Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.

mercoledì 12 giugno 2013

La prevedibile fine di TQ mestamente annunciata da Vincenzo Ostuni





Ai funerali non ci vado quasi mai. Mi innervosisce il fatto che quando un parente del morto ti  annuncia  che quello lì è morto, sembra sempre dica che... non è proprio morto morto... non può essere... magari resuscita... Sai quando uno ti dice ieri stava bene, sembra vivo, è mancato all'improvviso? Invece poi vai lì e vedi che non sta per niente bene, non sembra affatto vivo, non è mancato, niente fa pensare che possa resuscitare: è proprio morto morto (quasi sempre, era marcio da mò...). D'altra parte Gottfried Benn esprimeva un concetto del genere: stiamo attenti a dire che uno è vivo... il fatto che uno sia nato non vuol per niente dire che è vivo... (era Gottfried Benn a dirlo? E del resto: è morto Gottfried Benn? Bah, io non sono suo parente, ma mi viene da dire che non è morto morto, che di un poeta come Benn qualcosa è rimasto... ci sta che resusciti...).

Negli scorsi giorni è apparso nel sito di Alfabeta2 appunto un articolo di Vincenzo Ostuni sulla morte della Generazione TQ (qui), intellettuali Trenta Quarantenni che si erano autodefiniti in maniera sinistramente sindacal-burocratica: lavoratori della conoscenza. Ora, non per dire l'avevo detto... che era nato ma non era vivo... che vivacchiava... Però, la disfatta di quella iniziativa di un gruppo di nuovi ostacolatori letterari (i cosiddetti critici), che sostanzialmente volevano pigliare il posto di quelli vecchi, era del tutto prevedibile, e da me prevista subito, sia discutendo su vari siti con vari osserva tori e prot agonisti (forse con lo stesso Ostuni), sia attraverso alcuni articoli su questo blog, a sua volta nato ma non vivo.

Prima di tutto, a scanso di equivoci, voglio dire che Vincenzo Ostuni è uno che mi sta simpatico: mi sta simpatico perché per quanto ho potuto vedere io è uno di spirito, che se capita si fa canzonare anche da chi non conta nulla come me, come successe qualche tempo fa quando sembrava viva Nazione Indiana (una prece), senza fare troppo l'offeso lei non sa chi sono io. Mi sta simpatico, Ostuni, anche perché ha mandato in libreria il romanzo di Emanuele Trevi, Qualcosa di scritto, di cui era curatore, credo, con un per me magnifico refuso, Massino invece di Massimo (pag 152, prima edizione terza ristampa). E più di tutto mi sta simpatico perché ho da poco spedito un romanzo alla casa editrice nella quale lavora.

Però, anche il parente Ostuni fa l'errore affettivo di dire che il suo parente TQ non è... dice infatti anche lui che il mancato langue... cioè che non è morto morto:

Va detto: Generazione TQ, che oggi langue, è stata il tentativo meno fallito di articolare proposte collettive radicali – di stampo grosso modo marxiano – e di uscir fuori dal pelago d’irrilevanza, o d’ignavia che ha impeciato gli intellettuali di quella generazione. TQ ha lasciato documenti e forse qualche eredità; eppure ha finito di funzionare. Non perché le sue proposte non siano state realizzate; ma perché neppure sono state ascoltate: le parti con cui TQ avrebbe potuto dialogare le hanno opposto un muro di disinteresse

E soprattutto dice, come dicono tutti: ci sta che resusciti...:

“ Forse dovremmo scioglierci e accostarci, come singoli, ai pochi barlumi che si apprezzano in giro, nei teatri occupati, nei movimenti politici. E ricominciare, novecentescamente da soli o in gruppi sparuti, a lanciare ormai flebili urletti d’allarme. Forse invece no: forse è ancora possibile e utile una voce radicale collettiva e qualificata, più omogenea e agguerrita di TQ. Le due chance sono separate da un crinale strettissimo, e alcuni di noi lo percorrono senza realmente decidere da che parte discendere “.

Vabbè, non la sto a fare tanto lunga... Detto in due righe, prima di lasciarvi a un articolo pubblicato in rete (o un lungo commento pubblicato su un esimio blog letterario, ai piedi di un articolo di qualcuno di peso, non ricordo) scritto lì per lì quando TQ pareva esser nato, vi dico perché non poteva diventare vivo: era un iniziativa dichiaratamente fatta per aumentare la visibilità (fa abbastanza ridere che il falstaffiano Andrea Cortellessa chieda più visibilità...) dei suoi promotori, per ottenere ulteriori spazi su tv, stampa, assessorati, eventualmente ministeri (si espressero fortemente a favore della nomina di un certo ministro, secondo loro er mejo der bigoncio, al posto di quello che fu effettivamente nominato, secondo loro 'na chiavica -  pigiare qui per leggere articolo e non credere ai propri occhi). Niente di generale, dunque, solo ambizioni personali appena appena imbellettate con la cipria del supposto interesse generale (i beni comuni e quelle minchiate lì). Nel testo che segue spiego meglio (penso); comincia con un riferimento a Goffredo Fofi, che pochi giorni prima si era espresso (qui) con un articolo molto severo contro questi e altri scrittori impegnati, nel quale li collocava politicamente a destra (curiosamente assai,  perché alcuni dei TQ collaborano stabilmente alla sua rivista Lo Straniero).

Vecchio testo, giugno 2011, appena corretto per l'esistenza duratura del blog:

Fofi è un vecchio arnese, sarà almeno un ON (Ottanta Novanta), ma ne dimostra CC (Cento Centonovanta, indistintamente): non ha certo partecipato all’adunata. Quindi immagino abbia letto le dichiarazioni d’intenti contenute in numerose interviste rilasciate ai giornali padronali da alcuni importanti camerati TQ, all’insegna del (D)Io (Letteratura) Patria e (reddito di capo) Famiglia! Oppure: Scrivere, Asserire, Dibattere!

Fofi fa certo parte di un manipolo di disfattisti che secondo sacrosante logiche cameratesche va annientato, quantomeno sottoposto a cura rieducativa a base di colpi di Manganelli [questo non per dire che Manganelli, Giorgio,  non va bene, che io lo adoro, che quando lo incontretti tanta fu la gioiezza che ne parletti a tutti per anni, tanto da imporlo come cura deducativa a numerosi amichi mii esageratamente intellettivi, anche im portanti artisti teatrivi che all'epoca mi toccava di frequentare, i quali non solo lui ignoravano (ignoravano anche Simenon, per esempio, che proprio disprezzavano, così, per sentito dire, o per giusto odio del pessimo attore Gini Cervi che interpretò Maigret in bianco e nero, nella tv della loro infanzia e adolescenza; ma, ancora più ig nobilmente, ignoravano  gli scritti est etici di B. Brecht); quindi ben venga Manganelli, solo che non va bene, secondo me, l'uso che alcuni ne fanno, di fatto degradondandolo alle proprie mo teste o immo teste capacità di com prendonio].

Rimane che le dichiarazioni di intenti contenute nel manifesto dei TQ (Tali e Quali quelli delle generazioni precedenti) (qui i manifesti e l'appello iniziale uscito sul Sole 24 Ore)  non sono state altro che patetiche rivendicazioni di superiorità scrittoria sui PQ (Para Quli) delle generazioni precedenti, o penose rivendicazione di maggiori spazi, invocanti attenzione nei propri confronti da parte di programmi televisivi, giornali e istituzioni politiche come i pessimi assessorati alla cultura.

Perciò ha sostanzialmente ragione Fofi a definire di destra i protagonisti di questa iniziativa. Nel linguaggio politico, lo sanno tutti, quando le rivendicazioni e le lotte sono fatte per migliorare la condizione lavorativa e sociale di tutti i soggetti in campo, sacrificando anche un po’ dei propri eventuali privilegi, si tratta di qualcosa di sinistra. Quando, invece, si fanno battaglie minoritarie per migliorare la propria condizione lavorativa o sociale, ovviamente  a danno di quella di qualcun altro, allora si tratta di qualcosa di destra. Più o meno. Si tratta di ABC. E quindi, il movimento intellettuale letterario TQ, esprimendosi come si è espresso, c’è poco da fare, è un movimento culturale di destra. Non a caso è cooptativo e impoetico, non a caso le prime dichiarazioni di intenti partirono dalle colonne del giornale di Confindustria, Il Sole 24 ore su di loro.

