rieducatori di commentatori scorretti in moderazione
Già sulla tazza del cesso, quasi tutte le le mattine, da quando successe il fattaccio che fui censurato nel suo blog, mi interrogo sul fatto se ho qualcosa da dire a Loredana Lipperini, ché glielo dico da qui e non sto a disturbarla a casa sua. Di solito non mi viene nulla. In mente. Stamattina sì.
Confesso che girovagando girovagando, dato che notoriamente non ci ho un cazzo da fare tutto il giorno, qualche volta ancora entro nel suo negozio centrale, anche se mi astengo dal commentare, a parte una sola volta, un commento appena appena sarcastico, che fu pubblicato, ed è ancora lì. Ci vado, nella nota boutique, perché a volte vi si incontra ancora gente in gamba. Per esempio l'altro giorno c'era un commento bello di una giovane critica e scrittrice notoriamente aristocratica, la raccontessina Gilda Policastro, in questo post che si intitola appunto Libertà. Ci vado per vedere di che si chiacchiera e quali sono i modelli ultimi della collezione scrittori a go go primavera estate 2011. Ultimamente va molto la tinteggiatura di libertà, la libertà di qui la libertà di là. Essa - per la paladina degli scrittori oppressi dalla crisi e dal governo, che non riescono più a pubblicare fino alla fine del mese e devono farsi aiutare dalla famiglia, dalla famiglia, dalla famiglia - consiste principalmente nel cacciare dalla bottega chiunque si mostri avverso alle tesi principali degli articoli e alla ristretta mentalità della comunità di commentatori abituali (se si fa per uso personale, lo sanno tutti, non è reato, purché in modica quantità). Ieri vi fu buriana abbastanza. Infatti stamattina la Lipperini, sempre a proposito di libertà, ci propina la sua perfetta sintesi: " Un’avvertenza: per alcuni giorni i commenti al blog saranno tutti moderati, e potrò renderli visibili in modo non continuativo, purtroppo. E’ la seconda volta, in sette anni, che avviene nella storia di Lipperatura, e questo vi dà l’idea della situazione. Pazientate ". Moderati vuol dire che passa solo quello che vuole lei. Insomma, vuol dire CENSURA. Che prima faceva solo togliendo i commenti che non le garbavano, ma almeno evidenziandosi come censora, perché prima apparivano poi puff...
Da quando c'è internet, a proposito di libertà, si propaganda che la comunicazione è più facile e queste palle qui, che internet sostituisce le piazze evvia evvia. Con il cazzo che è così. Quando io andavo in piazza, ancora bimbetto, c'era tanta gente che odiava i capelloni, i comunisti, i fascisti, le femministe, gli zingari, i vagabondi, i froci, ma nessuno si sognava di dire da oggi, per alcuni giorni, sono costretto a non fare entrare in piazza i froci o chi altro! I fascisti facevano le spedizioni punitive e menavano, ma poi erano loro a dover scappare dalla piazza per andare a nascondersi (per altro di solito le pigliavano...). I comunisti più idioti mettevano a volte il servizio d'ordine all'ingresso della casa del popolo (sopraditutto quando arrivarono gli extracomunitari, che effettivamente rompevano un po' il cazzo facendo risse non solo fra di loro e maneggiando coltelli e roba in questa maniera): peccati veniali... Più chiaro di così non posso essere.
L'articolo di stamattina di Lipperatura si intitola Piccole Patrie, e contiene un articolo del filosofo Remo Bodei, il quale si interroga sulla incapacità di stare insieme degli uomini nell'epoca della globalizzazione. L'articolo abbastanza banaletto del rispettabile filosofo finisce così: " Il grande paradosso odierno è, appunto, che quanto più il mondo tende ad allargarsi e ad integrarsi, tanto più sembra che a queste aperture si reagisca con chiusure dettate dalla paura e dall´egoismo, con la rinascita di piccole patrie ". Piccole patrie, si dice, piccole patrie, nelle quali l'ingresso non è libero a tutti, come una volta in piazza, ma moderato dalla difensora della razza letteraria pura, Loredana Lipperini (che mi sa che non ha capito tanto l'articolo di Bodei che lei stessa ha pubblicato...).
«Un uomo, che fosse solo nell'universo, non avrebbe nessun diritto, ma avrebbe degli obblighi». (Simone Weil, 1943)
io non mi arreco più nel salone da parrucchiera Acconciatura- da Loredana Lipperini, da molto tempo. Più che la cesura dei commenti, mi spaventa la cesoia degli argmenti. Mai un post(o) come si deve. Il dialego, diciamelo, non pò dilagare, manco senza cesoie. Almeno da NI qualche volta un topo scappa.
RispondiEliminaDa Acconciatura di Loredana invece stanno sempre colla scopa in mano, che li fragna tutti li topini contro il battiscopa... che li topini na vorta m'hanno detto "a daniz sto battiscopa me sta diventà un guardrail pe li cani..."
eccome dice sempre un mio amico stoico di origine campana: non ce pensà.
e sta pure pieno di debbiti.
A Larry, se m'ascolti, non ce pensà.
ciao