momenti di dialettica letteraria nel blog Nazione Indiana
In attesa che s'infiammi la prossima polemica tra realisti e immaginisti, tra organici e inorganici, tra affidabili e inaffidabili, nell'internet cultura italiana succede poco, salvo l'affacciarsi di un nuovo sito che si chiama le Parole e le Cose, nel quale si esprimono menti di tutto rispetto, a partire da Walter Siti. La cosa più eclatante mi pare la seguente: nel primario blog letterativo, Nazione Indiana, infuria una ben significativa polemica contro un commentatore “ paria “ come Ennio Abate, il quale, un po' polemicamente, lo ammetto, invitava l'impegnato blog, un mesetto fa, ad occuparsi di Libia, e il blog, in tutta risposta, disse a lui di scrivere un articolo sulla Libia, ma poi, quando lui l'ha scritto, gli hanno detto che non gli piace che è scritto male e qui e là. Allora lui l'ha pubblicato da altre parti, il suo un po' troppo esteso articolo, per esempio nel suo blog Moltinpoesia, nel quale sostiene a ragione che l'intervento della Nato a favore dei ribelli è una schifezza politica e giuridica; ma insiste con gli amministratori del blog NI dicendo scrivetelo voi, in base a quanto scriveste nello scorso marzo è vostro dovere farlo che ci tenete tanto alla responsabilità evvia evvia. Loro lo infamano, povero Abate, esce tutto il servizio d'ordine per pestarlo (tutto in verità no, manca Alcor...), per dire che la Nazione, che io chiamavo scherzosamente fazione e dalla quale mi sono pur a dispiacere dimesso come commentatore, si comporta bene e che non censura e che ha diritto di parlare di cosa vuole e di pubblicare uno scritto o meno a seconda dell'insindacabile giudizio dei suoi redattori (ci mancherebbe!). Vedremo come va a finire. Abate insinua che gli indiani non possano parlare di Libia chissà in base a quale superiore ordine al quale non possono fare a meno di ubbidire. Secondo me fa male a insinuare, a meno che non mostri le prove di quello che dice, anche se in definitiva e in astratto una simile insinuazione potrei avergliela suggerita io stesso, l'avessi avuto a portata di conversazione...
Invece, uno dei pochi indiani ai quali secondo me è sempre dovuta la massima attenzione, Massimo Rizzante, oggi esterna, come fa con misura certosina, anche se non con il migliore dei suoi articoli; questa volta sulla biennale di Venezia e sull'arte contemporanea, e soprattutto sull'appiattimento del tempo. Tra gli scrittori impegnati si parla finalmente di estetica (in verità lo fanno in pochissimi, Rizzante è uno di questi), però solo a sorta di pecorelle messe tra un programma importante e l'altro... aspettando l'avvento dell'etica in prima serata, che ci scasserà il cazzo per tutto l'inverno e anche primavera finché non faranno spazio a certi critici e scrittori, sedicentisi impegnati o promettentisi impegnandi, nei migliori scranni del sistema editoriale (dato che ci sono più culi che poltrone, tutto sta a vedere se Veltroni cederà qualche torre...), e, peggio ancora, finché non finiranno le nuove trasmissioni tv di.
Si parla finalmente del presente assoluto nel quale sembra esser caduta la nostra disgraziata epoca, così culturalmente corretta. In verità sa bene, Rizzante, che la negazione e manipolazione del tempo passato è una tecnica politica ampiamente usata dal potere di tutte le epoche a fini di dominio delle masse; come sa bene che quello che lui descrive è l'effetto della manipolazione dell'arte per mezzo della cultura (in particolare del realismo estetico!), che non è affatto neutrale, sopra di tutto quando è finanziata dallo Stato, che ci ha i suoi luridi interessi a fare in modo che nella società, anche quella artistica, le cose vadano a suo favore, in un certo modo e non in un altro.