Noto infine la limitazione geografica: trattasi di TQ romani, per di più Roma centro. Bisognerebbe almeno allargare a TQ Roma Garbatella, TQ Roma Tartufello, TQ Roma Dragona, TQ Roma Settebagni ecc Ma alla fine allargare all’inverosimile le cellule TQ alle province, alle regioni e alle macroregioni, che poi si dividerebbero di nuovo in microcellule TQ di paese, di quartiere, di condominio, di cortile e di corte. Dimodoché, se per esempio la Tv dovesse dare spazio a uno qualsiasi dei TQ, mettersi tutti a far caciara, attaccarsi alla par condicio, pretendere uguale spazio per ognuno, che un’intervista da Marzullo non sia negata più a nessuno. Dacché ancora in democrazia siamo, e la democrazia ci ha questo di bello, che è stronza alla pari con tutti quanti.


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Questo un altro pezzo che stava nel mio archivio, non so se pubblicato da qualche parte (testo sempre un po' accivettato a fini di durata):

A me quando si fanno i raggruppamenti di individui di una particolare categoria, viene sempre in mente che siccome non riescono a sfangarla come individui, si organizzano in gruppo, sperando di ottenere ciò che si aspettavano come singoli. Naturalmente devono mettere in conto, gli individui, che organizzandosi in gruppo debbono rinunciare alla loro individualità e trasferirne i poteri alla nuova entità costituita; che poi, allafineallafine, vorrà dire trasferirla ai capi del gruppo, che se sono brave persone non ne approfitteranno, come potrebbero,  per favorire i loro interessi personali; ma se non sono brave persone sono cazzi (in Italia?). Del resto, anche a voler essere europei, permarrà sempre il dubbio che i capi del “ sindacato “ fregano. Per depotenziare il  rischio fregatura, penso, sarebbe il caso che certi gruppi non avessero testa, sopraditutto in termini di voce e volto. Invece...

Mi riferisco a questo gruppo di scrittori che si fa chiamare TQ (TQ dicono che sta per Trenta-Quarantenni, ma secondo me è il compromesso tra Trenta-Quarantenni, Tarantino Quentin e l’ oramai mortissimo  magazine  letterario d’oltralpe Tel Quel, a suo tempo influente assai negli affari letterativi). Tralasciamo che vogliono incidere sulla realtà, cioè su qualcosa che altro non è che racconto di realtà, qualcosa che i loro racconti, piaccia o no, contribuiscono a costruire, a danno della vita vera delle città e dei paesi, e sopraditutto delle persone che ci vivono e che non leggono i romanzi, né  vanno al cinema d’essai a disperarsi per le peripezie esistenziali degli architetti.  Che cosa vogliono davvero, questi TQ? Vogliono avere di più di quello che hanno,  questo è chiaro. In particolare, pare che vogliano più visibilità in Rai e più ascolto dagli assessorati alla cultura. Sul primo punto, un programma Rai, non è chiaro se vogliono che Gigi Marzullo li chiami a parlare di libri nelle sue copiose rubriche notturne o se vogliono un programma tutto per loro editori minori, condotto dalla spazioso critico TQ Andrea Cortellessa, dato che i programmi di riferimento della sinistra culturale sono abbastanza ingolfati da autori ed editori maggiori, a partire da Mondadori (mi riferisco naturalmente a Fazio e Dandini, che visto quello che guadagnano non è troppo cattivo storpiarne deficentemente i nomi in Sazio e Dindini). Comunque, in Rai possono appoggiarsi all’ex scrittore Giorgio Van Straten, che sta nel consiglio d’amministrazione per volere del patrono della cultura Walter Veltroni, e che sarà sicuramente comprensivo. Però, non potrebbe venirgli il dubbio, agli scrittori bravi TQ, che la rai è sostanzialmente in mano ai politici (adesso e per diversi anni ancora alle destre) e che se si fanno gli spazi per un gruppo minoritario di scrittori  e ostacolatori letterari (critici)  da loro considerati bravi, la destra ne approfitterà, a mò di rappresaglia, per dare spazio a scrittori e ostacolatori letterari di nessuna bravura, in quantità magari cento volte superiore? Lo stesso, in linea generale, non potrebbe succedere con gli assessorati?

Tornando seri, se fossero persone intelligenti (nota di ora: naturalmente intelligenti lo sono tutti, ma dovrebbe trattarsi di un'intelligenza capace di afferrare lo spirito dei tempi torbidi che stiamo subendo tutti senza fiatare, l'intelligenza che ebbero i nostri migliori maestri, da Landolfi a  Gadda appunto a Manganelli; per non dire l'immor(t)ale Carmelo Bene, o il superbo Carlo Cecchi), questi TQ, chiederebbero alla Rai di disoccuparsi completamente di libri e di cosiddetta cultura; così come chiederebbero la soppressione degli assessorati alla cultura, che essendo in mano ai mediocri politici locali agiscono a danno di qualunque qualunque virgulto artistico espressivo (per forza...). Secondo me, se fossero i cervelloni che dicono di essere, dovrebbero anche darsi da fare per  inventare parole nuove per sostituire quelle vecchie: la parola cultura, per esempio, oggi davvero usuratissima. Così come, pur sapendo di rimetterci,  almeno in un primo momento, dovrebbero lottare perché lo Stato e le pubbliche amministrazioni locali eliminino totalmente i finanziamenti alla cultura.  D’altra parte ci sono tanti scrittori, nel rassemblablamento: agli artisti le cose che  riescono meglio non sono quelle a rovescio?


Mi pare infine giusto lottare per ottenere posti da menestrello anche per le nuove generazioni. Si potrebbe sfilare con a capo il capace  critico Andrea Cortellessa (alla cui persona  rinnovo   ovviamente le congratulazioni  per via che ospita con ampio  merito, nella parte est del suo corpo,   il più esteso  parco nazionale della letteratura d’Europa, aperto tutti i giorni  con onorario continuato), sotto lo slogan “per descrivere un paese grande, non ci vuole un menestrello grande, ma un grande menestrello “ e chiedere la fondazione immediata del ministero alla finzione pubblica



Messaggio personale a Vincenzo Ostuni.

Mi viene il dubbio, caro Vincenzo, che tu non condivida del tutto le idee contenute nei libri che amorevolmente prepari per appagare la nostra ingordigia (tuttavia calante). Emanuele Trevi, per esempio, scrive subito all'inizio, a pag 30 di Qualcosa di scritto, impietosamente: non intendo affatto trasformare lo spettro di P.P.P. in un'insulsa metafora da terza pagina, affermando che questo spettro eserciti, o abbia esercitato, una qualche influenza sulla  " cultura "  o sulla  " società "  italiana. Tra l'altro " cultura " e " società " esulano totalmente dai miei interessi; la loro natura di convenzioni sostanzialmente ipocrite, mi fa sospettare che in realtà non interessino davvero a nessuno – tanto meno a coloro che, in mancanza di meglio, se ne riempiono la bocca. Padre Jouet, l'inventore delle Anime del Purgatorio, non avrebbe mai sragionato al punto di affermare che i suoi spettri fossero in grado di spaventare ed ammonire la Chiesa, o la comunità dei cattolici. Non funziona così. L'azione degli spettri è efficace in quanto si rivolge al singolo, alla sua debolezza e alla sua solitudine.

Testo e autore del testo in fase di correzione.

martedì 21 maggio 2013

La grandissima Rita Bernardini dà una lezione a Roberto Saviano (tempo perso)



Faccio peccato se mi domando come sarebbe stato trattato il caso Tortora dal  " garantista " Robero Saviano?


QUI  lettera di Rita Bernardini a Roberto Saviano,  e risposta

lunedì 22 aprile 2013

Lettera riaperta a Pierluigi Bersani

Mario Pachi. In fondo " groppone " Carlo Monni. Scena del film Berlinguer ti voglio bene (1977)


Questo post l'avevo pubblicato un paio di anni fa. Mi sembra si  approprinqui  ancora.

Mi scuserà Bersani, al quale, lui lo sa, voglio bene e mando spesso messaggi dai Blog, anche per conto della meravigliosa Accademia di cui faccio parte, per esempio circa il concepimento di una BANCA DEI SALARIATI, o tipo fare il prossimo programma elettorale con un unico punto: ridurre del 15% pensioni e stipendi pubblici nella fascia più alta, quel 30% di privilegiati che se magnano il 60% del reddito disponibile, 'tacci loro. Elezioni vinte di sicuro e conti rimessi in ordine, anche per garantire un salario minimo a tutti i maggiorenni italiani.  Ma non è questo il punto. Il punto è l'azione politica.  Noi della nostra ACCADEMIA DEGLI INAFFIDABILI, che  siamo costretti ad agire nell'ombra per via della resistenza, sappiamo che dietro la sua faccia rassicurante, segretario,  c'è un vero leader che ha  un  bel progetto per salvare il paese, e che solo per prudenza mostra in pubblico un modesto profilo.

