scorci di vita quotidiana in Tellville
C'è un racconto dello scrittore ritirato Bob Generoso. Parla di uno straordinario calciatore delle americhe che si allena sempre, che si è sempre allenato, altro non ha fatto che allenarsi. Fin da bambino, questo simpatico gingillo narrativo, nemmeno giocava coi coetanei: solo allenamenti sul piccolo campo di calcio che i genitori gli avevano costruito nel grande giardino dietro casa. La sua infanzia, dunque, l'aveva tutta impiegata nel fare esercizi ginnici, palleggi, corse, solo rarissime volte in compagnia di familiari o amichetti (per quanto se ne sappia senza disputare mai una vera e propria partita). Diventato ragazzo, poi adulto, lo straordinario calciatore, che si era allenato giorno dopo giorno tralasciando tutto il resto, non facendo neanche caso al mistico stato di solitudine nel quale si era cacciato, divenne specializzato in ogni possibile calcio da fermo, colpi di piede destro e mancino coi quali riusciva a fare goal con una frequenza mai vista, superando imponenti barriere sagomate, sapientemente costruite all'uopo dai migliori artigiani, e decorate dai più rinomati artisti della sperduta cittadina. Aveva anche inventato colpi di quelli maliziosi (forse studiando i più avanzati trattati di fisica e matematica). La rimessa laterale a girandola, per esempio, metterebbe in difficoltà qualunque difesa, come secondo accreditate testimonianze risulterebbe da suoi precisissimi calcoli e da suoi circostanziati inediti appunti con sopra disegnati numerosi schemi; appunti di valore sempre crescente, oramai in mano a magnati che se li passano a seguito di serrate trattative, ma che tuttavia non hanno ancora reso pubblici.
La leggenda dello straordinario calciatore, secondo il racconto di Bob Generoso, si raccontava in tutti i continenti, tant'è vero che in paese venivano altissime personalità da tutte le parti per rammirarlo. Agli allenamenti, tuttavia, si veniva ammessi soltanto dopo estenuanti discussioni con gli agenti, due cugini, brutti ceffi, almeno uno dei due tossicodipendente (sempre stando alla comune opinione). Insomma, per vederlo allenarsi, il nostro non comune calciatore, bisognava pagare. Ma non solo, perché prima di vederlo all'opera bisognava accordarsi circa il racconto che se ne poteva fare all'esterno, mediante stipula di acribioso contratto. Per dire che non era roba da tutti, ci volevano giorni e giorni prima di poter osservare il fenomeno per non più di un'ora.
Si diceva che via via le più grandi squadre del mondo avevano offerto al nostro insolito eroe contratti cornucopiformi, anche solo per svelare in esclusiva i suoi segreti, fosse pure limitatamente alla versione scritta; ma che lui, attraverso stringate ambasciate affidate ai ceffi cugini, aveva sempre garbatamente rifiutato (addiceva sempre la scusante esistenziale che nell'animo suo non si sentiva ancora pronto per il successo durativo).
Nel corso del racconto, lo scrittore ritirato Generoso fa diversi andirivieni nell'animo umano proprio dall'interno dello straordinario calciatore che si allena di continuo (anche adesso che è vecchiotto e imbolsito, secondo recenti testimonianze sempre di ambito poetico-narrativo), paragonandolo ora a un mistico vivente, riconosciuto da tutte le religioni monoteistiche (da anni sospeso in aria dopo aver appreso tutti i segreti dello pneuma), ora a un'epopea del sindacato scrittori ricercativi. Di egli, dell'appena denominato epopea, si sa che non era propriamente un attivista, ma solamente un imboscato nell'organismo minoritario dei poeti rigirati, aventi, sia l'organismo poetico che lui medesimo, enormi ambizioni artistiche (regolarmente frustrate, se non ostacolate, anche all'interno del sindacato, forse perché nessuno pagava la regolare quota associativa).
L'epopea si era nientemeno messintesta di scrivere solo frasi letterariamente perfette; ciononostante, nel corso di decenni e decenni, mai aveva scritto qualcosa di compiuto, se non distruttive frasi critiche dell’altrui fatica; limitandosi per il resto del tempo a cercare la formula del perfetto enunciato, a girargli attorno (conformemente alla sua poetica)rigirandosi tra le mani, una volta raggiunta la certa età, poche dozzine di enunciati abbastanza puri - arrotondati, si potrebbe dire - che aveva via via messo da parte scavando profondamente nel repertorio letterario delle lingue a lui conosciute; oppure creato dal nulla, pescando dai pertugi più reconditi di quella che solo lui, per ora, riteneva un'impavida immaginazione. Si trattava di enunciati ai quali, sempre secondo lui, mancava un niente... dai quali continuava a escludere, escludere, escludere, dopo accuratissime disamine durate interi lustri, sicuro di arrivare un giorno o l'altro alla rivelazione dell'enunciato perfetto, quello a partire dal quale si sarebbe finalmente scritto con una lingua definibile oggettiva; enunciato apocalittico che avrebbe rigenerato sia la letteratura che l'umanità, e che avrebbe tuttinunavolta svelato gran parte dei segreti dell'inizio, del mezzo e della fine dell'universo; enunciato unico e insostituibile che gli avrebbe assicurato fama e gratitudine eterna da parte dei suoi simili contemporanei e posteri, che l'avrebbe messo al primo posto tra i suoi colleghi ricercativi di tutto il pianeta e che infine, unico rimasto tra i componenti dell’organismo dei poeti rigirati, l’avrebbe di certo riscattato dal disprezzo generale da cui era stato avvolto per tutta la sua miserabile vita, sopra di tutto da parte dei suoi più pragmatici colleghi dell'organismo poeti generici rimirati applicativi.
Ps: il motto dell'oramai estinto organismo dei poeti rigirati si ritiene fosse il seguente:
gira e rigira sèmo sempre i soliti du' bischeri!
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