Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

lunedì 19 marzo 2012

Nineddoche 130

 Ritratto di mio avo (credo)

Sono così stupido che se una cosa la capisco io non mi fido.

giovedì 15 marzo 2012

Nuovo epis odio della saga Gian Paolo Serino (richiestissimo)

Foto d'epoca di un convivio tra critici e scrittori. Ha ragione Pietro Citati, erano meglio quelli di una volta.


Di nuovo Gian Paolo Serino?! Mah...

Ieri se l'è pigliata  con Loredana Lipperini, una delle socie di maggioranza del circo dei blog letterari, dove più che altro  si fanno  acrobazie indignatorie, promozioni e autopromozioni. In questo caso si tratta di tutte e tre le cose insieme.  Per via che Serino rende pubblico uno pseudonimo della Lipperini, che sarebbe Lara Manni, adducendo naturalmente che non è scandalizzato dal fatto che ella abbia uno pseudonimo, figuriamoci, ma dal fatto che ella si sia autopromossa dal suo posto di lavoro, che è la Rai, un'azienda pubblica dove queste cose non avvengono di certo...  Ancora una volta mira alle gambe (delle donne), Serino. Prima Avallone e Murgia, poi Baresani, Policastro e Lipperini; e ancora una volta rivela la mancanza di stile, di concezione critica, di dominio della questione generale.

La  questione generale è che i critici dovrebbero spiegare ai lettori perché certi libri sono da leggere e altri no, se possibile senza nemmeno nominarli, ricollegandosi a chi li ha preceduti nell'esercizio critico, adoperando un linguaggio chiaro.  Quando invece si fa pressione affinché si legga o non si legga un libro, come fanno i principali blog letterari e come fa benissimo Serino, si fa marketing, parola diabolicamente vicina a marchette, che tanto piace al critico barese comasco, che, bisogna ricordarlo,  ha il merito di essere appena stato rinviato a giudizio per estorsione ai danni di una ragazza (la TATTICA è TUTTI COLPEVOLI? Il più pulito ha la rogna?). Magari si fa viral marketing, o meglio, caciara-marketing; come fa per esempio Beppe Grillo, che del resto in Italia è il maestro dei girandolai, di chi non avendo idee cerca di imporle agli altri, e le cambia spesso, per la gioia dei suoi altrettanto insensati seguaci  (adesso pare abbia almeno 2 milioni di voti, il comico in declino; pari a una quarantina di deputati, con la legge attuale, che però, secondo me, gli cambiano sotto il naso... ciononostante, insinuo, nel sistema politico italiano i voti  sottratti a un competitore valgono oro anche quando non ottengono rappresentanza parlamentare... sono robe che ho visto coi miei occhi) 

E il caciara-marketing  si fa anche parlando male, Serino, anche denunciando questo e quello di non avere etica (senti chi parla! Ma con che faccia?), drammatizzando la vicenda letteraria italiana attorno a vari manipoli di autori e critici che assai probabilmente non lasceranno tracce di sé, se non nei registri delle banche dove tengono i loro  conti correnti. Non sfugge a nessuno, infatti, che agli italiani i furbetti piacciono, che più si è sfacciatamente furbi più ti vengono dietro (o ti vengono da dietro, non ricordo). Ai presi di mira da Serino, colpevoli soltanto di sottomissione alle gerarchie, di concorso in cooptazione, al massimo di abuso d'ufficio - malcostumi o piccoli  reati che agli italiani stanno indifferenti - non parrà il vero di essere denunciati da uno peggio assai di loro, un critico  girandolaio, adesso evenutuale estorsore e ricattatore: risulteranno sempre lindissimi, rispetto a lui, e saliranno, saliranno, saliranno...  In questo senso c'è da aspettarsi che nel frattempo le persone prese di mira da Serino negli ultimi anni abbiano aumentato le vendite di brutto, abbiano stretto nuove alleanze, si siano assicurati prebende e premi futuri, abbiano occupato posti stategici 'n gopp  'O Sistema editoriale italiano, abbiano firmato vantaggiosi contratti, in specie giornalistici, scalato cattedre universitarie. Resta loro da contendersi il posto di allenatore della nazionale di indignazione acrobatica, che quasi certamente parteciperà alle prossime olimpiadi (posto che però è da tempo opzionato dalla drammaturga spagnola  Conchita de Gregorio).