Lo sappiamo, Bersani,   dentro di lei c'è un combattente  forte e coraggioso che sta preparando la svolta immobilista. Infatti, nella nostra sede clandestina di via Ricasoli 4 a Firenze   ci prepariamo all'evento studiando tutti i possibili contraccolpi: si informi nei blog nei quali  do conto  quotidianamente da diversi mesi. Noi, segretario, siamo pronti e in armi, cervelli lucidati bene  e tutto, fermi come sassi. Il cambiamento è nell'aria, si sente: basta l'accensione dell'interruttore, che le ci dia i' via, basta le  ce lo urli dagli schermi tv, una sera quarsiasi al TG3: COMPAGNI, CONSERVAZIONE!!!  E noi si parte! Nel senso... si rimane fermi immobilizzati come siamo ora e i' governo è nostro!!! Siamo 'n tanti, Bersani, che s'aspetta i' momento.  Siamo io, i' Cioni, Bozzone, Buio, Renzone, i' Casaglieri, Morando, Mivio, Parisino, Vladimiro, Don Valdemaro, Dinamo, Gnorante, Ester, Marta, Wanda, i' Martini, Rina, Moreno, Fabiana e una sua amica, Furio, Silvia la trans, Marottone, Rosadoni, Santino i' Playboy di Saint Moritz e quasi tutti gli stornellatori in ottava. Segretario... basta che le ci dia i' via, e noi si parte, nel senso che si riman fermi come statue: CONSERVAZIONE!!!

martedì 16 aprile 2013

Risultati Inaffidabilarie

Risultato certificato. Hanno votato tutti gli aventi diritto.

1) Fulvio Abbate (clic qui per dichiarazione di accettazione della candidatura)

2) Paolo Poli


3) Rosalia Porcaro



4) Carlo Cecchi



5) Giampaolo Rugarli (qui Rugarli su Leonardo Sciascia)



6) Rosa Matteucci





7) Antonio Rezza



8) Mario Perniola



9) Leo Bassi








Larry Massino ringrazia tutti, ma si è ritirato dopo i risultati del primo turno.






martedì 5 marzo 2013

A pensar male di Grillo e Casaleggio si fa peccato o ci s'azzecca?



Essendo di carattere tendenzialmente autodistruttivo, per farmi del male da solo seguo da diversi anni l'evoluzione del pianeta Beppe Grillo, così, anche per capire dove vogliono andare a parare. Il blog beppegrillo.it, detta in sintesi, è un ricovero di repressi fanatici idolatri che fanno a gara a esaltare le gesta di BEPPE, in gran parte qualunquisti, privi delle minime basi di cultura politica, per non dire della loro mancanza di dominio delle più elementari leggi di convivenza. Ognuno di loro, in una qualunque sezione di partito, verrebbe isolato alla prima partecipazione (ovvio che ce l'hanno coi partiti...). Se appare qualcuno in possesso di facoltà mentali e di un minimo fattore di spirito critico viene immediatamente bollato come nemico del popolo e cacciato, impedendogli di far valere le proprie ragioni (dannato-bannato). Per qualche giorno ho fatto io stesso questa esperienza, negli scorsi mesi, ritenendomi in diritto di far parte di un movimento, ma esigendo analisi un minimo fondate, e contestando la furia incensatoria di gran parte dei commentatori che per dar ragione al capo non esitano a diffamare, calunniare, finanche incitare alla violenza e minacciare, amplificando la perfidia di quel giustizialismo giornalistico che è il vero volto della nuova destra, rappresentato più di tutto da un altro loro guru: Marco Travaglio (che però, va onestamente ammesso, non ha mai nascosto di essere manettaro e di destra).


La tecnica con cui si agisce è quella di estendere il contenuto degli enunciati dei loro tribuni riconosciuti. Esempio: Travaglio scrive che l'Ilva ha finanziato il Partito Democratico per 98.000 euro? Vero, si trattò di un finanziamento per una  campagna elettorale di Bersani, assolutamente legale, anche se forse sconveniente, almeno alla luce dei successivi fatti. Lui, Travaglio, non si sognerebbe mai di scrivere che è una tangente; si limita a farlo intendere, perché sa che si beccherebbe una querela, ma forse anche perché sa che il lavoro sporco lo fanno i commentatori della libera rete, anche direttamente nel portale del Fatto Quotidiano (e qui può sorgere il dubbio che gli stessi giornali, al giorno di oggi,  fomentino la discussione attraverso i cosiddetti influencers, soggetti più o meno pagati che hanno in rete il compito di orientare l'opinione pubblica a favore di un qualsiasi contenuto o brand, che agiscono nell'anonimato, abbastanza al riparo dalla legge contro la diffamazione, e possono scrivere quello che un giornale, a rigore, non può scrivere). Ben presto Grillo in persona, in un post, o in un comizio, o in una dichiarazione alla stampa dirà: " Bersani ha preso 98.000 euro dall'ILVA ", facendo pure intendere che non solo piglia le tangenti, ma le piglia  dalle industrie che provocano tumori, e che dunque è doppiamente criminale. Il mantra si diffonderà in tutti i rivoli della rete, senza del resto che Bersani sporga querela (mi domando perché).



Ancora: si scopre che un incensurato imprenditore piemontese, successivamente indagato per mafia, era stato contattato da un sostenitore di Fassino durante le scorse primarie a Torino? Allora Fassino è in combutta con la ndrangheta. Crocetta è alleato con l'UDC? Allora è con Cuffaro ed è sostenuto dalla mafia. Ecc ecc.


Ad ogni modo non era questo che volevo dire, almeno non solo questo. La questione che mi interessa di più, stamattina, è capire se i diarchi Grillo e Casaleggio hanno interessi economici dei quali non siamo a conoscenza, se guadagnano con la politica partendo dal marketing.


Vediamo. Si sa che Grillo è assolutamente contrario a rendere trasparenti e pubblici i redditi delle singole persone (fece una violenta campagna contro il ministro Vincenzo Visco, quando durante il secondo governo Prodi provò a introdurre questa cosa, anche secondo me piuttosto liberticida). Ma si sa anche che l'ultimo suo reddito conosciuto, mi sembra risalente al 2006, a blog già in piena attività, fu di oltre 4.000.000 (quattro milioni) di euro, tra i politici secondo solo all'altro intrattenitore maschilista e omofobo, ancora più anziano di lui. Insomma, è opinione comune, in rete, che il reddito di Grillo sia di molto aumentato proprio da quando ha aperto il blog (che il suo assistito " attira di più " da quanto c'è il blog mi sembra lo dica anche il suo agente Marangoni, ma non vado a ricercarmi l'intervista). Così, a occhio, non penso ciò sia dovuto alla vendita di libri e dvd nel blog, né alla pubblicità da poco copiosamente  inserita. Secondo me Grillo e Casaleggio vendono altri servizi. Non faccio dietrologia, intendiamoci, mi limito ad analizzare i fatti dei quali sono a conoscenza, da tutti verificabili.

Tempo fa, fu pubblicato sul blog di Grillo un post nientemeno che dell'ex parlamentare Willer Bordon (
pigiare qui per leggere), un girandolaio di prima specie. Merita riportare la sua carriera politica, da Wikipedia:

"Già sindaco di Muggia (TS), è stato eletto per la prima volta alla Camera dei deputati nel 1987 per il Partito Comunista Italiano, poi iscritto contemporaneamente al Partito Radicale. È anche stato un esponente del Partito Democratico della Sinistra, nato dalla trasformazione del PCI. Nel 1993, con Ferdinando Adornato, uscì dal PDS per aderire al nuovo partito politico di centro-sinistra Alleanza Democratica, fondato da Mario Segni. Dopo che nel corso del tempo AD si disfece, Bordon ne rimase a capo, per poi farla confluire nel 1996 in Unione Democratica. Nel frattempo fu sottosegretario ai Beni Culturali durante il governo Prodi I, Ministro dei Lavori Pubblici durante il governo D'Alema II e Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio durante il Governo Amato II. Bordon nel 1998 partecipò anche alla fondazione dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, e nel 1999 de I Democratici. Confluì insieme a I Democratici ne La Margherita: nel 2001 venne eletto al Senato ed è stato capogruppo del suo partito per la XIV legislatura. Alle elezioni politiche del 2006 è stato rieletto al Senato. Nel settembre del 2007 lascia la Margherita e con il senatore Roberto Manzione fonda una nuova Unione Democratica, in protesta contro il Partito Democratico da loro considerato sommatoria di partiti. Due mesi dopo il suo partito avvia una collaborazione stretta con i Liberal Democratici di Lamberto Dini e altri fuoriusciti della Margherita. Il 25 novembre 2007, firmando un "contratto con gli Italiani" a Crozza Italia su LA7, ha promesso che il 16 gennaio 2008, giorno del suo compleanno, si sarebbe dimesso da senatore. In tale data, infatti, Bordon ha presentato le sue dimissioni al Presidente del Senato in carica, Franco Marini. « Il mio non è un atto di rassegnazione, né tantomeno un gesto aventiniano, ma un atto forte di testimonianza di chi sente il dovere di difendere le istituzioni dalla deriva di sfiducia che investe la politica». Alle successive elezioni politiche del 2008, presenta il suo movimento, unito ai Consumatori Uniti di Bruno De Vita, ottenendo lo 0,25% dei voti".