Nel mondo reale, direi meglio nei mondi reali, i processi storici avvengono lentamente e non in maniera lineare, ce lo hanno insegnato filosofi come Nietzsche e Foucault, storici come Braudel, biologi filosofi come Jaques Monod (sticazzi!). Quindi Rizzante fa male a irrigidirsi sulla riapertura al tempo passato e al tempo futuro, che ci riporta al modernismo politico, alla teleologia cristomarxiana e al destino ultimo dell'uomo, all'evoluzionismo. Così non se ne esce. All'appiattimento sul tempo presente favorevole alle soggettività dominanti (i proprietari delle narrazioni, vecchie e nuove...) si deve esteticamente ribadire con il mettere in campo il tempo molteplice, tempo disponibile all'infinito e al plurale. Certe cose non potrebbero succedere se solo si adoperasse un concetto più difficilmente manipolabile come quello di tempi, tempi al plurale, che pigliassero forme sempre diverse a seconda della varie soggettività che in essi si rappresentano. A partire dai tempi interiori di ogni singola opera d'arte.
Nel mondo dell'arte, anche la cosiddetta contemporanea che ho conosciuto benino, la schiuma è tanta; a volte pare bella, ma schiuma rimane... se ci si entra a contatto ci si accorge che spesso, appena sotto la cresta, contiene rifiuti e tanta roba marrone. Quindi non capisco perché uno studioso preparato e smagato come Rizzante si meraviglia tanto se Vittorio Sgarbi, dico, Vittorio Sgarbi, fa una biennale di merda. Del resto, a Rizzante gli piacevano di più le Biennali dei critici più titolati e più accomodati nel circo accademico? Non lo so. Temo però che la sostanziale collusione nella visione del mondo tra élites di benpensanti di destra e élites di benpensanti di sinistra sia roba che va avanti da più d'una generazione, anche artistica. Le élites, detto tra noi, hanno avuto e hanno tutto l'interesse ad affermare esteticamente un presente assoluto nel quale loro sono al centro, nel quale si sono furbescamente affermati sia come gestori del sistema da demolire che come suoi riformatori...
Il presente assoluto, vorrei dire non solo a Rizzante, si va espandendo in questo cazzo di paese almeno da trenta anni, attraverso certe mal interpretate teorie postmoderniste, che hanno fatto considerare impresa, politica, editoria, cultura e arte un tutt'uno, escludendo, fatalmente, ogni voce critica dal gioco, escludendo la possibilità stessa di fare critica, ma soprattutto escludendo dal gioco della produzione di soggettività intere categorie sociali difficilmente collocabili fuori da una concezione moderna della storia ( concezione giustamente e grazie, addio, fuori gioco), mi riferisco prima di tutto agli operai, e, per estensione, a tutti coloro che aspirano ad avere un lavoro salariato, ai danni dei quali, soggetti deboli... si è fatto un gioco molto raffinato, un'acrobazia che sembrava impensabile, escludendoli addirittura dal tempo, per meglio dire escludendo dal sistema editoriale che sempre alle élites appartiene le narrazioni dei tempi periferici nei quali si svolgono le loro vite. Ri sticazzi...
Insomma, Rizzante tanto di più non poteva fare, visto il contesto, ma la sua critica feroce di ogni forma di realismo estetico, che sarebbe impossibile senza un appiattimento delle narrazioni sul tempo presente (che sarebbe meglio dire centrale), è assai apprezzabile anche questa volta. Chissà in quanti gli risponderanno e vorranno dibattere con lui comprendendo il suo discorso... di solito sono pochi.
L'articolo è da leggere clic non fosse altro che per la citazione di Josif Brodskji: l’estetica viene prima di tutto, dell’economia, dell’etica, della politica (che fatta da un redattore di NI ci ha la sua valenza...)
ma sti cazzi?! davvero ci metti del tempo per sto blog patetico
RispondiEliminapoco tempo
RispondiEliminaAbate fa male sì a dire certe insinuazioni, ardue alla di-mostrazione, anche se puzza come un gatto morto la loro bellica latitanza, visto che lì, mi sembra, è tutta 'na guerra.
