Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

domenica 29 maggio 2011

Giovanni Giudici

        
Succedon robe strane nel nostran letterativo, sopraditutto quello che dovrebbe da essere il più avanzato (a chi?): mi riferisco ai blog, che se la cantan e se la suonan e pubblican di poeti che non si posson da guarda’, ma poi...  Infatti, la poesia qui la poesia là, Sanguineti su Sanguineti giù, poi muore uno non qualunque come Giovanni Giudici e nessun gli manda nemmen un saluto. Boh.

La classifica dei blog letterari qui. L’unico che si ricorda è il bravo Giuseppe Genna  qui, che  in classifica tra i primi trenta blog non risulta (rettifico, Primo Amore si era ricordato, qui.)

Io mi interesso poco di quelli che scrivon poesia, li capisco poco, l’ho già detto, qui nel blog e altrove: la poesia a volte mi garba, ma questa mania che han tutti di scriver poesie non la capisco. Pe’ limitismi mii. Però alcuni poeti mi garban smisurato. Giovanni Giudici era uno di questi. Mi conubbe qualche decina di anni fa, mi pare due,  partecipando a un convegno al quale IO, autorevolmente anonimo, assistevo. Uno di quei convegni che si facevano una volta, che la gente ci andava più che altro per scoprire le pècche di questo o quel famoso, per poter dire:  chi?! quello? Mhhh. Gli concessi qualche breve conversazione nelle pause. Di me gli garbò più di tutto l'irriverenza saputa (così mi rammèmoro che disse). Mi garbaron di lui il suo essere modesto e minuto, la gigionesca sembianza   di impiegato di retrovia, di quelli che fanno gli  avanzamenti di carriera per non altro merito che l'anzianità. Mi garbaron di lui il suo tragico umorismo, le poesie impastate con malta linguistica a buon mercato, da lui stesso lette, davanti a un pubblico miserabilmente colto che non pareva apprezzare abbastanza (ridevan poco, a fronte dell’umorismo parecchio di Giudici), forse perché non eran loro al centro dell’immaginario del poeta, che invece mi pareva avrebbe più facilmente  incantato  tra le nobili categorie di idraulici, estetiste, postini, rammendatrici, metalmeccanici, taxisti evvia evvia. Durante una delle pause, quando prese più coraggio,  parlammo della sua esperienza all’Olivetti, quello che fu un ineguagliato centro di cultura finanziato da un grande industriale. A quei tempi coltivavo l’idea forse sciagurata che i soldi per la cultura dello Stato fossero men attraenti dei soldi per la cultura delle aziende, come fu il caso appunto dell'Olivetti di Adriano Olivetti, e per farlo ridere, Giudici,  dichiarai iperbolicamente che almen in ambito culturale secondo me son  più sporchi i soldi dello Stato  dei soldi della mafia. Rise. Parecchio.

Al contrario di quanto pensano i sentimentali, muoiono i poeti e muore la poesia. Ma penso e mi auguro che  Giovanni Giudici diventerà un classico della poesia italiana, al posto di Pasolini, per le stesse ragioni che usa Alfonso Berardinelli, citato nel bell’articolo commemorativo di Franco Cordelli, pubblicato dal Corriere della Sera, qui: «Giudici è un poeta senza miti, leggendo il quale a nessuno può venire in mente di mitizzare la poesia e i poeti. Si leggano i suoi versi, che sono probabilmente i più melodici, i più abilmente dissonanti della poesia italiana recente. E si dimentica la poesia-valore, la poesia-mito (...) Giudici è l'esatto contrario di Pasolini, che instaura incessantemente il mito di se stesso come poeta scrivendo un po' come viene, sicuro com'è di trovarsi sempre, per natura e per destino, nella grazia della poesia»



sabato 28 maggio 2011

Any difficili



Uscito a New York  il remake del bel  film italiano di Luigi Zampa, protagonista assoluto Dominique Strauss-Kahn. Da noi l'uscita del film è prevista per l'autunno. Sarà stroppiato in itali ano semplice, per andare incontro al pubblico di massa,  dalla Miss Entomale  Patrizia D'Addario e dal più grande  stroppiatore degli ultimi 150 ani, il noto filibustiere che si diverte a fare scherzi ai presidenti americ ani. L'incomprensibile titolo originale inglese, verrà tradotto nella nostra lingua e sarà quasi certamente: Presidente non mi prenda per il culo!