Insomma, uaglió, il mio sospetto è che Gian Paolo Serino sia il più furbo di tutti, che sia in definitiva lui  il capo dei furbetti dell'inchiostrino che finge di stigmatizzare; che stia per lanciare addirittura un'offerta pubblica di acquisto (un'Opa, Matt, no una Topa...),  sulla fabbrica di questo sempre più richiesto  inchiostrino, una roba marrone liquida che in un'epoca seria sarebbe invendibile... e pure inannusabile. 

La dico grossa: azzarderei a dire che Serino è in combutta con le sue vittime. Come  spiegare altrimenti il fatto che ancora non è stato querelato? Non a caso propaganda da tempo l'immateriale associazione a delinquere di stampo immaginario, Serino; della quale,  secondo me, è il fondatore. Praticamente un genio. Ne sentirete parlare. Non è una minaccia.

Presto la seconda puntata del Simenon sui navigli.

Post e  autore del post poco corretti.


martedì 6 marzo 2012

Il fine giustifica, ma i mezzi rimangono mezzi

gente che discute del futuro della gente che discute del futuro della letteratura.



Leonardo Sciascia, faceva dire a don Mariano Arena,  nel Giorno della civetta, che ci sono gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà.  Chissà cosa penserebbe oggi don Mariano. Io penso che siamo andati oltre, che c'è un'altra categoria almeno, da aggiungere alla lista, la tragicomica categoria dei mezzi quaquaraquà.

Fatemi riflettere   più o meno scherzosamente: se si comincia ad arrestare i critici, la letteratura si può salvare. Ma non basta: penso che   almeno a titolo dimostrativo andrebbe arrestato qualcuno della filiera industriale, nonché qualche scrittore abusante della pazienza dei tele aspettatori (campa cavallo...); poi andrebbero arrestati bondanti i lettori che in libreria comprano solo minchiate.

Gian Paolo Serino, lo dico subito,  è uno simpatico, così a occhio; tra l'altro la sua carriera è ora aperta a tutto, perché un uomo che è stato in prigione, in Italia, merita finalmente tutti gli onori; c'è da immaginare che  lo vedremo presto da Bruno Vespa, che farà costruire  il  modellino della redazione di Satisfiction, anzi due modellini: il primo della redazione quando la rivista veniva finanziata da Vasco Rossi; il secondo dopo che  Gian Paolo Serino ha dadaisticamente licenziato il suo editore. Potrebbe essere che ci sarà anche un terzo modellino, con la ricostruzione dell'appartamento di Serino - dove è avvenuto il suo arresto, preso con il sorcio in bocca - con particolari della  camera da letto, dove sarebbero state scattate le foto hard oggetto dell'ignobile ricatto a una ragazza che secondo la versione del critico  avrebbe dovuto consegnargli dei soldi per lavorare per lui (altro che dadaismo!).

Così, immediato, a difesa di Serino va subito detto che non si capisce perché la ragazza, della quale si conoscono solo le iniziali, abbia consegnato il danaro se non ha ricevuto in cambio le foto (la difesa dice che non esistono più). Viene spontaneo domandarsi:  perché gli ha dato questo danaro, atto che subito dopo ha permesso ai poliziotti l'arresto del critico per estorsione? Sembra autofiction... Trovata pubblicitaria... Da uno come Serino bisogna aspettarsi di tutto, anche dal punto di vista dell'evoluzione della critica letteraria. Farà strada, siatene sicuri. 

Serino   fa critica su per giù a  questa maniera: chi gli sta simpatico è bravo e se non lo compri sei un idiota; chi gli sta antipatico fa cacare se lo compri sei un criminale. Non a caso scrive(va?) sul Giornale... (che però, questa volta gli va riconosciuto il merito, ricostruisce l’arresto di Serino in modo esemplare, clic qui)  Però se uno gli sta antipatico si inventa le  immagini più sfavillanti. Per esempio i seguitissimi  Wu Ming, il  collettivo di scrittori Wu Ming, li definì così, senza mezzi termini: associazione a delinquere di stampo immaginario. Il libro di Silvia Avallone lo definì una bara senza maniglie. I lettori di Saviano sono i veri camorristi. E così via.