Va ricordato, già che ci siamo, che in seguito emerse che Bordon fu uno dei parlamentari contattati dall'opposizione per convincerli a far cadere il governo Prodi, pare anche comprando alcuni deputati (è di questi giorni la notizia che B. è stato incriminato con l'accusa di aver corrotto il senatore De Gregorio con 3 milioni di euro; B. si difende con le unghie e con i denti, sostenendo che gliene ha dato solo uno); emersero alcune intercettazioni telefoniche, nelle quali si brigava per offrire lavoro alla moglie di  Bordon (
pigiare), attrice,   in una fiction RAI,  e si insinuò che questo sarebbe stato il modo per convincere Bordon stesso a passare nel centrodestra (pigiare  pigiare anche qui). Soliti intrugli all'italiana, ma niente di penalmente rilevante. Bordon, che pure era stato intercettato mentre parlava con il direttore di Rai Fiction per perorare la causa della fiction in questione, a rischio chiusura, si difese dicendo che mai aveva fatto mancare il suo voto di fiducia al governo Prodi. Però, cazzo, appare chiaro che uno così è l'ultimo che ti aspetti di trovare in un movimento di puristi della politica come quello in questione. Il post di Bordon, udite udite, era nientemeno che contro la casta, e cercava di lanciare un libro dello stesso dal titolo Manifesto per l'abolizione dei partiti politici sulle orme del noto articolo di Simone Weil (pigiando qui si può leggere il testo della Weil, in un'edizione tradotta non so quanto affidabile; pigiando qua  in francese). Naturalmente furono in molti a indignarsi, fra i grillologyani. Allora lo staff del blog (una specie di invisibile cerchio magico, di cui tutti conoscono l'esistenza, ma nessuno sa da chi è composto esattamente, da chi è diretto e in base a quali regole agisce) fece intendere che le idee di Bordon non sono le idee del movimento, che Bordon aveva comprato lo spazio per pubblicizzare l'uscita del suo libro, o l'aveva fatto l'editore (almeno io la intesi così). Ad ogni modo nel blog di libri se ne pubblicizzano parecchi, anche a seguito di post autopropagandistici. Di solitosi tratta di testi antisistema o antiprogresso, ad ogni modo anti qualcosa, di autori come Paolo Becchi, Massimo Fini, Ida Magli, quest'ultima, stimata antropologa, da anni editorialista del Giornale, in versione patriottica antieuropeista (ha un blog che si chiama Italiani Liberi; suo, da Grillo,  il post antieuropeo il giorno delle elezioni, pigiare qui per leggere).



Guardiamo adesso, brevemente, alla figura di Gianroberto Casaleggio, che lo scorso anno dovette render noto di essere il cofondatore del movimento, rivelandone la sostanziale opacità fin dalle prime gettate (prima, a quelli del blog-movimento che esprimevano dubbi, si rispondeva insolentiti che era il gestore tecnologico del blog e basta, che non aveva nessun ruolo politico). Casaleggio, secondo Wikipedia,  è fondatore e Presidente  della Casaleggio Associati srl, azienda derivata da una serie di avventure imprenditoriali all'interno della galassia Telecom (TELECOM!!! Sarà la stessa azienda di telefonia contro la quale Giuseppe Pietro Grillo ha fatto tante violente battaglie, per anni e anni, sul modello dell'ultima contro MPS?). La Casaleggio associati, se andate a vedere nel sito, vanta clienti tra le grosse multinazionali (è strano, no?). Negli ultimi anni è spesso venuta fuori questa cosa che questa azienda è specializzata nel marketing virale in rete, possiede cioè la capacità professionale di far lievitare l'interesse attorno a brands, partiti compresi, evidentemente (ma non può avere anche la capacità di far sminuire l'interesse? E se facesse questo, cosa che sono sicuro non fa, sarebbe legale?). Per quanto riguarda la politica, da quello che si può direttamente osservare frequentando la rete, si fa marketing virale applicando precise tecniche a partiti e movimenti,  o a  singoli politici, mediante l'uso dei cosiddetti influencers (la Casaleggio stessa spiega cosa sono, pigiare qui, L'influencer è un asset aziendale, senza l'influencer non si può vendere...), persone che inseriscono contenuti in rete solo con lo scopo di orienare le discussioni a favore del brand per cui lavorano, o contro... (per capire meglio basta guardare i commenti nei forum dei principali siti di informazione, a partire dal blog di Grillo, dove agiscono nickname che lavorano in questo senso). Beppe Grillo, in una recente intervista, ha detto che aveva presentato ad Antonio Di Pietro il guru della comunicazione Roberto Casaleggio, e che durante la cura del sito IDV da parte di quest'ultimo il partito aveva raddoppiato i voti. Dai bilanci dell'IDV, del resto, si sa che affidarsi all'agenzia marketing milaniana costa cifre quasi  a sei zeri. Sempre in casa IDV, la parlamentare europea Sonia Alfano (ma poi cacciata dal partito in circostanze piuttosto strane), eletta con un sacco di voti anche grazie al forte sostegno del blog di Beppe Grillo ( liberale, o faceva parte dei servizi a pagamento della Casaleggio Associati?), ha recentemente dichiarato che la sua caduta politica è stata fortemente condizionata dalla decisione di non affidarsi più, dopo l'elezione, alle cure di Casaleggio Associati, che per proseguire la collaborazione le chiedeva un milione di euro all'anno per la cura del sito. La Alfano non la fece nemmeno tanto lunga, né fece troppo la vittima di un meccanismo del quale si era  in un primo momento servita, ma con una sola dichiarazione, lo scorso settembre, si tolge parecchi sassolini dalle scarpe (è breve, si ascolta
pigiando qui), e disse giustamente che peraltro non disponeva affatto del milione all'anno che le veniva richiesto per la cura del sito.

Pigiando qua si legge  un bell'articolo che descrive  Gianrobert(spierre) Casaleggio e il suo trascorso politico.


E  il modesto attore satirico (satirico non vuol dire comico...)  Giuseppe Piero Grillo, come si è comportato in questi anni di leaderaggio semiclandestino? Secondo me da testimonial pubblicitario, come ai tempi dello yogurt (in quest senso non credo di essere io  a scoprire che fare il testimonial, non solo di prodotti commerciali, sia una delle normali vie, da parte di persone famose, per riconquistare popolarità o semplicemente per sbarcare il lunario quando la carriera è in declino). Si sa che tutto ciò che tocca Grillo, da un po' di anni a questa parte, diventa oro, sia nel mondo politico che in quello editoriale. Si pensi ai voti presi da Di Pietro stesso, De Magistris, Debora Serracchiani e la stessa Sonia Alfano, ma pure Tavolazzi e Favia (prima osannati poi scaricati nel monte del letame...), e in un primo momento anche Beppe Civati e Matteo Renzi, descritti come il PD giovane e buono, non corrotto e anticasta (ma durante le primarie sul candidato del centrosinistra alle elezioni, il giorno prima della sfida decisiva, apparve nel blog un post contro Matteo Renzi, pigiare, probabilmente diffamatorio, scritto da un certo Alessandro Maiorano, un impiegato del Comune di Firenze non nuovo alle crociate contro le pubbliche amministrazioni per cui lavora, spalleggiato da Forza Nuova,   
formazione politica di estrema destra, pigiare qui; del resto Maiorano aveva già fatto ricorso in Tribunale, nel 2009, contro il sindaco Matteo Renzi, per via che era stato trasferito, pigiare. Va detto, anche qui, che a oggi non si hanno notizie di querela da parte di Matteo Renzi contro Alessandro Maiorano).

Andando avanti nel descrivere le fortune ottenute dai contenuti sostenuti da Beppe Grillo,  si pensi anche al successo immediato del Fatto Quotidiano e di Servizio Pubblico (oggi fortemente sospetti di intelligence con il nemico da parte di tanti adepti, che non tollerano la pur minima critica), sostenuti quasi esclusivamente dal Blog di Grillo. La campagna di lancio del Fatto Quotidiano, in particolare, fu clamorosa: tutta all'interno del blog, dove giorno dopo giorno si rendicontava sull'incredibile numero di abbonati raggiunto ancor prima di aprire (abbonati pare oggi scomparsi, al pari degli acquirenti in edicola, ridottisi a meno di 50.000). Ma fu lo stesso per la campagna di autofinanziamento di Servizo Pubblico, che, anche se l'impresa era più facile, raggiunse in un battibaleno la cifra necessaria all'autoproduzione del 2011.