Larry Svizzero su concessione del cugino titolato.

martedì 24 maggio 2011

La massa è finita (Nanni Moretti)


In occasione dell'uscita del nuovo bellissimo film di Nanni Moretti, ho dato incarico al cugino stupido Larry Svizzero di recuperare la filmografia del regista romano, che penso interessi a tutti ripercorrere in una simile ricorrenza:

Ecce  Bombolo: la tragedia di un attore  raffinato e preparato nelle migliori scuole che sa scorreggiare  e guardare dal buco della serratura con mirabile maestria e che invece, per piacere al popolo,  è costretto a involgarirsi e ad accettare parti di psicanalista e architetto nelle produzioni di serie B;

Sogni Loro: film sulla problematica  che fa incazzare gli uomini del popolo  che  le belle ragazze vanno a letto coi ricchi;

Bianca: film sarcastico sull’increscioso problema sociale del costo alto della cocaina, un tempo quasi inaccessibile alla massa;

La Massa è Finita: film inchiesta girato tutto in piano sequenza e dal vero,  nell’anno in cui la cocaina raggiunse il  prezzo massimo sulla piazza di Roma, 500.000 lire al grammo;

Palombella Rossa: sull’inarrestabile ascesa  di un magistrato femmina;

Cara Diaria: film propagandistico  commissionato da Confindustria, sulle piaga sociale  dei lavoratori in trasferta  che vogliono  farsi aumentare il rimborso chilometrico derubando le aziende;

Pesce d’Aprile: commedia leggera sul gusto dei preti di  fare scherzi ai ragazzini;

La Stazza del Figlio: film serio esistenziale sulla crisi  di  un giornalista giovane figlio di un giornalista più anziano e più importante, sposato a una giornalista conduttrice anche lei  più importante di lui. Il giornalista giovane scrive di rinnovamento della sinistra e in particolare del  partito democratico, ma non sa decidersi da parte di quale rinnovatore stare e sbaglia sempre rinnovatore, che il padre, al quale chiede consiglio  nel momento più critico della narrazione, gli dice io non ci metto le mani in queste faccende di rinnovamento, sto un po’ di qua un po’ di là ci ho già i problemi mii. E lo liquida. Nel frattempo il giovane giornalista cerca di guadagnare almeno la metà della  moglie per non essere umiliato e costretto ad occuparsi di vestire i  bambini e portarli e riprenderli da scuola tanto tu non ci hai nulla di importante da fare;

La Stazza del Foglio: film di genere fantasticheria individuale, alla Greenaway, su un grasso direttore di giornale che vende poco e ci ha poco da fare, sempre sull’orlo del fallimento dato  che si fa finanziare da ex attrici ricche per via di marito ma poi, quando si separano, con il cazzo che buttano i soldi dalla finestra; direttore   che per sfuggire ai problemi si ritira nella cella frigorifero che tiene in ufficio  a mangiare quarti di bue, via via si sbottona e toglie i pantaloni, rimanendo vivo ma in mutande, e messo così si immerge nelle sue fantasie  contorte a immaginare di insegnare come si fa la politica al presidente del consiglio, che alla fine sogna di ricevere - anch’egli in  mutande per via che è appena stato condannato a pagare 800 milioni di euro al gruppo del suo più immediato concorrente;

Il Corrimano: film genere cartoon-politically-tragedy sulle problematiche umane raccontate come fossimo animali,   narrante di  un anziano  tasso di nome Walter,  il quale, dato che non c’è il corrimano a fargli da guida, sbatte da tutte le parti. Perciò si dimette da tutto  e rinuncia alla vita dei  palazzi dove cì è da salire e scendere in continuazione. Decide di andare in Africa che lì non ci sono le scale ed è tutto piano, ma nemmeno lì ce lo vogliono per via che secondo loro il tasso è un animale insulso. Allora ritorna alla che ti chella nel mondo civilizzato dei tassi e si mette di nuovo a far danni ai suoi compagni scrivendo romanzi sentimentali e facendo ragionamenti  da depresso cronico sulla bellezza delle tasse, maanche, quanto è bello pagarle.

venerdì 20 maggio 2011

Cantautori (Leo Ferré)


La solitudine clic  per ascoltare

Io vengo da un altro mondo, da un altro quartiere, da un'altra solitudine. Oggi come oggi, mi creo delle scorciatoie. Io non sono più dei vostri. Aspetto dei mutanti. Biologicamente me la cavo con l'idea che mi sono fatto della biologia: piscio, eiaculo, piango. Innanzi tutto noi dobbiamo lavorare le nostre idee come se fossero dei manufatti. Io sono pronto a procurarvi gli stampi. Ma...
La solitudine...

Gli stampi sono di una materia nuova. Vi avverto, sono stati fusi domani mattina. Se voi non avete di questo giorno il senso relativo della vostra durata è inutile tramandare voi stessi, è inutile guardare davanti a voi, perché il davanti è il dietro, la notte è il giorno. Ma...
La solitudine...

Innanzi tutto le lavanderie automatiche, agli angoli delle strade, sono imperturbabili così come il rosso o il verde dei semafori. I poliziotti del detersivo vi indicheranno dove vi sarà possibile lavare ciò che voi credete sia la vostra coscienza e che non è altro che una succursale di quel fascio di nervi che vi serve da cervello. E pertanto...
La solitudine...

La disperazione è una forma superiore di critica. Per ora, noi la chiameremo felicità, perché le parole che voi adoperate non sono più parole, ma una specie di condotto attraverso il quale gli analfabeti hanno la coscienza a posto. Ma...
La solitudine...