Quello che penso della sua recente entrata da dietro a stroncare le ginocchia dell'avversario, nella sua recente  rubrica dal titolo i furbetti dell'inchiostrino, non gliel'ho mandato a dire: dissi direttamente a lui incrociato proprio quel giorno sul suo profilo facebook (clic per leggere il precedente post che avevo dedicato a Gian Paolo Serino). Si è trattato di una serie di articoli violentissimi sulla rivista on line   Satisfiction, contro colleghi critici e giornalisti, che stigmatizzava  loro pratiche, certo  poco eleganti, ma del tutto legittime nel malcostume generale che si vive in Italia, secondo me da sempre, secondo me in modo irrimediabile. Fu subito  interrotta, la rubrica. Anzi, il sito satisfiction.me, che faceva un lavoro quotidiano enorme,  è stato  immobile per diverse settimane, appena dopo l'avvio, immagino per ragioni paragiudiziarie (minacce di querela)  o interne (liti   per  soldi e stipendi). A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si indovina, diceva... Difficile non notare che l'interruzione del blog e la  vicenda giudiziaria avvengono una dopo l'altra poche settimane dopo l'apertura dell'inusuale rubrica sugli intrallazzi che avvengono sotto gli occhi di tutti nel  sistema editoriale italiano, rubrica culturalmente e politicamente sbagliata (anche se dal contenuto vero). Gli dissi, a Serino, che prendersela con un singolo è sbagliato quando è l’intero sistema a essere marcio. Infatti, anche adesso non si tratta di prendersela con Gian Paolo Serino, al quale del resto auguro di dimostrare la sua piena  innocenza,  ma con l’intero sistema della cosiddetta cultura, con l’intero sistema della nuova letteratura, che come sappiamo agisce  con il coltello tra i denti, che  bene impera anche attraverso l’uso militaresco dei lit blog, adoperati a favore di una o l’altra fazione in campo (non è vero - direi purtroppo - che non contano nulla: influenzano ignari lettori, formano e sformano paradigmi,  tendono a instaurarsi al centro del dibattito per ricavarne prebende, sottoforma di contratti editoriali. Tutto ciò è legittimo, per carità, ma questo è, questo sono, non l’opera pia della santa cultura che vogliono far credere di essere…). Ce lo vogliamo domandare dove siamo arrivati se un blog letterario e  una rivista letteraria vengono gestiti in maniera gangsteristica, con il capo che chiede danaro a chi vuol collaborare con lui, anche adoperando  mezzi di convincimento come il ricatto, anche facendo estorsione?

Serino opera in una città oscura come Milano, dove avvengono gran parte della schifezzerie politiche: lì nacquero il fascismo, il craxismo, il leghismo, il berlusconismo… e c’è da prevedere che quest’ultimo sarà una schifezza anche in uscita…  A Milano pure  operò (e opera?) Armando Verdiglione,  mascalzone  non privo di stile, autore di non imprescindibili testi teorici che editava la sua casa editrice, Spirali, stranamente ricchissima (poi si capì perché, quando i gendarmi  misero a lungo in prigione il filosofo che teorizzava un nuovo rinascimento attorno alla moda, il design, le nuove imprese di comunicazione, in una parola il socialismo riformista e trasformista di Bettino Craxi, contenuto in questo involucro di modernità), che attorno all’omonima rivista promuoveva sontuosissimi congressi ai quali partecipavano intellettuali e scrittori importantissimi, provenienti da tutte le parti del mondo, finanche Borges. Quel Verdiglione  lì che si diceva da se medesimo carissimo a  un monumento del pensiero a lui contemporaneo come  Jaques Lacan, ma  invece, dimostrarono le inchieste,  era  caro più ai mariuoli di tangentopoli. 

Serino somiglia un po’ a Verdiglione, ci ha lo stesso cipiglio. Anche lui  si dice sempre caro a questo e quello, in particolare si diceva caro a Vasco Rossi, uno che conta anche di più di Bettino Craxi, a mio parere: sono amico di Bettino Craxi ti trovavi   un sacco di porte in faccia, nonostante tutto, e assai probabilmente la magistratura alla porta di casa (come fu); sono amico di Vasco Rossi ti apre porte e portoni, anche quelli dei cuori femminili dei quali Serino fa strage, come si vanta ancora  in questa avversa circostanza (come fanno gli impotenti?), a casa sua in facebook.… Che tristezza… Uno gli amici li può anche mostrare, per carità, ma solo se ha sbattuto in faccia loro la propria tenda di casa. Secondo me. A meno che non siano amici disgraziati suoi pari.

