Porzione di moderno parco letterario
Sempre di letteratura, si parla, che al popolo interessa la letteratura. Infatti, 'n gopp allo abbastanza schizofrenico blog letterario Nazione Indiana (senza offesa parlando), va oggi in onda la resa sul sempre poco obiettivamente difeso Premio Dedalus (qui la discussione) di Pordenone legge (no logge). Vale a dire che non era frutto di repressi sabotatori quanto abbiamo sostenuto in numerose diatribe, l'ultima con il professor Cortellessa è qui. Leggendo leggendo viene fuori che avevamo ragione a dire che il voto non essendo segreto è influenzabile: ce lo rivela l’autorevole Andrea Inglese, coredattore dell'esperienza di Alfabeta 2 con lo stesso criticone, almeno così è scritto in questo articolo qui a firma... Andrea Cortellessa...
Inglese, che è un giovane bravo saggista, anche se spesso secondo me ci ha torto (anche a censurare i miei interventi che lo mettono in difficoltà), è anche uno dei principali soci del club Nazione Indiana, dove oggi ci rivela delle magagne circa il più vasto critico d’Italia - all’interno del quale, nella parte est, mi pare, notoriamente, c’è il più grande parco letterario d’Europa, che comprende biblioteche, case editrici, librerie, dipartimenti universitari, riviste ecc. Tutto, insomma, fuorché i superflui scrittori...
Saspens. Cosa rivela il sempre moderatissimo Andrea Inglese, tirandosi forse la zuppa sui piedi? Rivela ciò: " dopo essere stato lettore e sostenitore del Dedalus, oggi ho chiesto però di cancellarmi dalla lista. Tra i motivi che mi hanno spinto a questa scelta, ve n’è uno che ha contato più di tutti. Chi mi ha dissuaso è stato paradossalmente uno degli organizzatori del premio, Andrea Cortellessa. Ho avuto con lui uno scambio su un libro che volevo recensire, e che è stato votato a più riprese nelle classifiche. Io conosco l’autore di questo libro e lo stimo, conosco tutta la sua produzione letteraria, e ho già scritto su di lui. Sono quindi, da questo punto di vista, un lettore Dedalus modello: cerco di votare ciò che meglio conosco e cerco di parlare pubblicamente di ciò che voto. La reazione dell’amico Andrea è stata per me incomprensibile. Mi ha detto che io mi ero sbagliato a votare, perché quello non era un libro che meritava di andare votato. E che, siccome ciò era un fatto oggettivo e indiscutibile, me e quelli come me che l’avevano votato l’hanno fatto in mala fede ". Mi sembra abbastanza chiaro... Forse finalmente capisce, il criticone Cortellessa, perché gli ho scritto l'altro giorno che un voto, una volta saputo dagli organizzatori del voto, non è segreto e non è definibile come democratico.
Inglese, che è un giovane bravo saggista, anche se spesso secondo me ci ha torto (anche a censurare i miei interventi che lo mettono in difficoltà), è anche uno dei principali soci del club Nazione Indiana, dove oggi ci rivela delle magagne circa il più vasto critico d’Italia - all’interno del quale, nella parte est, mi pare, notoriamente, c’è il più grande parco letterario d’Europa, che comprende biblioteche, case editrici, librerie, dipartimenti universitari, riviste ecc. Tutto, insomma, fuorché i superflui scrittori...
Saspens. Cosa rivela il sempre moderatissimo Andrea Inglese, tirandosi forse la zuppa sui piedi? Rivela ciò: " dopo essere stato lettore e sostenitore del Dedalus, oggi ho chiesto però di cancellarmi dalla lista. Tra i motivi che mi hanno spinto a questa scelta, ve n’è uno che ha contato più di tutti. Chi mi ha dissuaso è stato paradossalmente uno degli organizzatori del premio, Andrea Cortellessa. Ho avuto con lui uno scambio su un libro che volevo recensire, e che è stato votato a più riprese nelle classifiche. Io conosco l’autore di questo libro e lo stimo, conosco tutta la sua produzione letteraria, e ho già scritto su di lui. Sono quindi, da questo punto di vista, un lettore Dedalus modello: cerco di votare ciò che meglio conosco e cerco di parlare pubblicamente di ciò che voto. La reazione dell’amico Andrea è stata per me incomprensibile. Mi ha detto che io mi ero sbagliato a votare, perché quello non era un libro che meritava di andare votato. E che, siccome ciò era un fatto oggettivo e indiscutibile, me e quelli come me che l’avevano votato l’hanno fatto in mala fede ". Mi sembra abbastanza chiaro... Forse finalmente capisce, il criticone Cortellessa, perché gli ho scritto l'altro giorno che un voto, una volta saputo dagli organizzatori del voto, non è segreto e non è definibile come democratico.