Del Codice Civile ne parleremo più tardi. Per ora, io vorrei codificare l'incodificabile. Io vorrei misurare il pozzo di San Patrizio delle vostre democrazie. Vorrei immergermi nel vuoto assoluto e divenire il non detto, il non avvenuto, il non vergine per mancanza di lucidità. La lucidità, me la tengo nelle mutande!.... Nelle mutande!

martedì 17 maggio 2011

Aldo Busi su Eugenio Scalfari e il servilismo




Aldo Busi a questo link dimostra sempre di più di essere una delle menti più libere dello sciagurato stivale. Seddiovòle gliela dice chiara chiara a Eugenio Scalfari, nonché a tutto l'arco degli scrittori co(pro)stituzionali che da sempre tacciono di fronte a qualunque schifezza provenga dalla cricca di Repubblica, la quale, del resto, mostrandosi così misera criticamente, rende nullo l'impegno critico che invece mostra nei confronti del concorrente in affari del proprio padrone, Carlo  De Benedetti,  che non è solo un ricco editore, ma è uno dei padri nobili della seconda Repubblica, marchio economicamente abbastanza redditizio che   non a caso l'imprenditore avrebbe voluto  annettere al suo gruppo industriale, prima che lo facesse il suo più diretto concorrente.


Da Busi  sono un po' deluso solo perché si è recentemente guastato (forse) con la splendida Bianca Berlinguer, per via che ospite della sua trasmissione ha fatto qualche marachella in diretta, esprimendosi, seppur perfettamente,  alla scaricatore di porto link. Speriamo che si chiariscano, perché in coppia possono fare numeri strabilianti, divertire il pubblico e svegliare tante belle addormentate nel bosco della miserabile cultura nostrana.  

Qui duetto Busi Berlinguer su giustizia

venerdì 13 maggio 2011

Alberto Savinio

Alberto Savinio, La cité des promesses


«Chi ha visto le mie pitture, chi ha letto i miei libri, chi ha udito la mia musica, sa che mio unico compito è dare parole, dare forma e colore, e una volta era pure dare suoni a un mio mondo poetico»

venerdì 6 maggio 2011

Epistola quinta agli editori

andrea cambi e alessandro benvenuti in " me medesimo "


Volevo avvertire i gentili editori italiani, i quali avevo informato attraverso precedenti missive, che il tomo in preparazione all’interno della mia opera omnia “ Lo strano caso dello  scrittore che trovava Rosy Bindi più bella di  Marina Berlusconi “ è pressoché completato. Naturalmente, a parte la Mondadori, non sto a spedirlo di qua e di là per farlo finire su pile di migliaia e migliaia di manoscritti che ogni editore riceve in dono tuttigiornicheddiomettentèrra dagli illustri lettori, che sono sconosciuti lettori solo in attesa di essere riconosciuti scrittori con merito, e resi di conseguenza famosi. Infatti capite, pazienti editori, questo tomo, pazienza se è un po’ sgrammaticato, si tratta di un prodotto da consumare velocemente:  mi perdoneranno i colleghi illustri sconosciuti miei pari, ma non posso mettermi in fila; in certi casi non si possono aspettare i normali tempi editoriali italiani, che mi risultano essere di 15 anni per il vaglio di un manoscritto sotto le 200 pagine e 25 anni per quelli sopra. Io, del resto,  non per polemizzare, vaglio proposte da parte di editori  mediamente in sei mesi, come facevate voi una volta con noi scrittori, quando non guadagnavate una lira, come me adesso. Astenersi editori di cultura feroce e bassopagatori.

 

Ps: si valutano anche  proposte opzionali sull’opera omnia di 24 tomi, quasi completa almeno nel suo impianto. I primi due tomi sono narrazioni di ricerca linguistica, in stretto fiorentino antico, Tomàe e Topàe, in omaggio al comico più grande sconosciuto in tutti i tempi. Di essi è praticamente pronta anche una  versione soap  per le tv commerciali, Sopàe e Somàe. 









giovedì 5 maggio 2011

Padre Bubu: come dice Luttazzi, gli umoristi copiano tutti, anche gli autori di Berlusconi


Groucho Marx e Margaret Dumont in Duck Soup


Il varietà patafisico è vivo. Le battute non mancano. L'altro giorno aveva riciclato dal cinema pierinesco anni '70 o da Woody Allen, non ricordo, quella sulla sua parte gay lesbica. Ieri notte ho sentito con le mie onecchie il buffo Presidente del Consiglio di Pretoria ridire che farà grandi  riforme. Lo dice sempre quando deve rialzare. Lo show. E' la battuta che gli riesce meglio, quella  che nel suo vasto repertorio fa più ridere di tutte quante. Ma ieri ha avuto uno scatto in più, ha aggiunto una finta gaffe, da navigato attore potta e patta fisico: ha detto che farà la riforma della giustizia  prima della fine della magistratura. Prima della fine della magistratura. Così ha detto, in un'intervista esclusiva rilasciata a potta a potta. Due volte. Risate. 

Ps: la prossima battuta prevista è quella di Groucho Marx,  che non  vorrebbe mai  far parte di un club che accetta soci come lui stesso.

Ubu con Bruno Cereseto, realizzatore dei burattini immaginati da Lele Luzzati