Ci vorrebbe Simenon, per dipanare questa storia, che questa sì è storia della letteratura, in particolare della letteratura italiana attuale, letteratura fatta da critici che bisogna addirittura pagare per lavorare alle loro dipendenze...  Un Simenon dei navigli, ci vorrebbe, ormai invecchiato oltre il naturale, assolutamente fuori servizio, anonimo come un pessimo nickname che tutti spernacchiano, arrivato per capriccio dalla sua protettiva Losanna, come fa da anni due tre volte a settimana, accompagnato e lasciato lì vicino dal suo autista, che non ha mai fatto caso ai capricci del suo datore di lavoro; un Simenon in tenuta da cieco, che si muove autonomamente ma a fatica, e che sta seduto tutto il giorno in una di quelle osterie che non  sono più osterie, che vaffanculo son diventate winebar, dove non  si può fumare la pipa, e nemmeno il sigaro (sigaro che come piaceva a Verdiglione piace mostrare a Serino): e allora cosa ci va a fare uno sano all'osteria se non si può fumare il sigaro, se non si può fumare la pipa e neanche una merda di sigaretta? Per questo le osterie sono divenute ben presto sanatori, rifugi per malati e per vecchi all’ultima attesa, come il Simenon che ci vorrebbe a noi, un Simenon calmo, oramai senza bollori sessuali, con il cuore ballerino sospinto da un imprecisato numero di by pass; un Simenon  succube di tutti i divieti e precetti medici, capace di passare un intero pomeriggio  a sorseggiare un unico calvados, e nemmeno finirlo, con l'oste che sbuffa mel sta sedu tut el giorn cu un bicièr... non spende un cazzo, questo vecchio di merda, e mi occupa un tavolo  tutto il giorno... Fa niente  se i tavoli sono quasi tutti liberi perché si riempiono solo la sera.

Insomma, questo Simenon qui che ci vorrebbe a noi, un pomeriggio vede arrivare una bella ragazza, sotto i cui grandi occhiali fumé intuisce begli occhi lacrimevoli, intuizione confermata poco dopo, a visiera protettiva abbassata, dalla visione ravvicinata delle  splendide nere fessure,  nella parte bianca arrossate da un pianto ancora  a stento trattenuto. L'oste non ha pietà, e chiede subitaneo l'ordinativo. Lei ha fame, chiede un panino qualsiasi e un gin tonic, incauta combinazione alimentare, specie in quella circostanza. Il gin non quello qualsiasi, ma quello di quella speciale marca, il migliore. L'oste scrive, e bofonchia da  avido commerciante ingobbito  che c'è da pagare una maggiorazione, per kel gin lì.  Lei non risponde nemmeno, forse non ha nemmeno ascoltato.  Il vecchio scrittore vorrebbe suggerirle di prendere acqua, con il panino, al massimo aranciata: l'alcol infatti aumenta la lacrimazione, in particolare il gin. Se lo ricorda, era l'effetto che faceva a una  mora quasi uguale, di bellezza faraonica imperiosamente trascurata, che aveva incontrato in circostanze simili in un club di Manhattan, negli anni più bui della sua infelicità. Ma lei, la ragazza di disperazione mora che ha ora di fronte, è di sicuro una che non ascolta le parole dei vecchi, nemmeno quelle non dette, che in fondo non ci vorrebbe nulla a rispondere con un sorriso anch'esso non fatto.

Il nostro Simenon fissa fisso, sotto i suoi tattici occhiali da cieco. È entrata  zampettando su inverosimili tacchi a spillo, assolutamente inadatti all'orario, alla giornata piovosa, al luogo. Naturalmente con in mano il telefono di ordinanza, sul quale non ha mai smesso di spolliciare.  Suonerie non se ne sentono, nemmeno vibrazioni. Si capisce che sta spedendo ma non ricevendo. Oppure sta ripercorrendo un archivio. Oppure ancora è collegata alla rete, che lo scrittore non sa proprio cos'è. Sì, qualche nipote gliel'ha fatta vedere, ma a lui la rete, i telefonini... sempre a scrivere... poi che cosa? Gli è sempre sembrata una scempiaggine scrivere senza guadagnare niente, perché per lui scrivere era stato guadagnarsi almeno quel che basta per sfamarsi, fin da ragazzino; poi, certo, si era arricchito, con quasi ognuna delle sue parole, come se ogni frase  che riusciva a organizzare fosse una scheggia d'oro strappata alle pareti vive di una miniera. 