Prima di venire al punto di questa abbastanza confusa e sintetica ricostruzione, c'è un'altra questione che mi preme segnalare: il legante più evidente tra Casaleggio, Grillo, Fatto Quotidiano e in particolare Marco Travaglio (editorialista del blog di Grillo fino a poco tempo fa, con frequenza settimanale), è la casa editrice Chiarelettere, editore di tutti e quattro i soggetti (possiede una sostanziosa quota del giornale, ed è anche editore di numerosi altri personaggi vicini ad esso o a Grillo, tra i quali  De Magistris, Massimo Fini, Loretta Napoleoni, Peter Gomez, Marco Lillo, Beatrice Borromeo, Gianni Barbacetto, Eugenio Benettazzo). Anche recentemente un libro in uscita da Chiarelettere è stato lanciato con un post dell'autore sul blog di Grillo, nel caso specifico il libro sul femminicidio del secondo me bravissimo Riccardo Iacona. Niente di irregolare, per carità, ma le tante coincidenze farebbero pensare quantomeno che gli interessi della casa editrici e di tanti suoi autori vanno a formare un groviglio che, volendosi attenere ai principi etici,  potrebbe definire numerosi conflitti di interesse.

Un altro collante del gruppo editoriale-politico, sono le violente campagne contro il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e, per estensione, il suo convinto europeismo, per non dire l'area politica di provenienza (il nemico principale di Grillo e del FQ, stranamente, non è più il PDL, ma il PD...). Detto en passant, sono convinto che l'antieuropeismo sarà l'approdo di tutto questo gruppo, antieuropeismo non solo liberale euroscettico (all'inglese, per intendersi, contro l'asse franco-tedesco), ma sempre più di marca populista e identitaria, fondato sulla sovranità politica e monetaria, del quale fanno testimonianza in Europa vari partiti e singoli politici collocabili nell'estrema destra. Il più pittoresco testimone di questo antieuropeismo, nel blog di Grillo, è   Eugenio Benettazzo, saggista economico e operatore di borsa indipendente.  Benettazzo è quel biondino  che qualche volta si vede in tv, anche chez Michele Santoro, che ha l'aspetto del predicatore, e che può essere confuso con un personaggio interpretato da Corrado Guzzanti. Leggete come inizia un suo recente post:  Se volete limitare i danni in questa fase epocale per il nostro paese, evitando di vivere i prossimi anni in piena depressione economica, allora non ci sono tante soluzioni, ma solo una: sospendere la democrazia per qualche anno e affidarci a un regime totalitario, decidete voi se preferite uno di sinistra o uno di destra. Tutto il resto sarà pura perdita di tempo, portando ad un aggravamento ulteriormente delle condizioni di salute della nazione (pigiare per leggere l'intero post).

Insomma, volendo deliberatamente pensare male, ma poco poco, in buona fede, solo a fini di azzeccamento: non è che questi qua, ognuno a loro modo, stanno facendo i propri interessi alla facciaccia degli interessi dei loro lettori e, soprattutto, dei loro elettori? Non è che i vari endorsement che si fanno reciprocamente (ultimo il clamoroso di Beppe Grillo a favore di Di Pietro nientedimeno che Presidente della Repubblica, peraltro nel momento peggiore della carriera politica dell'ex magistrato) stanno sul mercato, in questo speciale mercato parallelo di salvatori della patria? Volendo pensar ancora peggio, non è che dietro al mercato marketing-politico-editoriale ci sono soggetti che commissionano massicce campagne contro un contenuto-brand, invece che a favore? Per esempio contro grosse personalità politiche (primi fra tutti Giorgio Napolitano, Massimo D'Alema, Giuliano Amato per il gruppo politico-editoriale del quale stiamo parlando), vedi caso tutte europeiste e di area Partito Socialista Europeo? Non è che le campagne pesantemente diffamatorie  hanno come bersaglio vero  il riformismo socialista, e  che qualcuno ci guadagna a ostacolarlo, ritardarlo, annacquarlo, non solo in Italia? Vale la pena leggere, in questo senso, un articolo di autodifesa di Giuliano Amato (pigiare)

E quindi chiudo così, facendo un solo esempio concreto, tanto al resto ci arrivate da soli: sappiamo tutti che l'Euro, durante lo scorso anno, è stato difeso dagli attacchi degli speculatori dalla BCE, che ha sostenuto le banche per 1.000 miliardi di Euro, rimpinguandone le casse ormai a secco, molte delle quali, del resto, piene di fogli di carta dove c'è scritto che lo Stato italiano pagherà alla scadenza bla bla bla... Dato l'intervento non obbligatorio della BCE, ci rimettono gli speculatori. Ma siamo sicuri sicuri che questi signori, che guadagnerebbero decine se non centinaia di miliardi da una crisi dell'Euro, che è accelerabile con la crisi politica italiana, si rassegnino  a perdere e che se ne stiano buoni buoni a farsi spennare dalla BCE, invece di rivolgersi al mercato politico-editoriale per favorire i propri legittimi interessi?


Larry Massino (no missino)


PS: PEZZO E AUTORE DEL PEZZO IN FASE DI CORREZIONE.


PS2: PEZZO FINITO DI CORREGGERE ALLE 12.20 DEL 6 MARZO 2013; AUTORE DEL PEZZO ANCORA IN FASE DI CORREZIONE.


martedì 4 dicembre 2012

El especialista de Barcelona


 
 
Lo specialista di Barcellona, avevo tradotto tra me e me, pensando a un’ umoristica incursione letteraria nella città di Barcellona Pozzo di Gotto (che ha dato i natali nientemeno che a Emilio Fede e Domenico Scilipoti), in provincia di Messina, Sicilia. Dalla quale cittadina immaginavo la voce narrante Aldo Busi avesse voluto dare un’occhiata all’Italia, con lo sguardo appassionato ma disincantato dei siciliani, penso in particolare a Leonardo Sciascia (ma anche a quel grandissimo umorista che è Nino Frassica, nato proprio a due passi, nella città di  Messina: l'arte si divide in l'arte intera e l'arte parzialmente scremata). Invece mi sono dovuto subito disilludere, perché  ho saputo che la città in cui è ambientato il romanzo è quella spagnola, e che il romanzo è stato dedicato sì  a un narratore, ma contemporaneo, il magistrato Antonino Ingroia, siciliano di Palermo. Purtroppo Sciascia, siciliano di Racalmuto, provincia di Agrigento,  non c’entra nulla, in questo nuovo romanzo di Aldo Busi. E d'altra parte Sciascia mai avrebbe amato immischiarsi a  un narratore scarso come Ingroia, nuova icona politica degli italiani spacca tutto, che debbono sostituire l' azzoppato Antonio di Pietro (che nel suo stile strapaesano conteneva almeno un po’ di umorismo, volontario e involontario). Insomma, abbastanza paraculi a fare marketing a questa maniera; pari pari lo scrittore che Busi disprezza tanto considerandolo al massimo un giornalista, Roberto Saviano, colui che fa le dediche a Ilda Boccassini e qui e là (ma lei nemmeno lo  ringrazia… almeno non lo fa in pubblico).
 
Oh, a me Aldo Busi mi sta simpatico, non fraintendiamoci, e lo considero uno dei pochi scrittori italiani degni di attenzione, anche se penso che ormai possieda la maturità per  dedicarsi a tempo pieno alla tv. Intendo dire la tv commerciale:  che non gli venga in mente di scadere anche lui nella tv culturale, della quale già si occupano Baricco e il solito S.. Dirigessi una tv gli proporrei di fare un programma di educazione di base,  che ce n'è bisogno, sul modello del maestro Manzi agli albori della tv italiana, dal titolo Non si è mai troppo tordi, con valletta la splendida siciliana di Messina Marina la Rosa (o, in subordine, l’assistente di Bersani, Alessandra Moretti,  pure lei assai telegenica, e non più intelligente del necessario). 
 
 
Ps:  sì, lo so, dicono che il romanzo è brutto, ma non lo compro lo stesso.
 
