Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

mercoledì 23 novembre 2011

La tassa sugli immobili, o dell'immobilismo progressivo

 
Logo scartato per il nascente Partito Social Immobilista


Immobili. Se si vòle sopra vivere, da facitori di parole o di fatti d'arte, bisogna stare immobili. Mi ricordo che lo scrisse Kafka, da qualche parte.  Se è per questo anche il Conte Maurice Polydore Marie Bernard Maeterlinck, ancora prima... D’altra parte non si era denominata Accademia degli Immobili quella dei fondatori del teatro della Pergola in Firenze? Uno dei primi teatri cosiddetti all’italiana, mica pippi di fave! Che però, contrariamente alle meglio intenzioni dei promotori -  che nessuno vòle mettere in dubbio - enorme danno feciano, passato del verbo fecere,  e fanno al civile convivere, nonché, sopra di tutto, all’estetica teatrale... che anderebbàno, condizionale del verbo aìre, bombardati e fatti saltare in aria, i cazzo di teatri all'italiana, altro che occupati... Come diceva di voler fare il pur esteticamente moderato Carlo Cecchi al teatro del Cocomero, sempre  in Firenze, per realizzare sulle rovine un'epocale messa in scena dell'Amleto, prima di dolorosamente fallire (dolorosamente per via dei numerosissimi talenti (...) e dobloni  da restituire ai superbi creditori... se no meglio di fallire, nella vita, si dichiarò  d'accordo anche il nobile lastrigiano,  ‘un c’è verso fare).  Comunque, gli antichi Accademici Immobili, che si feciano purtroppo fregare dagli architetti,  si dèttano un  motto che meglio ‘un  pote’ano: in sua movenza è fermo.
 
Io pure, nel mio piccolo, sperimentai l’immobilismo progressivo, per non morire. Mi spiego (ma non mi spiezzo).  Una volta successe che mi ero suicidato, perché ci furono dei giorni capricciosi che non mi garbava più vivere. Allora, volere o volare,  me ne stetti comato immobile  attaccato al respiratore. Che però, mi pareva... mi pareva  che  li sentivo, professori e parenti...  ché mi dovevano, per esercizio di moderna carità, organicamente estrarre! SFORTUNATO! Te lo di'o io! Sfortunato  chi poi avrebbe dovuto sopportarmi dal di dentro, ché gli avrei rotto i coglioni notte e giorno, eccome se glieli avrei rotti: sarei diventato organico, sì, come predicava Gramsci, intellettualmente organico... Ma organicamente insopportabile!  Altro che... 

In verità una volta successe che dovetti sperimentarlo  due volte, l’immobilismo progressivo: quello già detto del letto di rianimazione attraccato al respiratore; e un secondo, nello stesso tempo, in un’altra volta ma nella stessa porzione di spazio, in cui facevo gli incubi di essere circondato dai peggio rettili, rettili in qualità e quantità inverosimili, di più, assolutamente di più  dei rettili classificati nelle tassonomie dei rettili, di più anche di quelli solo virtualmente   possibili, per dire quanti erano, rettili per niente innocui come vogliono far credere i dispiaciuti ma responsabili consulti dei  coraggiosi professori e  parenti, rettili di tutte le dimensioni e forme, ché a me nulla, a parte certe volte i parenti,  mi sta sui coglioni come i rettili, ché infatti si dice parenti rettili...  anzi, una cosa sì, mi sta sui coglioni più dei  rettili, i professori di rettili. 

Rettilacci dotati di  maledetta e improvvisa mobilità... Che però, la voglio trasmettere a tutti l'esperienza:   in quel quasi definitivo viaggio,  se stavi fisso immobile, rigorosamente senza respirare -  è questo il segreto -  i rettili non ti aggredivano; magari sì, ti passavano addosso, ti si avvolgevano, ti si strusciavano, ma alla fine, prima o poi, se ne andavano... e te, se te lo ricordavi,  potevi tirare il fiato. Anche se era più prudente restare fisso in apnea, perché presto presto, potevi starne certo, non si sa da dove,  ne arrivavano degli altri... 

Ebbene, restai mi sembrò intere epoche a meditare, ché a me che non volevo più vivere, per evidente contrappasso,  anche i singoli battiti, traditori,  mi si divisero in a loro volta intere epoche, epoche che non c'era in nessuna maniera verso di riempire. La presi bene... Decisi di inventarmi qualcosa di filosofi'o.   Da immobile per forza, mi pascevo di pensare che  stavo immobile due volte, in contraddizione tra di loro. Una volta per espressione di una certa eleganza, un certo aristocratico distacco da una vita concreta assolutamente insopportabile. Un’altra per plebeo istinto di sopra vivenza. 

La storia l'anderèbbe avanti parecchio, ma mi fermo, pevvia che gli è l'ora di desinare.
 
Tutto questo per dire che chi fa danno alla società, specie nella società dell’arte, che è l'unica di cui ha senso occuparsi, son quelli sempre a giro,  i mobili, no gli immobili, che stanno sempre bòni pe' conto suo. Perciò,  tassare questi ultimi, come, si sente dire sempre più insistentemente, in questi  giorni faranno i governanti novativi,  lo trovo ingiusto. Lottiamo, inaffidabili compagni dell'Accademia,  affinché almeno sotto una certa soglia l'immobilità sia mantenuta detassata.

Però guardarsi dai finti immobili!

1 commento:

  1. Gentile Gustavo, qui si pratica tra le altre cose l'antica arte dell'umorismo. A torto o a ragione si ritiene che essa vada praticata in modo meno arretrato di come fa lei. Però, abbiamo una sezione speciale di terapia di sostegno agli umoristi rimasti indietro. Lì è per ora il suo posto. Si fidi del Professor Milani, è uno bravo.

    http://accademia-inaffidabili.blogspot.com/search/label/terapia-commentatori-in-difficolt%C3%A0

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