Sulla targa appiccicata alla porta di ingresso della nostra Accademia sta scritto quanto disse il magnificente leccese Carmelo Bene, morto qualche anno fa, troppo presto: " Nulla patria in propheta ". Alle riunioni si parla spesso di ricerca e di arte, mai di cultura, che anzi osteggiamo con tutti i mezzi che abbiamo, perché riteniamo che il suo uso spregiudicatamente favorevole allo status quo abbia burocratizzato in Italia arte e pensiero, azzerandone le potenzialità ESPRESSIVE, da almeno 3 decenni.
Larry Massino is back, dispartito, tornato at home. Un caloroso abbraccio a tutto il suo pubblico, Floarea, Davide, Rita, Francesco: meno dei 25 lettori che immaginava di avere Alessandro Manzoni, ma senz'altro più qualificati.
martedì 31 agosto 2010
lunedì 30 agosto 2010
Nineddoche
Lo scorso 14 giugno, di mattina, non avevo nulla da fare e ho modestamente inventato una nuova figura retorica, la nineddoche, prendere il nulla per il tutto.
(nella foto, Andrea Cambi)
domenica 29 agosto 2010
Pippo Delbono e Bobò
Non si può far marchette tutta la vita e poi contestare i tagli alla cultura! La domanda è: stiamo facendo cultura o business culturale? Un tempo ogni direttore di teatro o di festival cercava la sua piccola rivoluzione, ora è messo lì perché è amico di un politico o perché vuol promuovere il suo, di spettacolino: così non ha più senso... (da un'intervista all'Unità) http://unita.it/news/spettacoli/100062/delbono_in_italia_la_cultura_morta_per_colpa_di_chi_la_fa
L'intervista al link dell'unità non ci è più. L'ho messa nei commenti.
L'intervista al link dell'unità non ci è più. L'ho messa nei commenti.
sabato 28 agosto 2010
Perla Peragallo
Qui, credo l'unico filmato disponibile sulla rete con Perla Perlagallo, qui con Leo de Berardinis e Renato Nicolini nei panni della " valletta " nel programma inaugurale di una sgangherata tv culturale, Telebeat, che trasmetteva in un solo isolato dal teatro off Beat 72, praticamente uno scantinato che fu casa teatrale di tanti grandi, anche di Carmelo Bene, che letteralmente ci visse, pare a lungo, oltre che teatrarci. Vi suggerisco di non perdervela, Perla, fa cose esilaranti.
Il filmato si trova in E-theatre, credo unico portale italiano con filmati di interi spettacoli teatrali dagli anni '70 in qua, ideato dal regista Simone Carella, e realizzato con Paolo Grassini, Ulisse Benedetti e Areta Gambaro all'interno delle attività del Colosseo Nuovo Teatro.
Crisi della politica
Cosa ci raccontano, che c'è di nuovo? Si tratta del solito Pinocchio che vende l'abecedario e fa tante belle avventure fino a rischiare di morire, ma andrà a finire come sempre: a Pinocchio gli toccherà diventare un ragazzino perbene e rischiare di vivere come tutti, drogarsi e sperare di diventare amico di Corona e Belen per accedere al privé dell'Hollywood.
venerdì 27 agosto 2010
Coscienza religiosa
Il priore all’occhiello del comico in declino Beppe Grillo, Don Gallo, intervenendo sul caso Mondadori, ha detto che cambierà editore per ragioni di coscienza, e ha chiesto a Roberto Saviano di dare un segno ai giovani. Saviano è prevedibile risponderà all’alta autorità morale chiedendo alla tv di Stato ulteriore spazio, che credo gli spetti, per spiegare ai giovani che resterà in Mondadori.
giovedì 26 agosto 2010
Coscienza degli scrittori
Bisognerebbe riuscire a immaginare un essere umano che cammina perfettamente sospeso nel vuoto. Ne potrebbe ricavare successo e fama mondiale, passerebbe ai posteri per sempre. Ma non lo fa vedere a nessuno, lo fa rimanere il segreto della sua vita. Come bisognerebbe mettere a tutto schermo sul desktop del proprio cervello l'immagine del quadro ottocentesco “ Escapando de la Crítica “ del pittore catalano Pere Borrell del Caso. So per certo che per alcuni è stato liberatorio. Si tratta di un tromp d'oeil, con un bambino con già la testa fuori e il piede destro appoggiato alla base della cornice, che sta uscendo dal quadro.