Aldo Busi, El especialista de Barcelona, Dalai editore, euro 19

 

 

sabato 27 ottobre 2012

Edoardo Nesi, Luca Cordero di Montezemolo e Matteo Renzi


 Campagna di sensibilizzazione politica. A sinistra elettori di destra in attesa che compaia il  tanto atteso padrone buono

Eddài eddài, le cose vèngano fòra. Lo scrittore pratese Edoardo Nesi si è dimesso da Assessore alla Cultura nella giunta provinciale di Prato, di centrosinistra, dove era in quota PD. Da componente del PD, peraltro, amico dello scrittore Walter Veltroni (qui Massimo D'Alema incoraggia beffardamente il suo storico rivale a fare lo scrittore a tempo pieno, a favore del PD ma a danno... ad ogni modo la letteratura può sopportare), Nesi fu palese sostenitore dello scrittore  Matteo Renzi (qui il debutto letterario del sinda'o novativo), pronunciando un empatico discorso durante la convènscion della Leopolda, lo scorso autunno, non so se prima o dopo l'altrettanto empatico discorso dello scrittore Alessandro  Baricco. Secondo l'Unità, organo del PD, le cose andièdero a questa maniera:

" Uno dei più attesi alla Leopolda è stato lo scrittore pratese Edoardo Nesi. Lo scrittore vincitore del premio strega 2011 ha partecipato alla stesura del "programma" (anche se così agli organizzatori suonerà un po' da partito tradizionale". E l'ha detto in modo esplicito dal palco: "Caro Matteo, ora tocca a te". Leggi: candidarti alla guida del centrosinistra per guidare l'Italia. "Dillo che ai posti di governo deve andare chi abbia moralità e soprattutto competenze specifiche; dillo che non è vero che le vite dei nostri figli saranno peggiori delle nostre, faremo in modo che non sia così. E diglielo ai nostri figli che non devono spuntare i loro sogni per rassegnarsi a una maledetta vita precaria, sotto una cappa nera di pessimismo. Vai sicuro Matteo, tanto sarà difficile far peggio di chi ti ha preceduto. Forza e coraggio, ciao». Un lungo applauso ha chiosato le parole dello romanziere-imprenditore che con "Storia della mia gente" ha raccontato il declino e il cambiamento del distretto industriale tessile di Prato ".


Per completezza dell'informazione, come si dice,  pare giusto ricordare come si espresse Baricco, secondo Il Post che ne riporta il video (qui):

Ieri sera Alessandro Baricco ha partecipato a bing bang, il convegno organizzato dal sindaco di Firenze Matteo Renzi alla stazione Leopolda della città. Baricco è salito sul palco per un breve ed efficace intervento in cui ha parlato delle battaglie di questi anni, dei pochi rischi che si è voluta prendere la sinistra e del tempo speso a " convincere gli altri sulla necessità di cambiare le cose fino a essere arrivato alla conclusione che non si trattasse di gente da convincere, ma da superare ".

Ora, però, Nesi si è dimesso da un incarico politico datogli dal PD, e, contestualmente, si è iscritto al partito di Montezemolo (al quale a questo punto non gli rimane che diventare scrittore anche lui, per il bene del paese), lasciando Matteo Renzi al suo destino. Niente di male, per carità. Si tratta sempre  di gente di destra, sebbene Montezemolo potrebbe anche essere che è più  a sinistra di Renzi (di Nesi di sicuro). Vabbè, destra e sinistra davvero chi se ne frega. Fatto sta che se tu passi con tale disinvoltura da essere uno dei più qualificati sostenitori di Matteo Renzi a uno dei più qualificati sostenitori di Montezemolo, mi autorizzi a pensare che i due leader politici hanno qualcosa in comune, che appartengono alla stessa area sociale, che hanno più o meno  le stesse ricette politiche. Infatti, confrontati i propositi contenuti nei loro programmi di governo, è così. E allora  mi viene maliziosamente da pensare che la moderatezza politica di Renzi, di Montezemolo e Nesi, altro non sia che la base di   un futuro partito dei padroni buoni, gli stessi che Nesi propaganda nei suoi scritti (o forse più buoni ancora?). E mi viene da pensare che il generale silenzio sul curioso trasferimento politico dello scrittore pratese, in piena campagna per le primarie alle quali partecipa il suo (ex?) faro politico, contenga qualcosa di più che una distrazione giornalistica. In buona sostanza, mi sa che Matteo Renzi gli abbia detto, a Nesi, vai avanti tu (che a me mi viene da ridere).

Ps: a proposito di scrittori e partiti dei padroni: della abbastanza opaca delazione dello scrittore parmigiano Paolo Nori (qui), pubblicata sul giornale padronale  Libero, ai danni del sempre più rocambolesco PD, ne parlo un'altra volta.

domenica 30 settembre 2012

Il peso della coerenza di Christian Raimo (meno di 21 grammi)

Naomi Watts e Sean Penn alla fine di uno sfiancante confronto culturale (dal film 21 grammi)

Christian Raimo, uno dei componenti più autorevoli della generazione TQ, neo direttore dell'inserto culturale del nuovo quotidiano Pubblico, è uno che all'integerrimità morale ci tiene, lo sanno tutti, e lo dice bene nell'articolo dove spiega che il suo comportamento, da direttore, non sarà come quello di tanti che sfruttano i collaboratori e fanno pastette (qui). Nell'intervista che ha rilasciato ad Affari Italiani (clic) c'è scritto tra l'altro  così:   Nella scelta dei collaboratori, Raimo sta "pescando" dal suo ambiente. " Cito solo alcune firme che avremo: Nicola Lagioia, Francesco Pacifico, Marco Mancassola, Giorgio Fontana, mia sorella Veronica (scrittrice, ndr), Daniela Ranieri, Carolina Cutolo e Antonella Lattanzi "  >. Ora, a parte il " mia sorella Veronica ", che potrebbe essere il titolo di un prossimo film iconoclastico di Nanni Moretti:  chi ha scritto la prima importante recensione dell'atteso romanzo di Raimo, Il peso della grazia, uscita su Repubblica lo scorso 21 settembre, un giorno prima dell'uscita in edicola del decisivo inserto culturale del quotidiano Pubblico diretto da Raimo? Antonella Lattanzi, che tra l'altro risulta essere giovane scrittrice edita da Einaudi, la stessa casa editrice che manda in libreria Raimo. Che dire? Questi scribacchini mestieranti (fin qui si può!) andassero tutti a pigliarsela in der... si potrà? Naturalmente non riferito alle persone, che non sta bene, ma alle loro sempre meno  trasparenti azioni nel campo della produzione culturale italiana.

Post del critico ufficiale del blog,  Larry Francisco Romero Do Santos  Viendallumèr

venerdì 21 settembre 2012

Giuseppe D'Avanzo fa lezione di giornalismo agli italiani (anche a Marco Travaglio...)


Convegno di militanti del Movimento 5 stelle; sessione dedicata alla riflessione sulla calunnia sparsa da certa stampa sul fatto che siano di destra


Oggi mi sento di fare un omaggio a Giuseppe D'Avanzo. Leggetelo o rileggetelo, questo suo profetico  articolo sulle sorti del giornalismo, della politica e dell'Italia (CLIC)

giovedì 9 agosto 2012

Non succede mai niente estate (post con periodici inserimenti)



i fratelli della Valle in una vecchia foto di repertorio, mentre trattano con un fotografo che vuole immortalare una delle loro prime imprese artistiche avute in custodia, la fontana di Emanuele Trevi (clic per vedere filmato)

Avvertenza ai turisti: non vi fate fregare, il Colosseo non è di Totò e Nino Taranto. Infatti, dicheno che a Roma si è fatto l'accordo: il Colosseo  è  stato "  concesso a Diego della Valle, in cambio di un finanziamento di 25 milioni Iva inclusa, l'esclusiva per 15 anni sul logo del monumento più amato e più visitato d'Italia ". Vorrà dire che chi  vorrà fotografare il Colosseo, d'ora in poi, dovrà trattare con Diego della Valle in persona? O va bene anche il fratello? Mica faranno come con la Fiorentina, che si vendono tutto?



Bertolaso al suo arrivo in Africa, mentre si fa aiutare a scegliere una massaggiatrice per farsi dare una ripassata

Dice  Guido Bertolaso che è emigrato in Africa, che vuole essere lasciato in pace. Senzameno. Solo volevo chiedergli di salutarci Walter Veltroni, se lo incontra. Lo dice in questa intervista  qui, rilasciata al  bollettino politico dei bar sport di tutta Italia, dove è scritto chiaramente che è colpa del Presidente Giorgio Napolitano, e che se c'era l'unico Presidente onesto che l'Italia abbia mai avuto, Sandro Pertini - uno che ebbe la tempra di nominare Bettino Craxi PdC e di tenerlo quattro anni senza farlo mai sgarrare - nessun mascalzone di giornalista si sarebbe mai permesso di scrivere che Guido Bertolaso, da ministro e capo della protezione civile, si è comportato come un gangster; lo stesso, nessun magistrato si sarebbe mai permesso di metterlo sotto processo.

Amico di Bertolaso circondato da africani poco convinti dal promesso arrivo di un messia da Roma.