Lui appena arrivato le  parla di   rinascimento culturale qui e là, una parola dietro l'altra, ritmo a carrarmato, senza pause. Dev'essere uno timido, abbastanza  ignorante, perché si esprime con la sicurezza degli ignoranti, ché meno hai da dire più sei sicuro di quello che dici. Tanto...  Lei s'è rimessa i grandi occhiali, forse per non far vedere che ora le scende  da ridere.  Boh. Lui è  uno piccolo, mica tanto bello, sembra neanche ricco, appena benestante, ma un benestante traballante, come un ... Anzi, dall'aspetto, sembra un poveraccio, unghia sporche e tutto.  Invece lei lindissima, nonostante la trascuratezza più esibita che reale: pelle bianchissima, pallore  accentuato da un uso accorto del fondotinta, poco prima risistemato nel bagno, dove si era recata a tre morsi di  panino mangiato, esibendo  telefono in una mano e  gin tonic nell'altra, e guardando diffidente il vecchio scrittore come a dire vecchio puzzolente non mi rubi mica nulla dalla borsa che lascio sul tavolo, che mica ci credo che sei cieco? La cinica ragazzina è certo  che non fa il volontariato a comunione e liberazione… Esibisce tutti capi apparentemente costosi, e poi anelli, orologio, braccialetto, catenine, orecchini; ma potrebbe  essere che si prostituisce, o qualcosa del genere, e che è una poveraccia pure lei, che per questo non ci fa caso a quanto sia strascicata  ogni parola del suo interlocutore, strascicato ogni suo gesto. Lui è piccolo, lei è alta, ancora di più sui suoi tacchi. Se lei è una prostituta, si dice la vecchia celebrità letteraria di cui tutti sono ignari, lui potrebbe essere il suo magnaccia: ecco perché sembra di benestanza traballante. I magnaccia sono generalmente piccoli, se lo ricorda quando frequentava le bettole di Liegi e Anversa. C'è il business, le dice, c'è il business,  cazzo!  Glielo ripete in continuazione. To be continued. May be. Polèssere.

Post e autore del post non corretti. 

venerdì 2 marzo 2012

Gramsci seminatore d'odio? La mamma dei revisionisti è sempre incinta

Rara foto di Palmiro Togliatti che discute con Filippo Turati

In un articolo su Repubblica (clic) Roberto Saviano - aderendo alle idee dello studioso  Alessandro Orsini, che ha appena scritto un saggio intitolato Gramsci e Turati, le due sinistre (Rubbettino) -  indica Antonio Gramsci  come capo totale dei seminatori d'odio, forse, chissà, anche  come capo del pollaio oclocratico che infesta in internet i blog di riflessione culturale, impedendo il sorgere di una vera autorevolezza critica... (per i distratti clic qui per capire meglio).  

Saviano è forte... Non gli viene alcun dubbio circa l'esatta ricostruzione del  contesto in cui certe frasi sono state dette o scritte; né, citando passi di Gramsci, specifica quando sono stati scritti e in quale opera originale si trovino  (come suo solito...). Per non dire del ritratto caricaturale che fa di Togliatti, reo di aver espresso un giudizio sprezzante su un suo acerrimo nemico politico, Turati,  in occasione della sua morte, nel 1932...

Lasciamo perdere Togliatti... Prevedo che Saviano piglierà mazzate in quantità, sia dagli storici seri, sia dagli studiosi  gramsciani e sia dai semplici simpatizzanti comunisti ed ex comunisti, magari da alcuni dirigenti del PD, quelli di derivazione comunista almeno, come Bersani (che ieri ha rimesso in riga Marco Travaglio, che non ha l'esclusiva della moralità né della verità: potrebbe allargare al casertano...). Sempre che qualcuno  decida di dar voce a chi critica il  profeta di Caserta: Repubblica Espresso è chiaro che no...  lo faranno magari il Manifesto, o l'Unità o il Riformista? Lo faranno i maggiori blog culturali ora che sono ripuliti dai seminatori d'odio e possono di nuovo andare alla ricerca della loro autorevolezza critica? Lo faranno i partiti che si definiscono di sinistra o addirittura comunisti? Lo farà Vendola?