Ecco, il quadro è l'unica realtà imposta dal limitato immaginario del sistema: bisogna uscirne, per cominciare a fabbricare i nostri immaginari alternativi, perché nessuno ci obbliga a rimanere imprigionati nel quadro che ci viene imposto, come sa bene anche un qualunque bambino catalano. Ci vuole nulla, se si vuol fare la rivoluzione bisogna cominciare a farla dentro di noi, e non aspettare che una rivoluzione già bella e pronta ci venga spadellata e servita fumante in tavola. Di questo si tratta secondo me quando si dice acquisire una coscienza. Però bisogna fare tutto con calma, bisogna rispettare i processi comunicativi: prima si guardano le figure, poi si legge e si pensa, infine, si sedimenta. Poi, solo poi, se non se ne può proprio fare a meno, si scrive. In ogni caso, una volta acquisita una coscienza, ci si deve esimere dallo svenderla al peggior offerente (peggiore!), qualunque sia la cifra, ma ci si deve soprattutto trattenere dall'entusiasmo, dal desiderio di imporla agli altri come nuova e più bella cornice per la loro vita. Certo, bisognerà usarla, la coscienza, anche se facendolo essa si consumerà un po'. Ma è obbligatorio che la nostra irripetibile coscienza rimanga il più possibile il nostro prezioso segreto. Come quello di uno che sa resuscitare i morti, e non lo fa.
mercoledì 18 agosto 2010
Giuseppe Montesano (da un'intervista)
Io credo che quest’uso del linguaggio immiserito sia una delle tante forme di violenza alle quali siamo sottoposti. Non crediate che sia solo il dialetto ad essere misero, è misera anche la lingua italiana che parliamo, per esempio la lingua della televisione. Anche questa è una forma di violenza, perché la lingua è parte del nostro essere, e impoverirla vuol dire impoverire i nostri sentimenti. Noi ci illudiamo che i sentimenti siano spontanei. Non è vero, siamo esseri civili, cioè profondamente linguistici, e impoverire uno dei nostri elementi, che è il linguaggio, significa impoverire tutto.
martedì 17 agosto 2010
Pro Fumo passivo
C’era una volta quattro tipi: fame, fama, famo e fumo.
Fame vedeva gente esotica: ong, famelica, sottosviluppo, dallupi, nera, fao. Parlavano tanto che morivano quasi tutti, perché si scordavano di mangiare
Fama se la passava male, perché stava nascendo tutto un movimento per emarginarla, si cominciava ovunque a far battaglie per sconfiggere il suo problema nel mondo. Amici pochi, solo infamato e famale.
Famo era il più romanesco e frequentava i suoi, in borgata: famolo, famose, famoso, accapisse, ervento, erbotto.
Fumo ci aveva la passività della scrittura, si era costruito tutto attorno una specie di recinsione, si metteva le penne in testa e viveva in una specie di tenda. All’ingresso del recinso, non più grande di un romanzo scadente camera e cucina, ci era un cartello un tantino sciovinista che diceva “ permanenza permessa solo ai fumosi della nazione “. Le persone che fumo vedeva più che altro per scrivere erano fumeria, fumino, infumo, nientearrosto e dilondra, un amico Inglese, di soprannome fumo di Londra. Dato che scrivevano dandosi arie di selvaggi, si cospargevano il corpo di pro fumo passivo.
Forse continua...
Conseguenze della miseria e della fama nel mondo
Per tanti la follia è ovunque non ci sia della ragione a buon mercato, cioè alla loro portata.
lunedì 16 agosto 2010
Cioran, da un'intervista
Credo che il potere sia una gran brutta cosa. Sono rassegnato e fatalista di fronte al dato di fatto della sua esistenza, ma penso che sia una calamità. Senta, io ho conosciuto individui che sono arrivati al potere, ed è una cosa terribile. Terribile come uno scrittore che riesca a diventare celebre. È come portare un'uniforme; quando si porta un'uniforme non si è più gli stessi: ebbene, accedere al potere è come portare un'uniforme invisibile, sempre la stessa. Mi domando: perché un uomo normale o apparentemente normale accetta il potere, accetta di vivere in ansia dalla mattina alla sera, e via dicendo. Probabilmente perché dominare è un piacere, un vizio. Per questo non esiste praticamente nessun caso di dittatore o di capo assoluto che rinunci di buon grado al potere: quello di Silla è l'unico che mi venga in mente. Il potere è diabolico: il diavolo non era altro che un angelo con ambizioni di potere. Desiderare il potere è la grande maledizione dell'umanità.
domenica 15 agosto 2010
Carmelo Bene sul comico
Con Benigni siamo amici da anni. Lui è grande nel "buffo", ma lasciamo stare il "comico". I buffi sono concilianti, rallegrano la corte e le masse. Il comico che interessa a me è un'altra cosa. Cattiveria pura. Il ghigno del cadavere. Il comico è spesso involontario. Specialmente quando si sposa con il sublime.
Lietta Manganelli sul padre
Uno degli scrittori che mio padre odiava, neanche simpaticamente, era Capuana. Perché scriveva male. E uno dei dispiaceri più grossi della sua vita, è stato di non poter dire a Pasolini che scriveva male.
sabato 14 agosto 2010
Opulenza mistica (Giorgio Manganelli)
Tanti nei vari blog letterari si affaticano a omaggiare Giorgio Manganelli, ma scrivono, pensano e si comportano come a Manganelli non sarebbe per niente piaciuto.
venerdì 13 agosto 2010
giovedì 12 agosto 2010
Nazione Indiana
I simpatici proprietari del blog Nazione Indiana censurano. Prossimamente spiego meglio.
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