Amico di Bertolaso spiega a giovani africane che fare le massaggiatrici professioniste non è un lavoro immorale


recente ritratto di Roberto Savianarola

LA VERITÀ E' CHE questi comportamenti non sono altro che il segno tangibile della crisi istituzionale che ha caratterizzato la Seconda Repubblica sin dagli inizi, che si è consumata e manifestata in maniera evidente nella dialettica violenta, costante e sempre sotto traccia, tra Politica e Giustizia. Su questa tensione ha giustificato la propria esistenza politica Silvio Berlusconi, soggetto plurinquisito, pluri-sospettato, che ha avuto tutto l'interesse a sovvertire, con la sua stessa presenza in politica, il concetto di persecuzione. Concetto traviato e strumentalizzato nel corso degli anni, cui prima o poi dovremmo restituire dignità. (Dalla rubrica L'Antitaliano sull'Espresso di questa settimana clic)

Invece LA VERITA' E' CHE  se uno scrittore  scrive in un articolo che vuol restituire dignità alla persecuzione, o è poco preparato o non sa scrivere. Secondo me ambedue le cose. Però, nel  suo caso di scrittore, la seconda è più grave,  perché la scrittura non è proprio il suo campo. Niente di male, è giovane. Potrebbe provare con la musica, con la pittura, con la scultura o con la frodografia...


Coelho e segretaria mentre mettono in ordine la produzione letteraria di un mattino

Da un frodografo a un altro. Paul Coelho su James Joyce: «Oggi gli autori scrivono per impressionare i loro colleghi. Uno dei libri che ha causato questo male all’umanità è stato l’Ulisse, che è soltanto stile. Non c’è nulla, lì dentro» (qui l'articolo di Ida Bozzi sul Corriere). Benedetto il cielo: se io ignobile  pedatore dicessi che Maradona ha giocato a calcio solo per impressionare i suoi colleghi, che è stato sopravvalutato, non mi piglierebbero tutti a sputazza?  Nel letterativo, al contrario,  un modestissimo penninmano come Coelho può dire che Joyce... Che dire? Tante  persone impreparate  hanno scritto un inutile romanzo - o vorrebbero scriverne uno,  senza peraltro  possedere neanche un briciolo del necessario temperamento artistico. Tra queste,  quelle che ho incontrato io personalmente, tutte  leggono robaccia come Coelho o Livingston o Tamaro o Baricco. In effetti questa è la funzione di questi scrittori qua: parificare chi scrive a chi legge, mandare il messaggio che tutti possono scrivere, che tutti siamo artisti ecc ecc. Marketing, nient'altro che marketing:  sembrano dire, questi penninmano, che intanto i futuri artisti comprino i romanzi che loro fornisce l'industria editoriale (i loro medesimi...),   ché prima o poi essa si occuperà anche dei testi degli aspiranti, e li renderà ricchi e felici, e li metterà  al centro dell'attenzione come meritano... Ma così non è, e non può essere... Insomma, come sempre gli editori stanno fregando i lettori, con la complicità di un po' di penninmano. E poi dice che la gente segue il calcio invece di leggere...

Ps: ad ogni modo è vero che Joyce ha scritto più che altro per i suoi colleghi (pochi). Ma se  qualche penninmano lo vuol leggere, così come qualche lettore, non c'è nulla di male, anche saltando le pagine che trova faticose. Però una domanda mi sorge spontanea: in  Dedalus, Gente di Dublino, gran parte dei capitoli di Ulisse, cosa c'è di così faticoso? E se per assurdo il merito di Joyce fosse solo quello di aver scoperto Italo Svevo, non sarebbe già solo per questo almeno 500 volte più importante di Coelho, per la storia della letteratura?

Post a puntate di Larry Svizzero e Larry Francisco Romero de Santis  Viendalumèr


venerdì 3 agosto 2012

L'empatia di Roberto Saviano



Lettore empatico

Si sbaglia sempre tutto. In fatto di empatia, per esempio, io mi credevo che fosse una cosa brutta  metterla al centro della propria visione estetica. Perché ero rimasto a Bertolt Brecht. Figuriamoci, uno che quando nacque lui mica c’era  da combattere la criminalità comune, con le parole... C’era da combattere un intero atteggiamento criminale della società borghese, la quale fregava gli oppressi, secondo Brecht, anche costringendoli a partecipare alle proprie passioni, attaverso le opere d'arte, anche intese come opere fatte per favorire  il comune divertimento, come gran parte di quelle prodotte per il cinema e il teatro. Per questo introdusse lo straniamento, B.B., che sarebbe quella cosa lì per cui messo di fronte a un evento  lo valuti adoperando strumenti analitici invece che immedesimarti e parteciparvi a tua volta in maniera emotiva. 

Mettiamo che noi ora si mette in moto il favoloso concetto di  straniamento per valutare le eroiche gesta di Roberto Saviano, il quale dice sempre che la criminalità ha paura delle parole. La passione, in effetti, il bisogno popolare di fabbricare eroi, ti fa credere che sia così: il valore della testimonianza civile e qui e là. Invece, distaccandosi e  rovesciando la questione in termini analitici, appare  abbastanza chiaro che  le organizzazioni criminali  hanno paura  più che altro dell'autorità giudiziaria e della forza delle polizie. Al contrario, hanno tutto l’interesse a che lo scrittore impaurista internazionale Roberto Saviano goda del massimo di autorevolezza e visibilità, in modo che  faccia loro da gratuito testimonial. Perché? Da una parte non rivela nulla di più di quanto tutti sappiamo (chi sta nelle zone calde ne sa molto di più, e in maniera più precisa, di quanto ne sappia  lo stesso  Saviano), peraltro descrivendo le singole organizzazioni criminali come così potenti che non c'è maniera distruggerle, andando ad accrescere, presumo, il super io di ogni singolo malamente; dall’altra lo scrittore è un magnifico deterrente per chiunque abbia da fare  contro una qualsiasi organizzazione o qualsiasi singolo criminale, perché se uno che ha scritto un libro limitandosi all’indignazione deve girare con la scorta e vivere nelle caserme, cosa dovrà fare un giornalista che certi fatti li descrive quotidianamente, o un magistrato che incrimina, o un poliziotto che arresta, o un giudice che condanna, o un taglieggiato, o un normale testimone di giustizia?  

Brecht, che lottava contro la criminalità in quanto tale e non solo contro la criminalità sciagattata dei disgraziati, direbbe che è così come appena descritto perché il giovane Roberto Saviano sbaglia atteggiamento intellettuale. Da scrittore, infatti, da scrittore politicamente impegnato, ti devi battere a favore degli oppressi, contro tutte le oppressioni, contro il concetto stesso di oppressione. Se non assimili questo principio, prima di immergerti nelle lotte particolari, alla camorra o a che altro, il rischio di diventare strumento favorevole all'organizzazione oppressiva che ritieni di combattere è troppo grosso. Ti devi battere, per esempio,  anche a favore degli scrittori oppressi dal processo industriale editoriale  del quale  hai parte non secondaria. Come ti devi battere, da accolto dalle massime autorità israeliane,  per vincere l'oppressione subita dal popolo palestinese. Per dire... D’altra parte, e rimanendo al campo delle teorie intellettuali,  i malamente avrebbero un magnifico strumento a disposizione per mettere i bastoni tra le ruote a  Saviano, se lo considerassero avverso ai loro interessi stramiliardari: la critica letteraria. Basterebbe  analizzare quello che scrive, da Gomorra in poi, per assai diminuirlo nell’autorevolezza, per via che troppo spesso Saviano manca il bersaglio, vuoi in termini estetici, vuoi  giudiziari o politici.  Ma anche qui, se i malamente  non lo fanno, questo lavoro di analisi letteraria, vuol’egli dire, secondo me, che le cose gli vanno bene a questa maniera, se no, attraverso una delle miriadi di emanazioni nel culturale,  si rivolgerebbero a uno come  me, che pure sto (senza accento) sul mercato; ma in verità no  a uno come me, che sono ingestibile e voglio sempre fare come minchia mi pare, uguale a un Cardano qualunque (se non l’avete ancora fatto, leggete il romanzo  Di questa vita menzognera, di Giuseppe Montesano, che affronta il tema della criminalità organizzata in termini tutt'altro che imprevedibili, ma assolutamente originali; peraltro bisogna onestamente dire che il secondo me grande scrittore Montesano si dice sempre ammiratore di Roberto Saviano).  

Torniamo all’empatia, questo antico strumento di trascinamento degli oppressi nel campo di dominio degli oppressori (dico così, per dare un po’ di enfasi al discorso...). Empatico sarebbe quell’atteggiamento secondo cui leggo un’opera d’arte - come dovrebbe  essere anche un  romanzo -  completamente immerso, immedesimandomi nelle  necessità del suo autore, ma anche di quelle del suo narratore interno, o delle vicissitudini  dei suoi molteplici personaggi. E non la leggo, l’opera,   valutandola per quelle che sono le mie necessità  e vicissitudini di attore, lettore, spettatore, interprete, studioso, critico, osservatore. Un'opera, secondo la teoria di B.B.,  va letta   estraniandosi dall’effetto illusorio che essa contiene, per farla divenire parte del processo artistico e sociale all’interno del quale essa avviene  (Brecht era un po' complicato, ma ragionava bene). Senza estraniamento, diceva Brecht, il processo artistico è falsato. Più precisamento Brecht diceva che è attraverso l’empatia e l'immedesimazione che si falsa la realtà (e adesso, Saviano, come la mettiamo?).   