RispondiEliminaSul pen siero di Rizzante, non vorrà mica insegnare a quelli di NI e ai TG della notte (della letteratura) che l'estetica viene prima e soprattutto viene meglio dell'etica... che poi son la stessa cosa? Se questi stanno facendo di tutto per annientare l'estetica (di cui, che va senza dicerlo, non sono capaci nemmeno per una carota) a favore del manifestino sociale... Io starei più attento a queste elargizioni che alle omissioni libiche.
ciao Larry
Sono totalmente estraneo alle cose di Nazione Indiana ma trovo interessante assai il tuo pezzo. Un saluto, Luca
RispondiEliminaMi sembra, con tutto il rispetto, l'ennesima polemica-fuffa di NI.
RispondiEliminaPresente assoluto, trapassato remoto relativo ... ma che vvordì? direbbe Montesano (Enrico).
Se al centro del presente assoluto ci fossero i TQ, vedi come gli andrebbe bene ...
Ma poi che ca*** significa? Di presente assoluto ne parlava J.G. Ballard negli anni 60.
L'impressione è che non sappiano come fare a far vedere che hanno letto un zacco de libbri.
Magari fossero un po' più Gnoranti e producessero qualcosa di meno 'ntellettuale e più de cojones ... pardon, di pancia.
Luca grazie e benvenuto.
RispondiEliminaMassimo il pezzo di Rizzante non è così mentale, nemmeno così banale. Anzi, è forse anche troppo di pancia, come dici tu. Penso che Rizzante i TQ li disprezza, nel pezzo lo dice pure... Ciao.
Sì, Larry, lo so che Rizzante non ha simpatia per i Tristi Qualificati. Mi riferivo alla sequela di post dove ognuno, come al solito, dava il meglio (?) di sé.
RispondiEliminaPurtroppo, per evitare l'isolamento assoluto dalla sacra corrente dell'(a)cultura italica (che l'isolamento a volte mi pesa), tocca dare una sbirciatina ai blogghi preposti.
E però faccio sempre più fatica a seguire. Colpa mia, lo ammetto. Ormai il livello dialettico e gli argomenti esposti, i botta risposta incandescenti sono talmente iperuranici e giocati su un filo di vertiginoso virtuosismo concettuale che la mia quinta elementare barcolla. E stramazza.
Tocca tornare, tutto solo, ai miei trastulli.
Una volta ci si divertiva di più su NI.
Massimo, quelli della fazione hanno deciso di eliminare gli scettici: questo è il risultato, il penoso virtuosismo concettuale dei mentali circolativi, che purtroppo rende ridicole nel panorama culturale anche tante delle nostre istanze... circa una richiesta di maggiore attenzione alle tradizioni letterarie " alte ", di pensiero, linguaggio, forma, etica ecc. Per non fare nomi i soliti Gadda, Landolfi, Manganelli, Rugarli, Montesano ecc Però è il loro virtuosismo concettuale a barcollare, non la tua ottima quinta elementare (anche se ultimamente mi sembri a volte foscamente colto).
RispondiEliminaL'isolamento pesa ed è sempre pesato a tutti: l'unica via d'uscita è produrre bella letteratura, se ci si riesce, e se non ci si riesce pace. Ci si divertiva di più, sì, ma si perdeva un sacco di tempo. E poi, non dobbiamo peccare di superbia: le cose che avevamo da dir loro le hanno capite, non sono così cretini (anche se il vuotissimo virtuosismo concettuale nel quale si stanno ora rifugiando molti di loro li rende ancora più...). Nun me fa' parla'! Ciao.
'A NAZZIONE NUN SE DISCUTE, SE AMA!
RispondiEliminailMatt., foglia della luna