Cortellessa pare avergli risposto, a Inglese, che è un ingrato, però mediante ragionamento un po’ ambiguo che corre l'obbligo riportare. " Stringendo: non mi pare sensato di voler uscire per questi motivi dal Lettorato. Se poi vorrete farlo comunque, come in passato hanno fatto altri autori per altri motivi (dall’impazienza generalizzata nei confronti del lavoro dei loro coevi all’impazienza, più che comprensibile, proprio per questo genere di incomprensioni), ovviamente vi ringraziamo per l’aiuto che avete comunque voluto darci in questi due anni. Non senza – aggiungo a corollario della discussione sul “riconoscimento” di cui nel precedente commento in dialogo con Mozzi – personalmente assai rammaricarmi per aver fruito, ancorché in minima parte, degli effetti benefici di questa travagliata creatura senza voler continuare a sostenerla anche ora "... Intervento contorto, a me pare, suscettibile di smentita... l'ha notato anche l'ottimo architetto semplice (no grande) Gianni Biondillo, autore dello strano post che mette in discussione l'intero impianto del premio Dedalus... che però, da autore noir, aggiunge saspens... difatti non si dimette platealmente, come immagino avrebbe fatto piacere al suo sodale Andrea Inglese... To be continued
Ps: mi domando da tempo perché certi criticoni si affannano tanto a stilare classifiche di qualità e a dare patenti di qualità a scrittori lontani dal centro della scena, zingari (ho visto anche degli zingari felici), che invece magari starebbero bene anche per i fatti propri, ché per un artista è sempre meglio soli che ben accompagnati. Una prima risposta ce l'ho. Lo fanno per mettersi in evidenza, per mettersi loro stessi al di sopra degli scrittori, nel senso che senza il supporto idraulico degli scrittori... non esisterebbero critici... Da qualche parte uno di loro, o un loro affiliato, non ricordo, mi ha dato il dispiacere di leggere che i critici sarebbero superiori ai romanzieri, per via che ci avrebbero più strumenti tecnici... Che vi devo dire?
Ps2: giusto per dire che non siamo completamente pazzi da andare su un blog solo per perdere tempo per aver ragione sui criticoni della letteratura (avendoci da scrivere...), segnalo che Nazione Indiana è comunque una importante comunità di facitori di parole, secondo me la più interessante, e che numerosi interventi sono di livello notevole. Per esempio quello di oggi di Ivan Arillotta (qui). Penso che se non si facessero deviare dalla politica... non si piccassero di fare gli scrittori e intellettuali impegnati... che d'altra parte uno scrittore dev'essere impegnato solo a scrivere bene... se pensa bene è anche meglio, ma bene bene, altrimenti si mette al livello dei giornalisti... giacché uno scrittore che scrive così così è spesso sopportabile, ma uno che pensa così così non è mai sopportabile.
Se uno stira classifiche di qualità è perché si vuole far passare l'idea che è di qualità e di stile lo stiratore...
RispondiEliminaPer questa strada si finisce per abboccare al costrutto vermiciattolo che chi giudica ne sa di più di chi è giudicato. Questo va a vantaggio dei critici di professione che ci fanno grassa figura e non dovendosi misurare che colla loro argillosa formazione (modellata su un apparato, per tornare a Brecht) si esprimono insindacabilmente, fregandosene, semmai, d'uno scrittore in grado di produrre un'opera fuori dal canone di sopravvivenza. In questa ottica, fama ruolo e autorità del critico sono evidentemente, come dice il commentatore in cui ti sei imbattuto, segni di superiorità del primo sul secondo.
Mi viene da ridere che Arminio, rispondendo al post di Forlani sull'invidia, stia, proprio ora che a NI salta il tappo di Pordenone e Dedalus, legittimando un suo lavoro narrativo esibendo come patente acquisita di qualità la vittoria del premio Dedalus.
Se non è qualità quella...
Sapevo da sempre, e non certo per virtù divinatorie, che uno sbadiglio li avrebbe seppelliti - e così è stato.
RispondiEliminaDue anni di sforzi dis-umani, montagne di post e di commenti per dimostrare al colto e all'inclita la bontà di un'operazione "rivoluzionaria": canonizzare l'opera di un certo numero di amici e affini e la produzione "in toto" di due o tre case editrici di riferimento - cianfrusaglie, mappazze e ciofeche comprese.
Parce sepultis.
fm
p.s.
Non fiori, ma opere di pene...
Sapevo da sempre, e non certo per virtù divinatorie, che anche "i (più) migliori" abboccano: semplicemente al loro stesso amo (o ano?) - basta avere la pazienza di attenderli...
RispondiEliminaNon più tardi di un paio di mesi fa, infatti, uno degli "ineffabili" redarguì violentemente uno scrittore, da lui "rifiutato", perché quest'ultimo aveva rivelato il contenuto di una corrispondenza privata in un post... Ma tu uàrd' nu poc' 'a maronn'! E mo'?
Piscitiell' 'e cannuccia...
fm
p.s.
Che pen/a/e!
Sicché l'affaire si in-glossa
RispondiEliminaparole chiave: inglese, ossa spolpate, critica letteraria, pordenone lesse, bukkake, cortellessa, repubblica popolare cinese
ilMatt, "Dicette 'o pappice vicino â noce: Damme 'o tiempo ca te spertoso!"