Ora, questo pezzo lo sto scrivendo non tanto per dire Saviano qui Saviano là, ché l’ho già detto mille volte...  ma perché girellando in rete ho trovato un articolo di uno dei critici più accreditati, Marco Belpoliti, che ha proprio questo titolo: empatia. Lì per lì ho pensato che non avrei dovuto farmi fregare sul tempo, che avrei dovuto farlo io l’articolo sull’empatia. Messa da parte la normale quota di narcisismo, però, mi sono risollevato:  vai, ho pensato, ora gliene dice, Belpoliti a Saviano, di Brecht e dello straniamento; ora gliene dice che dal punto di vista estetico parlare di empatia è reazionario, equivale a riportare le lancette indietro di più di un secolo e tornare al naturalismo ottocentesco;  ora gliene dice che è uno scrittore retrogrado (il che non ci sarebbe nulla di male, intendiamoci,  ma con l’empatia risulta anche uno scrittore non realista, almeno nel senso del realismo come disciplina conoscitiva, basata sul materialismo scientifico). Insomma, ho pensato, questa volta è impossibile che Marco Belpoliti non gli dica a Roberto Saviano che di fatto è uno scrittore spiritualista, che non per caso fa leva  sulla fede sua e quella dei suoi lettori spettatori (Brecht gliela avrebbe detta così, pari pari). Poi ho letto  l’articolo (clic). Lo cita, ma non gliene dice. Quello che è peggio, secondo me, è che non gliene fa nemmeno intendere...


Bertolt Brecht: " Le sofferenze non fanno del malato un competente di medicina, e non basta il guardare dappresso, né il guardare da lontano, perché il testimone si trasformi in esperto " (Scritti teatrali, p. 188,  PBE Einaudi, 1979)

Qui un articolo piuttosto endorsement di Giuseppe Montesano su Roberto Saviano


Post del critico ufficiale dell'accademia,  Larry Francisco Romero de Santis  Viendalumèr

giovedì 19 luglio 2012

Per Gigi Marzullo non c'è scampo




Walter Veltroni e un amico durante una delle tante avventure africane


Spiace per l'ottimo Marzullo, ma a  Rai completamente rinnovata, sarà Walter Veltroni a prendere il suo posto di uomo più banale d'Italia. Leggete qui.


Walter Veltroni sempre in Africa, durante una festicciola in onore del suo amico Massimo D'Alema, tenuto carinamente in mano un po' da uno un po' dall'altro ospite



Scoop: foto testimonianza dell'ultima pericolosa avventura di Walter Veltroni in Africa


Post di Larry Svizzero

martedì 17 luglio 2012

Libertà facoltativa: Lorella Zanardo presenta il curriculum per candidarsi ad allenatrice della squadra di indignazione acrobatica che parteciperà alle olimpiadi di Londra


Se non mi assumete ora, quando?

Sul principale organo  della nuova  destra populista e revanscista, Il Fatto Quotidiano, la pasionaria Lorella Zanardo clic lamenta la mancata valutazione dei curriculum (curricula per i puristi), tra i quali il suo, per scegliere i nuovi consiglieri di amministrazione Rai. Perché?

Così uno dei nostri accademici, che si firma Democratico Non Diretto, ha lasciato detto nello spazio commenti, senza naturalmente venir pubblicato:

Nel curriculum della Zanardo,  a un certo punto, c'è scritto a questa maniera: " Ho lavorato in Bulgaria agevolando  il passaggio al mercato di un Paese del ex Unione Sovietica ". Noi dell'accademia l'avremmo esclusa  appunto per questo grave errore nel curriculum. 

Ps: libertà facoltativa è la nuova rubrica del blog, che tenderà a sottolineare la poca libertà di cui si gode in rete, soprattutto nei siti di chi dice di lottare per la libertà di parola, o per la libertà tout court.

venerdì 6 luglio 2012

Un appello alle biblioteche: comprate numerose copie del libro di Emanuele Trevi


In una intervista, lo scrittore Enrique Vila-Matas  (qui) indica la giovane Chiara Valerio come una delle scrittrici che gli piacciono. Invece il critico italiano Andrea Cortellessa, nella sua antologia di scrittori importanti del nuovo millennio (qui una recensione di Francesco Longo, uscita su Minima & Moralia), non la indica. Secondo voi io di chi  mi fido? Dirò di più, che  quasi quasi mi dispiace di aver già letto qualcuno dei 24 antologizzati: avessi aspettato un po' avrei fatto in tempo a ignorarli del tutto (qualcosa, effettivamente, mi sarei perso; ma insomma, bisogna pur avere dei principi...), continuando a fidarmi esclusivamente dei consigli di lettura di una mia amica che legge tanto  (nella foto. Lo scrivo giusto perché non vorrei pensaste che la ragazza sopra ritratta è Chiara Valerio)

Ho visto che il mio amico telematico Dinamo Seligneri (qui) si sta precipitando in libreria per acquistare la copia del libro di Emanuele Trevi, che ha appena scampato per un pelo la disgrazia del Premio Strega (ma non ha scampato quella di essere antologizzato tra i qualitatevoli).  Dinamo, voglio dirti forte,  non lo comprare Qualcosa di scritto. Non perché mi stia antipatico Trevi. Anzi, lo trovo brillante, intelligente e ottimo scrittore. Di lui penso da tempo che sia l'erede di Enzo Siciliano, e che in quanto tale la sua vita professionale sarà sempre più in discesa. Ne risentirà l'artista, temo, perché Trevi avrà sempre da fare, ciò che ostacolerà la sua crescita, o decrescita, ché forse nel suo caso sarebbe  più necessaria la seconda (lo dico senza ironia). Tornando all'amico Dinamo, se mi legge in tempo,  il libro di Trevi  aspettalo in biblioteca, quando sarà già maturo e vissuto dall'altrui frettolosa o meditata   lettura (io di solito aspetto anni, perché mi piace leggerli quando sono consunti, questi libri, per via che mi piace leggere a loro  volta le zampate lasciate dai lettori, in forma di macchie di inchiostro o di caffè o di vino o di semplice sudore; orecchie, segni grafici,   scritte, capelli, foglietti ecc). Compra invece un qualunque libro di scrittori meno sulla cresta dell'onda, Dinamo, tipo  Sergio Garufi, Flavio Santi, Gianni Solla o, appunto, Chiara Valerio. In ogni caso, segui come regola, in libreria, di  comprare solo libri che se ne stanno nelle scaffalature in disparte, che se non li compra nemmeno uno come te  ciao cocca... E mettere come regola, tutti noi,  per pochi che si sia, che se i libri che si trovano nelle scaffalature seminascosti riescono a  moltiplicarsi come alieni e trascinarsi  sui banconi centrali delle librerie, a quel punto,  li si piglia in prestito in biblioteca.


mercoledì 27 giugno 2012

Non c'è cura...


Bella partita, quella tra i solchi facciali di Beckett e quelli di Eduardo



“ Use your head, can't you, use your head. You're on earth. There's no cure for that. ”

-- Hamm, in Endgame.

A questo link potete leggere un bellissimo pezzo di Fernando Arrabal su Samuel Beckett
A questo link lo stesso pezzo in lingua originale (francese)

sabato 16 giugno 2012

I barbari sono La Repubblica e Baricco



Antichi lettori di romanzi decisivi



Paolo Nori ha un caratteraccio, ma  quasi sempre ci azzecca. Oggi in modo particolare, riducendo in brandelli Baricco, e, sia direttamente che indirettamente, il giornale su cui scrive (nonché i suoi lettori), ché non ci voleva tanto a dire che sono una manica di approfittatori che tendono a descrivere la realtà in modo a loro sfacciatamente favorevole, ma tanto favorevole che l'hanno fatta diventare riprovevole e disgustosa alle persone del popolo che più la subiscono, come il nonno muratore dello stesso Nori.

Fate clic per leggere l'articolo sul blog di Nori (articolo purtroppo commissionatogli dal Foglio del parimenti indifendibile   Giuliano Ferrara, che però, a sua parziale discolpa, fa scrivere gente non tanto sopportata dall'editoria e dalla sedicente  cultura di sinistra, come Maurizo Milani, Alfonso Berardinelli e lo stesso Nori).
 
Ps: mi dichairo spontaneamente Sciasciano Berlingueriano. Altresì dichiaro che stimo Massimo D'Alema - del resto delfino di Enrico Berlinguer -, anche perché da sempre odia La Repubblica.