Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

mercoledì 16 maggio 2012

Matteo Garrone e la camorra

Ernesto Mahieux in una scena del film L'imbalsamatore

Dato che la serata non prometteva granché, scesi giusto per infilarmi nel cinema sottocasa. Davano il film L'imbalsamatore, alla presenza del regista, un ancora abbastanza sconosciuto e giovanissimo Matteo Garrone. Il film risultò  uno di quelli da non perdere, per me uno dei migliori film dei primi anni del nuovo millennio (suggerisco anche Respiro di Crialese e  L'uomo in più di Sorrentino, nonché qualunque film vi capiti di Tonino de Bernardi, magari proiettato in sua splendida presenza). All'altezza pure  la chiacchierata con il pubblico, anche se di solito il dibattito no: Garrone si dimostrò persona simpatica e preparata. Vabbè, direte, cosa ce ne frega a noi se hai passato una bella serata chissà quanti anni fa, ché tanto si sa che ora fai vita da sorcio e stai sempre su internet... D'accordo.

Il motivo per cui mi è tornata in mente quella brillante serata -durante la quale ebbi pure modo di fare quattro chiacchiere con Garrone in un piccolo capannello, durante la quale  confermò divertito che a un certo punto della lavorazione aveva davvero  temuto di essere stato in mano a persone  non frequentabili  - è la questione del pizzo che avrebbe pagato alla camorra per girare Gomorra in terra campana (clic). Lui ovviamente nega, e non può essere diversamente, perché il fatto non sussiste. Chiunque conosca i meccanismi della  produzione cinematografica sa che spesso, per non dire sempre, durante la lavorazione di un film in esterna si pagano piccole o grandi somme a personaggi del posto, per non rischiare di rallentare o  bloccare la produzione, o di vedersi rubare materiali, a volte addirittura la macchina da presa... (succede). Ovviamente lo sa anche Matteo Garrone, che durante la serata suddetta si divertì molto a raccontare  dei piccoli boss presenti nella pellicola, dei favori che la piccola produzione (fatta con soldi messi insieme dal regista) aveva da essi ricevuto, in termini di locations o altro che non ricordo. Mi sembra di ricordare che parlò di 50 milioni di lire. Secondo me si era costruito una piccola epopea per dare più risalto al suo film indipendente, fatto  senza patente, per costringere l'ottusa stampa a occuparsene. 

Naturalmente non è da escludere che tra le persone coinvolte nella lavorazione ci fosse qualche persona non completamente a posto con la giustizia (in qualunque film girato in terre di mafia). E qui sta il problema. Infatti, al di là di una normale cautela, dove sta scritto che chi assume una comparsa, o affitta un mezzo, o acquista un servizio durante la lavorazione di un film, deve verificare tutte le fedine penali (del resto, se uno ha espiato una pena, è pulito, o no?); o addirittura prevedere che un giorno, persone incensurate, commettano dei reati? Anche fosse che nel film compaiono delinquenti, possibile che nemmeno un artista possa indagare nel retroterra culturale o sottoculturale delle nostre città, a fini espressivi, senza venir accusato di contiguità con la criminalità organizzata? Dove sta il reato di Matteo Garrone? Siamo sicuri che lo stesso Pasolini sarebbe uscito indenne da un'analisi giudiziaria dei partecipanti alla lavorazione delle sue pellicole?

In questo paese la giustizia è purtroppo diventata qualcosa di peggio che kafkiano: non basta non commettere reati, ma bisogna stare alla larga da chi ne ha commessi, da chi potenzialmente potrebbe averne commessi in passato o potrà commetterne in futuro. In definitiva si tratta della solita merda classista: ci si rinchiude nella propria cerchia di persone perbene e benpensanti, si legittima la propria gente  come l'unica con la coscienza a posto,  si erige la  propria cerchia piccolo borghese a paradigma sociale, e, infine, si elegge la propria classe di appartenenza  come l'unica con le carte in regola per fare impresa e cultura, nonché   governare (vale a dire comandare e arricchirsi, a danno di tutti gli altri).

Insomma, inutile farla tanto lunga: questo paese si rappresenta sempre di più come diviso tra buoni e cattivi. Secondo questa disonesta concezione  non solo bisogna essere buoni, ma bisogna pure dimostrare ai nuovi  inquisitori di non aver mai avuto a che fare coi cattivi. A questo ci hanno  portato i savonarola tanto osannati dal basso: al giustizialismo forcaiolo che da tangentopoli in poi ha prodotto  il desiderio di vendetta da parte di gran  parte della popolazione che si ritiene a posto, quasi sempre in maniera ipocrita,  e che ha fatto dell'indignazione e della rabbia una bandiera politica. Invece i buoni, da che mondo è immondo,  a posto non lo sono affatto, tantomeno in questo frangente storico, nel quale, però,  se non verranno fermati, ci porteranno a dividersi a tal punto che sarà difficile evitare una guerra civile. In ogni caso, se questi sono i buoni, meglio stare coi cattivi.

2 commenti:

  1. I benpensanti in quest'articolo ci vederebbero l'invito a delinquere o ad essere amico del boss. E' evidente che non è questo il nocciuolo.
    Se delinqui oggi non sei un delinquente hai semplicemente fame è questo il paradosso ma la camorra rimane il fatto ch'è da condannare. Sono radicale, non avrei scucito una lira per stare al 'sicuro' ma a ognuno il suo.. si ama la pellicola, si paga il boss. A me suona male, agli altri può darsi di no.
    E' una storia vecchia la presunzione di/da moralismo, quanti peccati.. ma lasciamo stare.
    Sull'indignazione son d'accordo è una blasfemia di questi tempi, è ipocrita, la rabbia invece è reazione, comprensibile porta all'azione, vedi gli operai che occupano l'agenzia delle entrate o a Napoli dov'è stata presa di mira Equitalia.
    In ambiente politico domina da sempre il compromesso, contatti con esponenti mafiosi etc.. sono diversi gli esempi. Il compromesso è una piaga e difatti le mie speranze nei partiti politici sono ridotte a niente, zero, l'ho mandati tutti.
    Non m'è chiaro se si fa della morale ai moralisti o se si fa strada un cinismo di fondo personalistico.
    Mi faccio chiaro, riscontro una certa contraddizione: sostenere di non aver alcuna fede nella pueblo italiano, non è alla stessa stregua classismo, siamo afflitti dal perbenismo ipocrita però appoggi certi ambienti che di condotta irregolare e di perbenismi e di distinguo se ne intendono, mi sfugge insomma.
    Sei un gran provocatore tu, Larry, confessalo.

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  2. @selindro
    ma non è che tu vuoi solo un po' di speck(tre)?

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