Non ho nulla contro i premi letterari, anzi, mi piacerebbe partecipare a tutti, anche i più infimi, come mi hanno detto che faceva Roberto Bolano per racimolare quattrini. Secondo me, però, i premi letterari tornerebbero a essere qualcosa di utile e popolare se attorno ad essi noi stessi organizzassimo un giro illecito di scommesse, a fin di bene, per investire cioè i proventi in produzione artistica, ognuno a favore della propria famiglia, ognuno nel suo mandamento o riunendo le forze attraverso riunioni di capimandamento. I picciotti sarebbero incaricati di vendere i biglietti ai commercianti e a chiunque abbia un'attività economica. L'intero incasso verrebbe in prima battuta gestito da una cupola di secondo livello, semmai in combutta con uomini seri dello Stato che certifichino la legalità delle operazioni. Non so, forse è una proposta un po’ mafiosa.
Ps: a scanso di equivoci con la Polizia di Stato, il libro di Ennio Flaiano ce l'ho messo perché è stato il primo a vincere il prestigioso Premio Strega, nel 1947.
C'è il rischio che qualche TQ (non mi sono ancora ripreso) possa arraffare una percentuale sulla vittoria? Sai che biscotti, Larry.
RispondiEliminailMatt.
bando alle arance:
RispondiEliminahttp://stefanofiorucci.blogspot.com/2011/05/louis-ferdinand-celine-faut-il-tuer-les.html
Avresti potuto introdurre il Céline con un giuoco di parole più raffinato, o, al meno, meno antiquato, dear Anonimo ...
RispondiEliminailMattolini
Non escluderei che molti premi si vincano con simili modalità!!!
RispondiEliminaTroppe lance sbandate. I miei amici. Che non sono stati stregati dalla idea di metter su banco. Più faccendieri e maneggi in un concorro letterario che nel campionato di serie C. Presumono. E obiettano che se ne dovrebbe creare uno ad hoc di premio di irrilevanza nazionale per poi pilotarlo a dovere.
RispondiEliminaps: Larry, ma l'hai mai bevuto uno strega?
ilMatt.
Non è male lo Strega, tra l'altro è giallo come la bevanda regolamentare dei mistic-clown-filosofi, il Pastisse (in subordine il Pernod).
RispondiEliminaEro convinto fosse il vin santo la bevanda ufficiale dei MCF.
RispondiEliminaSvio per il calvados giocando ad aluette.
(Giuro su DInO, il cantante, vecchio ammore di mia nonna, che Queneau non lo leggo più)
ilMatt.
Tu non sei un MCF, tu sei un aspirante CF. Quindi continua a leggere Queneau (Calvino lo VENERAVA). Il Calvados è buono. dovresti leggere anche Simenon (i romanzi, no Maigret, ma anche...): Tre camere a Manhattan spiega tutto delle belle attrici che ti troverai costretto a corteggiare nei c amorini, sopraditutto quelle giovani che diveggiano un po'.
RispondiEliminaAspiro (a) troppo in questi giorni vacanzieri, te ne do atto. Ma non al titolo di MCF, mi sono semplice mente espresso male. Veniami.
RispondiEliminaDa quando ho scoperto i TQ, mi è venuta la smania di siglare un po' tutto, senza ragione.
Tra l'altro m'omaggiasti di clown culturale, dunque in CF ci sarebbero o una C cassata o una F fantasmagorica.
E CC non mi piace, mi fa pensare ai vespasiani.
Se mai un giorno mi venisse la sciagurata idea d'imbattermi nell'arte del romanzo, ne scriverei uno dal titolo "(Iper)trofico del Siglico, una parodia". Con dedica a quelli dell'OULIPO. Temo, però, che per allora più nessuno si ricorderà e di Queneau (purtroppo) e di Calvino (non è mai troppo tardi).
Si accettano scommesse.
("Tre camere a Manhattan" l'ho trovato di contrabbando in pdf. Me lo leggo in pullman, e poi testo il testo, ché cìò un tete à tete con l'artòdiana :)
ilMattolini, dalla città di Mia(s)mi : /