Ma ho parlato di artisti che a parte i pochi già morti sono in piena attività, anche se spesso emarginati o anche peggio dai mangiafuochi che organizzano la cultura, ma sarebbe meglio dire la agonizzano. Quello che volevo dire, in sostanza, è che se sono emarginati è anche a causa di chi li ama, anche solo potenzialmente, perché dovrebbero precipitarsi a teatro quando recitano a portata di città, facendoli diventare almeno un poco un fatto commerciale. e invece non lo fanno, non lo facciamo. e non si spiega. o forse sì.

    per me, GS, questa discussione è interessante, ti invito a continuarla, se ti va. naturalmente mi piacerebbe anche intervenissero altri.

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  16. Da più giovine, sono cresciuta in provincia, divoravamo i chilometri per andare a vedere il teatro. Tiezzi e i Magazzini a Buti, il Carreto a Bologna e poi e poi. Adesso bazzico meno e quando è ci sono i giovani ma pure i vecchi a vedere chessò Celestini che a me piace, nonostante sia acerrima nemica della colonizzazione del romanesco ma su di lui l'accento è stile e penso che Scemo di guerra in dizione sarebbe floscio. Tu quindi dici che si dovrebbe correre a vederli questi nostri teatranti e io, Larry, modestamente, li corsi e non so se era gioventù a muovermi o passione o il sentirmi parte di un mistero. Non pensavo a renderli commerciali, anche se capisco cosa intendi. Vuoi sapere chi sta in scena nella mia città? Hunziker, Elio, Ale e Franz. Poi vado a vedere Paolini e ci trovo il mondo e sono contenta perché è bravo ma ecco adesso a me pare che tutti corrono solo se c’è Paolini e che correre non sia più una necessità ma una moda. Tra il correre e il teatro son piena di anedotti familiari che i miei genitori sempre ci andavano a teatro e prima mangiavano in una delle tante friggitorie della loro città e poi lo sai il fritto come fa così per sgalopparselo via di dosso correvano a perdifiato giù per una via coi lembi dei cappotti come ali, pure in dicembre. Giusto perché di gioventù amore e teatro si parla.
    Comunque hai fatto dei nomi mica da poco, eh.
    GS

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