Avete letto l'articolo linkato? Che vi sembra? Per me,  lo voglio dire senza fare scherzi con le parole, arrivare ad esaltare il liberlsocialismo dalle pagine di Repubblica è il massimo della sfacciataggine. Il liberlsocialismo turatiano fu la bandiera ideologica di Bettino Craxi, il belletto riformista che affossò l'ambizioso progetto europeista e filoatlantico del PCI   guidato da Enrico Berlinguer - progetto del resto avversato dalla base massimalista -  di traghettare  il partito  verso un nuovo  socialismo europeo (più o meno quello che sta facendo da anni Massimo D'Alema, non a caso avversato e INFANGATO da tutti...).

Ma, più colpevolmente, il rifiorire del liberalsocialismo, nei nefasti anni '80, fu all'origine di un salto di corruzione mai visto, di un aumento pazzesco della spesa pubblica (e del debito pubblico): furono gli anni in cui i padri indebitarono i loro figli e nipoti, senza senso di colpa alcuno... furono gli anni del peggior clientelismo, delle tangenti per tutto, degli arricchimenti facili... furono gli anni  della promozione al centro della scena dell'Italia peggiore, più arraffona ed egoista, quella del piccolo imprenditore è bello,  quello che si è fatto da solo (ma con che materia, si domandava Giorgio Gaber?). Tutto ciò avvenne sotto il vessillo della modernità, in nome dello svecchiamento della cultura, della  moda e del gusto italiano, in nome del rifiorire del nazionalismo. Insomma, furono gli anni della  Milano da bere, al centro della quale c'era  un certo Silvio Berlusconi, responsabile a sua volta dello sdoganamento di almeno   una parte di neofascisti, nonché  dello spostamento a destra dell'intero paese. 

Quelli nei quali si cerco di rimettere al centro del dibattito politico il tema del liberalsocialismo turatiano, caro Saviano, furono gli anni in cui si cominciò a rimettere in discussione i diritti conquistati dai lavoratori, sopra di tutto in termini di salvaguardia del reddito, con il referendum sulla scala mobile  (abbiamo visto com'è andata: in Italia gli operai e i lavoratori in genere guadagnano oggi una miseria... e non è finita...). Fummo in molti a  rifiutare il modello di società nuova che ci stava propinando Bettino Craxi;  a partire proprio da Repubblica, che ogni domenica che cristo metteva in terra ci somministrava endovena un interminabile editoriale anticraxiano, antiliberalsocialista  e antiberlusconiano di Eugenio Scalfari. E ora, invece... si deve scoprire dalle pagine di Repubblica che bisogna trattare coi padroni delle ferriere (messe su con capitali di quali provenienza?), abbassarsi le mutande per agevolare il compito agli ombrellai di collocare gli ombrelli...

Lo dico sempre che Roberto Saviano è di destra, che fa gli interessi della destra proprietaria; e, ancor peggio, che ha studiato poco. Va  a finire che ci ho ragione io su tutti i fronti. Però ora si tratta di capire se l'ignoranza storica che mostra di avere anche in questo articolo è tutta farina del suo sacco o attinge a ignoranza altrui. Così a occhio la seconda che ho detto, magari ignoranza di ex banchieri oggi al governo, a lui pare assai vicini, dei quali egli stesso si fa portavoce; ignoranza non del tutto disinteressata, praticata non solo per (dis)amore della verità.  

Ai miei coetanei poco preparati, idealisti e nazionalisti, socialisti liberali craxiani, invasati per segreta convenienza (si aspettavano protezione per collocarsi nella società, come poi è stato per gran parte di loro, magari travasati in AN e Forza Italia), dicevo sempre che dal socialiberalismo al socialnazionalismo non c'è che un passo. Speriamo non sia quello che sta per farci fare la tecnocrazia  alla quale Roberto Saviano sta portando acqua con le orecchie.

Ps: uno che indica chi è colpevole e chi no, a prescindere dai processi, che addirittura scrive che per lui si è colpevoli anche se assolti dal tribunale, può pigliarsela con chicche  e sia in termini di violenza verbale?

post e autore del post in via d'accomodamento




Scripta volant

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Il post di Christian Raimo era coraggioso assai, metteva in  discussione tante cose, che non riguardavano solo l'Università, ma il sistema cooptativo della cosiddetta qualità, del cosiddetto merito. Era iniziata una bella discussione, con interventi assolutamente sensati. Poi, puff, sparito. Come mai? Non era scripta manent?